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 Istituzioni e 
				Morale
 
 
 
				Un mio articolo, pubblicato sulla rivista 
				“Sicilia oggi”, alla fine degli anni ‘70, affrontava la 
				problematica della ‘morale’, con questo titolo:La morale… non si usa più.
 
 L’articolo partiva da lontano, faceva riferimento alle civiltà 
				estinte, nel passato dell’umanità, e focalizzava l’attenzione 
				del lettore sul fattore ricorrente, determinante nel processo di 
				disgregazione di ogni civiltà passata, ipotizzandone il 
				ripetersi nel futuro dell’uomo: “la disgregazione morale nei 
				costumi dei popoli”.
 Quando parlo di ‘morale’, non faccio riferimento alla ‘morale 
				corrente’, la quale altro non è che un ‘edulcorato’ della morale 
				fondamentale, a sua volta sempre invariata ed invariabile nel 
				tempo,poiché risiede nell’anima di ognuno di noi e si chiama 
				‘coscienza’.
 Essa rappresenta una luce che si accende dentro di noi ogni qual 
				volta stiamo per compiere un qualunque fatto moralmente 
				delittuoso, o contrario al ‘bene’, verso se stessi, ma ancor di 
				più verso gli altri; inoltre, allorquando non si intervenire per 
				impedire il compimento di un misfatto, non porgendo la mano 
				verso il ‘bisognoso’, o verso ‘il bisogno’, più in generale!
 Tutti fatti immorali che la nostra coscienza invariabilmente ci 
				segnala.
 Così più noi resistiamo ai segnali che ci porge la coscienza, e 
				più cadiamo nel baratro della insensibilità, dell’indifferenza, 
				della cattiveria, della ‘nullità’.
 In quell’articolo mettevo a nudo i lati negativi delle ‘centrali 
				nucleari’, che avrebbero costituito una grave minaccia alla 
				sopravvivenza del genere umano, direttamente ed indirettamente 
				(oggi posso definirmi “Cassandra”).
 Direttamente in quanto la produzione nucleare è una ‘bestia’ 
				difficile da controllare.
 Indirettamente, in quanto si sa...’da cosa, nasce cosa...’; e da 
				una cosa malvagia, non può che nascere una escalation di 
				malvagità delittuosa.
 Ne abbiamo avuto esempi rappresentativi con i disastri nucleari 
				di Cernobyl, 26 aprile 1986 ore 1:23:40 secondi; e Fukushima 
				Dai-chi 11 marzo 2011 ore 15:40.
 Ne abbiamo tutti i giorni, con le scorie nucleari che 
				continuano, e continueranno per secoli, a rappresentare una 
				serissima minaccia alla sopravvivenza dell’intero pianeta.
 Voglio essere provocatorio: ‘chissà se la conquista dello 
				spazio’ non sia propedeutica alle grandi potenze, per 
				‘esportare’ le scorie nucleari in altri pianeti? Tal da 
				inquinare l’abitat di tutto l’universo raggiungibile?
 Non crediate che l’uomo si sta impegnando nello spazio per mero 
				spirito d’avventura o di conoscenza.
 Nooo!, lo sta facendo per colonizzare, per sfruttarne le risorse 
				e i territori a vantaggio dei soliti capitalisti assetati di 
				potere economico.
 “Uè ‘guagliò’, statevi accuorti!” dicono i napoletani.
 L’articolo, a suo tempo suscitò la curiosità di un alto 
				dirigente Enel, sostenitore delle centrali nucleari, il quale mi 
				volle incontrare. Lo incontrai e gli spiegai i motivi della mia 
				avversione, e quanto fosse pericoloso ‘fare l’occhiolino’ al 
				nucleare.
 Lo lasciai con tanti dubbi, quanto erano le sue precedenti 
				certezze.
 Sicuramente, la mia goccia nell’oceano degli interessi legati al 
				nucleare, rappresentò quasi niente.
 Ma le idee non hanno confini, si allargano e si espandono alla 
