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 CAPODANNO “2021”

    Presentarsi all’ora zero del nuovo anno in assoluta solitudine, voluta e cercata non tanto a fronte dei diktat da “covid 19”, bensì per convinta scelta dello spirito assetato di pace e profondamente dedito al silenzio, potrebbe sembrare, quanto meno, una anomala decisione.   

    Tirarsi fuori dalla incorreggibile pochezza della pseudo “società civile”, ubriacata di sciocco consumismo, di vacua apparenza, di condizionante frenesia da smartphone, di deleterie ciance politiche, di soggettive, egocentriche e magari sciocche disquisizioni, e chi più ne ha più ne metta, può apparire come una incongruente sfida. Potrebbe essere vista come una sorta di donchisciottesco conflitto contro i “mulini a vento” degli odierni diffusi sistemi di vita. 

    Scansare, magari ricorrendo a qualche veniale menzogna, ogni alternativa godereccia, fatta di gozzoviglie gastronomiche,  di insulsi luoghi comuni, di talvolta ipocriti auguri, di montagne di pacchi regalo, di chiasso conviviale o di grida quasi isteriche di qualche partecipante fuori di testa, di incivili frastuoni e botti esterni, può sembrare una incongruente rinuncia alla pur indispensabile socialità.

    Dare da soli il benservito al triste e sconvolgente 2020, brindando speranzosamente, sempre da soli, al 2021, potrebbe essere scambiato per un atto annoverabile fra eventuali turbe di un deprecabile e controproducente isolazionismo.   

    In “beata solitudo”, nel silenzio dei propri vitali spazi casalinghi, viceversa, si può trovare una salutare pace interiore, un senso di intimo appagamento, un disiato equilibrio psichico.

    Non è detto che non si possa attendere da soli il fatidico passaggio di testimone da un anno all’altro, magari standosene silenziosamente assisi dirimpetto alla TV e accanto alla tavola apparecchiata con un po’ di insolita ricercatezza, da festa comandata.  Tavola ricca di inusuali pietanze, preparate con cura ed entusiasmo nel tardo pomeriggio, a base di lenticchia fumante, di saporitissimi “carciofi alla diavola”, rosolati ben bene al forno, di roseo salmone condito e cucinato a norma, di insalata di fresche verdure, di gustosa e un po’ piccante “provola di Floresta”, di soave uva fragrante.  Il tutto arricchito, “dulcis in fundo”, da un variegato assortimento di frutta secca e di innocui dolcini natalizi ripieni di pasta di mandorle, i tradizionali “cucciddati” della nonna.

     Niente panettoni ipocalorici e niente liquori ad alto tasso etilico, solo un parco assaggio di frizzantino spumante nostrano.

     Poi, alla fine, dopo una buona mezz’ora di caos televisivo misto a lontani schioppettii di inutili fuochi d’artificio, subito a letto, fra le accoglienti braccia di Morfeo.

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     Tuttavia, rispetto alla media delle normali levatacce mattutine, non è apparso meritevole di elogio appressarsi con notevole ritardo al primo mattino dell'atteso uno gennaio. Senza volere s’è pareggiata, in tal maniera, la lunga insonnia della notte fra il 30 e 31, dovuta forse alle ansie e allo stress doviziosamente regalatici dal defunto anno 2020.  Che la Provvidenza lo perdoni e lo si sotterri al più presto e ben bene, augurando che il suo nefasto lascito non produca, ancora per molto, sofferenze e lutti.  

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     Malgrado la dominante peculiarità festiva, non s’è potuto evitare, in ogni caso, di dedicare al nuovo giorno una buona parte delle ore mattutine.  Sdoppiandosi e quasi assumendo, come di consueto, le funzioni di “domestico tutto fare”, s’è reso necessario rassettare la casa, principalmente la cucina, dovendo predisporre, fra l’altro, il pur modesto pranzo, più o meno adeguato alla particolare ricorrenza.

      L’acqua bollente della pentola era già pronta ad accogliere una buona razione di fresca pasta di casa, quando, d’un tratto, un bruciante sussulto fece irruzione fra i pensieri del momento.  Era quasi passato nel dimenticatoio il proponimento di accendere la TV per godersi lo spettacolo dei due attesi quanto non ripetibili “concerti di capodanno”. 

