IDENTITA’ DEL DISAGIO GIOVANILE NEL MARCHIO DEL NICHILISMO, SPECCHIO DI UN MALE SOCIALE.
Incombe sulla nostra società una piaga invisibile che non lascia spazio alla creatività, denominata nichilismo.
Quali sono le influenze del nichilismo sulla condizione giovanile?
Aggirarsi di notte per i vicoli o per le piazze di una qualunque delle nostre città, equivale a ritrovarsi dinanzi agli occhi, come un replay impazzito, la medesima scena: mucchietti di giovani immersi nel vuoto di un gruppo che li aggrega nel trionfo dei
disvalori. Fermarsi a guardarli negli occhi, è come scoprire un nuovo mondo che tradisce solamente il buio che da essi aleggia, sintomatico del malessere giovanile, del loro disagio che incalza sempre più. È un malessere che ha un nome scuro come il buio, quel buio che hanno dentro e che è tipico della piaga del nichilismo che ne annebbia le menti, ne intristisce gli sguardi e ne penetra le anime come un fantasma oscuro. Se, poi, cerchi di porre loro qualche domanda, ti appare la realtà d’oggi in tutta la sua essenza, poiché tradiscono quella carenza di emotività che è tipica della maggior parte di essi. Incapaci di attribuire un’identità alla propria interiorità, ai propri sentimenti, perché non è possibile, in verità, denominare il nulla che li brandisce e che li spezza come fuscelli al vento. Quel nulla
che aleggia quasi invisibile ovunque nella nostra società che appare come un deserto di incomunicabilità. Vive e si diffonde un sentimento di tristezza che pervade impercettibile nella collettività, permeata da un forte senso di insicurezza e precarietà.
La famiglia non rappresenta più un sostegno, né un richiamo, la scuola non incuriosisce più, tutto ciò che rappresenta la norma, è un richiamo per sordi, incapace di infrangere quel muro di silenzio in cui è avvolta la depressione che la gioventù porta in sé, quella condizione che, con un nome metallico, Nietzsche chiamava “nichilismo”. Questa crisi non è sintomatica del singolo, ma è la condizione speculare, individuabile nel singolo, della crisi di cui soffre la nostra società.
Il nichilismo è quella concezione filosofica secondo la quale le cose vengono dal niente e nel niente fanno ritorno. I Greci credevano che le cose cadono nella loro vera essenza, nel nulla che, in forma di insormontabile barriera, impedisce alle cose di ritornare al mondo. Vi è un ritorno a queste credenze che genera quella esasperata sensazione di una diffusa mancanza di valori. Due secoli di Illuminismo ed il nostro secolo, che ha riposto una fiducia spropositata nella tecnologia, hanno condotto l’uomo all’incomprensibilità di se stesso. Il ricorso alla musica anestetizzante, una dose di droga per tentare di emozionarsi, il motore del denaro a lenire il dolore dell’assenza di valori e di inaridimento dei legami affettivi, non sono che palliativi che i nostri giovani sperimentano per circoscrivere il vuoto del deserto che li brandisce.
Non resta che domandarsi, dove si nasconde quel difetto sociale denominato nichilismo? La risposta sta nella constatazione che il problema è collettivo, quindi di natura culturale per cui sono mali comuni la mancanza di prospettive e di progettazione. Il compito della famiglia, prima agenzia educativa, della scuola, dello Stato è quello di operare a livello culturale, perché questo disagio non è la causa, ma, invece, la conseguenza di una distorsione culturale di cui maggior vittima è la gioventù, depauperata del sentimento e del pensiero. La presenza spirituale di un Dio salvifico pare non faccia più presa, la concezione illuminista di ragione serve solo ad un progresso tecnico, resta la convinzione della non facile risoluzione del problema, perché è difficile cancellare la convinzione di una vita priva di senso, dove ogni iniziativa si spegne ed ogni speranza è vana. Cresce così lo stato di demotivazione e si frantuma ogni energia vitale.
Individuate le cause, bisognerebbe trovare le soluzioni per ricercare la felicità che potrebbero fondarsi su processi di autostima per la costruzione di un’identità personale nella quale realizzarsi.
La riscoperta del valore della cultura greca, secondo lo studioso Umberto
Galimberti, con il sostegno educativo della famiglia e della scuola, porterebbe alla presa di coscienza, da parte dell’individuo, del proprio io in una scoperta curiosa, serena, felice per giungere a quel desiderio che è proprio dei giovani di crescere e di creare.
Il concetto educativo che vuole il ricorso a varie modalità di esistenza, può aiutarci a sostenere che i modelli di riferimento sono importanti nell’educazione giovanile per creare quel percorso imitativo che è alla base del processo di formazione di ogni individuo. Modalità di esistenza positive nelle quali riscontrarsi, delle quali innamorarsi per riappropriarsi del valore genuino, intrinseco in ognuno di noi, che ci identifica in esseri unici ed irripetibili e, proprio per questo, preziosi.
Investire sui giovani, significa favorire in loro il desiderio di puntare sugli altri, sulla crescita del mondo e stimolarne il bisogno di creare legami emotivi, sentimentali, sociali solidi che liberino dall’isolamento, generato dai modelli americani individualistici imperanti che stanno diffondendo tristemente la barbarie anche tra di noi.
Maria Luisa VANACORE
|