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SIRACUSA TRA STORIA E ARTE

Una delle città greche famose in tutto il mondo per la sua antica forza e il suo essere brocca di beltà, cultura e storia è Siracusa, uno tra i luoghi più maliardi della nostra Sicilia. Fondata tra il 734 e 733 A.C. da Eumelo, poeta, ed Archia, (discendente di Eracle, eroe della mitologia Greca, corrispondente ad Ercole), entrambi corinzi, al cui personaggio viene associata la ricchezza della medesima, in quanto leggenda vuole che l’oracolo avrebbe chiesto a questi di scegliere se fondare una città basata sulla salute o sulla ricchezza; questi avrebbe scelto la seconda. Siracusa, la cui pentapoli di Cicerone (da cui: le Antiche Siracuse, formate dai quartieri: Ortigia, Acradina, Neapolis, Epipoli e Tiche,) godeva un tempo della bellezza di 250.000 abitanti, si estendeva su una superficie di 27 km² circa. Insidiatisi in Ortigia, (il cuore più antico e anima di Siracusa, il cui ònoma deriva dall’antico greco ortux, ovvero quaglia, per la somiglianza che l’isola acquista dalla veduta aerea), luogo che donava numerosi vantaggi sul piano geografico, (in quanto offriva ottimi scambi commerciali), idrico e difensivo, i greci furono fautori dello spostamento degli autoctoni verso l’entroterra, espandendosi con la forza in luoghi sempre più vasti. Inoltre, a motivo della presenza nel territorio dei Pantanelli, (costituito di zone acquitrinose per la presenza del Porto Grande) di paludi, che nella lingua locale sicula prendevano il nome di Syraco, da cui i greci successivamente trasformarono in Syracòussai, da cui derivò il termine: Siracusa, che divenne poi una delle città più potenti del Mediterraneo, riuscendo a tener testa ai numerosi attacchi che da più popoli le venivano sferrati.
Il decadimento di Ortigia, avvenne parecchi secoli dopo, in seguito all’insediamento spagnolo, che ne fece una roccaforte di fortificazioni e continue sorveglianze, che finirono col genuflettere le attività mercantili e artigianali del cuore delle antiche Siracuse. La popolazione da 250.000 quale era, passò a 15.000 a causa di epidemie e calamità naturali. Il 1693 fu un periodo molto nefasto per la bella Ortigia, che ebbe distrutta l’originaria architettura a causa del violento terremoto, e anche se la ricostruzione diede vita allo stile barocco, che creò quella miscellanea di stili che oggi ammiriamo in tutto l’isolotto, l’antico volto medievale fu però, irrimediabilmente perduto. 
La città secolare fu sede temporanea di grandi personaggi di spicco; tra cui ricordiamo la famosa Saffo, trasferitasi molto probabilmente in Siracusa in tenera età per circa dieci anni, assieme alla famiglia, in esilio per motivi politici; Platone ed Eschilo, Cicerone e Caravaggio, il viaggiatore Goethe e Oscar Wilde e tanti altri.
Notevole è l’argomentazione su cui spaziare, tanto che viene quasi difficile intraprendere un filologismo di pensiero. Vero è che Siracusa ha molti doni da regalare ai visitatori e agli stessi suoi abitanti, ma è vero anche che essa è stata nelle mani di una politica che, a mio avviso, spinta da ideologie futuriste, altro non ha fatto che lasciare decadere gli antichi capolavori di architettura, e addirittura a volte sopprimerle, per dare spazio a strutture che ne hanno deturpato il “volto antico”. Haimè! Purtroppo è una triste verità che non sfugge di certo all’occhio “attento” dell’attento viaggiatore! E haimè anche dell’occhio attento dello stesso cittadino. Negli ultimi anni, pare comunque che le coscienze si stiano risvegliando, e il processo di recupero è in atto. Infatti incamminandosi verso Ortigia, si notano interessanti opere di ripresa delle strutture antiche quali: palazzetti, vecchie case di quartiere cadute nella morsa corrosiva del tempo, con soddisfacenti risultati che ne rivalorizzano l’ambiente e ridanno respiro alla città. A tal proposito già da qualche anno è stato aperto alla fruizione del pubblico, con i dovuti rifacimenti in toto dell’Ipogeo, ovvero delle millenarie gallerie che da Piazza Duomo, giungono sino al Foro Italico (Marina).
Questi cunicoli altro non sono che gallerie a suo tempo scavate e per estrarre pietra da adibire a muratura, e per creare enormi cisterne, di cui la più grande è quella che si trova sotto l’Arcivescovado accanto al Duomo. Questo è potuto avvenire grazie al fatto che si tratta di pietra comunque dolce e quindi facile allo scavo. Il risultato è un percorso molto suggestivo. Negli anni dei conflitti mondiali, sono serviti come rifugio antiaereo. Alla prossima.


Federica Pistritto


 

 

 

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