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BERLUSCONI UOMO,
PARECCHIO DISCUSSO IN VITA,
SUPERLATIVO DA DEFUNTO.

 

Pur condividendo il senso di rispetto dovuto ai defunti e prendendo atto dei riflessi antropici che hanno accompagnato la dipartita dell' “uomo” Silvio Berlusconi, personaggio tanto osannato quanto discusso a fronte dei suoi trascorsi imprenditoriali e politici (Industriale da “sette più” per “Milano 2” , Presidente e Direttore Generale “Edilnord progetti S.p.A.”, Presidente della “Fininvest S.p.A.”, Cavaliere della Repubblica dal 1977, fondatore di “Forza Italia”nel gennaio 1994, 4 volte Presidente del Consiglio, già Deputato Europeo, Senatore rieletto, facente parte della altolocata classe politico-istituzionale, del “gotha” dell'alta finanza, della galassia televisiva e telematica), non appare facile trascurare la circostanza che tale non certo amena circostanza ha innescato un autentico “tsunami” mediatico con palesi ripercussioni, in forza di talune non apprezzate decisioni governative, in campo istituzionale.
Nessuna perplessità, tuttavia, ha accompagnato il fatto che, vieppiù sotto l’aspetto rituale e sacrale, siano affiorati sentimenti di più o meno sincero cordoglio, sentimenti che peraltro trovano riscontro in quelli che, di norma, vengono tributati ad ogni essere umano, sia esso un misero emarginato “paria”, un comune anonimo mortale o, viceversa, uno dei tanti personaggi d’alto lignaggio, meritatamente o meno inseriti nella affollata “hit parade” riguardante la variegata e talvolta ambigua, inquinata e poco apprezzabile scala sociale, politica e istituzionale.
I mass media, sempre vergognosamente pronti a ghermire, da par loro, ogni possibile preda, si sono prontamente buttati a capofitto nell'agone della clamorosa funerea “notizia” e spudoratamente, H24, hanno fatto piovere sulla inconsapevole massa dei teleutenti e sulla residua micro fascia di lettori della carta stampata, una impressionante e violenta grandinata di addomesticati “servizi”, di immancabili logorroici panegirici e commenti, di variegate insulse interviste ai soliti noti personaggi politici, televisivi e manageriali, taluni appartenenti ad una ben antipatica e stantia progenie.
Il tutto abbondantemente farcito con sterili ancestrali “filmati” riguardanti l’ancora nebuloso periodo degli anni ’80 / ’90 del decorso secolo, con barbosi panegirici, con triti e ritriti aneddoti su doti e qualità dell'emerito personaggio scomparso.
Non va sottaciuto il fatto che parecchi di tali “documentari”, hanno riportato alla luce taluni aspetti parecchio indicativi, pur se talvolta alquanto ilari o patetici, dell'ingordo, piratesco e arrogante stato di fatto allora imperante nella farisaica Italietta post bellica, ufficialmente democratica e giustizialista ma in buona misura appannaggio di volponi d’ogni risma e collocazione.

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(seguito dello "spot"  inserito su FACEBOOK - Ethos Viagrande)  ........

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Sono stati posti in rete, ad abundantiam, parecchi vetusti “servizi” riguardanti, in particolare, la caliginosa lunga carriera dell'ultramiliardario personaggio, adesso non più fra i terreni mortali.
Personaggio che, pur avendo ineluttabilmente concluso la sua parabola terrena alla stregua di un qualsiasi altro essere umano, ha lasciato in eredità, sperabilmente solo a quella platea che lo ha sistematicamente osannato, un quadro di controverse impostazioni populiste, pseudo ideologiche, di elusivo sfuggente idioma, di disinvolti parametri comportamentali che, complessivamente, ben poco hanno di “politico” e molto sanno di radicate aspirazioni “edonistiche”, di inclinazioni “narcisistiche”, di sciorinata “autoreferenzialità”.
Ciò in parallelo con il favoleggiato superconsistente lascito di un patrimonio “personale” di tutto rispetto (per miliardi di Euro) accumulato, “stupor mundi”, in meno di due lustri e articolato in ville principesche, immobili di pregio e accoglienti “dependance” (gli impiccioni reporter scandalistici narrano che qualcuna sia stata anche adibita a privilegiata residenza di qualche compiacente “olgettina” di turno), raccolte di preziose opere d’arte, congrue disponibilità finanziarie e liquide.
Ma il discorso riferibile al discusso e coriaceo nuovo Re Mida non si esaurisce qui.
