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                                                                                15 giugno 2016

           LETTERA APERTA PER IL PRESIDENTE RENZI

Il 13 corrente è stata pubblicata una mia nota con lo stesso titolo la quale, dopo avere sottolineato i difficili rapporti all'interno del P.D. così concludeva “ Con altra nota cercherò di sottolineare altri aspetti, che riguardano il programma del Governo, che potranno negativamente influenzare gli elettori in occasione del previsto referendum.”
Il titolo apparso recentemente su un giornale “RENZI ALL'EUROPA:
MENO AUSTERITY O CROLLA TUTTO” mi ha convinto di esaminare per prima il problema direttamente collegato a questo titolo.
Questo problema si chiama DEBITO PUBBLICO
Dopo la caduta del Governo Berlusconi il Presidente Monti si pose subito il problema della riduzione della spesa pubblica, nominando Enrico Bondi Commissario straordinario per la razionalizzazione della spesa.
Si parlò per la prima volta di “spending review”, ma una mia nota pubblicata su diversi giornali on line il 3 luglio 2012, riportata nel mio libro “ Cronaca e riflessioni sulla politica italiana”, anticipava che “ la montagna partorirà il topolino”.
Infatti vennero elencate le spese che potevano e dovevano essere ridotte, ma l'ibrida maggioranza che sosteneva il Governo Monti non riuscì a trovare un' intesa per poterne effettuare almeno una parte.
Nel novembre del 2013 il Presidente Letta nominò un secondo Commissario nella persona del dr. Carlo Cottarelli il quale propose la riduzione delle spese delle pubbliche amministrazioni e delle società direttamente o indirettamente controllate da amministrazioni pubbliche.
Dopo un anno il dr.Cottarelli, agevolato da Renzi, lasciò il suo incarico senza che delle sue proposte il governo ne avesse tenuto conto.
In quella occasione il dr.Cottarelli dichiarò “ mentre cercavo di tagliare le spese, passavano misure che aumentavano le uscite”.
La diminuzione del debito poteva benissimo essere fatta con l' alienazione dell'immenso patrimonio immobiliare, allora valutato oltre 500/milioni di euro, che gli scandali di Roma e di molte altre città hanno fatto conoscere il modo come questo patrimonio viene amministrato.
Operazione che avrebbe potuto determinare la riduzione del 25% del debito pubblico, rientrando ampiamente entro quei parametri che continuamente chiediamo di potere non rispettare.
Inoltre la riduzione del debito avrebbe potuto far realizzare tutte le promesse di riduzione delle imposte e di rilancio della nostra economia

Con due mie note dell'8 e dell' 11 novembre , sempre pubblicate su giornali on line, inserite nel mio libro , avevo inoltre descritto la penosa gestione ed i costi delle numerose aziende municipalizzate e delle società partecipate che da decenni bruciano miliardi di euro.
Avere sottovalutato il controllo del debito pubblico, che dalla fine del Governo Berlusconi ad oggi è aumentato di circa 200/milioni di euro,continua a costringerci a richiedere all'Europa di poter derogare da quelle norme concordemente stabilite.
Un secondo punto da considerare, perchè certamente sarà portato alla attenzione degli elettori, è la legge elettorale.
Legge elettorale presenta numerosi aspetti di incostituzionalità sia per quanto concerne il “premio”, che per la possibilità di “nominare” e non eleggere più parlamentari di quanti ne riuscì a portare a Montecitorio il tanto condannato “porcellum”.
Nel 1963 la riforma elettorale proposta dalla D.C., che prevedeva un premio alla coalizione che avesse ottenuto il 50% più uno dei voti, venne denominata legge truffa; oggi l'italicum riconosce il premio di maggioranza al partito che otterrà il maggior numero di voti.
Gli elettori che saranno chiamati a valutare le riforme costituzionali approvate dal Parlamento, troveranno molto stucchevole seguire i dibattiti che spazieranno su tanti problemi che molti considereranno più importanti dei temi referendari.
Sorvoliamo su tanti altri problemi, ma non possiamo non rilevare il grosso errore commesso dal Presidente Renzi nell'aver considerato un atto del Governo le riforme costituzionali e legare le sorte del suo Governo al risultato del referendum.
Tanto è bastato per compattare tutta l'opposizione e gran parte delle minoranza del suo partito.
Un risultato negativo, infatti, potrà farlo fuori sia dal governo che dal partito con la stessa facilità con la quale ha conquistato le due cariche.

Angiolo Alerci

 


 

 

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