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Ricorre oggi il 20° anniversario della scomparsa dell'insigne giornalista INDRO MONTANELLI e anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ritenuto opportuno ricordare accoratamente la ricorrenza .
Quanto appresso rassegnato non vuole menomamente intaccare o contestare la sua bravura e la sua versatilità di pubblicista, di maestro del giornalismo, di cronista. Nell’anniversario della sua dipartita ognuno è libero di ricordarlo e giudicarlo come meglio ritiene, nell'assoluto rispetto della memoria di un sì valente giornalista. Pur condividendo le molte positive motivazioni che lo riguardano, sembra anche giusto, tuttavia, puntualizzare un paio di circostanze in cui il "grande" Montanelli non è stato meritevole della sua fama.

22 luglio 2021                                                                                         LuAu

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14 GIUGNO 2020

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RIFACENDOMI ALLA NOTIZIA AMPIAMENTE RIPORTATA DALLA STAMPA E DALLA TELEVISIONE CIRCA L’OLTRAGGIOSO GESTO IN DANNO DELLA STATUA DEL FAMOSO GIORNALISTA INDRO MONTANELLI - INSANO GESTO COMPIUTO DA ANONIMI CONTESTATORI IN MANIERA DEL TUTTO INCIVILE E BARBARO. SEMBRA OPPORTUNO, TUTTAVIA, RIORDINARE UN PO’ LE IDEE, SIA PER QUANTO RIGUARDA l’ESECRABILE E INSENSATO MODO DI ESTERNARE L’ OPPOSIZIONE AD OGNI FORMA DI RAZZISMO (PASSATO, PRESENTE E FUTURO) - DA QUALSIVOGLIA PARTE PROVENIENTE - E SIA PER QUANTO CONCERNE LE VERITA’ STORICHE RIGUARDANTI TALUNI ILLUSTRI PERSONAGGI, PIU’ O MENO MERITEVOLI DI ESSERE MONUMENTALMENTE IMMORTALATI.
A PRESCINDERE DALLA INCONTROVERTIBILE CONDANNA DELL’ABOMINEVOLE GESTO SOPRA CITATO, E’ BENE PRECISARE, TUTTAVIA, CHE GRANDE E’ LA RESPONSABILITA’ DI CHI AUTORIZZA - PER SEMPLICE DISINFORMAZIONE, PER FORMALISTICHE MOTIVAZIONI, PER SOLIDARIETA’ DI CASTA, L’APPRONTAMENTO DI MONUMENTI, TARGHE, INTITOLAZIONI DI PIAZZE E STRADE, IN MEMORIA DI CONTROVERSI UOMINI PUBBLICI SU CUI, NEL BENE E NEL MALE, CONVERREBBE INVECE STENDERE UN VELO DI OBIETTIVO E IMPARZIALE GIUDIZIO. NEL CASO DI MONTANELLI OGNUNO E’ LIBERO DI PENSARLA COME VUOLE, PURCHE’ CI SI ATTENGA A GIUDIZI CHE PONGANO SUL PIATTO DELLA BILANCIA, NON SOLO LE ELEVATE QUALITA’ INTELLETTUALI, PROFESSIONALI E GIORNALISTICHE DEL DISCUSSO PERSONAGGIO, MA I LATI CARATTERIALI DELLA SUA NON SEMPRE CONDIVISIBILE E ACCETTABILE PERSONALITA’. PREGI E DIFETTI AMPIAMENTE POSTI IN LUCE DALLA CRONACA DEI SUOI TRASCORSI, FRA STORIA, CRONACA, PARTECIPAZIONE ALLA VITA CULTURALE E INTELLETTUALE.

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(si riporta, all’uopo, il testo riguardante un paio di eclatanti episodi che lo riguardano)


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22 luglio 2015 /

e-mail di Mario Guzzardi:
“ Oggi ricorre il 14° anniversario della scomparsa del grande Indro. Ho quindi pensato di allegarvene una breve biografia, scritta nel 2006, dopo averne ritoccato qualche aspetto formale.
Buona lettura, Mario G.”


Risposta: Carissimo Mario, ho letto con attenzione i cenni biografici riguardanti Indro Montanelli. Poi magari ne parleremo più approfonditamente di presenza. Frattanto, volendo, dedica qualche minuto a leggere l'allegato. Salutissimi. Augusto

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1 -  Un commento …. su Montanelli
     
Stralcio di pag.142 del testo …..
......“Personaggi controversi delle due guerre mondiali – Maresciallo d’Italia PIETRO BADOGLIO” ......… di Augusto Lucchese


