26/01/2015
"Internet è destinato a scomparire".
Tale affermazione,
detta dal numero UNO di Google e per di più davanti alla platea
del World Economic Forum di Davos in Svizzera, assomiglia
parecchio ad una provocazione dialettica.
Eric Schmidt precisa subito che la "scomparsa" in questione si
sostanzierà più che altro in un diverso rapporto con la rete, la
quale troverà un nuovo spazio, meno intrusivo, per essere
presente tutto intorno a noi.
LA RETE COME PRESENZA FISSA - "Saremo circondati da così tanti
sensori e accessori connessi alla Rete, che pur essendo ovunque
sarà sempre più difficile rendersene conto", ha specificato
Schmidt.
Immaginiamo una stanza della nostra casa in cui tutti gli
oggetti tecnologici siano collegati alla Rete: “diventeranno una
presenza normale, interagire con loro un’abitudine quotidiana”,
ammette il presidente esecutivo di Google.
"E così Internet, pur passando in secondo piano, permetterà di
far emergere un mondo altamente personalizzato, altamente
interattivo e decisamente interessante". Una "sparizione" che è
dunque in realtà una vera e propria "metabolizzazione" del web.
IL FUTURO - Sempre in occasione del WEF, altre considerazioni
hanno cercato di analizzare il futuro della Rete. Sheryl
Sandberg, Direttore Operativo di Facebook, ha fatto notare che
il web attuale è ancora la punta di un iceberg destinato a
diventare sempre più grande: "Al giorno d’oggi solo il 40% della
popolazione mondiale ha accesso a Internet. Immaginiamoci quanto
potrebbero cambiare le cose quando la percentuale salirà al 50 o
al 60 per cento."
RETE ED ECONOMIA - Trattandosi di un Forum economico, anche il
problema del lavoro è stato preso in considerazione, analizzando
la nuova rivoluzione tecnologica che sta vivendo il mercato.
“Tutti sono preoccupati per i posti di lavoro, ma semplicemente
perché la trasformazione sta avvenendo a una velocità che non si
è mai vista prima“, ha ammesso la Sandberg. “Però non dobbiamo
dimenticare che la tecnologia non crea solo posti di lavoro
tecnologici.“
Una statistica, citata da Eric Schmidt, infatti, mostra che per
ogni posto di lavoro “tecnologico” si vengono a creare altri 5/7
posti di lavoro in altre aree economiche.
La statistica non parla in realtà dei posti di lavoro (e delle
tipologie) che invece la rete ha sostanzialmente soffocato;
forse è davvero un mercato alla cui velocità non siamo abituati
e per tirare le somme occorrerà attendere.
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