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L’UOMO BERLUSCONI, IL POLITICO E L’IMPRENDITORE

Quello che dovrebbe sconcertare un’opinione pubblica degna di questo nome è l’angustia di orizzonti propria di SILVIO BERLUSCONI, le bugie continue di cui infiora i suoi discorsi, la sistematica capacità di presentare se stesso e la sua parte politica in maniera non corrispondete alla realtà della sua politica come della sua vita. Ma tutto ciò, di fronte al bombardamento mediatico di cui BERLUSCONI è autore e al servilismo proprio di gran parte dei giornalisti italiani e degli intellettuali disponibili non è affatto evidente. Basti ricordare i suoi interventi sul passato come sul presente della sua condizione, per trovarsi di fronte a una massa sconcertante di menzogne e di affermazioni del tutto false.
Ne elenchiamo qualcuna soltanto a titolo di esempio significativo.
Vediamo la sua partecipazione alla loggia massonica P2 con Licio Gelli .Questo dato è accertato a livello giudiziario ma l’imprenditore milanese ha sempre minimizzato questo fatto e basta ripercorrere le sue affermazioni per rendersi conto delle falsità di cui le ha condite.
Il 26 ottobre 1981,al momento della scoperta degli elenchi trovati dai giudici istruttori a Castiglion Fibocchi, Berlusconi dichiara al giudici”Mi sono iscritto alla P2 nei primi mesi e che avevo visto solo due volte (…) Non ho mai versato contributi(…)
“Ricevetti una tessera di iscrizione che non riesco più a trovare(…)Fu Roberto Gervaso,mio amico presentarmi a Gelli(…)”
Il 27 settembre 1988, deponendo a Verona in qualità di querelante, racconta: ”non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco anteriore allo scandalo(…) Non ho mai pagato una quota di iscrizione né mi è stata chiesta.”
Il 3 novembre1993 ,davanti alla Corte di Assise di Roma: ”il motivo principale è stata l’insistenza di Gervaso che è un mio carissimo amico (…). Gervaso mi raccontava che Gelli era introdotto presso tutti i più alti gradi istituzionali del Paese e che quindi era persona assolutamente rispettabile”.
Infine, in numerose interviste degli ultimi anni, ha più volte raccontato:”la tessera me la porta la segretaria dicendo: ”c’è scritto che lei, dottore, è apprendista muratore”. Ero in riunione con dodici o quattordici collaboratori:tutti scoppiano a ridere,ma come? -dico io- io sono il primo costruttore italiano e mi definiscono apprendista muratore? Questo non lo accetto. La tessera fa il giro del tavolo, raccoglie commenti e risate e poi io la riconsegno alla segretaria con il mandato di rinviarla in fretta al mittente”.
Ora veniamo ai fatti:Silvio Berlusconi si affiliò alla Loggia Massonica P2 il 26 gennaio 1978, ricevette la tessera numero 1816 e il 5 maggio di quello stesso anno versò la quota associativa di centomila lire. In quella stessa data si iscrisse anche Roberto Gervaso, collaboratore di Indro Montanelli nella Storia d’Italia edita da Rizzoli (tessera n .1813).
Quindi Berlusconi ha mentito riguardo al fatto di non avere mai pagato alcuna quota e ha mentito a Verona, riguardo alla data della propria iscrizione. Su questi punti vi è una sentenza di condanna da parte della Corte di Appello di Venezia (ottobre 1992, in un processo intentato per querela di Berlusconi contro i giornalisti Giovanni Ruggeri e Mario Guarino) nella quale si legge: ”ritiene il Collegio che le dichiarazioni dell’imputato non corrispondano a verità (…). Tali asserzioni sono smentite :a) dalle risultanze della Commissione Anselmi; b) dalle stesse dichiarazioni rese dal prevenuto al Giudice Istruttore di Milano, e mai contestate, secondo cui la iscrizione alla P2 avvenne nei primi mesi del 1978. In particolare dagli elenchi sequestrati in Castiglion Fibocchi figura il nominativo del Berlusconi e l’annotazione del versamento di lire centomila(…).
“Versamento la cui esistenza risulterebbe comprovata anche da un dattiloscritto proveniente dalla macchina da scrivere di Gelli”. Se a questa condanna non segui alcuna pena è solo grazie all’amnistia approvata un mese prima.
Leggendo le varie versioni fornite dal Cavaliere verrebbe da chiedersi: la tessera non è riuscito più a trovarla o l’ ha rispedita al mittente? 