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….“Qualcuno, magari chiamando in causa non pertinenti fattori d’ordine logistico e tempistico, ha tentato d’imbastire - forse per spirito di personale solidarietà o in forza d’antichi rapporti di subordinazione, una qualche avventata giustificazione circa la “scomparsa” di Badoglio dalla linea del fronte.
Indro Montanelli, ad esempio, ha provato a sostenere (“Corriere della Sera” del 13 dicembre 1997, integralmente riportato in appendice) che Badoglio “aveva abbandonato il posto prima dell’attacco per recarsi a rapporto da Capello”. Ciò è assolutamente inesatto e forviante. E’ infatti ampiamente dimostrato che, nella notte fra il 23 e 24 ottobre, il Gen.le Capello, rientrato d’urgenza dall’ospedale di Padova (ove era stato ricoverato il 20 ottobre, per il riacutizzarsi della sua uremia) e ancora febbricitante, si trovava a Cormons, sede del Comando d’Armata. Era ben lontano, quindi, da Kosi, ove Badoglio s’era rifugiato, presumibilmente nel pomeriggio del 23, prima che rimanesse “completamente isolato” sino alla tarda serata del fatidico 24, giorno in cui ebbe inizio l’offensiva austro tedesca. Del resto, basta sbirciare la cartina topografica della zona (all.2) per rendersi conto che, data la distanza, nessun incontro sarebbe potuto avvenire nelle poche ore del pomeriggio del 23. Non risulta, infatti, che sia avvenuto. E’ bene ribadire, anzi, che proprio il Comando d’Armata, non sapendo ove Badoglio si trovasse, aveva inviato un Ufficiale a cercarlo. Montanelli seguita nell’incongrua “difesa” di Badoglio doviziandoci di notizie infondate nella misura in cui asserisce che “fece il possibile per tornare al suo comando ma fu travolto dall’ondata dei fuggiaschi”. Mamma mia che fantasiosa balordaggine! Pur non avendo la presunzione d’annoverare cotanto superlativo “giornalista” fra la massa degli sprovveduti, dei disinformati o degli ignoranti, basta ricordare, per smentirlo, che i reparti di prima linea (particolarmente l’eroica 19° divisione del Gen.le Villani e la Brigata “Puglie”), malgrado falcidiati dal fuoco nemico, rimasti isolati e privi delle direttive che sarebbero dovute giungere da Badoglio, tennero il fronte sino al pomeriggio del 25 ottobre. La “rotta” si verificò nei giorni successivi. Il giorno 24, quindi, alcuna “ondata di fuggiaschi” avrebbe potuto “travolgere” l’introvabile Badoglio che, sin dalle prime luci del mattino “vagava come un automa per sentieri e strade secondarie” non riuscendo a prendere contatto ne con i reparti da lui dipendenti ne col Comando d’Armata. Falsificare gli avvenimenti non è consentito a nessuno, tanto meno ad un giornalista dell’elevato taglio di Montanelli, specie quando trattasi di fatti incontestabili e chiaramente esposti nella “relazione ufficiale” dello Stato Maggiore dell’Esercito. Montanelli, oltretutto, ha trascurato di prendere in considerazione, forse scientemente, il fatto che la “scomparsa” di Badoglio dalla zona del fronte, appare parecchio incomprensibile poiché lo stesso era a conoscenza del luogo e dell’ora in cui sarebbe scattata l’offensiva austro-tedesca. Montanelli, alla fine, nella sua spontanea qualità di “avvocato d’ufficio”, non ha certo reso un buon servigio al suo assistito. "
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 2 -                    La “schiava eritrea” di Montanelli
Durante la campagna militare per la conquista dell’Impero, Montanelli comandò una compagnia di Ascari eritrei (XX Battaglione Eritreo) - Panorama, Milano, 1936, pag. 226 - e per un certo tempo fu al seguito di Badoglio del quale fu un solerte recensore e poi … un “volontario” difensore.
Per soddisfare le proprie (pedofile?) esigenze maschili, Montanelli comprò una ragazza eritrea di 12 anni, versando al padre la pattuita somma di 500 lire. La ragazzina “schiava” lo accompagnò durante l’intero corso della sua permanenza in Africa, per come lui stesso dichiara e ammette nella intervista di Enzo Biagi del 1982 (riportata su “RT- era ieri” di RAI Tre – ore 23,45 del 23 ottobre 2008).
Circa la sua esperienza africana, pubblicò una esauriente “memoria” su “Civiltà Fascista” (gennaio 1936 – n°3) denominata "Dentro la guerra". Nel contesto della stessa scrive testualmente:
« Non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Coi negri non si fraternizza. Non si può, non si deve. Almeno finché non si sia data loro una civiltà. »
Il discorso potrebbe allungarsi di parecchio e porterebbe ben lontano, …… nei meandri dei reiterati e alquanto opportunistici cambi di bandiera.
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Qualcuno ha scritto che quell’episodio (del quale Montanelli spavaldamente si vantava nel raccontarlo come una cosa “normale”) “getta una pesante ombra sulla memoria del giornalista, ma al tempo stesso permette di fare luce su pagine oscure della nostra storia, che vanno ben oltre quella compravendita di una bambina dodicenne troppo giovane per fare da moglie a chicchessia”.
Oltretutto aveva infranto la legge stante che il Regio Decreto 740 del 19 aprile 1937 – “Sanzioni per rapporti tra cittadini e sudditi“, recitava chiaramente che “il cittadino italiano che nel territorio del Regno o delle Colonie tiene relazione d’indole coniugale con persona suddita dell’Africa Orientale Italiana o straniera appartenente a popolazione che abbia tradizioni, costumi e concetti giuridici e sociali analoghi a quelli dei sudditi dell’Africa Orientale Italiana è punito con la reclusione da uno a cinque anni“.
Per lui – reo confesso – tale legge non venne ne invocata da un qualsivoglia “procuratore del Re”, ne applicata a posteriori …. per correttezza morale. L’Italia è quella di sempre.
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Augusto Lucchese
. 22 luglio 2015






 

 


 

 

    Ass. Socio-Cult. «ETHOS - VIAGRANDE»  
Presidente Augusto Lucchese
  e-mail: augustolucchese@virgilio.it