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LA CURA MONTI E’ PEGGIORE DEL MALE TRE..MONTI?


I vecchi saggi solevano dire “attenti a non cascare dalla padella nella brace”. 
Dopo la disfatta berlusconiana e l’uscita di scena di un governo fantoccio fatto di “robot” manovrati dalle sale comando di Palazzo Grazioli, Villa San Martino (Arcore) e Via Bellerio (Lega), il fatto che Napolitano fosse riuscito a fare un “governo del presidente” sembrava a tutti un buon segno e s’erano accese le speranze di una “svolta” e di un significativo quanto indispensabile cambiamento di rotta.
Potrebbe anche darsi che siano i mass-media la causa principale di errate, incomplete o approssimative informazioni, quando non di notizie pessimistiche o catastrofistiche approntate per fare scoop e quindi tiratura, ma sta di fatto che la confusione regna sovrana. Notizie avventate, poi corrette, rimaneggiate, smentite -salvo poi ad essere riprese a comando -, sono all’ordine del giorno e ingenerano paure, allarmismi, preoccupazioni che deprimono i cittadini e incidono negativamente sulla economia di mercato. 
In virtù di tale distorto quadro informativo, sono in molti a pensare che allo sterile “populismo” instaurato da quella sorta di congerie da baraccone, messa su nel lontano 1994 dalla premiata ditta Berlusconi & c. e che, per circa 18 anni, ha tenuto banco nell’agone politico italiano, sembra sia adesso subentrato l’insicuro consociativismo di matrice europea, portato avanti da un apparato governativo - cosiddetto “tecnico”- che sembra avere smarrito già in partenza la giusta rotta da seguire per cercare di riparare i danni ultradecennali del sistema berlusconiano.
Il Presidente Napolitano è un “verace napoletano” e come tutti i partenopei che si rispettino ha insita nel proprio DNA l’encomiabile tendenza a cercare di escogitare la più confacente soluzione per ogni cosa. A Napoli, si sa, fiorisce molto bene la rinomata “arte d’arrangiarsi”. Benissimo, pur se non è male avanzare almeno due semplici domande. Ci s’è reso conto al Colle che il neofita Senatore a vita Prof.Monti - che a palazzo Ghigi ha rimpiazzato l’infausto Berlusconi e in Via XX Settembre il dannoso “Tre-monti” - possa non essere “l’uomo della provvidenza”? S’è tenuto conto che egli possa essere ancora succube, verosimilmente, della sindrome di Bruxselles, contratta quando egregiamente esercitava le funzioni di Commissario europeo? 
Oppure dobbiamo convenire che la montagna ha partorito il solito topolino e le prospettive di “lacrime e sangue”, come di consueto, non sono per tutti ma solo per i soliti noti? I privilegiati, infatti, sembra che restino tali e seguitano ad essere ben protetti, pur se fra loro, saputamente, sussiste un certo numero di appartenenti alla cricca internazionale degli speculatori sanguisughe che fomentano, per avvantaggiarsene, la crisi finanziaria mondiale e, in particolare, quella italiana. 
Non occorreva certo varare un governo di tanti illuminati e ben foraggiati “tecnici” per approntare il pernicioso strumento (leggi “terza manovra fiscale”) che permetterà di mettere ulteriormente e sfacciatamente le mani nelle tasche dei contribuenti onesti, del popolo lavoratore, dei pensionati che a stento sbarcano il lunario, dei risparmiatori che ancora credono nella vera e sana sobrietà, dei piccoli commercianti e artigiani che s’arrovellano il cervello per non abbassare definitivamente le saracinesche dei propri esercizi, dell’esercito dei “precari a vita” che vivono alla giornata e senza prospettive.
