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SAN MARTINO
A San Martino spilla la botte e assaggia il vino 

 

Martino di Tours, che visse tra il 316- e il 397 d.C., nacque a Salaria, in Pannonia (poi Ungheria). Suo padre era un soldato dell’impero romano, e gli diede il nome di Martino in onore di Marte, dio della guerra. A 15 anni dovette entrare nell’esercito. La leggenda più importante e più conosciuta che si racconta di lui, fu quella che poi diede vita all’Estate di S. Martino, e narra che, egli, trovandosi alle porte della città di Amiens, vide un mendicante seminudo, a cui diede metà del suo mantello. Da quel momento il cielo si rischiarò e il calore del Sole si fece così intenso da assomigliare al tepore estivo, Martino la notte seguente fece un sogno in cui Gesù gli diceva: "Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito." Al suo risveglio, Martino vide che il suo mantello, che poi venne conservato come reliquia, era di nuovo integro. L’accaduto si rivelò di notevole importanza per Martino che si congedò dall’esercito, si fece battezzare, probabilmente ad Amiens, e divenne monaco nella città di Poitiers. Nel 371 venne eletto vescovo di Tours, e morì a Candes, che poi fu rinominata Candes Saint Martin.
Morto a Candes (11 novembre 397), sepolto nella cattedrale di Tours, la sua tomba divenne oggetto di molti pellegrinaggi e su di essa venne eretta una straordinaria basilica. 
La sua esistenza ci è nota grazie alla Vita di San Martino, composta dal suo discepolo Sulpicio Severo. E' considerato il patrono dei soldati e la sua festa si celebra l'11novembre. Fu uno dei santi più popolari dell'Europa occidentale, tanto che molte chiese e parecchi comuni presero il suo nome.



Su San Martino si raccontano molte leggende. 


La più famosa è questa: 


Quando Martino era ancora un soldato, ebbe la visione che diverrà l'episodio più narrato della sua vita. Si trovava alle porte della città di Amiens con i suoi soldati quando incontrò un mendicante seminudo. D'impulso tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise con il mendicante. Immediatamente il sole si mise a scaldare come in estate. Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro. Il mantello miracoloso venne conservato come reliquia, ed entrò a far parte della collezione di reliquie dei Re Merovingi dei Franchi. Il termine latino per "mantello corto", cappella, venne esteso alle persone incaricate di conservare il mantello di San Martino, i cappellani, e da questi venne applicato all'oratorio reale, che non era una chiesa, chiamato cappella. Il sogno ebbe un tale impatto su San Martino, che si fece battezzare il giorno seguente e divenne cristiano. Decise di lasciare l'esercito e divenne un monaco nei pressi della città di Tours.

Ecco come viene meglio descritto il miracolo:


Era l’11 novembre: il cielo era coperto, piovigginava e tirava un ventaccio che penetrava nelle ossa; per questo il cavaliere era avvolto nel suo ampio mantello di guerriero. Ma ecco che lungo la strada c'è un povero vecchio coperto soltanto di pochi stracci, spinto dal vento, barcollante e tremante per il freddo. 
Martino lo guarda e sente una stretta al cuore. "Poveretto, - pensa - morirà per il gelo!" E pensa come fare per dargli un po' di sollievo. Basterebbe una coperta, ma non ne ha. Sarebbe sufficiente del denaro, con il quale il povero potrebbe comprarsi una coperta o un vestito; ma per caso il cavaliere non ha con sé nemmeno uno spicciolo. 
E allora cosa fare? Ha quel pesante mantello che lo copre tutto. Gli viene un'idea e, poiché gli appare buona, non ci pensa due volte. Si toglie il mantello, lo taglia in due con la spada e ne dà una metà al poveretto. 
"Dio ve ne renda merito!", balbetta il mendicante, e sparisce. 
San Martino, contento di avere fatto la carità, sprona il cavallo e se ne va sotto la pioggia, che comincia a cadere più forte che mai, mentre un ventaccio rabbioso pare che voglia portargli via anche la parte di mantello che lo ricopre a malapena. Ma fatti pochi passi ecco che smette di piovere, il vento si calma. Di lì a poco le nubi si diradano e se ne vanno. Il cielo diventa sereno, l'aria si fa mite. 
Il sole comincia a riscaldare la terra obbligando il cavaliere a levarsi anche il mezzo mantello. Ecco l'estate di San Martino, che si rinnova ogni anno per festeggiare un bell'atto di carità ed anche per ricordarci che la carità verso i poveri è il dono più gradito a Dio. Ma la storia di San Martino non finisce qui. Durante la notte, infatti, Martino sognò Gesù che lo ringraziava mostrandogli la metà del mantello, quasi per fargli capire che il mendicante incontrato era proprio lui in persona. Gesù Cristo si era recato da lui per restituirgli l’altra metà del mantello che lui aveva condiviso. 
Udì Gesù dire ai suoi angeli: "Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito."
Morto a Candes (11 novembre 397), sepolto nella cattedrale di Tours, la sua tomba divenne oggetto di molti pellegrinaggi e su di essa venne eretta una straordinaria basilica. 
La sua esistenza ci è nota grazie alla Vita di San Martino, composta dal suo discepolo Sulpicio Severo. E' considerato il patrono dei soldati e la sua festa si celebra l'11novembre. Fu uno dei santi più popolari dell'Europa occidentale, tanto che molte chiese e parecchi comuni presero il suo nome.
Si dice che San Martino parlasse con gli animali ma anche gli alberi gli volevano bene. Una volta, volle che fosse abbattuto un albero che i pagani avevano trasformato in un idolo. "Mettiti sotto l'albero mentre cade", lo sfidò uno di coloro che non volevano che fosse abbattuto, "e vedremo se il 'tuo' Dio ti salverà". San Martino rimase in piedi sotto l'albero mentre le scuri dei boscaioli incidevano il tronco, proprio nella direzione in cui sarebbe dovuto cadere; al momento dello schianto, l'albero si drizzò su se stesso e cadde dalla parte opposta... 
Tuttora nelle zone mediterranee, si identifica il bel tempo che torna dopo le prime gelate, come l’Estate di San Martino, e tradizionalmente, durante questo periodo, vengono aperte le botti per assaggiare il vino novello, accompagnato dalle prime castagne.
San Martino, comunque, è un personaggio molto amato dalla tradizione in tutto il mondo: si contano più di 4000 Chiese in suo onore in Francia e svariate nel resto nel mondo, ed il suo nome è stato dedicato a diverse cittadine. 


