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LA SCENEGGIATA DELLE ELEZIONI REGIONALI

Parte terza - Epilogo ben poco glorioso

Come volevasi dimostrare il “laboratorio” (o “banco di prova”) delle elezioni regionali in Sicilia s’è chiuso con un risultato parecchio preoccupante. Non tanto per i politici di professione o di recente acquisizione, non tanto per i partiti delle “divisioni” o delle turlupinature più o meno palesi, ma sicuramente per quella parte della Sicilia che ancora spera in un “ravvedimento operoso” dei suoi nuovi tiranni pseudo democratici.
Solo apparentemente e numericamente (ma non idealmente), è risultato vincente il minestrone del centro destra, un instabile agglomerato di nemici-amici d’ogni specie e razza, uniti solo dalla velleità utilitaristica di conquistare ad ogni costo le stanze dei bottoni di Palazzo dei Normanni. Tale conquista (frutto del 39.8% del 46,7% dei votanti, pari ad un 18,4% degli aventi diritto al voto), porterà a Sala d’Ercole la risicata quanto insicura e parecchio frazionata maggioranza di 36 “onorevolicchi” targati centro destra.
Il cavallo di Troia del maggioritario senza quorum (raffigurato dalla sbiadita figura dell’eroe di “Diventerà bellissima”, col suo scarso 6% pari all’effettivo 2,80% circa), sembra abbia funzionato a dovere e i giannizzeri forzisti, nordisti ed ex fascisti (con al seguito gli “impresentabili” di propria competenza, portatori di un consistente paniere di voti più o meno liberi) hanno ottenuto il “pass” per tornare ad insediarsi nel paludoso e infido mondo dell’asfissiante ed elefantiaca gestione burocratica della Regione. Potrebbe trattarsi di una autentica “vittoria di Pirro”. Checché ne dica il redivivo attempato Berlusconi.
Si presume che quanto prima la composita banda musicale “destrorsa” (36 componenti), venuta fuori dal “compromesso di Arcore”, farà udire le lancinanti stonature dei vari strumenti a ciascuno affidati. Chissà se il nuovo direttore d’orchestra sarà in grado di metterli in riga e armonizzarli. Chi vivrà vedrà.
Ha perso, di contro, l’autolesionista centro-sinistra, irrimediabilmente franato sulla pluriennale politica rottamatrice di Renzi al quale, dopo avere abbondantemente verificato che lo Stivale mal s’addice alla sua controversa verve di leader nazionale, in molti suggeriscono di lasciare, dignitosamente e responsabilmente, le stanze del Nazareno, magari tornando a sproloquiare, più o meno assennatamente, nel più ristretto ambito della sua Firenze.
Il rabberciato movimento grillino, come previsto, ha ottenuto un ragguardevole risultato raccogliendo - da solo - l’abbondante messe della concitata protesta tradottasi, in numeri, nel 34,7% del 46,7% dei votanti, pari al 16,1% circa degli aventi diritto. Ha ottenuto 20 seggi compreso quello riservato al secondo arrivato nella corsa alla presidenza. Manco a dirlo, però, è mancato all’appello l’altro 35% del 53% dei non votanti che, dimostratamente, non risultano essere stati attratti dalle bordate da avanspettacolo dell’arcinoto comico genovese e dal giro ciclistico isolano degli esponenti nazionali di punta del movimento. Quest'ultimo, in definitiva, è in gran parte alimentato dal raccogliticcio apporto di coloro che trovandosi, non per loro colpa evidentemente, nella infelice posizione di emarginati, disoccupati o ai limiti della sopravvivenza personale e familiare, hanno intravisto nelle “cinque stelle” una tenue speranza di salvezza, pur se fondata sul nulla ideologico e in assenza di concrete prospettive. Non trattasi, quindi, di un autentico "successo".
I non votanti, con l’accresciuta diserzione dalle urne, hanno peraltro dimostrato (smentendo anche uno dei violini di spalla di Musumeci & c., tale onnipresente Armao, candidato di Forza Italia alla vice presidenza) che permane la dimostrata scarsezza di autentici e consapevoli siciliani “indignati”, specie fra benestanti e borghesia conservatrice.
Il premio di consolazione è andato al raggruppamento di sinistra di Fava (circa il 6% del 46,7%, pari al 2,1% - 1 seggio) che speranzosamente annaspa per uscire fuori dalla cloaca del quadro politico complessivo. I vari Alfano (col suo AP ex CD al 4,6% circa e nessun seggio), Casini (UDC con la bella cifretta del 7% e 5 seggi), Sgarbi (ex Rinascimento, a rimorchio di Forza Italia), titolari delle più o meno blasonate e votate liste di sostegno (autentici porta acqua, in termini ciclistici), hanno visto tramontare definitivamente la loro aspirazione ad essere i primi della classe, pur sperando di ottenere almeno qualche fetta della succulenta torta di governo e sottogoverno.
Per finire, come facilmente prevedibile, l’unico movimento realmente sicilianista (Siciliani liberi) è stato letteralmente “tradito” (0,7% circa del famoso 46,7%,) dalla gran massa del cosiddetto “popolo siciliano”, forse mai esistito e certamente smemorato.
E’ quantomeno sconfortante constatare, a quest’ultimo proposito, come una notevolissima parte di siciliani sa portare avanti solo pettegolezzi da cortile, chiacchiere a vuoto, individualismi sciocchi e inconcludenti. Non rinuncia tuttavia a cincischiarsi in celebrazioni, riti e ricorrenze e a crogiolarsi nella speranza di un miracolo. Non riesce a comprendere, però, che sta scadendo il tempo di reagire. Preferisce vivere nell’omertà e subire passivamente soprusi, nefandezze amministrative nazionali e locali, ingiustizie sociali e fiscali. Preferisce vivere alla giornata - magari stentatamente - piuttosto che affrontare coraggiosamente i nuovi usurpatori e sfruttatori calati da ogni parte del nefasto mondo politico nazionale che, disinvoltamente, pretendono di dominare anche la scena regionale. Talvolta favorendo le cosche malavitose, i clan lobbistici, i ben poco odorosi ambienti finanziari, le organizzazioni sfacciatamente speculative della galassia industriale (anche multinazionale) specie in campo petrolifero e chimico.
Sembra essersi delineata una ulteriore “dominazione” fatta di abusi, di vessazioni, di trascuratezze istituzionali, di raggiri, di primati in negativo in campo economico produttivo, con riflessi debilitanti in materia di occupazione giovanile e di sostegno reddituale alle classi lavoratrici di livello medio-basso e alla sempre più consistente fascia popolare dei meno abbienti, prossimi alla povertà.
Una Sicilia ibernata fra i ghiacci della sua storia di terra oppressa e sfruttata.
L’odierna nebulosa tornata elettorale siciliana, riepilogando e concludendo, ha registrato solo un risultato certo, l’irreversibile SCONFITTA DELLA DEMOCRAZIA e, forse, della legalità istituzionale.
 

6 novembre 2017                                                                                                                   Luau

 

 

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