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Storia


Augusto Lucchese

Enna 1943 - Ricordi di guerra 

 

  Alleluia.
   Il tanto atteso testo storico, sociale e autobiografico  
“ENNA  1943 – RICORDI di GUERRA”  di  Augusto Lucchese, ha finalmente tagliato il traguardo della  “prima edizione” curata dalla  nota e rinomata casa editrice catanese “BOEMI”.  A fronte della particolare impostazione narrativa degli avvenimenti e dei riferimenti storico-cronologici, oltre che della ricchezza di immagini esplicative dei contenuti, la fase editoriale è stata alquanto lunga e impegnativa.  Ove essa non avesse raggiunto quel grado di perfezione dovuta ad ogni nuova pubblicazione, si chiede amabilmente scusa ai lettori.  Ogni  esperienza può comportare errori e disattenzioni.  Peccati, più o meno veniali, che in ogni caso non dovrebbero sminuire il sostanziale sforzo narrativo, di ricerca storica ed editoriale.
 Buona lettura           
                                                                                            L'Autore

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Introduzione alla presentazione del libro di Augusto Lucchese

“Enna 1943 – Ricordi di guerra”
di Pino Ferrante


Il mio amico Augusto Lucchese, insieme a pochi altri anziani reduci qui presenti di quegli anni terribili, è stato spettatore degli eventi dolorosi durante i quali Enna e il suo territorio subirono gli oltraggi di una guerra. Sento di poter dire che in questo suo lavoro egli dimostri di non essere stato un semplice spettatore come lo furono per la maggior parte i suoi e i miei contemporanei ma un osservatore acuto e un cultore di storia emotivamente partecipe di quegli eventi; egli ha saputo dare compiuto e degno sfogo ad un’esigenza interiore coltivata nel corso degli anni, ancor oggi in lui viva e fertile, ovvero ad un bisogno o desiderio da ciascuno di noi anziani avvertito di far conoscere con la parola o con lo scritto cosa avvenne e cosa furono Enna e gli ennesi in quegli anni di guerra.
Alla nostra non verde età non ci è consentito che il nostro vino invecchi ulteriormente nell’ affollata cantina della nostra memoria.
Il suo diario dell’anima, preferisco così definire la sua fatica, pur circoscritto e basato sulla ricerca sociologica minuziosa del contesto locale e sull’analisi delle cause e degli effetti degli umani comportamenti, trasmette suggestioni, squarci di vita, umori lontani nel tempo ma egualmente genuini, riferiti ad una terra ennese vista con gli occhi e il cuore di un patriota, amante della verità e dell’onestà intellettuale, virtù oggi poco praticata.
La sua è una sorta di sincerità che potrebbe essere da taluni giudicata eccessiva, priva com’è di cautela o meglio di ipocrisia; è un sentimento che induce talvolta l’autore a giudizi personali stringenti forse opinabili, meritevoli comunque del massimo rispetto in quanto improntati ad un esame “onesto”, pur se soggettivo, di un’immane tragedia quale fu la seconda guerra mondiale. Su di essa, d’altronde, ancor oggi si continua a discutere e giudicare e il relativo dibattito non appare esaurito con giudizi certi e definitivi che tengano conto, come è d’uopo, dei principi valoriali universalmente accettati.
In questa nostra “era” tecnologica e del dominio dei media sui popoli e sulla formazione del consenso ossia della comunicazione di massa, il lavoro accurato e puntuale di Augusto Lucchese ha il merito di restituire con la scrittura a noi anziani emozioni e scenari che, pur lontani nel tempo, sono ancor oggi custoditi nei ricordi lieti o meno lieti, fonti spesso di incubi e di fornire ai giovani uno spaccato di storia patria intrisa di dolore e di lutti, ma insieme di accadimenti e di situazioni in cui il grottesco si interseca spesso con le contraddizioni di un assurdo conflitto. In questo libro il popolo Italiano, per la maggior parte, appare vittima sacrificale di un sistema di potere ancor oggi, per molti versi, esistente, seppure celato dietro sembianze ideologiche pluraliste.
Il determinismo, criterio col quale per millenni e fino a poco tempo fa veniva interpretata la storia umana, intesa quale studio di cause e dei suoi naturali effetti, ormai ha lasciato spazio al criterio del “probabilismo”, ossia al concetto che un fatto avvenuto nel passato possa “probabilmente”e non necessariamente ripetersi nel tempo e nel futuro.
Ciò assunto, spero che le prossime generazioni non debbano più soffrire e temere della “probabilità” di uno scontro come quello descritto dal nostro autore. Oltre al dolore e alle sofferenze, egli rievoca coloritamente tratti della vita quotidiana e minuta di chi visse in quegli anni e sopportò, in molti casi, con dignità, sacrificio e serenità ogni evenienza, in attesa e nella speranza di sopravvivere ad un genere di vita divenuto da un giorno all’altro primitivo, povero e angosciante.
Per inciso ricordo che si tornò ai mitici fusi per filare la lana, a rivoltare i vecchi vestiti, ad usare i lumi a petrolio, a prelevare l’acqua dai pozzi e, soprattutto, a produrre dentro le vecchie e povere case di gesso tutto quanto occorreva alla famiglia per l’alimentazione e il vestiario.
In tema di sofferenza ancor oggi vivo come un incubo quell’assolato e caldo giorno di luglio del 1943 che mi vide faticare fino allo stremo nel condurre sulle spalle gracili e infantili mio fratello Franco di tre anni dalla campagna di Donna di Voglia fino in città. Avevo tanta fame e tanta sete, come ancor oggi accade ai bimbi sfortunati di altri continenti, dove impera la stessa violenza di quei giorni. E mi sovviene la minuta descrizione che Augusto fa dei forni di casa e della preparazione del pane, di cui avverto quasi il profumo e la fragranza.
Termino e lascio spazio agli altri che sapranno meglio di me scoprire nell’opera di Augusto importanti spunti di riflessione, di ricordi e, anche, di dibattito.
Vi confesso che fare il moderatore mi è difficile perché, a giudizio di chi mi conosce, moderato non sono, tenuto conto del mio personale coinvolgimento nel tema trattato, per molti versi intrigante.
Desidero comunque rivolgere un appello agli intervenienti perché si mantengano entro il tempo a loro assegnato, confidando che un po’ tutti ci riescano nel rispetto da noi dovuto agli amici e al pubblico qui presente.
Pino Ferrante