All’attivo di bilancio del “casato” berlusconiano sembra che vada aggiunta la partecipazione di maggioranza azionaria di riferimento (si parla del 60% di un valore presunto aziendale di alcune decine di miliardi) nella ramificata e mastodontica “holding” di aziende industriali, televisive, commerciali, di servizi, assicurative, bancarie, che va sotto il nome di FININVEST.
Onore al merito, se di limpido merito trattasi.
Un po’ tutti concordano sul fatto che il tanto osannato “Cavaliere” per antonomasia, sia stato effigiato in vita come una sorta di “superman” affermatosi in ogni campo, magari spavaldamente e spregiudicatamente.
La sua poliedrica attività, stando alla cronaca di cui sono pieni editoriali, pubblicazioni, dossier ecc., ha spaziato da “intrattenitore da crociera” a “scaltro palazzinaro”, da “ardito scalatore editoriale” ad “industriale televisivo e pubblicitario d’assalto”, da “novello Masaniello politico” - in funzione anticomunista e antisistema - a “straripante e vincente uomo di punta calcistico”, da “protagonista di cruente e insicure battaglie giudiziarie” a “eccelso astro cadente del variegato e offuscato universo politico autoctono e transnazionale”, da “carismatico animatore di folle” a “impareggiabile occulto regista di un certo tenebroso ambiente edonistico, corrotto e corruttibile”.
L’opinione pubblica, in generale, si riferisce a quel poco virtuoso ambiente popolato da personaggi politici, amministrativi e manageriali di rilevante spicco finiti fra le spire della giustizia e talvolta più o meno pesantemente condannati quali, ad esempio, Berruti Massimo, Dell'Utri Marcello, Fedele Confalonieri (gli atti giudiziari fanno sapere che è stato in più occasioni inquisito, processato e condannato, pur se “prescrizioni” e “sentenze riparatorie” lo hanno tenuto lontano dal tintinnar di manette), Cantoni Giampiero, Formigoni Roberto, Frigerio Gianstefano (il quale, a suo tempo, ebbe a confessare di avere ricevuto 150 milioni da Paolo Berlusconi al fine di ottenere per la Fininvest l’autorizzazione a gestire la discarica di Cerro Maggiore), Emilio Fede, Giudice Gaspare, Letta Gianni (pur se mai condannato, è stato più volte inquisito), Pisanu Giuseppe, Claudio Scajola, Cesare Previti, Vito Alfredo, ecc. ecc., a parte la lunga lista degli inquisiti, magari poi assolti o “prescritti”.
Molti devoti seguaci definiscono “fuori dal comune” una tanto emblematica personalità, specie per quanto attiene le inossidabili doti cerebrali, pur senza tenere conto della diceria secondo cui esse sono state talvolta impiegate per fini poco trasparenti, se non proprio inaccettabili.
Da ben altri rispettabili pulpiti socio culturali s’asserisce comunque che “… potrebbe risultare difficile capire chi è il Berlusconi - Politico -Tycoon - senza tener conto di chi egli sia stato davvero …”
Non sembra di secondaria importanza, però, tenere conto del fatto che, da vasti settori della pubblica opinione, la sua ostentata “superiorità di decisionismo e di comando” sia in gran misura vista come una succedanea deriva della avventurosa e nebulosa gestione del flusso di notevoli e pingui disponibilità finanziarie che, almeno inizialmente, sono in molti a sostenerlo, “vox populi vox dei”, sembra fossero addirittura di poco odorosa provenienza.
Ciò a prescindere dai superlativi iniziali consensi elettorali del partito da lui fondato nel 1994 e poi, dopo le note scabrose vicissitudini interne, le preoccupanti defezioni di taluni “fedelissimi” di primo piano, le lancinanti scissioni, rifondato nel 2013.
Berlusconi, quale munifico elargitore di sostanziosi apporti finanziari a tale partito (del quale per circa 30 anni ha ininterrottamente tenuto le fila e che in atto sembra registri un debito verso la famiglia Berlusconi di circa 94/milioni), di corpose donazioni e regalie a precisi settori del suo entourage (anche destinate, come è stato detto, a tacitare omertosi silenzi, ammesso che mai fossero stati dimostrabili), di generosi contributi al mondo di quel calcio e di quello sport che hanno rappresentato una autentica cassa di risonanza delle sue ambizioni manageriali e politiche.
La sbandierata signoria da blasonato castellano, artatamente “prodiga” a detta di molti, ha assunto spesso, nel complesso, caratteristiche di un vero e proprio “revival” feudale e medioevale.
