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LA DEPRECABILE ANOMALIA DEL SISTEMA TELEVISIVO E DI RETE.

E’ chiaro ed evidente che i passati governi (particolarmente quelli del ventennio berlusconiano) non hanno neppure lontanamente avuto voglia di disciplinare il settore televisivo e di rete mobile cui, fra l’altro, fa capo l’abnorme e ossessionante diffusione della cattiva pubblicità.
I motivi sono facilmente intuibili ma quello più eclatante lo si può agevolmente collegare alla convinzione che è opportuno evitare (per motivi di equilibrio politico elettorale oltre che congenita prassi del “vivi e lascia vivere”) ogni e qualsivoglia ingerenza restrittiva nei discutibili e poco trasparenti interessi delle varie lobby di “procacciatori”, “programmatori” e “collocatori” di pubblicità, talvolta annidati in aziende di comodo facenti collateralmente capo ai vari “gruppi dominanti”- fra cui la RAI -, magari in rotta di collisione fiscale con lo Stato.
Anche le anomale cordate politiche che hanno sostenuto l’ultimo esecutivo di governo e sostengono quello attuale, hanno evitato di prendere in considerazione, forse volutamente o solo per intrinseca predisposizione ad accantonare la doverosa incombenza di inserire l’annoso problema fra le variegate “intese” programmatiche delle coalizioni. Ciò in contrasto con la lapalissiana occorrenza di razionalizzare e disciplinare il settore di che trattasi, sia ai fini di ottenere un possibile maggiore gettito fiscale, che ai fini di evitare, nei limiti del possibile, inganni, abusi e truffe in danno della gran massa degli sprovveduti teleutenti. Senza dire del notevole dispendio di energie da parte delle forze di polizia e della giustizia per ricercare e punire, a fatto compiuto, i malfattori e i corresponsabili. Cosa che, peraltro, solo in pochi casi perviene al risultato di reprimere i fenomeni malavitosi che abbondantemente transitano attraverso le antenne televisive e radiofoniche.
A nulla è valso, palesemente, avere creato la mastodontica e dispendiosa struttura della “AUTORITY” per le telecomunicazioni (AGCOM), ove si consideri che i suoi “formali” e “blandi” interventi si riducono ad infliggere qualche multa ai gestori della ingorda e ignobile rete mobile della telefonia. Manco a parlare, inoltre, della “9° Commissione Parlamentare di Poste e telecomunicazioni”.
Poco o nulla viene esperito, di concreto, per porre sotto controllo la negativa influenza, morale e sociale, esercitata dal delicato e influente operato delle televisioni private, locali e pubbliche, la cui attività è di fatto lasciata in balia della affaristica e talvolta dissennata gestione di amministratori ben poco scrupolosi. Le citate reti televisive, espletando, indiscriminatamente e autonomamente, una attività rivolta alla collettività non dovrebbero disporre della copertura giuridica spettante alle “aziende private” bensì, svolgendo di fatto un “servizio pubblico”, dovrebbero essere attentamente sottoposte alla vigente normativa di tutela dei predominanti interessi pubblici. Tali aziende, viceversa, in forza della controversa e politicizzata “legge MAMMI’ (6 agosto 1990, n. 223), sono sostanzialmente tese al profitto e talvolta hanno assunto i connotati veri e propri “centri di potere”.
Non si è più, in sostanza, nel campo della “informazione” o della “formazione” bensì in quello strutturalmente “commerciale” o “speculativo” che, dritto dritto, mediante la quotidiana abbondanza di “spazzatura televisiva” diffusa via etere, porta all’imbarbarimento civile e culturale di una larga fascia di popolazione, specie in campo giovanile. Una attività altamente inquinante della parte sana e rispettosa della legalità che, specie nel passato, ha sempre contraddistinto la società civile.
Non è necessario ricorrere alla “censura” più o meno bacchettona e non è neppure opportuno puntare ad eventuali restrizioni della legale operatività gestionale delle aziende di che trattasi (a maggior ragione della libertà di stampa o di informazione) per “bonificare” e “igienizzare” il vasto settore della comunicazione di massa. Basterebbe puntualizzare normativamente i limiti invalicabili a cui dovrebbero scrupolosamente e responsabilmente attenersi i responsabili gestionali delle citate aziende in relazione alla inderogabile esigenza etica, morale e civile della attività televisiva, ivi compresa quella inerente la dilagante, scadente e spesso ingannevole pubblicità.
Esistono canali televisivi che, unicamente, traggono sostentamento da squallidi e strumentali spot pubblicitari. Ma questo sarebbe il guaio minore se il diluvio di tali spot non fosse propinato al telespettatore in maniera indegna e irrispettosa, interrompendo improvvisamente e barbaramente, per la bellezza di circa due o quattro minuti, le varie trasmissioni o i film posti in onda. Ciò è quantomeno scioccante, specie perché, molto spesso, i citati spot riguardano prodotti farmaceutici di natura consumistica oltre che poco inerenti la salute pubblica. Viene pubblicizzata, inoltre, merce di dubbia provenienza e qualità mentre si deve sopportare, al peggio non c’è fine, l’ossessionante presentazione di taluni strampalati articoli ripetitivamente incentivati dal fuorviante, insicuro e poco affidabile sottomercato delle vendite on-line. Senza dire che, esaurita la fase di lancio e di raccolta delle ordinazioni dei vari articoli artificiosamente posti in vendita, parecchi committenti di tale inqualificabile sequela di messaggi , sparisce dalla scena e non sono più rintracciabili.
Sarebbe doveroso statuire che, a fronte di truffaldine evenienze realizzate loro tramite, le strutture televisive e radiofoniche, locali e nazionali, divengono corresponsabili e conniventi delle innumeri malefatte perpetrate in danno di ingenui creduloni. Non è certamente cosa onesta riscuotere un corrispettivo per un servizio pubblicitario talvolta spudoratamente volto ad ingannare il prossimo.
E non va dimenticato il fatto che le citate strutture televisive usano inserire tali ingannevoli spot nei già stomachevoli palinsesti posti quotidianamente in onda, palinsesti in gran misura fatti di film spesso scadenti o addirittura volgari, riesumati a convenienza e senza ritegno da chissà quale archivio. Film che sfacciatamente vengono ripetuti nella stessa giornata per occupare gli spazi delle lunghe ore di scialbe e inqualificabili trasmissioni. Il danno e la beffa.

12/11/2020
 

 


 

 

    Ass. Socio-Cult. «ETHOS - VIAGRANDE»  
Presidente Augusto Lucchese
  e-mail: augustolucchese@virgilio.it