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Conclusioni
di Pino Ferrante

Ringrazio tutti e concludo questo incontro con una riflessione e un auspicio.
Il quadro venuto fuori di un’ Enna in guerra ci suggerisce come la tragedia allora vissuta si ripeta, purtroppo, seppure in diversa misura, in altre parti del mondo laddove per ignoranza, per povertà economica e culturale o per l’indifferenza e per gli interessi del mondo cosiddetto egemone il sonno della ragione ha generato dei mostri, come Goia volle intitolare un suo quadro raffigurante la Spagna invasa dai francesi nel 1797.
Oggi l’Europa e l’Italia soprattutto subiscono gli effetti deleteri di decenni di sonno e di assenza dei popoli dalla diretta e responsabile gestione della cosa pubblica, come effetto della manipolazione culturale perpetrata quotidianamente dai media e di altre concause che sarebbe tedioso in questa sede esaminare; in seno alla comunità sono infatti brutalmente riemerse forme virulenti di razzismo, di nazionalismo, di individualismo, di xenofobia, di bellicismo e di sciovinismo ossia di quei mali che ispirarono per molti versi le ideologie e i regimi totalitari e furono linfa per lo scatenamento del conflitto che provocò nel mondo ben 54 milioni di morti.
E’ cosa facile, come abbiamo oggi fatto, dissertare e darsi alla ricerca o alla caccia dei responsabili di tanto disastro generalmente, per nostra comodità o interesse, lontani ideologicamente da noi.
Accade raramente che ci si guardi allo specchio, che si proceda cioè ad un esame di coscienza; se lo facessimo scopriremmo come molti di noi in questi anni si siano addormentati e come questo lungo sonno abbia generato quei mostri e quella crudeltà.
Il mio auspicio è che ciascuno abbia la forza di riappropriarsi del proprio destino; se si persiste nelle varie forme di irresponsabile delega ad altri, si corre il rischio di tornare alla barbarie.
Non bastano i nostri vaniloqui, quasi sperando che soffiando o applaudendo tutti insieme si alzi il vento della civiltà.
Occorre ben altro.
Per il bene dei nostri figli è necessario senza remore cambiar pelle e cultura.


