Siracusa
in arte
di
Federica Pistritto
Un
interessante e stupefacente progetto finale è l’hotel
“Domus Mariae”, una volta sede delle suore Orsoline e
successivamente abbandonato e genuflesso alle intemperie; un
lavoro che non passa di certo inosservato, per la bellezza
compositiva e il corollario di luci ed elementi in stile che,
per merito di mastri competenti ed attenti, l’ hanno fatta
totalmente risorgere.
Un
altro esempio di ristrutturazione è l’hotel, la cui
struttura, che fu anch’essa abbandonata e fatiscente, è
ora splendido arricchimento visivo. Ma non proiettiamoci
solo su strutture di importante impiego ed ingente presenza,
basti pensare ai suggestivi vicoletti che caratterizzano
l’isolotto e in cui ammirare, nel loro piccolo, tanti
miglioramenti ristrutturativi quali: Atri condominiali, rampe,
corridoi stretti e lunghi, pianerottoli, facciate, porticati,
cortiletti e tanti altri elementi del viver quotidiano, che
rapiscono il passante più sensibile, in un mondo fatto di
emozioni, che si proiettano in un passato indefinito e forse mai
vissuto, tante piccole scene visive, che pur giornaliere,
hanno del magico e del suggestivo.
Molto
interessante è il ritrovamento del tempio dedicato alla Dea
Artemide localizzato sotto il municipio in Piazza Duomo, cui ben
visibili sono ancora le antiche colonne, sia dentro che fuori la
chiesa. In parallelo vi era un altrettanto tempio collocato, che
prende il nome di “artemision”. Il motivo dell’infruibilità
e dell’invisibilità del medesimo fu la costruzione di edifici
sopra di esso, tra i quali il Palazzo Vermexio, che possiede al
suo interno una scala stretta che conduce al bene archeologico,
ma che sarebbe difficile da donare alla fruizione pubblica, data
la sua ristrettezza.
Lavori
di restauro quindi si stanno progettando con la speranza che
l’anno prossimo i siracusani ne possano godere; la soluzione
si troverebbe nell’aprire un ingresso a padiglione in Via
Minerva, alle spalle del Municipio, conducendo i visitatori
direttamente nei sotterranei.
Una
tra le ultime chicche a mio avviso stupefacenti è la
demolizione e la successiva ricostruzione dei vecchi binari,
adibita adesso a pista ciclabile, rigorosamente pedonale e
congiunta alla città; un luogo magico nato per di più
casualmente, senza progettazioni, e il vero “grazie” lo
dobbiamo alla vecchia presenza della linea ferroviaria che ha
reso possibile la non costruzione di altri palazzi e quindi il
non avanzamento negativo della città verso i suoi margini.
Lungo incredibilmente 6 km²
circa, l’antico sentiero è un invidiabile luogo di
svago ove poter ammirare le vaste bellezze paesaggistiche
rimaste fortunatamente e fortuitamente intatte e illese, un
luogo che potrebbe, secondo voci, essere dilatato sino alla
riserva Saline di Priolo, alla Marina di Melilli e al sito
archeologico di Thapsos.
Tristi
furono gli anni del 1893, rappresentativi di un certo
decadentismo artistico -culturale, che si dipanava in una
mancante cognizione e consapevolezza del “bello”,
dell’arte e del bene pubblico tramandato dall’uomo,
all’uomo, sin dalla storia dei tempi. Vittima indiscussa di
tale brutalità di pensiero fu l’incantevole, stupefacente
Porta Ligny, opera che prese il nome dal viceré Claudio Lamoral,
principe di Ligny, da cui il nome appunto; costruita nel
1673,(epoca in cui tutta l’intera isoletta era contraddistinta
da una cinta muraria a sua protezione, successivamente distrutta
perché si pensava fosse garante di malasanità) e localizzata
sull’odierno ponte Umbertino, era una struttura militare,
certamente capolavoro dell’impronta spagnola, testimonianza di
magnificenza artistica e monumentale. Memorie uniche di questa
preziosa struttura andata purtroppo tristemente perduta,
rimangono cartoline o fotografie, specchio fedele d’una
Siracusa certamente d’altro respiro e d’altro fascino.
Definita
da Cicerone, la più grande e bella di tutte le città Greche,
dal 2005 unitamente alla necropoli di Pantalica è stata
dichiarata “patrimonio dell’umanità” dall’Unesco.
Questa
è Siracusa, patria di mito e d’incanto, luogo magico ove la
beltà è l’anticamera del suo spirito fasto, ove la
storia è sua carta d’identità di magnificenza e conquiste,
ove la poesia e l’arte in genere l’ hanno vissuta e da cui
sono nate, scolpendola
nel profondo. Una città la cui levatura trapela già dal suo
stesso nome, un carisma indiscusso, un corpo vivente, la cui
anima resterà per sempre eterna, nella storia del mondo, nel
cuore dell’uomo.
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