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 CORONA VIRUS & c.


Il pericolo del contagio da “COVID-19“ (Corona virus) e delle incommensurabili conseguenze socio-economiche che innesca e comporta, incombe ormai su tutta l’umanità, senza distinzioni di luogo, di razza, di religione, di appartenenza politica o ideologica.
Il temuto mostro, tuttora privo di fondanti segni distintivi riguardanti la sua patogenesi, ha aggredito l’individuo e la famiglia, le comunità territoriali e le compagini nazionali, la pur difficile “convivenza sociale”, la “globalità internazionale”. Ne sono coinvolte le vitali strutture della società e l’organizzazione dei servizi essenziali, il lavoro, la produttività e lo sviluppo economico.
Sta di fatto che l’omertà di chi per prima è venuto a contatto con il morbo, ha reso vulnerabili (a livello globale) quasi tutti i sistemi di pronta reazione sanitaria, determinando il dilagare dello stesso. Chi di ragione avrebbe dovuto segnalare a tempo il manifestarsi del nuovo virus e sarebbe dovuto intervenire prontamente per bloccare sul nascere l’espandersi del pericoloso contagio. Specie perché, dicono i ricercatori scientifici, il “covid-19” ha caratteristiche diverse rispetto ai virus che, in passato, hanno provocato similari epidemie.
Ove non si sia trattato di una semplice disattenzione, sul ritardo nel lanciare l’allarme sono forse prevalse preoccupazioni di carattere politico-economiche? A che sono giovati, di contro, i provvedimenti a carico dei presunti “responsabili” locali, ammesso che essi non siano stati altro che semplici “capri espiatori” di colpevolezze di ben più alto lignaggio? Quante vite umane si sarebbero potute salvare e quante sofferenze si sarebbero potute evitare se si fosse intervenuto con tempestività e non a posteriori?
Pur se in assenza di un dimostrato fondamento, è stato detto e scritto di tutto e di più, mentre, in parallelo, sono state azzardate ipotesi fantascientifiche o, addirittura, da complotto terroristico. E’ stato anche sostenuto che, ancor prima dell’ottobre 2019, nelle zone in cui si sono sviluppati i primi focolai, si era a conoscenza della circolazione di un nuovo virus (misteriose polmoniti letali) e che “la maggior parte dei casi aveva un legame epidemiologico con il mercato di Huanan Seafood, nel sud della Cina, un mercato all'ingrosso di frutti di mare e animali vivi”.
Solo adesso, sebbene con parecchio ritardo rispetto alle prime avvisaglie, s’è messa in moto l’affannosa ricerca di antidoti, vaccini e terapie, pur stentando a recuperare il tempo perso. La scienza, è noto, si muove in tempi lunghi e a fronte di attenti e ripetuti riscontri.
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E’ chiaro che lo strabocchevole traffico di passeggeri e merci (anche a volere escludere i rilevanti movimenti di uomini e mezzi di pertinenza militare e politica), influisce parecchio sulla diffusione dei virus più o meno patogeni. E’ risaputo che gran parte del frenetico spostamento quotidiano di milioni di uomini, da una zona all’altra del Pianeta, da una città all’altra, avviene, come è noto, mediante una sempre più fitta ragnatela di linee aeree. All’interno dei territori nazionali e delle numerose megalopoli dei cinque continenti, inoltre, treni ad alta velocità, metropolitane, automezzi d’ogni tipo e potenza percorrono giornalmente le più disparate vie di comunicazioni, le autostrade, le gallerie sotterranee. E’ chiaro che i virus viaggiano con la stessa velocità degli usuali mezzi di comunicazione.
Senza dire dell’elevato numero di mastodontiche navi (mercantili e non) che di continuo solcano, in lungo e in largo, i mari e gli oceani, spargendo inquinamento e diffondendo contaminazioni.