Pino Ferrante

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RECENSIONI
 

Il GIORNALE DI SICILIA

 25 11 2014

 

 Recensione  di Anna Maria De Francisco

 

Nell’affollata sala del centro polifunzionale, sabato scorso, l’età media dei presenti superava gli “anta” in occasione della presentazione del libro di Augusto Lucchese “Enna 1943 – Ricordi di guerra”. Buona parte degli intervenuti aveva infatti vissuto nell’infanzia o prima adolescenza le vicende narrate nel volume di Lucchese, ben 286 pagine corredate di foto e annotazioni di carattere socio economico e culturale.

L’incontro è stato organizzato dall’associazione Fundrò presieduta da Giuseppina Giliberto e dall’associazione nazionale vittime di guerra presieduta da Mario Cimino. Ha introdotto e moderato l’avvocato scrittore Pino Ferrante. Entrando nel vivo, Orazio Costorella ha letto un commento al libro della giornalista Angioletta Giuffrè a cui ha  aggiunto le proprie considerazioni soffermandosi non solo sui funesti bombardamenti del 10-14 luglio su Enna, ma in generale sulla storia e le vicende belliche di quel periodo.

Numerosi interventi, testimonianze e commoventi “amarcord” hanno arricchito la serata, implicito ed anche esplicito ammonimento contro ogni guerra e forma di violenza, come ha rilevato l’autore, ennese abitante a Catania, presidente dell’associazione culturale Ethos di Viagrande .

Anna Maria De Francisco

 

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Enna. Presentato il saggio storico

“Enna 1943 – Ricordi di Guerra”

di Augusto Lucchese 

Recensione di Salvatore Presti

Inserita da vivisicilia.it il nov 25th, 2014 e archiviata in * Flash news, Enna.