Non occorreva certo ricorrere a tante “tecniche” ciance per aumentare la già insopportabile quanto deleteria pressione fiscale, per indurre tanta gente a cercare i più vari stratagemmi per evadere o eludere il fisco, per spingere le aziende in sofferenza a ricorrere a nuove riduzioni di personale per salvare il salvabile, per incentivare l’integrativo “lavoro in nero” o il “doppio lavoro” da parte di una sempre più numerosa falange di “impiegati al minimo”, per aumentare ancor più il disagio dei giovani in cerca di lavoro. 
Sembra che tutto si stia facendo tranne che attuare la promessa di una salutare terapia d’urto rigenerativa in grado di rimettere in moto la macchina produttiva, in grado di colmare - almeno in parte - il deleterio divario fra l’enorme ricchezza accentrata nelle mani di pochi e la palese ristrettezza (per non dire povertà) dei molti. Sembra che poco o nulla si stia facendo per ridare fiducia alla massa dei cittadini altamente preoccupati per il futuro di se stessi e delle proprie famiglie. E non è certo bello rendersi conto che solo apparentemente la Costituzione sancisce che tutti i cittadini sono uguali, oltre che verso la legge, di fronte al bisogno. 
Ha forse ragione Di Pietro quando magari scorrettamente afferma che per fare ciò che presumibilmente si sta facendo non occorrevano certo dei “tecnici” ma solo dei semplici “masnadieri”? 
Sarebbe superfluo quanto prolisso elencare, anche senza entrare nel merito, i vari provvedimenti che il governo Monti s’appressa a varare in danno di una gran parte degli indifesi cittadini. Basta leggere i giornali o seguire i telegiornali. 
Resta solo l’amara constatazione che al posto di un governo che si diceva fosse composto da incompetenti tremontiani, da fannulloni brunettiani e da parolai cicchittiani - colpevoli, oltretutto, di avere sciupato ben tre preziosi anni ingannando la Nazione e senza mai adottare, quando si poteva, efficaci provvedimenti - s’è sovrapposto un governo d’alto lignaggio accademico e pseudo tecnico che, per dimostrare la sua “competenza”, sembra voglia ricorrere all’ulteriore inasprimento fiscale, ad una controversa riforma pensionistica, all’indiscriminato abuso in materia di accise e IVA, ad una autentica estorsione in forza del blocco dell’adeguamento delle pensioni all’inflazione INSTAT, peraltro di gran lunga inferiore a quella effettiva scaturente dall’inarrestabile lievitazione del costo della vita. Altro che “patrimoniale”, altro che accertamento degli indebiti o solo incontrollati arricchimenti, spesso in odore di evasione o elusione fiscale. Ma, a proposito, dove è finita la “riforma fiscale” o la sbandierata “equità contributiva”? Monti ne ha fatto argomento delle sue dichiarazioni al Parlamento ma poi, si vede, se n’è presto dimenticato. Questa è la vera urgenza della Nazione, non l’inasprimento della indiscriminata pressione fiscale che inesorabilmente porta alla recessione. 
Qualche accreditata agenzia d’informazione ha provocatoriamente rivolto una domanda ai propri utenti: è vero o no che l’illustre Prof. Monti percepisce mensilmente un cumulo di prebende, stipendi e compensi vari complessivamente ammontanti alla ….. “modesta” cifra di circa 72/mila euro mensili. E’ vero o no? Chissà se mai si potrà sapere come realmente stanno le cose, anche se l’interessato ha affermato d’essere, assieme al governo tutto, oltremodo “trasparente”. 
Sembra inverosimile che una anomalia del genere possa realmente esistere, ma se la notizia fosse confermata ecco spiegato il perché il nuovo Premier è del tutto indifferente all’ulteriore consistente balzo in avanti della pressione fiscale e del perché, per lui, sono fatti marginali il caro vita e i vari esosi balzelli cui, giorno dopo giorno, devono sottostare i comuni cittadini. 
Non sarebbe male, in coscienza, dipanare qualche mistero di casa nostra senza ricorrere al solito gioco del “nascondino”, molto praticato dalla casta dei super paperoni istituzionali e non. 

2/12 Luau 

 

 

 

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