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  LA PRESSIONE FISCALE IN ITALIA  

TURLUPINATURE E FREGNACCE

Il Ministro Tremonti, di recente, ha confermato che il carico fiscale degli italiani non può subire riduzioni di sorta finché la situazione di bilancio continuerà ad essere precaria.  Di aumenti, però, continua a subirne. Contrariamente alla pubblicitaria teoria che il governo "non mette mani nelle tasche dei cittadini”, infatti, la pressione fiscale ha superato il 47%, in ascesa di ben 4 punti rispetto al 2009. Non occorreva certo la vantata capacità tecnica del Ministro per giungere ad una si lapalissiana deduzione. L’assunto prima riferito, tuttavia, potrebbe essere almeno in parte condivisibile. Solo che è diventata quantomeno noiosa la solita solfa dei “parametri di Maastricht”, del pericolo della “macelleria sociale”, della “crisi mondiale”, del “debito pubblico italiano terzo al Mondo”, ecc. ecc. Con l’aggravante che, come di consueto, si tenta di rivoltare la frittata assumendo come alibi la stantia giustificazione dell’evasione fiscale, peraltro alimentata dalla provata incapacità politica di attuare una seria riforma fiscale. Per non perdere l’abitudine di turlupinare il prossimo si ricorre, infine, allo specchietto per le allodole mady in padania, pomposamente denominato “federalismo fiscale”. Nessuno dei tanti parolai che affollano il firmamento della classe politica dominante, e men che meno taluni inveterati spacciatori di "consensi popolari" (per costoro si che dovrebbe essere chiusa, per 365 giorni all’anno, la “caccia”… al voto), dimostra di volersi seriamente impegnare nel proporre serie e concrete riforme strutturali atte a bloccare l’emorragia di spese pazze e improduttive che, come la gramigna, crescono e si diffondono fra le pieghe dei vari bilanci pubblici. Ancora prima di correre dietro alle controverse proposte in materia di giustizia, di intercettazioni, di federalismo, occorrerebbe attribuire la massima priorità alla riforma fiscale, intesa come strumento di semplificazione e snellimento dei rapporti fra Stato e contribuente, alla luce di una rispondente equità impositiva, senza sfacciati favoritismi settoriali e senza connivenze o protezionismi di natura lobbistica. Nessuno dei vari ministri (di destra e di sinistra) alternatisi alla guida del Ministero della Economia, ha mai risposto in termini di chiarezza e di immediatezza a tale vitale esigenza. La palude in cui s’è infossato il sistema fiscale italiano è quanto di più infido possa immaginarsi. In atto esistono, e sono quasi tutti vigenti, circa 120/mila fra leggi, decreti, ordinanze, direttive applicative o esplicative ecc.ecc.  Non esiste, di massima, alcuna parvenza di un sano rapporto fra Stato e cittadino contribuente. Ciò a prescindere dalle tante deleterie pastoie burocratiche e dal borbonico e vessatorio sistema esattoriale in concessione, tuttora adottato, malgrado sia notoriamente fonte di inqualificabili disguidi, di costose contestazioni e di ingiustizie ai limiti della prepotenza ricattatoria e dell’usura legalizzata. Sono solo i furbi, i ricchi clienti di studi professionali di alto livello, gli evasori incalliti, gli ideatori dei sofisticati sistemi di scatole cinesi, ad avvantaggiarsi delle congenite disfunzioni del sistema. 
Parlando della fantomatica riforma fiscale che, ancor peggio del ponte sullo stretto, il Governo berlusconiano si trascina dietro dal 1994, l’On. Prof. Tremonti ha elargito, di recente, una ulteriore ipocrita e ambigua dichiarazione. Ad uso e consumo di chi non riesce ad usare il cervello autonomamente, ha candidamente affermato che, in atto, si prevedono tempi lunghi per una eventuale riforma tributaria e che, in ogni caso, una immediata riduzione delle aliquote fiscali comporterebbe lo “strozzamento del sociale”. Come giustificare il fatto che un si emerito docente si permette di esternare, con ostentata aria cattedratica, simili sciocche affermazioni?
La risposta non può che essere una. O è un parolaio travolto da una congenita incompetenza, o è un politicante in mala fede asservito ai giochi di potere e succube, oltre che della congrega padana, del nefasto potere dei ben noti settori della finanza speculativa. Siamo al cospetto di una sorta di brigantaggio politico-fiscale mirato a proteggere gli amici dei vari sceicchi dei palazzi istituzionali, tutti inclusi e nessuno escluso ? 
Sappia il maltrattato contribuente onesto che basterebbe operare un attento e responsabile taglio agli sciupii della pubblica amministrazione (Regioni e Comuni compresi), alle spese pazze della politica, ai contributi a fondo perduto a talune parassitarie organizzazioni (tra cui, purtroppo, va annoverata la Chiesa Cattolica), a talune voci della spesa sanitaria e farmaceutica (vere vacche grasse della speculazione e del malaffare), alle stratosferiche voci di bilancio delle Forze Armate, per riuscire a disporre delle risorse occorrenti per ridurre le aliquote e il carico fiscale dei dipendenti a reddito fisso e dei pensionati. E per quanto riguarda, in particolare, il settore della elefantiaca, spropositata e costosissima struttura delle Forze Armate, va precisato che meno caserme, meno portaerei, meno aerei da combattimento, meno carri armati, meno cannoni e mezzi motorizzati, meno colonnelli "metereologici" e, soprattutto, meno generali da parata o da tavolino, servirebbe a tappare una delle grosse falle della nave chiamata Italia, che rischia di affondare in balia delle onde della corruzione, della crisi economica e della politica insensata di una pletora di personaggi che pensano più alle strumentali esigenze elettorali, piuttosto che al bene della collettività. Più che di un Berlusconi, di un Bossi, di un Tremonti, di un Di Pietro, di un Bersani & c., e chi più ne ha più ne metta, la Nazione avrebbe bisogno, oggi, di un Mahatma Gandhi o di un Nelson Mandela.

 

……..
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave senza nocchiero in gran tempesta, 
non donna di provincie, ma bordello.
……..
e ora in te non stanno senza guerra 
li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode 
di quei ch'un muro e una fossa serra.

Cerca, misera, intorno dalle prode 
le tue marine, e poi ti guarda in seno, 
se alcuna parte in te di pace gode.

Che val, perché ti racconciasse il freno 
Giustiniano, se la sella è vota? 
Senz' esso fora la vergogna meno.
……..
(Dante – Purgatorio – Canto sesto)




 

 

 

 

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