La risposta ce la dà lo stesso Gelli: ’’finita l’iniziazione, gli consegnammo i quanti, il grembiule e una tessera di Apprendista. Sbagliando perché doveva essere da Maestro. Berlusconi ce la mandò indietro e noi gliela cambiammo, allegando una lettera di scuse”.
Il fatto è che l’imprenditore, non ancora politico, ha ottenuto benefici notevoli per aver fatto parte di questa associazione illegale. In primo luogo,una facilitazione enorme per quanto riguarda il credito bancario.
‘’La posizione di rischio finanziario verso il gruppo Berlusconi ha dimensioni e caratteristiche del tutto eccezionali”, si legge nella relazione del Collegio dei sindaci del Monte dei Paschi di Siena, nel1981. Mentre la Commissione Anselmi ha scritto nelle sue conclusioni:’’alcuni operatori (Genghini,Fabbri,Berlusconi e altri)trovano appoggi e finanziamenti al di là di ogni merito creditizio”.
Giuseppe Fiori, nella insuperata biografia sull’imprenditore “Il venditore. Storia di Silvio Berlusconi e della Fininvest (Garzanti,1995 e successive edizioni,con l’incisiva prefazione di Corrado Stajano) ha documentato, in maniera precisa, la grave crisi finanziaria che ha provocato nel 1993-94 la discesa in campo del Cavaliere, che stava andando incontro al fallimento del gruppo imprenditoriale da lui fondato.
Fatto sta che non si è trattato soltanto degli enormi aiuti finanziari ottenuti dalla Fininvest per interressi massonici, ma anche o soprattutto del Piano di rinascita democratica degli anni settanta, rispolverato da Berlusconi presidente del Consiglio che Gelli riconosce e celebra in più occasioni.
In una intervista concessa anni fa all’attuale direttore dell’:Unità”,Concita De Gregorio, il Venerabile confessa candidamente:”guardo il Paese, leggo i giornali e penso:ecco qua che tutto si realizza a poco a poco, pezzo a pezzo. Forse si, dovrei avere i diritti di autore. La giustizia, la tv, l’ordine pubblico. Ho scritto tutto trent’anni fa”. E ancora, in una conferenza stampa del 31 ottobre 1998, Gelli ribadisce il suo pensiero:”l’unico che può portare avanti il piano di rinascita democratica è Berlusconi: non perché era iscritto alla P2, ma perché ha la tempra del grande uomo”.
Del resto a chi dubita ancora delle ragioni di fondo che hanno costretto Silvio Berlusconi a scendere in campo, vale la pena di ricordare l’intervista che l’imprenditore rilasciò nel 1994 su Rai Uno a Enzo Biagi, non divenuto ancora il giornalista da epurare nella Rai: ”altrimenti -disse testualmente- mi mandano in galera e mi fanno fallire”.
Che questo motivo di fondo sia alla base della discesa in campo è confermato da una testimonianza di particolare autorevolezza.
Quella del suo collaboratore più stretto nella Fininvest e nei canali televisivi di cui è proprietario, Fedele Confalonieri:”la verità è che se Berlusconi non fosse entrato in politica, se non avesse fondato Forza Italia ,noi oggi saremmo sotto un ponte o in galera con l’accusa di mafia. Col cavolo che portavamo a casa il proscioglimento nel lodo Mondatori”.
Berlusconi era pienamente consapevole del fatto che una legge dello Stato, la numero 361 del 1957, avrebbe dovuto impedirgli di essere eletto parlamentare poiché quella legge afferma: ”coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica sono ineleggibili”.
La Giunta per le elezioni della Camera dei Deputati, mostrando lo stesso orientamento nelle sue composizioni altalenanti di centro-destra e centro-sinistra ,ha attuato quello che a me è accaduto di dover definire ancora una volta la ” mafia come metodo”(1991), disconoscendo la sostanza della legge e interpretandola, non si sa in base a quale spiegazione, come se la disposizione non potesse in nessun modo riguardare il presidente della Fininvest, la cui elezione è stata in ogni legislatura convalidata, malgrado la evidente violazione della legge, peraltro mai abrogata dal Parlamento.
Di questo equivoco l’opinione pubblica nazionale non si è mai resa conto, anche perché i mezzi di comunicazione hanno fatto di tutto per nasconderlo ai propri lettori o spettatori.
Questa incredibile svista, che si ripete ormai da un ventennio, fa il paio con la sentenza della Corte di Appello di Palermo del 2 maggio2003, confermata l’anno dopo, il15 ottobre2004, dalla Corte di Cassazione, che considera l’ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti, divenuto senatore a vita, colpevole di associazione mafiosa dal 1945 al 1980 ma considera il grave reato estinto per prescrizione.