La festa di San Martino è caratterizzata dappertutto da momenti di spensieratezza e divertimento, né l'Abruzzo si sottrae alla regola. Rumorose compagnie di questua, composte da ragazzi e bambini, la sera della vigilia girano di casa in casa, reggendo un'enorme zucca svuotata e trasformata in lume; allegre brigate improvvisano serenate scherzose all'indirizzo dei mariti infelici e affiatate comitive di amici, con la scusa del vino novello, e delle brumose serate dell'autunno incipiente, si ritrovano in pantagruelici convivi, intorno a montagne di salsicce rosolate, prelibati spiedi di rara cacciagione, sontuose porchette.
Qualcuno riconosce nella consuetudine i resti del Capodanno celtico che la dominazione longobarda diffuse in vaste zone centro-settentrionali, insieme ad altre forme di religiosità, compreso il culto per il Santo guerriero della Pannonia, che concludeva il ciclo dei festeggiamenti per il nuovo anno agrario, aperto con la ricorrenza di ognissanti.


IN SICILIA


Una iconografia vuole che il Santo sia rappresentato con un abito da centurione in sella ad un cavallo bianco. San Martino, era figlio di un ufficiale dell'esercito romano e pertanto divenne, a causa di una ordinanza dell'epoca, anch'egli soldato romano. Come è noto San Martino strappò a metà il suo mantello per concederlo ad un uomo intirizzito dal freddo, incontrato sul suo cammino. Si narra che a tale generoso gesto il freddo e la neve per quel giorno si attenuarono e al loro posto fece capolino il sole. Da allora è l'"estate di San Martino ", che riserva in Sicilia sempre una piccola parentesi di bel tempo, prima dell'inizio di temperature poco più rigide. In Sicilia il giorno del Santo entra in corrispondenza al periodo detto della svinatura. Per San Martino, infatti come dice un noto proverbio, “si spilla la botte e si assaggia il vino”. Spesso il Santo è associato al vino, tanto da esser noto per il ruolo di Santo protettore degli ubbriaconi. Un altro proverbio recita che per San Martino, "s'ammazza lu porcu e si sazza lu vinu". Infatti, in alcune località della Sicilia si attendono questi giorni di novembre per sopprimere il maiale, e farne prosciutti, salami, zamponi e salsicce da spruzzare di vino novello appena spillato, durante la cottura.
L’11 novembre in Sicilia, nei tempi passati, San Martino veniva festeggiato dalle persone ricche che potevano imbandire le loro tavole con prodotti dolciari di vario genere; i poveri, invece, dovevano attendere fino alla domenica successiva, in quanto aspettavano la simanata, cioè il salario settimanale, per potere assaporare i biscotti con il moscato. Nella giornata dell’11 novembre, in Sicilia, si è soliti consumare i biscotti di San Martino, che, ovviamente, hanno diverse varianti, a seconda delle zone in cui ci si trova. A Palermo, in particolare si è soliti mangiare tre tipi di biscotti: quelli semplici, quelli con la marmellata e quelli con la ricotta. 
Un'altra curiosa tradizione che ha luogo per San Martino è quella che si svolge a Palazzo Adriano, in provincia di Palermo. Qui, si ripete una antica usanza d'origine balcanica, che vede i parenti di una coppia di sposi, farsi carico della costituzione della casa degli sposi novelli, insieme a tutto il cibo utile al rifornimento per l'anno in corso. Si prevede anche che durante le ore della mattina, alcuni bambini sfilino per le strade del paese, portando ceste piene dei tradizionali ''pani di San Martino '. Ai genitori dello sposo spetta in questa occasione regalare ''u quadaruni'', cioè la grossa pentola di rame e, a quelli della sposa ''a brascera'', cioè il braciere di rame che serve a riscaldare la casa nei mesi invernali. Anche gli amministratori del comune fanno la loro parte e, sfilando per il paese accompagnati dal suono della banda locale, donano anche loro qualcosa alla coppia per buon augurio. 
