UNA
“CASTA” ALQUANTO DISCUSSA:
I GIORNALISTI.
Le
organizzazioni sindacali dei giornalisti, si sa, non disdegnano
di fare ricorso allo “stato di agitazione” o allo sciopero.
Le motivazioni, più o meno giustificabili, sono sempre le
stesse ed hanno, prevalentemente, finalità economiche e di
stabilità contrattuale. Mai nessuno, però, accenna alla
inderogabile esigenza di “riqualificare” professionalmente
una buona parte degli appartenenti alla categoria.
Stante che, almeno in teoria, la categoria dei giornalisti
dovrebbe assicurare agli utenti televisivi ed ai lettori della
carta stampata un soddisfacente e corretto e sufficiente livello
di “informazione”, sarebbe da evitare, infatti, ogni
pressappochismo, ogni imprecisione e ogni spirito di parte.
Ciò a prescindere dall’obbligo morale (singolo e
collettivo) di evitare di fare sistematicamente ricorso alla
strumentalizzazione (per mera finalità di
“audience”) dei delittuosi fattacci di cronaca nera, di
inverecondi spettacoli di spietata violenza o di attentati e
stragi, di morti bianche o di incidenti vari, che sicuramente
turbano la coscienza e la serenità psicologica dell’utente
televisivo e possono indurre taluni fragili soggetti a
comportamenti imitativi.
E’
un modo di fare del tutto scorretto e non è certo questa “la
professionalità” che i telespettatori e i lettori chiedono a
gran voce. Senza
dire del fatto che la vantata qualifica di “giornalista” è
talvolta abusata o è inopportunamente sbandierata ai quattro
venti (“lei non sa chi sono io”), spesso atteggiandosi e
pavoneggiandosi, con molta disinvoltura, a “superuomini”,
nella speranza, forse, di mimetizzare o sminuire talune
soggettive limitazioni o per suffragare palesi interessi di
“casta” ! |