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18 aprile 2015

 


CORTE COSTITUZIONALE e
LEGGE ELETTORALE:

La stretta finale



Siamo arrivati alla vigilia del grande evento: l'approvazione in via definitiva della nuova legge di riforma elettorale.
Non possiamo ancora prevedere quelle che saranno le conseguenze dal punto di vista politico, ma possiamo fin da ora valutare quello che potrà accadere a questa legge se approvata.
Da più parti viene considerata “ certezza” che questa legge non riuscirà a passare l'esame di costituzionalità, per i molti ed evidenti vizi che presenta.
Una certa politica ha tentato di dimostrare che i rilievi di costituzionalità che hanno portato alla bocciatura del porcellum, sono stati superati.
La realtà è ben diversa.
I Giudici della Consulta non si sono limitati a dichiarare la incostituzionalità delle norme del porcellum, questa volta hanno fornito una linea di indirizzo per la stesura della nuova legge.
Renzi ha ritenuto di interpretare queste indicazioni in modo assolutamente disinvolto e personale.
La Corte Costituzionale, nel dichiarare la illegittimità del meccanismo del premio di maggioranza, ha ritenuto anche incostituzionale il sistema delle liste bloccate nella parte in cui non consentono all'elettore di esprimere una preferenza.
La legge in esame, con il meccanismo previsto, nominerà un numero almeno triplo di deputati rispetto a quello, già negativamente valutato, nella decisione della Consulta.
E' la stessa Corte che da sempre ha ignorato l'aspetto di incostituzionalità di tutte le leggi elettorali successive alla approvazione della nostra Costituzione.
L'artico 3 della Costituzione così recita: “E' Compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione politica,economica e sociale del paese.”
Mentre l'art 51 così recita “ Tutti i cittadini dell'uno e dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici ed alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge”.
L'applicazione di questi due articoli è stata sistematicamente ignorata da tutte le Corti che si sono succedute nel tempo ed hanno consentito, fin dalla prima legge elettorale rimasta in vigore per oltre quaranta anni, di ignorare la incostituzionalità della parte relativa alla suddivisione del paese in circoscrizioni elettorali che, per dimensione, per abitanti e per il numero dei comuni erano completamente diverse, creando condizioni di favore o di difficoltà ai singoli candidati.
Circoscrizioni come la Sardegna ( 24000 Kmq), di Roma (con circa 5.000.000 di abitanti) o di Torino ( con
649 Comuni) non mettevano i loro candidati nelle condizioni di eguaglianza di quelli che venivano presentati nella circoscrizione di Genova ( 3415 Kmq) di Campobasso ( con 300.000 abitanti) o di Firenze (con 73 Comuni).
Si tratta di condizioni assolutamente non uguali che vanno dal diverso impegno organizzativo, a quello psico-fisico e, non ultimo, a quello finanziario.
Questi aspetti sono stati da me, purtroppo invano, sollevati sistematicamente e portati alla attenzione con numerosi interventi sulla stampa e su giornali on line, interessando sia i politici che le più alte Cariche dello Stato.
In una mia nota pubblicata sul giornale on line Start News del 6 dicembre 2013 così scrivevo:
La Presidenza del prof. Gallo ha rotto finalmente una triste tradizione che per oltre sessant’anni ha condizionato la Corte.
Subito dopo la sua elezione ha dichiarato “ che dall'esame della legge elettorale vigente , spunta il dubbio di una scarsa, anzi scarsissima tenuta costituzionale che riguarda l'entità del premio di maggioranza.”.
Fatto storico di una valutazione comunicata ancor prima di pervenire alla decisione ufficiale.
La Corte interviene sono se il problema di incostituzionalità di una norma viene sollevato nelle forme previste..
Mentre per problemi di eccezionale importanza non si attiva d'ufficio, la Magistratura si attiva, invece, anche per il furto di un pollo.
Al momento della definitiva approvazione della legge elettorale, così come oggi è all'esame della Camera, personalmente presenterò, nelle forme previste, un ricorso col quale denunzierò di non essermi candidato alle elezioni perché la legge, in contrasto con gli articoli della Costituzione sopra richiamati, non mi mette nelle condizione di uguaglianza con coloro che occuperanno il primo posto nelle liste di tutti i partiti presenti in tutte le circoscrizioni.

Angiolo Alerci




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