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Ci risiamo.  Si ripresenta un atavico retaggio: 

“…. ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello ….”

 La politica italiana non può continuare ad essere manovrata da una congrega d’irresponsabili proconsoli, talvolta plagiati e mercenari, che agiscono sotto la prevaricante e ricattatoria autorità di un discusso despota che prevalentemente tende a  privilegiare i propri interessi e che, di continuo, deve far fronte alle sue vicende giudiziarie. Di un personaggio pubblico che, oltretutto, sembra non voglia rinunciare, anche considerando l’età avanzata, ai piaceri dell’alcova. Di un personaggio pubblico che, mancando di rispetto anche ai cittadini che lo hanno eletto, seguita imperterrito a seguire il suo dispendioso quanto opinabile sistema di vita, orientando le sue rilevanti risorse allo sciupio e all'ostentazione, magari elargendo a dismisura, a quanto si dice, regalie e favori. Sta di fatto, in ogni caso, che il comune denominatore di tante discusse o poco edificanti vicende personali scaturisce, oltre che dal suo temperamento, dalla circostanza d'avere potuto accumulare nel tempo, impiegando i rilevanti proventi della sua pregressa attività imprenditoriale-edile e poi del suo palese quanto consolidato e irrisolto “conflitto d’interessi”, un immenso patrimonio che, fra l'altro, comprende ville principesche, palazzi e tenute.  Proventi che in passato, si dice, non sempre hanno avuto il crisma della regolarità normativa e che oggi derivano, in massima parte, da una forma di forzoso e indiscriminato prelievo di ricchezza dalle tasche dei telespettatori e lettori attraverso la disinvolta gestione delle varie aziende che fanno capo al settore delle televisioni private e della carta stampata. Ci si riferisce, in particolare, al fatto che le aziende televisive, in forza di facili e pressoché gratuite “concessioni governative”, possono spregiudicatamente imporre al mercato i rilevanti oneri dell'esasperata e opprimente pubblicità ammannita, 24 ore su 24, agli incolpevoli e indifesi utenti. Pubblicità che, in buona sostanza, costituisce l’insostituibile e prevalente fonte di reddito delle aziende di che trattasi, i cui “proventi netti”, attraverso più o meno trasparenti passaggi, finiscono percentualmente nelle capienti tasche degli azionisti proprietari. Vedi caso, fra questi ultimi un posto di prima fila è occupato dal tanto generoso e altruistico premier italiano che seguita a gridare ai quattro venti “forza Italia” per meglio impinguare le sue personali fortune. Lui, che da capo supremo e inamovibile dell’esecutivo di governo si vanta, ad ogni piè sospinto, di non mettere mai le mani nelle tasche del contribuente ha mai provato a chiedersi quanto denaro viene estorto ai ceti medio bassi attraverso la costosa, speculativa e talvolta ingannevole pubblicità? 
S’ è mai reso conto che quest’ultima ha una forte ricaduta sui prezzi al consumo e contribuisce dimostratamene a far lievitare il già pesante costo della vita? 
S’è mai posto il problema morale - ammesso che il valore della moralità sia condiviso - degli altissimi compensi liquidati ai molto modesti personaggi televisivi che fungono da specchietto per le allodole ai fini di drogare l' “audience” con spettacoli a dir poco indecenti?
Sono tutti interrogativi cui, in piena coscienza, il nostro personaggio non facilmente è in grado di rispondere, pur se ne avrebbe il dovere. 
E’ a tutti noto che il suo assediato “fortilizio politico” è ben difeso dalle assoldate centurie dei suoi pro-consoli (o “colonnelli” che dir si voglia) che in parte vedono in lui la fonte della propria sopravvivenza politica e in parte hanno le mani in pasta nei vari settori produttivi del Paese da cui traggono di tutto, dalla moltiplicazione di stipendi e compensi vari alle costose prerogative di rango, dalle tangenti alle più sfacciate forme di nepotismo. E’ comprensibile che tutto ciò contribuisca parecchio, in uno alla mediocrità culturale e mentale dell’elettorato medio, alla formazione delle “maggioranze” cui poi ci si appella per giustificare e portare avanti ogni cosa.
Fatta tale dolorosa premessa è d’uopo segnalare che in Italia esiste oggi la percentuale di un buon 30% circa (forse più) di cittadini agnostici che volutamente e sistematicamente diserta le urne. Sono cittadini che non riescono più a tapparsi le narici per non sentire il puzzo delle cloache dei variegati partiti politici e dei loro movimenti “paravento”. Sono cittadini che preferiscono stare alla larga da taluni putridi ambienti in cui nascono e si sviluppano ambigui intrecci di fratricida lotta per il potere, di scorretti metodi di agonismo di gruppo, di indegni sistemi di approfittamento e sciupio delle risorse pubbliche, di variegate forme di prevaricazione, abusi e ruberie. Sono cittadini, infine, che non possono non disprezzare chi pretende di governare la Nazione (formata dalla “totalità dei cittadini” e non solo da quelli che in verità ben poco idealmente ma più che altro opportunisticamente o strumentalmente orbitano nell'area dell'attuale maggioranza) in forza di una artefatta e fasulla legge elettorale che a tutto somiglia fuorché ad uno strumento di sana democrazia. 
Se la rilevante fascia di cittadini non votanti, pur avendone il pieno diritto, si decidesse una buona volta a fare udire la propria voce tonante e determinante attraverso un agguerrito movimento popolare di protesta civile e di riscossa morale, si potrebbe certamente costruire un solido argine per evitare la tracimazione delle cloache cui prima s’è fatto riferimento. Si potrebbe evitare che esse ammorbino, inquinino o distruggano definitivamente l’humus che alimenta la ricchezza e la produttività nazionale. Un pericolo immanente, quest’ultimo, che è dietro l’angolo e che potrebbe riportare indietro di diversi lustri le lancette dell’orologio nazionale portando ancor più allo sfascio le strutture pubbliche centrali e periferiche, delegittimando i poteri costituzionali, acuendo maggiormente l’insofferenza popolare, allargando vieppiù la forbice fra i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri e, non ultima fra le nefaste conseguenze, abbassare ulteriormente il grado di credibilità all’estero del Paese Italia.
Sta di fatto che neppure il potere giudiziario, come sino ad oggi s’è visto pur se per motivazioni di varia origine, è in grado di frenare la corsa verso il dirupo.
Lo “scudo” di natura costituzionale, il legittimo impedimento, l’immunità parlamentare, il tribunale dei ministri, sono tutti termini di recente o nuova coniazione che servono a confondere ancor più le idee della massa popolare creando una sorta di cortina fumogena attorno alle malefatte antiche e contingenti. 
Anche il potere ecclesiastico contribuisce, attraverso discutibili ingerenze non sempre dettate da sante motivazioni, a determinare il clima di settarismo, di ambiguità, d’insicurezza e di confusionalità che sta corrodendo anche il tessuto sano della Nazione. 
Il Paese, oltre che diviso in due schieramenti che poco o nulla collaborano fra loro per il bene del Paese, è palesemente allo sfascio. A fronte di una buona dose di ipocrisia, però, si ritiene ugualmente doveroso rincorrere e predisporre i festeggiamenti per i 150 anni della unità d’Italia, festeggiamenti peraltro molto costosi in relazione alle attuali precarie condizioni di bilancio. Le solite manifestazioni di facciata.
In verità c’è ben poco da festeggiare e non è pensabile che, in atto, possa ripresentarsi un altro “miracolo italiano” !