Ebbene i mezzi di comunicazione in Italia hanno citato allora, e continuano a citare, soltanto la sentenza del tribunale di Palermo che aveva assolto per insufficienza di prove Giulio Andreotti e hanno dimenticato, opportunamente, di ricordare le successive e definitive sentenze che sono giunte ad opposti risultati.
Sono, queste, prove eloquenti di quella che possiamo definire una ’’democrazia totalitaria” o”un populismo autoritario”, come quello che si sta consolidando con Silvio Berlusconi.
Se si guarda poi ai giudizi che importanti uomini di cultura, non schierati con il Cavaliere, danno di lui, si può constatare che si tratta di giudizi assai severi ma,nello stesso tempo, fondati su un’analisi storica difficile da contestare.
Massimo L.Salvadori, che non si riconosce certo nelle tesi care alla sinistra radicale, ha scritto su ‘’la Repubblica” del 22 agosto2008 :” la maggioranza del popolo italiano ha portato al potere per l’ ennesima volta Berlusconi e i suoi, sorda al conflitto di interessi, ammaliata dal successo che lo ha creato tanto ricco, indifferente ai suoi costanti volgarissimi attacchi alla giustizia e all’uso delle leggi per motivi personali, insensibili alla sua demagogia e al suo enorme potere mediatico nato dai favori di Craxi e rivolto a modellare a suo piacere l’opinione pubblica. Una scalata quella del Cavaliere a un immenso potere economico, politico e ‘’culturale” che non sarebbe stata possibile -ripetiamolo ancora una volta- in alcun altro Paese democratico maturo. Manifestazione essenziale dell’immaturità morale e civile degli italiani è dunque la larghezza di consenso dato al berlusconismo, il quale non è una categoria soggettiva polemica che si possa far cadere per spianare la strada a un più elevato confronto tra governo e opposizione, ma una consolidata realtà oggettiva”.
Se ancora si vogliono le constanti contraddizioni e il narcisismo patologico che caratterizzano le dichiarazioni dell’attuale capo del governo, è possibile dettarne un elenco pressoché infinito di cui vale la pena riportare alcuni elementi essenziali.
Ecco le dichiarazioni rese nell’ormai lungo periodo della sua presidenza del Consiglio:
“Ho fatto bene più di chiunque altro in tutti i settori in cui mi sono cimentato”.(La Stampa’’,13 agosto1994)
‘’Se c’è qualcuno che mi ricorda la mitezza di Gandhi, quello è il signor Berlusconi.’’ “La Stampa”,24 dicembre1994)
“ La ripresa dell’Italia si chiama Silvio Berlusconi”.(la Repubblica”,4 febbraio1995)
‘’Lo ammetto, la mattina quando mi guardo nello specchio ho un’ alta considerazione di me.” (‘’Corriere della Sera”,28 ottobre1995)
‘’Mi sento sprecato in mezzo a quanti omettini che fanno politica.” ‘’La Repubblica”,18 dicembre 1995)
Non c’è nessuno sulla scena mondiale che può pretendere di confrontarsi con me (…) la mia bravura è fuori discussione, la mia sostanza umana, la mia storia gli altri se la sognano(…). Quando incontro un primo ministro, un capo di stato sono loro che devono cercare di essere più bravi di me .” ‘’(Ansa”,7 marzo 2001)
‘’Dimostrerò nero su bianco di essere eticamente superiore agli altri protagonisti della politica europea.” ( ‘’Ansa”,11gennaio2002)
‘’Sono un galantuomo, una persona per bene, un signore dalla moralità assoluta.” (‘’la Repubblica”,13 luglio2003)
‘’No, non andrò all’insediamento di Obama: non sono andato a quello di Bush e poi io sono un protagonista, non una comparsa.” (‘’Ansa”,13 gennaio2008)
Si potrebbe continuare quasi all’infinito anche perché Berlusconi, se le cose per lui vanno bene, non nega mai la risposta agli intervistatori ed è soltanto da poco tempo che, fiutando ormai il suo declino, ha incominciato a minacciare i giornalisti, a querelare per milioni di euro i giornali nemici e a vietare le domande che riguardano la sua vita privata e soprattutto sessuale, rispetto alla quale gli scandali dell’estate scorsa sono stati alimentati anche da quotidiani come “Libero” e “Il giornale” che fanno capo direttamente, o indirettamente, a lui.
Del resto, molti dimenticano (e i sostenitori del Cavaliere lavorano per questo fine) che è stata la moglie di Berlusconi a dichiarare pubblicamente il 29 aprile 2009 una cosa gravissima a proposito di suo marito, quando ha annunciato di non volere stare più con lui: ”non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni”. Ed è strano che nessuno si sia preoccupato di un possibile reato connesso a un simile comportamento.