 

      Il primo, di effigie alquanto nostrana e piuttosto giovane (anno di nascita 2004), trova annualmente la sua collocazione nella splendida cornice del Gran Teatro “La Fenice” di Venezia. Quest’anno, la direzione della pregevole orchestra sinfonica veneziana, è stata affidata al valente direttore d’orchestra inglese Daniel Harding.   In parallelo con alcuni brani di Mozart, Gounod e Offenbach, quelle degli italianissimi Verdi, Puccini, Mascagni, Donizetti - geni musicali d’altri tempi, manco lontanamente paragonabili alla maggioranza dei compositori contemporanei - hanno posto in gran risalto la profonda anima della estasiante musica classica cui, in uno alla valentia della affascinante soprano e del giovane tenore, ha fatto da degna cornice il superlativo coro.

      Le struggenti e malinconiche note di “va pensiero sull’ali dorate” e quelle gioiose e frizzanti di “beviam, beviam nei lieti calici”  hanno suscitato intense emozioni.  

 

     L’altro concerto, quello di Vienna, più tradizionale e blasonato - nato circa 80 anni addietro -  quasi mai è mancato all’appuntamento del primo giorno dell'anno. Maestosamente eseguito, come sempre, dalla famosissima Neujahrskonzert der Wiener Philharmoniker, ha offerto un superbo spettacolo facendo rivivere nella fascinosa e superlativa scenografia del Musikverein, “tempio dorato della musica”,  i fasti della antica Vienna imperiale.  

       Il conclamato concerto, ripreso - in diretta o in differita - in ogni parte del Mondo, si dice che abbia avuto oltre un miliardo di ascoltatori.  Il fantasmagorico “mosaico” degli applausi virtuali, provenienti da ogni pur remoto angolo del Pianeta, mediante i collegamenti video, ha rappresentato la meritata ricompensa per la mancata presenza in sala del consueto acclamante pubblico.

       Quest’anno, per la sesta volta, è stato chiamato a dirigere l’orchestra l’insigne Maestro Riccardo Muti che per tutta la durata del concerto (oltre due ore) ha profuso, in maniera superlativa, comprovate doti di impareggiabile guida di affermati complessi filarmonici, il cui organico supera, spesso di parecchio, il centinaio di componenti. Non è fuor di luogo aggiungere che stavolta ha superato se stesso.  

       Oltre alle celestiali e mai dimenticate musiche dell’impareggiabile compositore Johann Strauss, Muti ha inserito fra le melodie brillantemente interpretate, ben sette “prime assolute” di autori pressoché coevi della feconda dinastia musicale degli Strauss, padre, fratello, figli e nipoti.  Polke, valzer, galop veneziano, marce, si sono susseguiti in un crescendo d’entusiastico concatenarsi di musica immortale. La maestria di Muti e le sue toccanti parole di augurio, miste ad una pur lieve rimostranza nei confronti del mondo esterno, civile, politico e istituzionale ( …“non possiamo abolire la cultura, la musica, il teatro, anche in una situazione estrema come questa" …), hanno conferito uno straordinario significato al Concerto di Vienna 2021.    

       Sono state, nel complesso, più di tre ore di autentico intimo e appagante godimento.

Come se, in quel lasso di tempo, si fossero dischiuse le porte del Paradiso.

Come se le brutture del periodo che si sta attraversando fossero per un momento scomparse.

Come se per controbattere la solitudine, pur se non paventata, fosse insperatamente sopraggiunta la Musa della musica che, in un intenso avvicendarsi di celestiali motivi, ha ridato coraggio, benessere, serenità, fiducia. 

 

       Un solo triste pensiero ha offuscato il complessivo stato di grazia del momento: il ricordo di tempi ormai lontani e irrecuperabili, quando era oltremodo gioioso poter condividere con la persona del cuore ogni momento di felicità dell'anima, ogni entusiastico slancio di apprezzamento delle tante struggenti melodie che i geni della musica ci hanno tanto generosamente donato.  

       Un vibrante e perdurante stato d’animo che ebbe ad ispirare, nel remoto anno 1973,  la poesia che segue: 

 

Diletta musica,

quando l’ amor trionfa o il dolor tace,

verso la gioia l’anima conduci

e lo spirito ad elevarsi induci. 

 

Musica,

nettare divino,

d’amorosi retaggi vestale,

di teneri sentimenti natale.

 

La mente rassereni,

il dolor lenisci,

serenità e letizia elargisci.

 

Alcun orizzonte ti frena

e anche in luoghi lontani

giunger sai,

indenne.

 

Verso vette immacolate,

voli,

in spazi tersi e infiniti,

melodie celestiali avvii.

 

E a Te,

anima gentil

che “Musica immortal” mi donasti,

recar vorrei,

in dono,

d’infinita giovinezza

l’elisir fatato!

 

 1 gennaio 2021    

                                                                                   A.Lucchese

 




 

 


 

 

    Ass. Socio-Cult. «ETHOS - VIAGRANDE»  
Presidente Augusto Lucchese
  e-mail: augustolucchese@virgilio.it