Lungo le strade maestre dei grandi centri abitati si assiste ad un incessante inarrestabile brulicare di individui, addossati l’uno all’altro alla stregua di un immenso esorbitante formicaio. Solo che l’uomo non è, come le formiche, immune da fattori patogeni ambientali ed ecologici.
Tuttavia, sin dopo l’annuncio ufficiale del pericolo incombente e ancor prima della conseguente emanazione dei noti drastici provvedimenti, l’ambita “movida” serotina ha seguitato a raccogliere i suoi numerosi fan, gli stadi hanno accolto, fianco a fianco, gli innumeri patiti delle varie “curve”, i bistrot, cosi come i bar e le trattorie - magari con diversi indici di scarsa salubrità - hanno seguitato ad esercitare la loro allettante attrattiva. Nel complesso, un fertile terreno ove si semina e si raccoglie ogni specie di virus, ovviamente anche il neonato “COVID-19”.
E a proposito di tali “affollamenti”, torna alla mente la melensa affermazione di un noto quanto discutibile personaggio pseudo politico, un ben affermato paperone dei tempi moderni. Quando ancora riteneva di avere maggiore voce in capitolo, ebbe a dire, parecchio superficialmente e in contrasto con la cruda realtà del Paese, che non si può parlare di “crisi” quando bar, ristoranti ed esercizi pubblici sono sempre pieni. Se questa è la concezione socio-politica di taluni tribuni tornacontisti e cinici, poveri noi. E i risultati si vedono, specie nel campo delle disfunzioni etico sociali ed educative che, di massima, contraddistinguono oggi una notevole parte dei “civis” di questa bella e indebitata Italia.
Con la stessa assiduità di tanti incalliti frequentatori, i virus bazzicano indisturbati nei locali pubblici, nei luoghi d’assembramento, nelle strutture collettive. Coinvolgono, tuttavia, anche coloro che cercano di evitare le abitudini prima evidenziate. L’uomo, quindi, per effetto della eccessiva frenesia o bramosia, specie in campo consumistico e godereccio, diviene facilmente vulnerabile alle malattie e ai fenomeni virali.
Tuttavia, al presentarsi d’ogni emergenza, la cosa più esecrabile è la “speculazione”, immediatamente posta in essere da gente immonda che scende in campo per sfruttare le sciagure del momento. Ciò s’è verificato e si sta verificando anche in occasione dell’epidemica comparsa dell’ultimo indesiderato compagno di viaggio, il venefico “corona virus”.
Altrettanto riprovevole, però, è la “strumentalizzazione” partitica, specie quando essa appare ben poco mirata a contribuire alla soluzione dei gravi problemi e sembra essere indirizzata, viceversa, a mantenere o incrementare il proprio peso elettorale.
Senza dire, infine, della “cassa di risonanza” spregiudicatamente messa in moto, salvo le dovute eccezioni, dai “mass-media”, dagli insidiosi “social” che impazzano per le vie dell’etere, dai lucrosi “motori di ricerca” che, in genere, sfruttano sistematicamente la abnorme ingenua massa degli utenti. Alla stregua di tanti avvoltoi sono scesi in picchiata sulla preda per riempire le “prime pagine”, i “tabloid”, i “telegiornali”, i “siti”, i “blog”, e chi più ne ha più ne metta, magari amplificando la sostanza delle notizie e accelerando la spinta verso il generalizzato “panico” e verso la “confusione informativa”. Fattori che ovviamente inducono molti ad inadatti ripieghi, alla incetta di beni di consumo, ad insani o incoerenti comportamenti.
Gli organi istituzionali, centrali e periferici, pur se forse in maniera incauta e un po’ confusionaria, hanno ritenuto essenziale e doveroso adottare quei drastici provvedimenti che, per quanto ognuno li possa giudicare restrittivi della libertà, impopolari, intempestivi o vessatori, puntano chiaramente a circoscrivere gli effetti micidiali di una crisi sanitaria di straordinaria pericolosità e dimensioni. Tali misure, ovviamente, non potevano non acuire il pur giustificato allarmismo e la latente paura. Esiste, peraltro, il rischio che il sistema sanitario nazionale, alla fine, possa non reggere allo sforzo cui è chiamato - specie nel settore dei reparti di rianimazione - e possa entrare in crisi.