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 Nella sala del Centro Polifunzionale “A. Maddeo” è stato presentato il saggio storico “Enna – Ricordi di Guerra” di Augusto Lucchese, saggista e pubblicista. All’evento – organizzato con la collaborazione dell’Associazione Fundrò, dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra e il patrocinio dal Comune di Enna – ha partecipato un numeroso e attento pubblico. Ha esordito l’avvocato e scrittore Pino Ferrante, perfetto moderatore dell’incontro, con un’introduzione sulla personalità del Lucchese, cultore di storia e osservatore acuto, che “è stato da adolescente spettatore delle dolorose giornate duranti le quali Enna e il suo territorio subirono gli oltraggi della guerra, con i bombardamenti del luglio 1943”. Il suo lavoro storico-letterario, ha detto, “trasmette suggestioni, squarci di vita, umori lontani nel tempo ma egualmente genuini, riferiti ad una terra, quella ennese, vista con gli occhi e il cuore di un 13enne, amante della verità e dalla limpida onestà intellettuale, virtù oggi poca praticata”. Della relatrice giornalista e saggista Angioletta Giuffrè è stato letto un suo commento al libro, dove è ricordato che “lo stesso argomento in precedenza è stato trattato da Nino Savarese nel suo libretto ‘Cronachetta siciliana dell’estate 1943’ e più recentemente, nel 2011, da Eugenio Amaradio nel volume “Ero Balilla”. “L’autore – dice la Giuffrè – illustra gli anni di guerra ad Enna, con tristi ricordi specie in coloro che li hanno vissuti”. “Egli ripercorre le drammatiche conseguenze di un conflitto che coinvolse tutti, anche la popolazione civile che subì numerose vittime durante le incursioni aeree degli anglo-americani nei giorni 11, 12 e 13 luglio 1943”. “Il libro del Lucchese – conclude la relatrice – è scritto in forma scorrevole, con un linguaggio semplice e incisivo, adatto alla comprensione dei lettori giovani e meno giovani”. Orazio Costorella ha letto alcuni brani del libro, arricchendoli con pertinenti e coloriti commenti. Numerosi gli interventi del pubblico. Tra gli altri, si sono avvicendati al microfono Angiolo Alerci, Mario Orlando, Pino Vicari e Alessandro Scelfo che, per aver vissuto quelle giornate – dallo sbarco a Gela, all’ingresso degli americani ad Enna – hanno ricordato quegli avvenimenti bellici con proprie testimonianze. L’Autore, a conclusione dell’incontro, ha detto tra l’altro che “l’intrinseco significato del libro è proprio quello di evidenziare gli aspetti deteriori, nocivi e inumani delle guerre”.
“Esso vuole manifestare – senza pregiudiziali distinzioni fra vinti e vincitori – una severa condanna per coloro che in ogni tempo si sono macchiati e continuano a macchiarsi di crudeltà verso l’umanità”. Gli intervenuti sono stati ringraziati da Mario Cimino e da Giuseppina Giliberto, presidenti della sezione provinciale Vittime Civili di Guerra e dell’Associazione Fundrò, organizzatori dell’evento. Ha concluso il moderatore Pino Ferrante dicendo che il lavoro di ricerca accurato e puntuale di Augusto Lucchese ha il merito “di aver restituito emozioni e scenari, che pur lontani nel tempo, sono ancor oggi vivi nei nostri ricordi”. Ed è seguendo il filo della ricerca storica che il Nostro – ancor prima di quest’ultimo impegno letterario – ha pubblicato negli anni trascorsi – svariati lavori riguardanti la 2a Guerra Mondiale, fra cui “Personaggi controversi: Pietro Badoglio”; “L’Italia in guerra, un disastro annunciato”; “Il Duca abbandonato”; “Perché Malta non fu occupata; “Il Deserto infuocato”; “La Regia Marina Italiana nel giugno 1940”. Si è occupato, inoltre, di “Ecologia e cambiamenti climatici” cui, già nel 1992, ha dedicato un corposo “studio”. E’ altresì autore d’innumerevoli scritti sulle più svariate materie. Ha pubblicato un saggio su “Giovanni XXIII – il Papa della bontà e dell’umanità”. Tuttora si occupa di attività culturali avendo fondato nel 1998 a Viagrande (Ct) l’Associazione culturale “Ethos” della quale è presidente e animatore. Il saggio “Enna 1943 – Ricordi di Guerra”, Boemi editore, (CT) 2014, € 18,00 per 288 pagine, è in distribuzione nelle librerie della città e in quelle dei maggiori centri della Sicilia.

Salvatore Presti

(nelle foto: alcuni momenti della presentazione del libro)

Salvatore Presti Enna

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PREFAZIONE

                                                             

  di Gianni Giuffrè

 La cronistoria che ti accingi a scorrere, lettore caro, densa di amare memorie, ha - per noi - una magica struttura, in quanto descrive ed illustra, con studiata e attenta abilità, tutto quello che il protagonista del racconto vide, visse e assimilò da par suo. Tu stesso, perciò, stenterai a credere che il mentore di quelle memorie fosse un ragazzo, un ragazzo innocente, capace non solo di conservare negli archivi immacolati della sua memoria quanto da lui vissuto in quei tempi fatidici e terribili, ma che seppe poi tramandare tutto quel bagaglio di ricordi al suo stesso Io, affinché quest’ultimo cresciuto negli anni, riuscisse a descriverlo e a raccontarlo a tutti coloro che non volessero essere ottenebrati dallo scorrere inesorabile del tempo.La STORIA, infatti, stando all’etimo che le proviene dalla lingua greca, consiste nella studiata attenzione di “fermare lo scorrimento del tempo”, che irreparabilmente fugge, stando anche a quel che il sommo vate Virgilio recita nelle sue Georgiche:

“FUGIT IRREPARABILE TEMPUS”.  (VIRGILIO, “GEORGICHE”, III, 284).

