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Lettera pervenuta su IL Sultano DELL'Oman


Preg.mo Presidente Lucchese, 

tempo addietro avevo potuto apprezzare un suo articolo che riguardava la visita del Sultano dell’Oman a Palermo, con il pittoresco e retorico riferimento ai quaranta ladroni. Qualche giorno fa, “Striscia la notizia” ha trattato l’argomento, mostrando le interviste e i tentativi di interviste ad alcuni dei vari personaggi protagonisti della vicenda. Spero che Lei abbia potuto seguire la puntata ci cui sopra, se così non fosse, potrebbe comunque rivederla registrata sul sito web di Striscia. Comunque quello che più colpisce i telespettatori è l’arroganza dei protagonisti, che hanno sfacciatamente ammesso di aver ricevuto il prezioso dono, ma, con grande faccia tosta, lo hanno battezzato quale riconoscimento alla loro persona fisica e non alla funzione pubblica che questi ricoprono.

Forse sono stati meno indisponenti quelli che, imbarazzati nel dover dare spiegazioni, si sono fatti negare, rifiutando di apparire davanti alle telecamere. Rivedendo il tutto, ed analizzando bene la vicenda, in virtù delle mie conoscenze professionali, mi è venuto in mente un particolare, che, ne la sua Spettabile persona, ne gli inviati di “Striscia la Notizia” avete potuto attenzionare, non certo per mancanza di spirito critico, ma perché bisogna essere esperti in materia per conoscere determinate sfumature. 

Mi spiego meglio, se escludiamo l’ipotesi in cui tali preziosi oggetti sono stati acquistati in Italia o in altro Paese dell’Unione Europea, e di ciò si sarebbe comunque dovuta accertare la Dogana o la GDF in servizio presso il porto di Palermo, presumendo, come molto probabile, la provenienza estera, i soggetti beneficiari dei “doni”, avrebbero dovuto dichiarare in Dogana quanto stavano introducendo in Italia al momento dello sbarco, dopo la famosa cena, dalla nave “Fulk Al-Salamh”, considerata a tutti gli effetti territorio estero. Proprio in quella circostanza nasceva il presupposto dell’obbligazione tributaria doganale (artt. 36-39 T.U.L.D.) che impone l’obbligo al pagamento dei relativi diritti IVA + DAZIO, che nel caso di orologi importanti, si aggirano intorno a ca. il 25% del valore del bene. Anche chi ha ricevuto il dono presso la propria sede, se di provenienza estera, era obbligato a dichiararlo in Dogana e a pagare i relativi diritti. 

Forse alcuni tra gli “attori” non erano a conoscenza delle norme che non esentano i regali provenienti dall’estero dall’obbligo del pagamento degli oneri doganali, ma certo i rappresentanti della Direzione Regionale delle Dogane di Palermo, presenti alla “serata di gala” non possono non sapere che tale casistica non rientra tra le franchigie previste dalle Disposizioni Preliminari alla Tariffa Doganale della Repubblica Italiana e dal Reg. CE 918/83 del Consiglio del 28/03/1983 modificato per ultimo dal Reg. CE 1671/2000, e dai vari Regolamenti di attuazione quali 3515/88, 2258/83, 2289/83, 2290/83 ecc. L’eventuale franchigia dai diritti doganali per merci oggetto di spedizioni prive di carattere commerciale è ammessa soltanto a determinate condizioni tra le quali, il valore globale che non deve superare i 45, 00 Euro (Circ. 22 del 5/5/2004).

 L’autorizzazione all’eventuale franchigia deve comunque essere richiesta dall’interessato a disposta dall’Ufficio delle Dogane periferico competente sul luogo di arrivo delle merci. Supponendo per assurdo che i personaggi destinatari dei doni del Sultano, non abbiano adempiuto agli obblighi previsti dalle Leggi Doganali, adesso si troverebbero in una situazione di serio imbarazzo, perché la loro “ignoranza” li avrebbe portati a commettere un grave delitto, in violazione dell’art. 282 e seguenti del T.U.L.D. (Testo Unico delle Disposizioni Legislative in materia Doganale pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 80 del 28/03/1973). 

Tali violazioni si configurano nel reato di contrabbando, punito con la multa non minore di due e non maggiore di dieci volte i diritti evasi, e con la confisca delle cose che ne sono oggetto ovvero il prodotto o il profitto. Pertanto, se ciò si fosse realmente verificato, cosa della quale dubito fortemente, vista la “caratura” dei personaggi coinvolti, adesso, andrebbero incontro alla denuncia per contrabbando con tutte le conseguenze che la normativa su riportata prevede, quale la confisca dei doni ed il pagamento di almeno il doppio dei diritti evasi, che nel caso di un Vacheron Constantin tempestato di diamanti si aggirerebbero intorno ad una cifra di circa 50.000,00 Euro, a meno che, per alcuni, presumendo la mala fede, venga applicato il massimo della sanzione, ed in tal caso la cifra da pagare si assesterebbe intorno ai 250.00,00 Euro.

 Forse, mi viene in mente, che qualche rappresentante della Dogana, dopo aver letto il Suo articolo e dopo aver capito che la “cenetta privata” era divenuta di dominio pubblico, e dopo una lunga riflessione, abbia deciso di liberarsi dell’oggetto del misfatto, devolvendolo in beneficenza, in modo poi di potersi pavoneggiare davanti alle telecamere, anche se costoro, sanno bene che tale gesto non cancella l’eventuale violazione commessa. Caro Presidente, sarei tentato di scrivere a “Striscia” per consigliare loro di ritornare dai personaggi , in particolare dai rappresentanti della Dogana e della GDF, e rivolgere loro un’ultima domanda: “Avete pagato i diritti doganali sul prezioso regalo?” Ma purtroppo, come avrà certamente inteso, io lavoro nello stesso settore di quei signori, pertanto ho necessità di mantenere l’anonimato per motivi che Ella può ben comprendere. 

Da quello che ho capito di Lei, dagli argomenti che tratta e dal suo ruolo sociale, è indubbio che agisce per spirito di giustizia, Lei è certamente un uomo libero che non ha paura di scrivere la verità, sempre dalla parte dei più deboli, ciò mi ha spinto a rivelarle il mio pensiero, perché si tratta sono di un pensiero, un dubbio, che comunque meriterebbe di essere chiarito. 

Sappia che non le scrivo certo per invidia o per vendetta nei confronti di qualcuno, ma soltanto per quello spirito di giustizia di cui prima si parlava, con la speranza che Lei sig. Lucchesi, in virtù delle informazioni che le sto fornendo, possa decidere di riaprire ed approfondire l’argomento, e chissà…, può darsi che anche stavolta i “quaranta ladroni” non la faranno franca. Qualsiasi sia la Sua decisione in merito, le rinnovo la stima per il prezioso ruolo che Lei svolge, mi scuso per l’anonimato, nella speranza, un domani, di poterLe stringere la mano di persona. 

 

Un amico estimatore

 

 

 

 

Ass. Socio-Cult. «ETHOS - VIAGRANDE»  Via Lavina, 368 – 95025 Aci Sant’Antonio
Presidente Augusto Lucchese
Tel. - Fax: 095-790.11.80 - Cell.: 340-251.39.36 - e-mail: augustolucchese@virgilio.it