				velocità di quella luce da cui nascono ed hanno origine.
 Sta di fatto che in Italia le centrali nucleari, sino ad oggi, 
				non sono mai nate; e si comincia a diffondere l’idea 
				dell’energia ‘pulita’.
 Il bene, alla fine prevale, sempre.
 Ed ora, arriviamo alle ‘istituzioni’.
 L’articolo dice ‘istituzioni e morale’, che potrebbe anche 
				esprimersi in ‘morale e istituzioni’. E si!, perché il lassismo 
				verso il quale sempre più sta scivolando la morale, è anche 
				frutto di quella lenta erosione delle basi fondanti su cui 
				poggia la morale: la famiglia, la scuola, l’università, la 
				sanità, la politica, la religione… e via, via, la lettura, la 
				metodologia, il tempo libero, la tecnologia, la produzione, il 
				lessico ecc..
 Citatemi, se possibile, una di queste cose che giorno per giorno 
				non subiscono contraccolpi irreparabili.
 Esaminiamo le prime, le più importanti nella formazione 
				dell’uomo.
 Partiamo da un presupposto fondamentale: il bambino alla sua 
				nascita è come un foglio bianco, un terreno vergine, i cui 
				frutti saranno determinati da quello che noi tutti, l’intero 
				universo, tutto ciò che lo avvolge e lo circonda, sarà in grado 
				di scriverci sopra, di seminarvi dentro.
 Quindi tutti gli esseri umani, tutto l’universo è il 
				responsabile del merito e del demerito che scaturirà da questa 
				nuova vita.
 Non è vero che l’animo umano nasce con tutte le tare di cui è 
				responsabile. È responsabile delle scelte che compie e che lo 
				distinguono.
 Ma inizialmente, alla cordicella di partenza, egli è l’ingenuità 
				impersonificata. Il suo essere vive e anela ‘amore’.
 Questa la grande potenza che alberga nell’animo umano.
 Questa la potenza, che tradita, genera reazioni inconsulte, 
				differenti in ciascuno di noi; sicuramente, grandi sofferenze.
 La famiglia, purtroppo, oggi più che mai, è una istituzione 
				traballante, dedita com’è alla rincorsa di bisogni e desideri 
				contrastanti, già all’interno di essa.
 Spirito di sopportazione … scarso, in molti casi scarsissimo.
 Senso di altruismo e rispetto … poco, spesso niente.
 Così la famiglia, anziché essere fonte d’amore e comprensione, 
				rinuncia al proprio compito e delega alle altre istituzioni, 
				l’educazione e la formazione della propria prole.
 Scaricando sulle spalle di queste altre un peso che non sono in 
				grado di sopportare; perché composte della stessa pasta, in 
				quanto formate, organizzate e dirette dagli stessi elementi 
				umani, di cui sopra.
 È una reazione a catena: il primo pilastro si appoggia sul 
				secondo, il quale traballa e cade sul terzo, e così via.
 Cosa possiamo fare? Svegliare le coscienze assopite, distratte 
				dai continui balocchi, di una società di consumi, eletti a 
				simbolo dell’esistenza, e che la soppiantano.
 Al punto tale che, ormai siamo disposti ad accettare atrocità 
				inaudite: violenze, cattiverie, nepotismo, ladrocinio, 
				indifferenza, egoismo, stupidi simbolismi, schifose pappette che 
				annientano il genuino, palesi falsità, imbrogli, mal costume, 
				cattivi esempi ecc., ecc., ecc.
 Tutte cose che sono campanellini d’allarme.
 La nostra, sta diventando una civiltà sempre più malata, 
				preludio dell’estinzione.
 Statevi accuorti guaglio!
 
 Catania 14 Settembre 2019
 
 
				flf
 
 
 
                  
                
 
                 
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