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IO E MATTEO RENZI
 

Da vecchio democristiano ho seguito con particolare interesse l’ascesa politica di Renzi ex democristiano, figlio di un ex democristiano che era stato Assessore al Comune di Firenze, quando Sindaco della città era l’indimenticabile Giorgio La Pira.
A imitare Giorgio La Pira il giovane Matteo cercava di ispirare la propria azione politica, come lo documenta la sua tesi di laurea in giurisprudenza che aveva il seguente titolo: “Amministrazione e cultura politica: Giorgio La Pira Sindaco del Comune di Firenze 1951-1956.
Un giudizio molto positivo venne dato dai fiorentini alla sua Presidenza della provincia (2004/2009) che successivamente lo elessero sindaco della città (2009-2014).
Nel 2013 vinse le primarie per la elezione del Segretario del P.D. e successivamente il 14 febbraio 2014 ricevette l’incarico, da non parlamentare, di formare un nuovo Governo.
Questo escursus realizzato in un breve tempo, con l’impensabile risultato elettorale realizzato in occasione delle elezioni europee con il PD al 40%, modificò completamente il suo rapporto con la realtà, mettendo a nudo il suo carattere e la sua immaturità.
Perché io e Matteo Renzi?
In una mia nota del 15 febbraio 2014 (Pag.147 del 1° volume di “Cronaca e riflessioni sulla politica italiana”) nel sottolineare e valutare la sua affermazione di “Enrico stai sereno,non voglio prendere il tuo posto”, proprio alla vigilia della sua autocandidatura, compresi che 39 anni erano veramente pochi per potere assolvere quel compito che richiede equilibrio e serietà.
Inoltre:
“Al momento del conferimento dell’incarico d formare il nuovo governo, Renzi dia una regolata alla sua irruenza che, se da una parte è stata determinante per vincere le primarie, potrebbe essere determinante per una brevissima durata del suo mandato”.
Il 23 febbraio 2014 (pag,153) criticai la formazione del suo 1° governo con questa nota: “Su sedici ministri ben dodici si possono considerare “condomini” del Premier”.
Il 3 marzo 2015 (pagg.243/244) dal titolo “Matteo Renzi ex D,.C, scrivevo:” Forse Renzi voleva dimostrare di non essere stato contagiato dai molti discutibili comportamenti della D.C. di allora, ma dagli insegnamenti del mitico Sindaco di Firenze Giorgio La Pira, siciliano, che aveva amministrato la città quasi interrottamente per tre volte tra il 1951 al 1964.
Ma è possibile, invece, che Matteo Renzi avendo forse il DNA simile a quello del suo conterraneo Amintore Fanfani sia rimasto contagiato più da Fanfani che da La Pira. Amintore Fanfani, dotato di un carattere schietto, divenne in pochi anni uno dei dirigenti politici più apprezzati all’estero, ma meno stimati nel paese e, addirittura, avversato e odiato nel suo stesso partito.
Il 25 marzo 2015 in una mia nota (pag. 256/257) dal titolo “La continua involuzione di Renzi” scrivevo: “Avere fatto presente alle Camere l’urgenza di sottoporre all’esame ed all’approvazione determinate leggi, può anche essere una prerogativa del Capo del Governo, ma il tono arrogante con il quale ha posto e continua a porre queste esigenze, fissando anche il giorno, l’ora e i minuti in cui le sue proposte dovranno essere approvate, mi sembra un po’ esagerato.
Era il periodo in cui con la sua espressione “Fassina chi?”, usata nei confronti di un uomo di governo e membro della direzione del partito, lasciò molti perplessi e segnò l’inizio di quella radicalizzazione dei rapporti interni, causa prima di quanto successivamente accaduto.
Il 18 aprile 2016 commentando il risultato negativo del referendum relativo alla razionalizzazione della ricerca degli idrocarburi anticipavo “che l’intera opposizione internalancia la minaccia di una più attenta coalizione per bocciare il referendum che si terrà nel prossimo autunno”.
Il 12 maggio 2016 con il titolo “Ancora sul referendum” (pag 55,56 e 57 del 2° volume) scrivevo: “Le dichiarazioni in sede di voto della Bindi e di Civati per l’approvazione della legge elettorale da parte della Camera dei Deputati, l’assenza di Cuperlo e Letta al momento della votazione, le pesanti dichiarazioni di Bersani.,D’Alema e della Finocchiaro con le quali annunciavano di aspettare Renzi al varco del voto del Senato, rappresentavano una vera dichiarazione di guerra.
Guerra combattuta apertamente con la costituzione di appositi comitati da parte di D’Alema &.c per votare NO al referendum sulle riforme costituzionali,approvate dal partito e proposte dal governo.
La sufficienza, o meglio la malizia, con la quale Renzi valutò il comportamento di questo gruppo, l’arroganza nell’avere imposto in un solo unico articolo le numerose proposte sottoposte a referendum, il suo errore nell’averle considerate come atti del suo governo, la cui vita legò al favorevole esito referendario, consolidò l’opposizione politica, con un notevole apporto di quella interna, bene organizzata, del suo partito.
Il risultato fu ben chiaro e creò le condizioni per la fine del suo governo.
Con una mia nota cercai di consolarlo ricordandogli che anche De Gasperi e Fanfani furono costretti a dimettersi, per l’infelice esito dei referendum la loro proposti.
De Gasperi per la riforma della legge elettorale del 1953 e Fanfani per il divorzio del 1974.
A Renzi avevo suggerito di non coltivare un pensiero di rivincita e rivivere tutti gli errori commessi, suggerimento non ascoltato.
Lo scorso anno ho raccontato la sua vita politica, in modo cronologico con molte delle mie note pubblicate, inserite nel mio libro “Le vite parallele di Berlusconi e Renzi”.
Giorni fa una ho pubblicato una nota dal titolo “Solo le rette parallele non s’incontrano mai” valutando il recente comportamento di Renzi che, non tenendo conto che la legge ZAN è stata approvata dalla Camera con il voto di Italia Viva, in vista dell’approvazione da parte del Senato ha modificato il suo comportamento avvicinandosi alle posizioni di Salvini e guardando Berlusconi, memore del buon rapporto avuto con il famoso patto del “Nazareno”.
Questa la nota di chiusura del mio libro “Le vite parallele di Berlusconi e Renzi”, pubblicato esattamente un anno fa: “Il comportamento di Berlusconi, non più condiviso da Salvini e dalla Meloni, quello di Renzi contrario alla line di apertura a sinistra di Zingaretti, potrebbero segnare la nascita del Nazareno due (pag.105).
Preferisco affidare a una vecchia mail di Renzi quello è stato il mio comportamento
nei suoi riguardi:
25 giugno 2015 -23,14
Da Matteo Renzi (matteo@governo.it)
A angalerci@virgilio.it
Gentile Angiolo,
La ringrazio per le sue mail, per le sue proposte e per le sue critiche.
Le ho lette molto volentieri.
A volte, come vede, rispondo con un po’ di ritardo ma tengo molto ad avere un contatto diretto con i cittadini attraverso questa casella di posta elettronica
Mi scriva quando vuole.
Un saluto
Matteo Renzi.
 

Angiolo alerci

8 luglio 2021

 


 

 

    Ass. Socio-Cult. «ETHOS - VIAGRANDE»  
Presidente Augusto Lucchese
  e-mail: augustolucchese@virgilio.it