Nelle pagine del suo racconto, dallo stile semplice pur accurato, classico ma al tempo stesso scorrevole, il nostro rapsodo riesce a far vivere e a rivivere le tremende sventure sofferte da quella adorabile Terra - che Callimaco, l’elegiaco poeta di Cirene1, chiamò “l’ombelico della Sicilia” -, senza tuttavia circuire la mente del lettore con subdole manipolazioni di ordine ideologico o politico, poiché il compito dello storico vero ed autentico consiste nel descrivere i fatti e gli accadimenti senza mai permettersi di far penetrare nella loro episodica struttura opinioni personali o, quel che è peggio, coloriture politiche: “Verum ipsum factum.”  Pertanto, nel racconto che ti accingi a leggere, caro lettore, tutti i fatti di guerra che nel secondo conflitto l’Italia dovette subire, ma soprattutto la Sicilia e il di lei cuore, ossia “La magica Città di Cerere”, sono descritti e raccontati con l’onesta obiettività e con l’autentica saggezza di colui che si è messo a servizio dell’adorabile Clio, la Musa Divina che dal Monte Elicona trasferì e donò agli Esseri Umani l’arte della “memoria”, della vita e, quindi, della storia.

 Acitrezza,  29 giugno 2013.

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NOTA INTRODUTTIVA dell’Autore

Lungi da qualsivoglia ambizione letteraria o da mire pubblicistiche,  questo modesto scritto è indirizzato alle giovani generazioni di compaesani che, probabilmente, non sono a conoscenza di taluni aspetti del quadro storico-sociale-epocale della propria Città negli anni che segnarono l’inizio e l’evolversi del secondo conflitto mondiale.  È dedicato, altresì, ai familiari che affettuosamente mi sono stati costantemente vicini in tanti anni di cammino esistenziale, oltre che ai molti amici cui mi sento legato da sentimenti d’antica stima e simpatia.  Va da sé che non esiste alcuna voglia d’intrusione nei recintati territori, talvolta off limits, della “sapienza ufficiale”, purtroppo sottoposti al dominio pressoché incontrastato di taluni controversi, saccenti ed egocentrici cattedratici. Tanto meno si vuole avere la pretesa d’interferire o polemizzare con il chiuso mondo degli pseudo intellettuali autoreferenziali. Sarebbe una imperdonabile leggerezza, infine, scendere in competizione con i soliti impenitenti e permalosi critici, appostati dietro l’angolo e sempre pronti ad evidenziare la gobba degli altri piuttosto che a compiangere la propria.  Le riflessioni e le opinioni che intercalano il testo - pur se in gran parte supportate dai risultati dell’odierno sforzo di revisione storica - non vogliono influire sulle convinzioni di alcuno ma vogliono solo esercitare il diritto di esprimere, nell’ambito del sano principio della libertà di pensiero, un personale giudizio su talune vicende “nascoste o taciute”.  Il tutto da semplice cronista e senza velleitarismi da concorsi letterari.  È da aggiungere che i ricordi, gli accadimenti e le citazioni di fatti e personaggi, cui s’è cercato di dare una qual certa sequenza cronologica, vogliono essere solo una sorta di “memoria” del come Enna, nel contesto del quadro bellico generale, ebbe a vivere gli anni cruciali della seconda guerra mondiale.  Le generazioni succedutesi nel tempo da allora ad oggi - con particolare riferimento ai giovanissimi - sono forse ignare del fatto che le vicende evidenziate furono apportatrici di paure e angosce, di lutti e sofferenze, di sacrifici e angustie, di privazioni e rinunce.

Quel lungo lasso di tempo trovò il suo tragico finale - almeno per buona parte del sud Italia - negli avvenimenti di fine 1942 e inizio 1943 che portarono alla definitiva sconfitta delle armi dell’Asse nei contesi territori dell’Africa Settentrionale e sfociarono nell’acuirsi dei terroristici bombardamenti aerei, nell’invasione della Sicilia, nella caduta del Fascismo e nella resa senza condizioni del settembre 1943[1]. Il racconto di alcuni dolorosi episodi relativi a quanto accadde ad Enna nel luglio e nell’ agosto del 1943 trae sostegno dalle telegrafiche annotazioni a suo tempo vergate, a mo’ di diario, su dei fogli di quaderno tuttora gelosamente custoditi [2].

