NON BASTA
NON
BASTA essere avversari o nemici dichiarati di Berlusconi, per avere la
pretesa di considerarsi “migliori” di lui, più affidabili, più seri, più
intelligenti. Non occorre demonizzarlo per metterne in discussione i
limiti personali o per porre in evidenza le sue discutibili impostazioni
politiche. Non occorre contrastarlo più del giusto per dimostrare quanto
sia necessaria la riforma del settore radiotelevisivo e quanto sia
evidente l’incompatibilità dell’acquisita posizione in campo politico
con la forte ingerenza, a livello industriale ed economico (“conflitto
d’interessi), in alcuni vitali settori produttivi della Nazione.
NON BASTA dichiararsi “antifascista” per ottenere la patente di
“democratico” e sentirsi autorizzati, quindi, a disconoscere il pesante
e inappellabile giudizio che la storia ha emesso sul lungo e nefasto
periodo comunista, stalinista, maoista o castrista che dir si voglia.
NON BASTA muovere guerra al “terrorismo” per assurgere al ruolo di
“gendarmi del Mondo”, trascurando, colpevolmente, di rimuoverne le cause
che sono all’origine della dilagante odiosità di intiere masse della
popolazione mondiale nei confronti dell’Occidente. E’ sbagliato
schiavizzare economicamente le Nazioni più deboli, prevaricando e
ricattando chi non condivide talune scelte di strategia globale portate
avanti in funzione del proprio gigantesco apparato industriale,
commerciale e finanziario. E’ immorale camuffarsi con una pelle
d’agnello quando la propria politica estera è essenzialmente basata
sulla forza delle armi ed è mirata all’ottenimento, con le buone o con
le cattive, del predominio economico e militare in determinate aree
nevralgiche del Pianeta.
NON BASTA contrastare pregiudizialmente l’operato del Governo in carica
(pur se a fronte della palese incapacità di mantenere gli impegni
elettorali), per sostenere che l’opposizione, se e quando gli elettori
decideranno di riportarla al potere, è in grado di rimediare al
“disgoverno” o alle tante e variegate malefatte. In mancanza di nuove
impostazioni della attività parlamentare, di una seria riforma
elettorale e di un metodo politico sganciato dalle beghe dei partiti, è
difficile crederlo. E’ evidente, infatti, l’impossibilità di garantire
che i programmi elettorali annunciati non subiscano sostanziali
modifiche in corso d’opera e si mantengano immuni dalle interferenze
dell’imperante partitocrazia e delle settoriali pressioni corporative,
sindacali e lobbistiche.
NON BASTA avere raggiunto posizioni di vertice in campo sindacale, per
dimenticare il passato e per scrollarsi di dosso ogni responsabilità in
merito alle disfunzioni del sistema previdenziale e pensionistico. E’
bene ricordare che nel tempo, anche di recente, proprio i sindacati
hanno contribuito a costruire, talvolta solo per opportunistiche
finalità e in funzione di una sorta di potere classista, una normativa
farraginosa e improduttiva. Il sistema scricchiola ora paurosamente e
minaccia di crollare addosso alle nuove generazioni lavorative,
strumentalizzate e tradite proprio da chi avrebbe dovuto e dovrebbe
difenderle.
NON BASTA presentarsi dinanzi alle telecamere per ritenersi portatori di
verità inoppugnabili ed esaustive, specie adesso che i mezzi tecnici dei
“media” sono talmente d’uso comune da non rappresentare più una fonte
informativa attendibile e obiettiva. Il tutto porta a rinfacciare ai
molti tronfi e improvvisati “attori del teatrino della politica” che
calcano i vari palcoscenici televisivi, l’uso spregiudicato di metodi e
tattiche insincere e ingannatrici. Chissà se ricordano più la favoletta
de “il lupo e l’agnello”, in cui il lupo è facilmente configurabile, per
diffusa convinzione, in parecchi esponenti politici, mentre l’agnello,
poveretto, è rappresentato dall’elettore credulone e quasi sempre
gabbato.
NON BASTA indossare una toga di giudice per considerarsi “superiori” a
chicchessia, sino ad arrogarsi la funzione di arbitro dell’altrui
esistenza. E’ errato, a tal proposito, ritenersi infallibili interpreti
della legge, così come è discriminatorio, nei confronti di altri
dipendenti dello Stato, avvalersi di una posizione privilegiata e
blindata. Quasi che i Magistrati appartenessero ad una “casta” esonerata
dal rispetto delle regole collettive o come se, di fatto, fossero
abilitati a sottrarsi ad ogni sostanziale controllo di merito e,
praticamente, facessero parte di un ordinamento settoriale talmente
“indipendente” da divenire uno Stato nello Stato.
NON BASTA essere amministratori o dirigenti della RAI – TV per ritenere
di potere impunemente strumentalizzare il servizio informativo pubblico
sino a rendersi colpevoli, via etere, di una vera e propria “violazione
di domicilio” nei riguardi dei cittadini, abbonanti o non abbonati. Non
basta starsene seduti nelle comode poltrone della Presidenza o delle
varie “direzioni” per imporre, con sfacciata arroganza e talvolta solo
per commerciali motivi di “audience”, programmi disdicevoli e
diseducativi (quasi sempre di scadente livello culturale), trasmissioni
infarcite di becera e faziosa politica, ore e ore di futili e
inqualificabili pettegolezzi. Per non dire poi dell’abuso di “film” e
sceneggiati vari (in gran parte “made in USA”) in cui le manifestazioni
di violenza, fisica e morale, raggiungono limiti non tollerabili,
divenendo spesso una vera e propria “scuola di malavita”, cui facilmente
accede la larga fascia di fuori legge, provatamente asociali e
disadattati. Si impiegano preziose energie e molti soldi per combattere
la delinquenza e poi, dal piccolo schermo, si insegna a perfezionarne i
metodi !
NON BASTA essere denominati “scienziati” o essere entrati a far parte
della galassia dello scibile umano, pur se si è assisi sugli scanni più
alti delle feudali gerarchie universitarie, per considerarsi
“chiarissimi” portatori d’insegnamenti culturali o apostoli della
diffusione del sapere. Parecchi esponenti del mondo scientifico e della
ricerca, risultano essere, talvolta, molto più ossequienti alla politica
o al gretto conservatorismo d’influenti gruppi finanziari, speculativi e
chiesastici, che ai sani principi del dovere cattedratico, della morale
e dell’etica professionale.
NON BASTA indossare un abito talare, portare la berretta prelatizia,
salire su di un pulpito, per ritenersi autorizzati ad ammannire stantii
sermoni, bibliche citazioni, prediche che tanto sanno di farisaico. Non
servono inutili parole per migliorare la formazione religiosa dei
cosiddetti “fedeli”, per fronteggiare l’edonistico modo del vivere
quotidiano, per ripristinare i perduti valori etici della società, per
mitigare le insulse e paganeggianti usanze festaiole, per frenare
l’invadente e pericolosa tendenza al materialismo ed al consumismo.
Occorrerebbe che la gerarchia ecclesiastica, nel suo complesso, tornasse
a professare concretamente i sani dettami dei Vangeli, seguisse
l’esempio di San Francesco e si spogliasse di ogni ricchezza, evitasse
ogni ostentazione di superiorità o potenza.
|