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Foglio 1 -“SISTEMA CREDITIZIO IN SICILIA”
Premessa


AFFRONTARE DI GETTO UN ARGOMENTO TANTO COMPLESSO QUANTO DELICATO E SPINOSO QUALE E’ QUELLO DEL “SISTEMA CREDITIZIO IN SICILIA” NON E’ COSA DA POCO E NON PUO’ CERTO SERVIRE A CHIARIRE ADEGUATAMENTE I MOLTI PUNTI CONTROVERSI O ADDIRITTURA OSCURI DELLA “VEXATA QUAESTIO”. E’ OPPORTUNO, TUTTAVIA, TRACCIARE UN SINTETICO RAFFRONTO TRA LA SITUAZIONE ESISTENTE NEGLI ANNI 60–80 E QUELLA ODIERNA.

Nel citato periodo il sistema creditizio siciliano era essenzialmente basato su quattro principali pilastri:

- Banco di Sicilia;
- Cassa Centrale di Risparmio V.E. ( poi SICILCASSA);
- Aziende bancarie territoriali
(quali ad esempio, la Banca del Sud , la Banca di Messina, la Banca Sicula, la Banca Industriale di Trapani, la Banca Sant’Angelo di Licata, la Banca Agricola Etnea, la Santa Venera di Acireale ed altri piccoli Istituti con vocazione prettamente locale); 
- Banche Popolari di Credito Cooperativo, Casse Rurali e Artigiane.

In quanto essenzialmente limitata ai grossi centri, era marginale la presenza delle Banche cosiddette d’interesse nazionale (Banca Commerciale Italiana, Banco di Roma, Banca Nazionale del Lavoro, Credito Italiano), così come quella della Banca d’America e d’Italia e di qualche sparuta filiale di altri Istituti di credito. Il Banco di Napoli, per antiche consolidate intese, non operava in Sicilia. 

...........

 

- Cenni sugli effetti della legge Amato-Carli del 1990 (trasformazione degli Enti bancari in s.p.a. - istituzione delle Fondazioni bancarie) e della successiva riforma Ciampi-Amato del 1998;

La legge delega Amato-Carli n° 218 del 1990 aveva dettato le norme per la trasformazione degli Istituti di Credito in s.p.a e la parallela creazione delle “Fondazioni bancarie”, ulteriori contenitori di burocratiche interferenze peraltro posti in mano a nuovi, nutriti e dispendiosi Cda.
Nel tempo e In parecchi casi, tali organismi si riveleranno controproducenti - se non dannosi - per via della loro potestà ad influire nel delicato ingranaggio azionario e patrimoniale della banca di riferimento, a parte l’evidente sommatoria di rilevanti costi di gestione. L'impianto legislativo che ne è derivato è composto da:
· Decreto legislativo di attuazione n. 356 del 1990;
· Legge-delega Ciampi n. 461 del 1998;
· Decreto legislativo di attuazione n. 153 del 1999;
· Legge n. 448 del 2001 (cosiddetta leggeTremonti)
· Legge n. 112 del 2002 (norme di interpretazione autentica).


Fondazione Sicilcassa


Con la riforma del 1990 diventa una Società per azioni di proprietà dell'omonima Fondazione bancaria, con una ricapitalizzazione per ripianare i debiti da parte della Regione Siciliana di circa 500 miliardi di lire italiane. Viene istituita la Fondazione Lauro Chiazzese della Sicilcassa, che si fonderà poi con la Fondazione BdS nel 2004 [1]..
La Fondazione era proprietaria della maggioranza azionaria della SICILCASSA (72%) che, nel 1996, aveva 3.850 dipendenti, 245 sportelli, 11.000 miliardi di lire di depositi e circa 7.000 miliardi di impieghi.

 


Foglio 2 -“SISTEMA CREDITIZIO IN SICILIA”

Crisi del sistema creditizio siciliano degli anni 80 – 90 ;

Il sistema creditizio nazionale, uscito fuori dall’infausto lungo periodo di letargo causato dagli avvenimenti bellici 1940-1945, dovette giocoforza affrontare, ripartendo quasi da zero, i gravi problemi della ricostruzione. Prima d’ogni cosa il rigurgito della mostruosa inflazione che aveva distrutto il valore della moneta, che aveva depauperato le risorse finanziarie del sistema produttivo e che aveva falcidiati i risparmi delle famiglie. 
In Sicilia il tutto era aggravato dalla disastrata situazione socio ambientale in gran parte connessa con l’annoso problema del latifondo e con l’endemica presenza mafiosa, a prescindere dai notevoli danni subiti dalle infrastrutture e dalle reti dei servizi essenziali. 


