Comunismo e restauro
Esistono uomini pressoché irraggiungibili nella loro grandezza che, con modestia e onestà, compiono imprese superatrici del dovere formale, riducendo la geniale eccezione in normale operato. Ho avuto modo di conoscere una di queste sempre più rare persone, frequentando e collaborando fattivamente con il prof. Gabrielli, allora direttore scientifico della Sovrintendenza speciale dei Musei Vaticani.. In presenza dell’archeologo Giorgio Filippi, sorpreso per l’immediatezza della reciproca intesa e fiducia, Gabrielli mi propose di restaurare i 720 reperti archeologici del Chiostro della Basilica di S.Paolo fuori le mura, chiedendomi altresì di rivelargli alcune composizioni dei miei formulati. Notando l’imbarazzo nella risposta, mi sentii così rassicurare: “ Nevio, a me lo puoi dire perché, ti garantisco che forse sono l’unico che, fuori di qua, non ha la fabbrichetta per conto suo.”
Filippi, perplesso ma orgoglioso per il merito suo dell’incontro, ribadisce: “Del Monico, lei in venti minuti, ha superato centinaia di persone che, da dieci anni aspettano per entrare in rapporti di fiducia con i Musei.”
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Nel resto del Bel Paese, intanto, il settore del restauro e conservazione del patrimonio storico è radicalmente guidato dall’ideologia comunista, con un sistema monopolistico complesso che ha generato devastazioni penalmente perseguibili.
Le coop. acquisiscono i lavori e li subappaltano a prediletti; università e sovrintendenze, I.C.R. – O.P.D. ecc. sono soggette al regime collegato anche ad aziende fornitrici degli identici prodotti imposti ovunque.
I soldi per la ricerca nel settore (che non viene attuata), finiscono sempre nello stesso calderone.
Ottima tutela del sistema è fornita dai burocrati specializzati e da enti certificatori ( non della qualità né dei meriti), che controllano il mercato e le imprese; queste non pagano i fornitori estranei al sistema.
Chi non accetta la partecipazione è lasciato fuori; l’appiattimento culturale e morale facilita la dominazione che non può venire compromessa da singole genialità ribelli produttrici di progresso e innovazione, che inevitabilmente, per ideologia comunista, devono venire perseguitate fino all’eliminazione.
Il patrimonio storico, che dovrebbe appartenere a tutti, è nella realtà attuale, proprietà di un potere perverso.
Lo scandalo distruttivo messo in atto, quanto costa alla collettività? Forse più dell’allontanamento di questi finti dotti nel confronto dei quali tanti, per merito, innovazione e onestà intellettuale, sono l’alternativa.
Ndm.
Gennaio 2009
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