Riaffiora, ovviamente, il ricordo del tragico periodo in cui una sorta di follia omicida aveva ottenebrato le menti di gran parte degli arroganti e cinici personaggi - politici e militari - d’ambedue gli schieramenti.

Non ci furono Santi da una parte e demoni dall’altra.

Sia i vinti che i vincitori furono ugualmente colpevoli del criminale accanimento contro l’inerme popolazione civile, contro i prigionieri di guerra, contro le città indifese e, talvolta premeditatamente, contro il patrimonio monumentale e artistico. Le redini di comando erano in mano a personaggi che ritenevano di potersi arbitrariamente arrogare il diritto di disporre della vita e della morte di milioni di uomini in armi oltre che dell’incolpevole popolazione civile.  I crimini di guerra, commessi dall’una e dall’altra parte, portarono al folle massacro di donne e bambini, ai genocidi perpetrati nei “lager” nazisti e nei “gulag” comunisti, al trattamento inumano di prigionieri di guerra, ai sommari giudizi dei tribunali speciali, alle crudeli esecuzioni a sangue freddo, oltre che alle incivili e indiscriminate rappresaglie. Alcune pagine, viepiù, vogliono essere un sintetico racconto degli avvenimenti che precedettero e seguirono il funesto mattino del 13 luglio 1943 quando un esecrabile bombardamento aereo americano sconvolse Enna [3]. Il ricordo di quelle terrificanti ore è rimasto fortemente radicato nella memoria e continua a fare rivivere, pur a distanza di tanto tempo, i fantasmi di un’angosciosa pagina di vita adolescenziale.  Quel periodo rappresentò, per molta gente, una vera e propria pietra miliare dell’esistenza.                                                                                                                                                                L’Autore

[1] - Il cosiddetto “armistizio corto” fu firmato in data 3 settembre, a Cassibile (SR). Molti accomunano tale nefasto avvenimento (più che un “armistizio” fu una resa capestro) con la data dell’ “8 settembre”, giorno in cui fu portato a conoscenza della Nazione mediante l’ambiguo “proclama” del Maresciallo Badoglio, diffuso alle 19,45 circa dall’EIAR. Considerata l’innata difficoltà di Badoglio ad esprimersi in corretto italiano, sembra che il testo non fosse farina del suo sacco ma fosse stato stilato da V. E. Orlando.

[2] - Uno di quei foglietti e riprodotto fra i “documenti” (vedi sommario).

[3] - Assieme ai miei familiari - sette persone in tutto - anch’io corsi il rischio di perdere la vita all’interno dell’abitazione colpita da una bomba che, per fortuite quanto inesplorabili cause, non esplose.

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                                                                                                RECENSIONI precedenti