Una curiosità: la tradizione prevede un San Martino dei ricchi, che è quello dell' 11 Novembre, e uno dei poveri che per festeggiarlo attendevano la prima Domenica successiva al giorno 11, forse per ragioni economiche legate alla scadenza della paga settimanale. 
San Martino dei poveri veniva festeggiato a Palermo con il rito del biscotto di San Martino “abbagnatu nn'u muscatu”, cioè di un particolare biscotto chiamato sammartinello, inzuppato nel vino moscato. Per l'“abbagnatura” si usa utilizzare un vino liquoroso, il “moscato di Pantelleria”. Antico prodotto dell'isola, il moscato venne esportato dal 1883, nel 1936 è stato inserito tra i vini tipici italiani e dal 1971, è Doc. Il tipo di biscotto destinato ad essere inzuppato nel moscato è il tipo detto “tricotto” croccante e friabilissimo, e non il “rasco”, che è più morbido e destinato ad essere riempito di crema di ricotta dolce, oppure di conserva e decorato in modo quasi barocco, con glassa di zucchero a riccioli e ghirigori, sormontato da un cioccolattino e fiorellini di pasta reale.fermentazione presenta un profumo fruttato ed un gusto dolce ed aromatico. La tradizionale iconografia vuole che il Santo sia rappresentato con un abito da centurione in sella ad un cavallo bianco. San Martino, era figlio di un ufficiale dell'esercito romano e pertanto divenne, a causa di una ordinanza dell'epoca, anch'egli soldato romano. In Sicilia il giorno del Santo entra in corrispondenza al periodo detto della svinatura. Per San Martino, infatti come dice un noto proverbio, “si spilla la botte e si assaggia il vino”. Spesso il Santo è associato al vino, tanto da esser noto per il ruolo di Santo protettore degli ubbriaconi. Un altro proverbio recita che per San Martino, "s'ammazza lu porcu e si sazza lu vinu". Infatti, in alcune località della Sicilia si attendono questi giorni di novembre per sopprimere il maiale, e farne prosciutti, salami, zamponi e salsicce da spruzzare di vino novello appena spillato, durante la cottura.
In novembre, mese di passaggio che conduce ai rigori invernali e mese in cui si effettua la svinatura, sono varie le luculliane feste e sagre che quasi ogni giorno impazzano per i veri paesi. Dopo il Giorno di Ognissanti e dei Morti, un’altra festività ritenuta molto importante dai siciliani, è quella in onore di San Martino, nella cosiddetta Estate di San Martino, celebrata 11 novembre. In questo contesto si collocano diverse sagre e fiere: dal 10 all’11 novembre sarà aperta pubblico la III Edizione della Mostra mercato di prodotti tipici “San Martino Odori e Sapori della Valle del Chiodaro”, a Mongiuffi Melia, in provincia di Messina: a Nicolosi, in provincia di Catania, troviamo la manifestazione “Estate di San Martino”, che sarà aperta il 10-11 novembre; a Misterbianco, in Provincia di Catania, troviamo la “Sagra del Buongusto” di in cui si possono gustare tutti i prodotti che caratterizzano la famosa estate di San Martino, come castagne e vino; 11 novembre in provincia di Palermo, si potrà visionare la manifestazione “Estate di San Martino” di Palazzo Adriano, e così via per tutta la Sicilia che in questi giorni, un po’ dappertutto, sarà fregiata dell’immagine di San Martino, come a Linguaglossa (CT), a Giarre (CT), a Zafferana Etnea (CT), a Raddusa (CT), a Montemaggiore Belsito (PA).

Leggi la poesia di Giosuè Carducci

 

 

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