 

 

 

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave senza nocchiero in gran tempesta, 
non donna di provincie, ma bordello.
……..
e ora in te non stanno senza guerra 
li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode 
di quei ch'un muro e una fossa serra.

Cerca, misera, intorno dalle prode 
le tue marine, e poi ti guarda in seno, 
se alcuna parte in te di pace gode.

Che val, perché ti racconciasse il freno 
Giustiniano, se la sella è vota? 
Senz' esso fora la vergogna meno.
……..
(Dante – Purgatorio – Canto sesto)
                 

 

A fronte di tutto ciò i mesi scorrono, le divisioni sono sempre più profonde, le promesse non vengono mantenute, gli sperperi aumentano. Non parliamo poi della disastrosa situazione economica, della scarsa produttività nazionale, della disoccupazione giovanile. E che dire, infine del fisco di Tremonti?  Non sarebbe male rileggere quanto segue.

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PRESSIONE FISCALE IN  ITALIA,

TURLUPINATURE E FREGNACCE

 

Il Ministro Tremonti, di recente, ha confermato che il carico fiscale degli italiani non può subire riduzioni di sorta finché la situazione di bilancio continuerà ad essere precaria. Di aumenti, invece, ne può ancora subire.

 In contrasto con la pubblicitaria teoria secondo cui il Governo non mette "le mani nelle tasche cittadini”, infatti, la pressione fiscale ha superato il 47%, in ascesa di ben 4 punti rispetto al 2009. 

Non occorreva certo la vantata preparazione tecnica del Ministro per giungere ad una si lapalissiana deduzione. L’assunto prima riferito potrebbe essere,  almeno in parte, condivisibile. Leggi tutto

 

 

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