Riflessioni…apocalittiche di un insonne di buon senso
di Pino Ferrante
Questa notte ho riflettuto sull’universo e, come mi accade
sovente, mi sono posto il dilemma se per ciascuno di noi e per
ciascun essere vivente del mondo vegetale e animale ci sia una
sorta di apocalisse. Mi è stato facile risolvere il problema per
quanto riguarda l’uomo e la sua transitoria presenza sulla
terra. Ma poi ho esteso a tutti gli esseri viventi e ai corpi
celesti lo stesso destino, da me considerato come
evento“definitivo”. L’universo uomo è la somma dei singoli
universi cellulari di cui è fatto. Nello stesso modo occorre
considerare come la loro “singola”apocalisse abbia segni e tempi
biologici assai diversi. Basta a tal uopo pensare alle cellule
del nostro corpo che in milioni nascono e muoiono in un battere
di ciglia. Il relativismo ci consente di disegnare per ciascuno
universo, micro e macro, un suo tempo ineguale a quello degli
altri esseri, come ci suggerisce Einstein. Tra tutti, però,
esiste un rapporto di connessione, di dipendenza e di gerarchia,
che consente, ad esempio, al corpo dell’uomo di vivere fino a
quando sussiste una sorta di equilibrio biologico. L’universo
infinito fatto di costellazioni, di stelle e di pianeti include
ed è la somma di tutti gli universi piccoli e grandi. La terra
vive perché il sole con i suoi raggi le conferisce calore. Può
esserci una rottura di questo rapporto, causa efficiente di
morte del pianeta e dei suoi esseri. L’interconnessione
impedisce che possa esserci una sorta di singolare sovranità
illimitata in capo a ciascun universo. L’uomo, che ha compreso
questo paradigma, è il principale “universo” idoneo ad incidere
e condizionare con le sue decisioni il mantenimento o la rottura
dell’equilibrio. Se, ad esempio, si continua a far scempio della
natura il tempo di sopravvivenza del pianeta progressivamente si
riduce. Queste riflessioni possono essere tacciate di banalità,
ma vanno egualmente proposte, perché l’uomo facilmente
dimentica. La morte può verificarsi per cause esogene. In questo
caso non vi sono possibili rimedi. Basta pensare allo scontro
del nostro pianeta con altri corpi celesti o al colpo di fucile.
Al contrario la morte può derivare da cause endogene di cui
l’uomo
è responsabile per le sue scelte sciagurate e suicide.
L’universo uomo ha la possibilità di allontanare l’apocalisse,
seppure non possa in alcun modo escluderla. Come già detto egli
non è sovrano ma interdipendente. Chi può e ha il diritto di
indicare i possibili rimedi?
E’ la scienza, l’unica ancora cui l’uomo può e deve aggrapparsi
per evitare o ritardare il suo naufragio e quello del pianeta.
La prevenzione dei fenomeni negativi spetta alla ricerca
scientifica, i cui dettami debbono trovare immediata
applicazione da quella parte politica seria e responsabile,
schierata senza riserve contro le paure, i pregiudizi,
l’ignoranza egli egoismi. In questa attuale pandemia la
prevenzione si realizza attraverso la generale e obbligatoria
vaccinazione; analogo criterio occorre applicare per la difesa
della natura, necessaria ad impedire il progressivo effetto
serra e il surriscaldamento della terra. E’ un imperativo
categorico salvare o tentare di salvare la vita dell’uomo e del
pianeta. Chi ancora si attarda in suggestive tesi, spesso vicine
alla paranoia, omette di curare gli interessi e i diritti suoi
personali e, soprattutto, quelli della comunità in cui vive.
L’ordinamento giuridico consente i trattamenti obbligatori e la
sospensione del diritto di libertà a tutela dei superiori
interessi e diritti della collettività. La libertà kantiana è
tutela del bene comune e si ferma avanti ad una concettuale
interpretazione scorretta, illiberale e anarcoide.
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