Fu in tale quadro d’emergenza e in una situazione sociale e politica alquanto ribollente - data la travolgente affermazione del movimento popolare indipendentista - che, anche a fronte di accordi tutt’altro che chiari e leali con taluni esponenti politici siciliani, il Governo nazionale decise di “concedere” alla Regione Sicilia, a mo’ di sedativo o di specchietto per le allodole, una pseudo autonomia. 


In applicazione della stessa (capoverso “e” dell’art. 17 dello Statuto) e pur a fronte delle molte limitazioni frapposte, avrebbe potuto concretizzarsi in materia di Credito e Risparmio un notevole e sostanziale decentramento dei poteri sino a quel momento esercitati, in esclusiva, dal Governo nazionale. 
Invece, per manifesta incompetenza tecnica dei politici siciliani che presero a dominare la scena dell’autonomia, per remore burocratiche, per beghe tornacontistiche di gruppi di potere locali, per disattenzione colposa delle Istituzioni di riferimento, tale acquisita potestà fu purtroppo recepita in maniera quantomeno impropria, confusa e insicura. Salvo poi, nell’ambito della deleteria tendenza alla spartizione dei cosiddetti “posti di sottogoverno”, ad utilizzare soventemente tale strombazzata autonomia per soddisfare deteriori equilibrismi interni ai partiti o quale moneta di compensazione per trombature di natura elettorale. 
Personaggi da sottobosco politico, privi di specifica competenza e magari tagliati fuori da altri incarichi, quando non già bruciati per pregresse disavventure, furono talvolta portati ad insediarsi in posti di alta responsabilità tecnica e amministrativa quali i CdA degli Istituti di Credito. Sarebbe tedioso approntare il lungo elenco delle “nomine” riprovevolmente conferite in tal maniera. 
Lo strumento dell’autonomia prese ad essere utilizzato, così, in maniera utilitaristica, disinvolta e poco responsabile. Un cattivo uso che, nel caso specifico del delicato settore creditizio, non poteva apportare, come di fatto non ha apportato, alcun utile beneficio al sistema bancario di natura e origine regionale. Anzi, per molti versi, ne ha decretato il graduale disfacimento e determinato, quindi, il saputo collasso degli anni 90. 
Escludendo il periodo iniziale (che va dal 1947 agli anni 50) in cui la guida degli Istituti siciliani fu affidata, in verità, a uomini di assoluto merito e capacità quali Lauro Chiazzese, Stagno D’Alcontres, Enrico La Loggia, Guarino Amella, Restivo, La Francesca, sarebbe interessante accertare con quali criteri (non certo quelli della meritocratica competenza e della integerrimità) furono di volta in volta scelti e nominati i vari consigli d’amministrazione dei più importanti Istituti di Credito siciliani. 
Si dovette assistere, conseguentemente, al dilagare di spregevoli fenomeni di favoritismi (qualcuno asserisce che, non tanto raramente, quei favori fossero più o meno ricambiati con moneta sonante), di nepotismo, di clientelismo elettorale, di inusitate pressioni per la concessione di fidi, di continue e strumentali interferenze in materia di assunzioni e avanzamenti di carriera

Non va dimenticato, tuttavia, che la Banca d’Italia - organo preposto alla vigilanza di merito - poche volte s’oppose e quasi sempre, pur con qualche riserva, le ratificò. 


La crisi del sistema creditizio siciliano, ormai politicizzato a tappeto oltre che condizionato da pesanti interferenze, a livello di organi direttivi e deliberativi, da parte di gruppi imprenditoriali d’assalto e di poteri più o meno occulti ma parecchio influenti, ebbe a manifestarsi già agli inizi degli anni 80. 
Sia la Regione (per istituzionale competenza) che la Banca d’Italia (per doverosa e pertinente VIGILANZA) non ritennero d’assumere le adeguate contromisure. 
Non seppero o non vollero intervenire a tempo per bloccare, quando ancora era possibile, il degenerare della situazione.


Foglio 3 -“SISTEMA CREDITIZIO IN SICILIA”

Le controverse vicende della SICILCASSA e del BANCO DI SICILIA.

Negli affaristici e spregiudicati ambienti dell’alta finanza (qualcuno ha parlato dell’esistenza di una “cupola”), in ciò assecondati dall’ignavia (o interessato permissivismo?) di taluni settori politici di rilievo regionali e nazionali, si ritenne conveniente lasciare che le cose andassero per i loro verso, di male in peggio. 
Sino a che, quasi a metà percorso degli anni 90, il bubbone esplose fragorosamente. 
L’arresto (1995) del Presidente della Sicilcassa, Giovanni Ferraro, dell’ex direttore generale, Agostino Mulè, oltre che l’incriminazione di altri dirigenti bancari di spicco, per quanto i provvedimenti giudiziari e restrittivi fossero scaturiti da fatti collaterali a quella che era l’intrinseca situazione amministrativa e patrimoniale dell’Istituto, fu il segno premonitore dell’uragano prossimo ad abbattersi sul fragile apparato delle due maggiori Banche siciliane, particolarmente sulla Sicilcassa. 
Ben gravi erano altresì i provvedimenti giudiziari (arresti domiciliari e interdizione) che quasi coevamente avevano riguardato i vertici del Banco di Sicilia a fronte di vari reati contestati, dal falso in bilancio alle false comunicazioni all’Organo di vigilanza, al falso in perizia, alla truffa aggravata e continuata, all’abuso d’ufficio continuato e aggravato.

