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				8 luglio 2017
 
				RENZI IERI 
				E OGGI
 
				Il 3 maggio 2015 in una mia nota dal titolo “RENZI EX D.C.” 
				pubblicata su giornali on line, inserita alla pag. 243 del mio 
				primo volume di “ Cronaca e riflessioni sulla poliica italiana” 
				scrivevo:
 “Ma è possibile Matteo Renzi, avendo forse il DNA simile a 
				quello del suo importante conterraneo Amintore Fanfani, sia 
				rimasto contagiato più di Fanfani che da La Pira ( il nome di La 
				Pira era stato inserito dal momento che il padre di Renzi era 
				stato un assessore di giunte presiedute dal grande Giorgio La 
				Pira). Amintore Fanfani, dotato di un carattere schietto, 
				divenne in pochi anni uno dei dirigenti più apprezzati 
				all’estero, ma meno stimato nel paese e, addirittura, avversato 
				ed odiato nel suo stesso partito. Del tipico dirigente D,C, 
				aveva poco. Non la moderazione e la capacità di mediazione di 
				Moro, non la furbizia ed il sarcasmo di Andreotti, né la 
				eterogeneità di Rumor o Forlani, aveva,invece, un forte 
				carattere e voleva determinare “ da solo “ la linea guida del 
				Paese. Nel 1953 il fallimento del referendum sulla riforma 
				elettorale, definita legge truffa, segnò la fine dell’era 
				degasperiana e Fanfani venne eletto Segretario della D.C. 
				Successivamente Presidente del Consiglio dal 1954 al 1963, con 
				qualche breve interruzione, mantenendo per molto tempo anche 
				l’incarico di Segretario del Partito. Nei rapporti appariva 
				discostante e nei discorsi spesso arrogante. In quel periodo 
				iniziavano le prime trasmissioni televisive dei telegiornali al 
				termine dei quali molto spesso appariva il Presidente del 
				Consiglio Fanfani per commentare l’attività del suo Governo. 
				Discorsi sempre importanti, fatti con un tono particolare che 
				sommava arroganza e presunzione e che faceva dire ai 
				rappresentanti dell’opposizione che, ad ogni apparizione di 
				Fanfani in TV la D.C. perdeva almeno centomila voti. Presidente 
				Renzi valuti attentamente quello che oggi si dice di Giorgio La 
				Pira e di Amintore Fanfani.”.
 
 Questa mia nota voleva soltanto mettere in guardia Renzi per non 
				commettere, nella sua continua esposizione, gli errori commessi 
				da Fanfani.
 Forse Renzi ha preferito non tenerne conto e, vedi il caso, è 
				caduto come Fanfani a seguito del risultato negativo di un 
				referendum elettorale.
 Fanfani, nonostante i travagli interni, rimase un personaggio di 
				grande spessore internazionale, tanto che nel 1965 venne eletto 
				Presidente Generale dell’Assemblea delle Nazioni Unite.
 Renzi, dopo l’ultima riunione della direzione del suo partito, 
				per i suoi comportamenti ed atteggiamenti è stato definito 
				politicamente il sosia di Salvini.
 Personalmente spero, ma non ci credo, che dopo una attenta e 
				seria valutazione degli errori commessi, Renzi possa 
				riconsiderare quello che deve rappresentare nell’agone politico 
				italiano il P.D.
 Le discussioni e le variegate posizioni verificatesi all’interno 
				della direzione del partito, purtroppo, non ci fanno 
				intravvedere una luce alla fine di questo tunnel.
 
 angiolo alerci
 
 
 
                  
                
 
                 
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