 1-     VIVI ENNA 3 settembre 201
Nel luglio del 1943 un ragazzo di quindici anni annota su dei fogli di quaderno gli avvenimenti bellici nei giorni cruciali dei bombardamenti avvenuti ad Enna, sua città natale, durante la seconda guerra mondiale. Quel giovane è Augusto Lucchese, che ha vissuto in età adolescenziale quelle tragiche giornate di guerra. Da testimone, settant’anni dopo lo sbarco delle truppe alleate in Sicilia, ha voluto far conoscere alle nuove generazioni le paure, i lutti, la fame e gli stenti della popolazione ennese in un libro dal titolo “Enna 1943, ricordi di guerra”. Il saggio storico di Lucchese parte da questi suoi ricordi, arricchito da contributi provenienti da studi e ricerche tratti da fonti più disparate. L’arco temporale che il nostro autore-cronista descrive con dovizia di particolari, riferimenti storici, avvenimenti, testimonianze, aneddoti, riflessioni, fatti e misfatti, va dal 10 giugno 1940, giorno in cui Mussolini decise l’entrata in guerra dell’Italia, fino ai bombardamenti che seguirono lo sbarco delle forze alleate, avvenuto nella notte tra il 9 e il 10 luglio, e l’ingresso (ovvero l’occupazione – puntualizza il Lucchese nel suo libro) dei soldati americani in Enna verificatosi la mattina del 20 luglio 1943. La prefazione è di Gianni Giuffrè il quale definisce il volume “un racconto dallo stile semplice pur accurato, classico ma al tempo stesso scorrevole, che riesce a far vivere e rivivere le tremende sventure sofferte da quella adorabile terra – Enna – che Callimaco, l’elegiaco, chiamò l’Ombelico della Sicilia”. La prima parte del volume dal titolo “Verso il doloroso conflitto” tratta appunto degli avvenimenti precedenti alla dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940. La seconda parte è più particolareggiata e documentata, intercalata da pagine di quadretti di vita paesana: “Il mondo contadino”; “Dalla IAS alla SAIS”; “Automezzi e moto italiani e tedeschi”; “Bici e moto…che passione”; “Figurine da collezione”. La terza e la quarta parte del libro è una vera e propria cronaca del fatidico 1943 visto e vissuto dall’acrocoro ennese, con flash sulla battaglia di Troina, Regalbuto, Agira e ricco di particolari avvenimenti quali il “Saccheggio della Colombaia”, “L’esplosione della Polveriera”, la “Strage del Macello”, ecc.. La quinta e ultima parte del saggio contiene l’appendice storica con capitoli riguardanti: “Le operazioni militari in Sicilia”; “L’ora X – Operazione Huski e invasione della Sicilia”; “Gli eccidi americani di Biscari e Piano Stella”; “Sgombero della Sicilia, agosto 1943”; “A.M.G.O.T., Governo Militare Alleato per i Territori Occupati” e nell’ultima appendice gli aneddoti e le testimonianze. Fa capolino in quest’ultima parte del libro una breve storia della città, dall’insediamento dei Sicani del 2100 a.C fino ai Borboni, all’unità d’Italia e all’avvento del fascismo, il cui regime elevò Enna a capoluogo di provincia. Il volume è ricco d’immagini, tra cui le foto-ricordo dell’infanzia e dei famigliari dell’autore, le foto d’epoca e riproduzioni rare di documenti, manifesti, proclami, volantini, provenienti da collezioni private. Vi si trova anche la copia di una pagina del Diario, gelosamente conservato, da cui l’autore ha tratto lo spunto per la stesura del libro. “Lungi da qualsivoglia ambizione letteraria o da mire pubblicistiche, il volume è dedicato alle giovani generazioni di compaesani che non sono a conoscenza di taluni aspetti del quadro storico-sociale-epocale della loro città negli anni che segnarono l’inizio e l’evolversi del secondo conflitto mondiale”, così inizia la nota introduttiva dell’autore, che più avanti afferma “il tutto è stato scritto da semplice cronista, senza velleitarismi di concorsi letterari”. Augusto Lucchese, nasce ad Enna il 18 luglio 1928, terzogenito di quattro figli. I genitori sono entrambi insegnanti elementari. Compie regolari studi nella stessa città fino al diploma nel luglio del 1946. In età giovanile è impegnato nel sociale. A sedici anni fonda l’Associazione “Giosuè Borsi” e il quindicinale “Roccia Viva” alla cui gestione e redazione si dedica con entusiasmo.
Risulta vincitore di due concorsi pubblici, presso il Ministero della Pubblica Istruzione e Cassa di Risparmio di Palermo, entrambi vinti a pieni voti. Sceglie l’impiego presso l’istituto bancario dove ha ricoperto elevati incarichi dirigenziali e operativi. Non rinuncia però a perseguire la naturale vocazione per le conoscenze culturali, con ricerche in campo umanistico, storico e artistico, assecondando anche la sua passione per il giornalismo e la pubblicistica. L’associazione socio culturale “Ethos” di cui è fondatore e presidente, e il sito web “ethosassociazione.com” che dirige con passione e competenza, sono il fiore all’occhiello tra i suoi molteplici interessi. Da molti anni è impegnato a pubblicare pagine, frutto di accurate ricerche storiche, pubblicate sul sito web dell’Associazione. Il libro “Enna 1943 – ricordi di guerra”, Boemi editore, (Ct), 2014, € 18,00 per 288 pagine, è in distribuzione nelle librerie della città e in quelle dei maggiori centri della Sicilia.