............


In relazione a ciò che poi avvenne nell’ambito della SICILCASSA, vanno comunque evidenziati altri coevi fattori disgregativi quali: 

- il faticoso rodaggio della controversa riforma Amato-Carli (si dice ispirata dall’allora governatore della Banca d’Italia, Ciampi);
- il dilagare dell’intervento della Magistratura siciliana (sull’onda lunga di “mani pulite”) che portò alla ribalta le collusioni malavitose e gli intrecci nascosti (anche politici) di alcuni grossi nomi dell’imprenditoria palermitana e catanese. Nei riguardi della sola Sicilcassa, con riferimento solo a questi ultimi, affiorò una complessiva esposizione di circa 2000 miliardi di lire quale cumulo di una serie di operazioni che a fronte del blocco giudiziario delle attività e dei patrimoni divennero dapprima “incagli” e poi pesanti “sofferenze” pur se inizialmente basate sull'esistenza di rilevanti patrimoni personali e societari oltre che sui crediti ceduti. Non appare fuor di luogo ricordare, seppure per inciso, che trattavasi di aziende risaputamente agevolate dalla politica e, per motivi facili da comprendere, divenute pressoché “intoccabili”. Col vento in poppa, s’erano parecchio sviluppate nel tempo e, in una miriade di attività funzionalmente diversificate ed altamente specializzate, davano lavoro a diverse migliaia di persone. Occorre dire, altresì, che le variegate concessioni dei citati affidamenti loro concessi dal sistema creditizio erano, di massima, regolarmente deliberate ed erano integrate dalla prescritta autorizzazione dell’Organo di Vigilanza della Banca d’Italia di cui, all'epoca, era Governatore Ciampi (sino all'aprile 1993) e, successivamente, Fazio; 
- la soggettiva convinzione dei principali esponenti del Governo regionale (non si comprende se spontanea o indotta da chissà quali recondite considerazioni), fra cui in primo piano l’allora Presidente On. Prof, Giuseppe Provenzano, che nulla si potesse più fare per salvare le Banche siciliane, in uno all’incapacità e alla svogliatezza della molto mediocre classe politica siciliana annidata sugli scanni di Sala d’Ercole e nei meandri di Palazzo d’Orleans, fece sì che ogni conclusiva determinazione fosse frutto delle decisioni assunte da altri organi istituzionali (Banca d’Italia e Ministero del Tesoro) i quali agirono, palesemente, non per salvare la Sicilcassa (in quel momento poteva essere benissimo risanata) ma per mantenere in vita il malandato Banco di Sicilia, per molti versi in maggiore difficoltà della stessa Sicilcassa; (Banco di Sicilia = banca d’interesse nazionale / Sicilcassa = istituto si e no “d’interesse regionale”)
- si scelse la soluzione dell’incorporazione della SICILCASSA nel BANCO DI SICILIA (operazione del tutto illogica e tecnicamente irrazionale pur se ipocritamente presentata come nascita di un “solido polo creditizio siciliano”) e si optò per smantellare del tutto lo storico Istituto della Cassa Centrale di Risparmio V.E. - fondata nel 1861;

- malgrado le infinite ciance, gli “ordini del giorno”, le numerose sedute della Assemblea Regionale dedicate al problema, le proteste degli Organi rappresentativi della Fondazione Sicilcassa, i “documenti” redatti dagli organi sindacali e dall’ANCI-Scilia, la gran parte della compagine politica siciliana e dei parlamentari nazionali eletti in Sicilia, diede ampia dimostrazione di non essere all’altezza del grosso problema tanto prepotentemente (ma non inaspettatamente) manifestatosi nel settore creditizio isolano.
E’ da sottolineare che furono parecchio gravi le conseguenze di tutto quel marasma. Ancora oggi se ne risente il deleterio effetto.
Sarebbe troppo prolisso entrare nel merito dei criteri adottati per giungere alle note valutazioni degli Organi tecnici e politici, basate su contrastanti dati che qualcuno ha ipotizzato fossero stati “pilotati” e che, talvolta, sembravano non rispondenti ad un sereno e obiettivo accertamento della realtà. Sta di fatto che nel caso della crisi della Sicilcassa, non si fece ricorso agli stessi criteri che, ad esempio, avevano portato a salvare il Banco Ambrosiano, il Banco di Napoli e diversi altri importanti Istituti di Credito nazionali venutisi a trovare in dissesto o in pericolo per vari motivi e cause. Inappellabilmente, invece, si decise di procedere alla “liquidazione coatta amministrativa” dell’Istituto -, quasi si volesse eliminare un contenitore di pregresse trascuratezze, di mancata vigilanza e di responsabilità decisionali. 
Solo per completezza e per fornire più dettagliati particolari sull’incredibile vicenda, s’è pensato di riportare, in calce, alcuni circostanziati interventi giornalistici risalenti al periodo di che trattasi. Obiettivi o meno, focosi o meno, vale la pena di leggerli magari solo perché contengono date e riferimenti, anche di natura legislativa e tecnica, che possono servire a fornire più esaurienti informazioni. 