Da parte sua uno dei padri della Repubblica, noto per la sua moderazione politica come Norberto Bobbio, nel dialogo sulla repubblica con Maurizio Viroli, ha avuto parole chiare sulla nascita e la seconda vittoria elettorale del partito di Berlusconi:”a mio parere, il carattere eversivo di Forza Italia consiste nel fatto che si tratta di un partito fondato sulla lealtà incondizionata nei confronti del capo, non nei confronti di un’idea o di un progetto o di un’ utopia che trascende il capo. Ho l’impressione che il dirigente locale, il raccoglitore di voti, il sostenitore di Forza Italia si senta leale a Silvio, non a un’idea”.
Vale la pena,a questo punto, citare un altro giudizio che viene da uno dei maggiori storici della letteratura italiana, Alberto Asor Rosa, in una lunga conversazione sull’eclisse degli intellettuali intitolata “Il grande silenzio” e pubblicata di recente dagli editori Laterza a cura di Simonetta Fiori.
“In fondo - afferma Asor Rosa - Berlusconi non è che il prodotto finale e consequenziale di una lunga decadenza - involuzione del sistema liberaldemocratico - cui nessuno per trent’anni ha saputo offrire uno sbocco politico istituzionale in senso positivo. Egli è figlio naturale del craxismo. E figlio naturale anche dell’affarismo democristiano dell’ultima stagione (ben altro, si intende è il blasone storico della Democrazia Cristiana). E figlio naturale di quella tendenza che in lui ha assunto forme parossistiche, ossia il culto dell’interesse personale. E figlio naturale di un diffuso degrado morale di cui rappresenta al tempo stesso un esemplare fomentatore… Mi sembra che tutti i suoi gesti rappresentino con chiarezza la scalata, talvolta provocatoria e nevrotica, più spesso paziente e tenace, verso una diversa forma dello Stato, dove le procedure elettorali avranno una valenza solo immaginaria .’’
Del resto, già nel 2001, quando Berlusconi era ritornato al potere dopo il tormentato quinquennio dei governi di centro-sinistra, uno dei maggiori economisti italiani, Paolo Sylos Labini, aveva colto con chiarezza come il leader della destra avesse di nuovo conquistato il potere non perché l’Italia fosse diventata in grande maggioranza berlusconiana ma perché la società italiana aveva perduto i suoi anticorpi fondamentali, la giustizia come la libertà di informazione e di espressione che in altri Paesi democratici, a cominciare dagli Stati Uniti, funzionano ancora e impediscono che “compaiano i sintomi di quella terribile malattia chiamata Aids, l’immuno deficienza acquisita, contraendo la quale gli agenti patogeni hanno via libera e possono portare alla morte. Fuor di metafora: se in una società compare l’Aids, i politici lestofanti hanno via libera e dilagano le prepotenze e altri mali che trasformano la società in una mefitica palude o in una gigantesca fogna, dove la dignità della persone va alla malora e dove è assai brutto vivere anche se ci vuole tempo per rendersene conto. L’idea consolatoria, oggi diffusa in Italia, secondo cui “ tutto il mondo è Paese’’, è sbagliata, non perché i politici degli altri Paesi siano degli angioletti (spesso non lo sono) ma perché ignora la questione degli anticorpi”.
E basta aprire il Quaderno del Nobel Josè Saramango, che sarebbe dovuto uscire in Italia con l’editore Einaudi, come tutti i suoi libri, ma che è poi stato pubblicato da Bollati Boringhieri perché conteneva un ritratto a dir poco irriverente di quello che è diventato, da molti anni ormai, il proprietario anche della casa editrice piemontese.
In una nota intitolata Berlusconi E.C.Saramago esprime poche ma pensanti considerazioni sul leader populista che ci governa e, nello stesso tempo, ricorda all’Italia di essere per eccellenza il Paese della mafia :” nel caso concreto del popolo italiano - perché è di esso che stiamo parlando,e non di un altro - è dimostrato come l’inclinazione sentimentale che prova per Berlusconi, tre volte manifestata, sia indifferente a ogni considerazione di ordine morale. In effetti, nel Paese della mafia e della camorra, che importanza potrà mai avere che il primo ministro sia un delinquente? In un Paese in cui la giustizia non ha mai goduto di buona reputazione, che cosa cambia se il primo ministro fa approvare leggi a misura dei suoi interessi, tutelandosi contro qualsiasi tentativo di punizione dei suoi eccessi e abusi di autorità?”


Nicola Tranfaglia







 

 

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