Ai critici autorefenziali, ai “politici” più o meno qualificati, ai prevenuti oppositori di circostanza, ai galoppini di professione, agli inconcludenti pinocchietti di periferia, va ricordato, in ogni caso, che la preoccupante inadeguatezza del sistema (non sul piano professionale dei validi organigrammi, quanto invece sul piano delle attrezzature tecniche e delle risorse finanziarie) non è frutto solo della odierna “emergenza”. La causa principale del triste stato di fatto va ascritta, in gran misura, a carico della discutibile classe dirigente istituzionale dei passati lustri che, a fronte di una lunga serie di maldestre “riforme”, di inconsulti “tagli”, di malefatte e di malversazioni, hanno indebolito l’apparato strutturale e organizzativo della sanità nazionale.
Non c’è poi tanto da meravigliarsi se trattasi di quella stessa classe dirigenziale che ha operato in maniera deleteria nella gestione dello Stato, sciupando il fior fiore delle risorse nazionali, sino a portarlo sull’orlo della bancarotta. L’indebito arricchimento di taluni appartenenti alle “protette” nicchie dei nuovi “potentati” è sotto gli occhi di tutti e ne è la controprova. Guai però a parlare di lineari “inchieste” e men che meno di una straordinaria imposizione patrimoniale mirata a risanare, almeno parzialmente, la disastrata situazione in cui versano le finanze pubbliche, anche per effetto di incredibili sperperi o di tante ruberie più o meno legalizzate.
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Esiste, però, un’altra faccia degli emergenti quanto trascurati problemi esistenziali e salutistici della umanità tutta. Non si può non soffermare l’attenzione sulla diffusa povertà e indigenza di vasti strati della popolazione mondiale (miliardi di esseri umani abbandonati a vivere ai limiti della primordiale sopravvivenza), sulle perduranti guerre egemoniche, religiose o ideologiche, sui feroci massacri tribali, sugli esecrandi genocidi, sulla crudeltà di parecchi despoti di turno.
A fronte di tutto ciò seguita a crescere la gramigna dei gradassi della finanza, dei poteri più o meno occulti, delle ingorde multinazionali, delle sette e delle cosche, di talune impenetrabili organizzazioni religiose o chiesastiche. Tutti in prona adorazione degli dei di un moderno olimpo: il profitto, l’accumulo di ricchezza, il lusso spropositato, la sfrenata goduria, l’immorale ostentazione. Un numero limitato di famelici ingordi, magari con la copertura di tutta una serie di spregevoli “gruppi” affaristici, tengono in scacco e sfruttano senza ritegno la stragrande maggioranza degli esseri umani d’ogni origine e razza. Vere e proprie “remore”, attaccate come ventose al corpo pulsante della civiltà.
E che dire, infine, dell’ignobile quotidiano attentato all’equilibrio ecologico della Terra o dell’uso sconsiderato e non equanime delle risorse naturali ?
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Preso atto di quanto precede, appare più che giustificato il senso di disgusto che prova il cittadino per bene, l’esemplare “pater familias”, il ligio osservante dell’etica personale e collettiva, nei confronti della composita classe dirigente delle nazioni dominanti che per proprie finalità egemoniche, economiche e settoriali agiscono scorrettamente, incentivano rancori e scontri, incrinando ancor più le future sorti del disastrato Pianeta.
Per quanto tempo ancora potrà sopravvivere tanto appariscente inciviltà?

10 marzo 2020                                               Augusto


 

 


 

 

    Ass. Socio-Cult. «ETHOS - VIAGRANDE»  
Presidente Augusto Lucchese
  e-mail: augustolucchese@virgilio.it