...........

Foglio 4 -“SISTEMA CREDITIZIO IN SICILIA”

5 settembre 1997 - liquidazione coatta amministrativa della Sicilcassa e 
incorporazione nel Banco di Sicilia;

- Si dice che già in tempi non sospetti la politica aveva messo in cantiere un “piano tanto accuratamente studiato” (cui fa riferimento la magistratura di Palermo) per far fuori uno dei due maggiori Istituti di Credito di origine siciliana a vantaggio dell’altro per creare un unico organismo creditizio isolano di cui più facilmente tenere le redini. Sembra che sia stato proprio quel “piano” ad ispirare le successive variegate determinazioni tattiche del Governo Nazionale e della Banca d’Italia sostanzialmente mirate a sottrarre alla Regione Sicilia il controllo azionario e di merito sul sistema creditizio isolano;
· Scrive Giovanni Rosciglione (01 marzo 2010) in merito alle cause all’azzeramento del sistema creditizio siciliano: …… “Innanzitutto l’errore della liquidazione della Sicilcassa e l’incorporazione con il Banco di Sicilia: la Sicilcassa poteva essere risanata e messa sul mercato per una fusione con un grande Gruppo italiano; in ogni caso la sommatoria di due banche con le medesime debolezze, una rete sportelli sovrapposta e differenti procedure tecnologiche era un esempio negativo del manuale delle razionalizzazioni industriali. Da notare anche una gestione ancora oggi operante” ….. ;

· 
· Le varie tappe della forzata disgregazione del tessuto creditizio siciliano sono:
- rifiuto da parte dei vertici decisionali delle proposte di acquisto di quote azionarie maggioritarie da parte delle Gruppo di Banche Popolari vicentine (Zonin);
- nuova ispezione della Banca d’Italia alla Sicilcassa (a pochi mesi dalla chiusura della precedente) la quale verbalizza delle risultanze di gran lunga più gravose che poi serviranno per giustificare la messa in liquidazione della banca; qualcuno ha eccepito che o era errata e incompleta la precedente ispezione (peraltro condotta da un “duro” della Vigilanza) o era gonfiata e pilotata la nuova che, oltretutto, non teneva in conto il positivo lavoro di risanamento già parecchio proficuamente realizzato dal nuovo CdA sotto la guida del Presidente Cassella; è chiaro che lper la Sicilcassa era stato già emesso il verdetto di condanna a morte.
- intervento di Mediocredito Centrale (Presidente Gianfranco Imperatori) nel Banco di Sicilia, voluto da Ciampi, già Governatore della Banca d’Italia e quindi responsabile della Vigilanza e adesso titolare del Ministero del Tesoro che detiene il controllo di Mediocredito; l’intervento consisteva nell’assunzione della quota di maggioranza del Banco - mediante l’apporto di 1000 miliardi di lire (soldi pubblici per rilevare una Banca di diritto privato) - e quindi del controllo di tutte le fasi successive dell’operazione;
- messa in liquidazione della Sicilcassa con incorporazione nel Banco di Sicilia il quale, acquisendo lo stato attivo e passivo della Sicilcassa (escluse le “sofferenze” rimaste in carico alla gestione della “liquidazione coatta amministrativa” tuttora in corso), ottiene così un afflusso netto di circa 4.000 miliardi di nuovi mezzi finanziari (depositi e titoli della clientela della ex Sicilcassa);

 

Foglio 5 -“SISTEMA CREDITIZIO IN SICILIA”

Cronologia - Date da ricordare

BANCO DI SICILIA:
- 29/9/1992 – Ispezione B.I. (sino al 9/7/93)

RISULTATI :
- 1710 miliardi di perdite
- 4471 miliardi di sofferenze
- 2324 miliardi di incagli

PROVVEDIMENTI: nessuno di rilievo
· no al commissariamento
· no alla liquidazione coatta
· semplice invito al CdA a dimettersi.