                                                                                           Salvatore Presti

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 2-   e-mail 9-lug-2014

Da: Giuseppe Ferrante (giufer33@hotmail.it)

A: "Augusto Lucchese"<augustolucchese@virgilio.it>


Caro Augusto
Ho letto con speciale interesse un terzo del tuo libro e posso confermare i giudizi da me sempre espressi: sei uno storico accurato ed, insieme, un sagace indagatore sociologico pervaso da rara passione civile, cosa ultima che ci accomuna e ci infervora con tale intensità da farci apparire alla massa degli indifferenti degli esseri quanto meno "anomali", per non usare altre aggettivazioni.
Continua a privilegiare, come tento di fare anch'io, questo aspetto del tuo virtuoso modo d'essere che riempe di contenuti veri e pregnanti la vita quotidiana e la rende dignitosa e gradevole.
Un caro abbraccio.
Pino

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3 -      Giornale di Sicilia -  del 4-9-2014.

Al filone della memoria storica locale offre un nuovo contributo il volume di Augusto Lucchese “Enna 1943 Ricordi di guerra”, Boemi editore, pagg. 286 euro 18.
Il titolo, la foto di copertina raffigurante la città degli Erei erta tra la rocca di Cerere e la torre di Federico – le sue più antiche vestigia monumentali -, manifestano il carattere scientifico e insieme sentimentale del testo, come affermato nella prefazione di Gianni Giuffrè e nell’introduzione dell’autore, ennese di nascita, catanese di adozione, Presidente dell’associazione culturale Ethos di Viagrande, che ha pubblicato altri saggi dello stesso genere.
Si tratta infatti delle memorie di un sensibile ragazzino di dodici - quindici anni, conservate in cuore e richiamate alla mente per essere raccontate, principalmente rivolte ai concittadini delle più recenti generazioni e a tutti quelli che vogliono ricordare o apprendere.
Il lavoro di Lucchese non si limita a una narrazione parziale e locale, bensì traccia a chiare linee i prodromi, l’avvio e lo svolgimento del secondo conflitto mondiale a cui la nostra nazione prese parte, senza tralasciare particolari illuminanti e scorci di vita paesana e contadina dello specifico ennese, sicuramente assimilabili ad altre realtà italiane dell’epoca.
Il racconto si snoda articolandosi in modo avvincente, denso di eventi, ricco di vibranti puntualizzazioni. L’autore si è meticolosamente documentato ma, per quanto obiettivo ed equilibrato, non può esimersi dal palesare le proprie opinioni, la propria partecipazione, personale o mediata, agli eventi. Manifesta ricordi e riflessioni, riferisce considerazioni altrui trascorrendo dal generale al particolare, sul duplice binario della storia nazionale e della cronaca locale, rivissute con caustici commenti, ripensamenti e ricca messe di aneddoti. Avvalora e impreziosisce la storia narrata con numerose foto d’epoca fornite di ampie didascalie; introduce all’occorrenza parole e circonlocuzioni dialettali strizzando l’occhio ai compaesani, traducendo per gli altri.
Il tessuto narrativo assume i toni più drammatici con la descrizione degli eventi del luglio-agosto 1943, che precedono e accompagnano lo sbarco anglo americano avvenuto il 20 luglio e l’ingresso delle forze nemiche, poi divenute alleate, in città.
Culturalmente elevato, questo libro s’avvale di abbondante lapalissiana aggettivazione: a tratti ameno, discorsivo, a tratti amaro o pesantemente ironico nei confronti del “Caino” di turno (homo homini lupus si cita nella conclusione), ripercorre le tappe di una guerra sconsiderata, apportatrice di stenti e lutti per chi la visse.

                                                                             Anna Maria De Francesco

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