Nomina nuovo C.dA: bilanci 1993 e 1994 non veritieri – patrimonio netto gonfiato

12/9/95 – Interviene la Magistratura (dopo circa due anni d’indagini):
- Arresto ex Direttore ed ex Vice Presidente
- Interdizione per componenti CdA


L’Organo di Vigilanza e il Ministero del Tesoro non adottano alcun provvedimento. Si limitano ad semplice rimpasto del CdA

SICILCASSA

1990 - bilancio in attivo per circa 18,4 miliardi
1991 - 24/10 - prima ispezione B.I. (Jorio, funzionario “molto rigido”)


RISULTATI:
- 626 miliardi di incagli verso SOGESI – KELLER – GRACI – FINOCCHIARO – AIELLO 
– IACP ;
- 600 miliardi di crediti verso Enti regionali;
- 2000 miliardi di sofferenze e incagli
- 210 miliardi di perdite.


26/12/91 – Trasformazione in S.p.A. e creazione Fondazione;

1994 – 1995 – Inchiesta della Magistratura su Fondo Pensioni che porta all’arresto del vertice della SICILCASSA (Presidente Ferraro e Direttore Mulè) oltre all’incriminazione di diversi alti dirigenti.

febbraio 1995 – Nuovo CdA Fondazione (Ziccone)
maggio 1995 - Nuovo CdA. SICILCASSA (Cassella)

....................


ottobre 1995 – Nuova ispezione B.I. sino a marzo 1996 (qualcuno avanza l’ipotesi di 
un piano recondito in danno della SICILCASSA)

marzo 1996 – Scioglimento C.d.A. e inaspettato commissariamento (decreto Tesoro 
a firma Ciampi). Il provvedimento è assunto in concomitanza con il 
vuoto di Governo regionale dovuto alle elezioni per il rinnovo della 
Assemblea Regionale.

Marzo 1996 – nomina Commissari (Cassella - Terranova) 
Il CdA della Fondazione (Ziccone) resta in carica

Aprile 1996 – Nuovo Governo Regionale (Provengano di F.I.). Le sollecitazioni della 
Fondazione per la ricapitalizzazione della SICILCASSA restano lettera 
Morta. I Commissari redigono una prima “relazione” ma non 
forniscono esaurienti notizie circa il presumibile valore della 
SICILCASSA, al fine delle trattative in corso con il sistema bancario.

RISULTATI DELL’ISPEZIONE:
- 4457 milioni di sofferenze (di cui 1837 a carico dei “cavalieri” di PA e CT)
- 1692 “ di incagli
- 409 “ di perdite
- 58 “ deficit di bilancio

(n.b. – a fronte delle sofferenze e degli incagli era rilevabile l’esistenza di circa 7500 miliardi di garanzie patrimoniali e cessioni di crediti).

Trattavasi di differenze enormi tra le cifre della prima ispezione e quelle della seconda (di gran lunga superiore al ” 15-20% di prassi) e malgrado i positivi risultati di risanamento già ottenuti. Qualcuno avanza l’ipotesi che i dati enunciati erano esageratamente pessimistici al fine di creare le condizioni per la messa in liquidazione. Si disse anche che i parametri erano parecchio difformi da quelli usati in sede di altre ispezioni ad altri Istituti di Credito.

Malgrado tutto la situazione della SICILCASSA era migliore di quella del Banco di Sicilia. Solo che quest’ultimo era “d’interesse nazionale” mentre la Cassa era di stretto “interesse regionale” 

Foglio 6 -“SISTEMA CREDITIZIO IN SICILIA”

L’odierna sperequazione del sistema:
· il 68% circa del mercato bancario isolano è sotto controllo dei gruppi 
nazionali;
· ciò influisce parecchio sull’andamento dell’economia siciliana; 
· difficoltà di accesso al credito; criteri di valutazione parecchio restrittive e discriminatorie nei confronti degli operatori siciliani;
· le banche locali contano prioritariamente sulla conoscenza diretta della clientela mentre i grandi Istituti, con direzioni amministrative e deliberative fuori Sicilia, basano il loro intervento su formali criteri essenzialmente basati su dati di bilancio e algoritmi standardizzati. 
· le condizioni capestro applicate alla clientela e alle aziende siciliani risultano essere parecchio superiori a quelle comunemente praticate in altre zone d’Italia; (forbice in atto da 2 a 5% in più)
· rapporto fra impieghi e depositi: Sicilia 138 - Italia 190 / diff.52; 
· esiste quindi il fenomeno del sistematico drenaggio del risparmio isolano che va a finanziare l’economia di altre Regioni, particolarmente del Nord; tale drenaggio ammonta a circa 17 miliardi.
· Le Banche locali e minori sono scese da 49 a 32 con 452 sportelli da cui, per correttezza, andrebbero defalcati quelli del Credito Siciliano e della Banca Nuova Credito Siciliano e Banca Nuova, che fanno capo a gruppi del Nord Italia, per complessive 231 unità; 
· In effetti resterebbero solo 221 sportelli effettivamente siciliani;
· Non fa testo il Banco di Sicilia che, passato prima sotto il controllo azionario di Mediocredito (Imperatori) poi al Banco di Roma e poi ancora a Capitalia, è ora UNICREDIT.
· S’era addirittura ventilata l’ipotesi di cancellare del tutto la storica denominazione di “Banco di Sicilia”;
· Le banche non aventi sede legale in Sicilia sono passate da 4 a 11 con 1172 sportelli;
· la percentuale di rischio è in Sicilia dell’8,5 % a fronte di una media nazionale del 3,5.


Foglio 7 -“SISTEMA CREDITIZIO IN SICILIA”

La quasi assoluta irreversibilità della odierna situazione

 

- Espropriata del diritto statutario d’intervento nelle problematiche del sistema creditizio operante in Sicilia (di fatto ogni potestà regionale scaturente dall’art. 17 - par. e - dello Statuto è stato assorbita dalle Autorità creditizie nazionali - Banca d’Italia e Ministero dell’Economia e delle Finanze - ex “Ministero del Tesoro”) -, la Regione ha oggi un modestissimo ruolo in materia di Credito e Risparmio.

- ove s’escluda il marginale settore delle aziende aventi sede sociale in Sicilia (Banche Popolari, Casse Rurali e artigiane), per tutto il resto della struttura bancaria in atto operante nel territorio siciliano, il Governo Regionale può solo esprimere dei “pareri” pressochè ininfluenti ai fini delle determinazioni di politica creditizia. 

- si sa, oltretutto, che il “Credito Siciliano” appartiene al gruppo creditizio valtellinese, mentre la Banca Nuova (che sembra sia destinata a divenire “tesoreria della Regione”) fa capo al gruppo finanziario delle banche vercellinesi (ZONIN).

- In conclusione, lo sviluppo economico della Sicilia non può più avvalersi dell’importante e diretto supporto creditizio prima assicurato dal sistema di banche siciliane;

- a nulla di concreto può portare la creazione di nuovi piccole strutture bancarie che già in partenza sono prive dei requisiti di concorrenzialità oggi necessari per stare al passo con le grosse concentrazioni creditizie internazionali e con l’economia globale.

- Prova ne sia che in nessun programma elettorale dei candidati alle prossime elezioni regionali si trova il benché minimo accenno (non diciamo impegno) ad affrontare la situazione che a decorrere dal 1997 ha disintegrato il tradizionale e storico apparato creditizio siciliano.

- Di recente, in un convegno organizzato dall’ Istituto di Ricerca Economia e Società in Sicilia - RES - di Palermo, qualificati personaggi del mondo accademico, imprenditoriale e creditizio si sono soffermati sulla situazione bancaria e creditizia dell’Isola affermando e concludendo che “oggi in Sicilia non c’è più la Banca tradizionale ma esistono solo delle “aziende commerciali” che, fra tante altre cose, si occupano anche di vendere servizi bancari e creditizi”.


Foglio 8 -“SISTEMA CREDITIZIO IN SICILIA”

Banche in Sicilia


Alla fine degli anni ottanta il numero di banche siciliane era superiore a 90; successivamente si è registrata una costante riduzione degli intermediari siciliani, diversamente da quanto avvenuto per le banche extraregionali, che nello stesso periodo hanno quasi triplicato la loro presenza nella regione (da 12 a 32). A fine 2004 erano operative in Sicilia 1.884 apparecchiature ATM, che hanno assunto ormai da tempo una diffusione più numerosa degli sportelli (1.707); in leggera crescita è risultata la diffusione dei POS di emanazione bancaria.

Sportelli

    1.733

 

Numero Banche

        67

 

    Sportelli in Sicilia

 

Banche non siciliane 

Agenzie

Comuni

1

Unicredit SpA

418

223

2

Banca Monte dei Paschi di Siena SpA

205

113

3

Intesa Sanpaolo SpA

176

95

4

Banco Popolare - Società Cooperativa

124

88

5

Credito Emiliano SpA

63

41

6

Banca Carige SpA - Cassa di Risparmio di Genova e Imperia

63

46

7

Banca Nazionale del Lavoro Spa

42

18

8

Unipol Banca Spa

31

21

9

Banca Sella SpA

21

12

10

Banca Popolare del Mezzogiorno SpA

21

18

11 

Banca Popolare di Lodi

139

82

Totale 1.172


                    Sportelli Banche con sede legale in Sicilia 

1 - Credito Siciliano SpA  (*)                                                                         135           85

2 - Banca Agricola Popolare di Ragusa SCpA                                               97           60

3 - Banca Nuova Spa  (* *)                                                                             78            53

4 - Banca Popolare Sant'Angelo SCpA                                                           28           16

5 - Banca di Credito Cooperativo G. Toniolo di San Cataldo                     20            15


(*) da segnalare che il Credito Siciliano, pur avendo la sede legale in Sicilia (Acireale), appartiene al gruppo “Credito Valtellinese”
(* *) la Banca Nuova fa parte del Gruppo di Banche Popolari vicentine (Zonin);

 

ELENCO BANCHE CON SEDE LEGALE E AMMINISTRATIVA IN SICILIA:

Banca

Indirizzo Direzione Generale

Sportelli

Città

Regioni

 

1

Credito Siciliano SpA

Via Sclafani, 40/B - 95024 Acireale

136

86

2

2

Banca Agricola Popolare di Ragusa SCpA

Viale Europa, 65 - 97100 Ragusa

98

61

2

3

Banca Nuova Spa

Via Giacomo Cusmano, 56 - 90141 Palermo

95

69

4

4

Banca Popolare Sant'Angelo SCpA

Corso Vittorio Emanuele, 10 - 92027 Licata

29

17

2

5

Banca di Credito Cooperativo G. Toniolo di San Cataldo

Corso Vittorio Emanuele, 171 - 93017 San Cataldo

20

15

1

6

Banca San Francesco Credito Cooperativo Scrl

Viale Regina Margherita, 63/65 - 92024 Canicattì

15

13

1

7

Banca Don Rizzo - Credito Cooperativo della Sicilia Occidentale

Via Stefano Polizzi, 13 - 91011 Alcamo

14

13

1

8

Banca di Credito Cooperativo La Riscossa di Regalbuto

Via Dante, 135 - 94017 Regalbuto

12

12

1

9

Banca di Credito Cooperativo San Giuseppe di Petralia Sottana

Corso Paolo Agliata, 149 - 90027 Petralia Sottana

10

9

1

10

Banca di Credito Cooperativo San Michele di Caltanissetta e Pietraperzia SCpA

Corso Umberto I, 113-119 - 93100 Caltanissetta

9

6

1

11

Banca di Credito Cooperativo di Pachino

Via Unità, 5 - 96018 Pachino

9

8

1

12

Banca del Nisseno Credito Cooperativo di Sommatino e Serradifalco Società Cooperativa

Via Francesco Crispi, 25 - 93100 Caltanissetta

8

8

1

13

Banca di Credito Cooperativo dei Castelli e degli Iblei

Viale Della Repubblica, 1 - 93013 Mazzarino

7

6

1

14

Banca di Credito Cooperativo Valle del Torto - Società Cooperativa

Piazza Duomo, 3/4 - 90025 Lercara Friddi

6

6

1

15

Banca di Credito Cooperativo San Marco di Calatabiano Scarl

Via Currenti, 4 - 95011 Calatabiano

6

5

1

16

Banca di Credito Cooperativo di San Biagio Platani

Corso Umberto, 107 - 92020 San Biagio Platani

6

6

1

17

Banca di Credito Cooperativo di Sambuca di Sicilia

Corso Umberto I, 111 - 92017 Sambuca di Sicilia

6

6

1

18

Banca di Credito Cooperativo di Altofonte e Caccamo

Piazza Falcone E Borsellino, 26 - 90030 Altofonte

5

5

1

19

Credito Etneo - Banca di Credito Cooperativo Scarl

Via Cesare Beccaria, 1 - 95123 Catania

5

5

1

20

Banca di Credito Cooperativo della Valle del Fitalia

Via F. Cottone, 16 - 98070 Longi

5

5

1

21

Banca di Credito Cooperativo Sen. Pietro Grammatico di Paceco

Via Amendola, 11/13 - 91027 Paceco

5

4

1

22

Banca di Credito Cooperativo Mutuo Soccorso di Gangi

Corso Umberto I, 24 - 90024 Gangi

4

3

1

23

Banca di Credito Cooperativo del Belice

Via Gramsci, 1/3 - 91028 Partanna

3

3

1

24

Banca di Credito Cooperativo San Giuseppe di Mussomeli Scrl

Piazzale Concordato, 7 - 93014 Mussomeli

3

2

1

25

Banca Sviluppo Economico SpA

Viale Xx Settembre, 56 - 95100 Catania

2

2

1

26

Banca di Credito Cooperativo Agrigentino

Viale Leonardo Sciascia, 158 - 92100 Agrigento

2

2

1

27

Banca Popolare dell'Etna Società Cooperativa

Corso Umberto, 300 - 95034 Bronte

2

2

1

28

Banca di Credito Cooperativo Antonello da Messina

Piazza Duomo, 15 - 98122 Messina

2

2

1

29

Banca di Credito Cooperativo Luigi Sturzo di Caltagirone

Viale Autonomia, 24 - 95041 Caltagirone

1

1

1

30

Banca di Credito Cooperativo della Contea di Modica

Viale Degli Oleandri, 3 - 97015 Modica

1

1

1

31

Credito Aretuseo - Banca di Credito Cooperativo

Via Senatore Di Giovanni, 27 Lett. A/B/C - 96100 Siracusa

1

1

1

32

Banca di Credito Cooperativo - Banca di Siracusa

Viale Teracati, 172/174/176 - 96100 Siracusa

1

1

1

33

Banca di Credito Cooperativo di Valledolmo - Società Cooperativa

Via Vittorio Emanuele III, 34 - 90029 Valledolmo

1

1

1

34

Banca di Credito Cooperativo Don Stella di Resuttano

Via Roma, 5 - 93010 Resuttano

1

1

1

35

Banca Di Credito Peloritano S.P.A.

Via Francesco Faranda 11 - 98123 Messina

0

0

0

 

 

 

 

 

 

Totale 452

Foglio 9 -“SISTEMA CREDITIZIO IN SICILIA”

Considerazioni e osservazioni:

- fra le tante riforme che periodicamente cesellano il quadro dell’Italietta partitica, lobbistica e settaria, occorrerebbe approntare una “CONRORIFORMA” mirata ad abrogare talune parti della legge Amato-Carli del 1990 che concernono la commistione fra Istituti di Credito (solo apparentemente privatizzati con la trasformazione in S.p.A.) e le relative “Fondazioni” che, spesso in mano ai volponi della finanza speculativa, creano seri problemi al sistema creditizio operativo.

- Per ridurre l’incidenza delle “condizioni e tariffe di cartello” che in atto gravano sulla clientela occorrerebbe innanzitutto tagliare gli esorbitanti costi di gestione dell’apparato mediante la semplificazione della “burocrazia” (fatta da montagne di comunicazioni cartacee che i clienti sistematicamente ricevono e che in gran parte sono incomprensibili alla massa degli utenti, oltre che ripetitivi e sostanzialmente unilaterali e quindi fuori da ogni regola contrattuale.

- Occorrerebbe tagliare gli sfarzi e gli abbellimenti inutili e improduttivi, le faraoniche strutture dirigenziali, i costosi servizi di rappresentanza, le frotte d’inservienti pagati come bancari pur se solo incaricati di rendere la vita facile alle alte gerarchie (auto di lusso, servizi privati, commessi “attendenti” stile militare, benefit d’ogni tipo e natura ecc.), i banchetti luculliani che, spesso e volentieri, seguono ad ogni riunione di lavoro, le prebende e le regalie ai componenti dei vari CdA. 

- Senza dire, infine, della necessità di porre un freno e un tetto agli stratosferici compensi deliberati in favore degli amministratori ….. anche in presenza di bilanci disastrati e in perdita. 

Alcuni esempi risalenti ai tempi della “liretta italiana” (ante “euro): 
- dal fondo pensioni della Sicilcassa, la banca siciliana protagonista di uno storico crack, l'ex presidente Giovanni Ferraro percepiva 26,8 milioni lordi al mese. L'ex direttore generale della stessa banca, Agostino Mule', di milioni ne incassa invece 28. Quest'anno avrà in tutto 363,2 milioni lordi. L'ex direttore generale del Banco di Sicilia, Ottavio Salamone, e' in pensione con 32,7 milioni lordi al mese. Il suo successore Giacomo Perticone ne prende poco meno di 24. Guido Savagnone, ai vertici della stessa banca per un brevissimo periodo, ha 16,6 milioni al mese. Per restare nel campo delle banche meridionali, non si può tacere del caso forse più clamoroso: quello dell'ex padre padrone del Banco di Napoli, Ferdinando Ventriglia. deceduto nel 1994, che ha lasciato alla moglie Anna Di Domenico una pensione di reversibilità calcolata, a fine 1995, a ben 54,6 milioni al mese. Più o meno la stessa cifra che oggi totalizza un altro pensionato di primissimo piano: il presidente della Banca di Roma Cesare Geronzi. Si tratta di 54 milioni al mese, La pensione di Sandro Molinari, presidente della Cariplo, e' di 36 milioni al mese.

luglio 2014 - LUAU

 

Ass. Socio-Cult. «ETHOS - VIAGRANDE»  
Presidente Augusto Lucchese
Tel. 338 3815830 e-mail: augustolucchese@virgilio.it