Nessuno, in merito, può contestare il sacrosanto diritto al “libero arbitrio” ma non si può ammettere la presunzione di mascherare sotto un velo di strumentale generosità o addirittura di caritatevole altruismo, quella che invece sembra essere stata la costante e palese tendenza all’ottenimento di un ritorno, “pro domo sua”, in consensi elettorali e di potere, del riconoscimento di una diffusa “benevolenza”, di un senso di manifesta “gratitudine” da parte di chi si è più o meno abbondantemente abbeverato alla sua fonte, a parte la pretesa di una incontestabile “supremazia” nei riguardi dei gerarchi di corte e di provincia o degli interessati compagni di cordata e di merende.
A che serve cercare di camuffare una tanto evidente realtà, di massima offerta, per circa due lustri, agli occhi di chicchessia, senza alcun filtro depurativo?
Non serve certo a fare risaltare, pur se in maniera artificiosa, gli strameriti attribuiti al compianto “Cavaliere senza macchia e senza paura” che, tuttavia, è indubitabilmente meritevole di un apprezzabile riconoscimento per la dimostrata non comune capacità imprenditoriale (almeno per quella lecita), a parte la intrinseca abilità nel sapersi destreggiare (chiaramente ben bene puntellato da un folto stuolo di luminari giureconsulti lautamente retribuiti, … lui che se lo poteva permettere) nel corso delle variegate chiamate in giudizio piovute, non tanto e non sempre a ciel sereno, a fronte della sua disinibita attività di imprenditore, prima, e di aggressivo politico, poi.
Qualche condanna all’acqua di rose, diverse sentenze assolutorie, più d’una prescrizione dubitativa, hanno fatto da cornice alle feroci corride giudiziarie che si sono prolissamente e cruentemente svolte in diversificati Tribunali della Penisola.
Pur rispettando appieno - come già detto - i sentimenti di cordoglio verso i familiari che gli hanno manifestato costante vicinanza, l’aspetto maggiormente inquietante, oltre che alquanto becero, di tutta la vicenda umana, affaristica e politica riguardante il contestato “principe di Arcore”, è stato offerto da taluni settori della classe politico-istituzionale di riferimento nella misura in cui si è travalicato ogni buon senso e ogni decenza nell'assecondare, senza riserve, l’idea (ovviamente non ostacolata dalla enigmatica e contraddittoria “alunna” - ex infuocata “oppositrice” di tutto e di più – oggi democraticamente (?) insediatasi a Palazzo Ghigi e che, in atto e alla meno peggio, regge le ben poco serene sorti della Nazione) di decretare, a parte il “lutto nazionale”, i “funerali di Stato”.
Onorificenza alla memoria peraltro per la prima volta accordata a un defunto personaggio istituzionale non più nell'esercizio delle sue funzioni e che, nel caso specifico, comunque lo si voglia presentare o circonfondere, non è stato certo un “Padre della Patria”.
Arroganti stramberie di un opinabile potere pseudo “democratico-popolare” che palesa sfaccettature non rispondenti alle aspettative, lasciando emergere poco rassicuranti segni di faziosità, di inesistente equanimità. A parte la scarsa attendibilità rispetto a talune “riforme” giacenti fra le sabbie mobili della abulia istituzionale e della burocrazia ministeriale, esattamente da quel 2011 in cui fu pubblicamente sottoscritto (ribadendo le analoghe promesse al vento del 1994) il ben noto disatteso “contratto” fra “Berlusconi Presidente” e l’opinione pubblica, in quel ridicolo frangente coinvolta da un presentatore da cassetta, quale il mummificato Bruno Vespa, attraverso la nota trasmissione RAI “Porta a Porta”.
In taluni ambienti s’è certamente dimenticato che solo la storia, quella vera, che prima o poi augurabilmente prenderà campo, sarà in grado di esprimere un fondato e imparziale giudizio sull’ “uomo” Berlusconi, magari riportando la sua controversa immagine, il ricordo del bene e del male, la populistica e stereotipata sua eredità di pensiero politico ideologico, entro i confini della obiettività e della rispondenza alla realtà dei fatti e delle cose.
Può anche darsi che al momento in cui il poliedrico signorotto della superba e fastosa “Villa San Martino di Arcore” (ex residenza ufficiale del nobile storico lignaggio dei Casati Stampa di Soncino, pervenuta a Berlusconi, in uno alla contornante estesa tenuta terriera e relativo parco, in forza di un favorevolissimo affare destramente pilotato dall’acclarato masnadiero Avv. Cesare Previti), calcando le orme di un certo "Mausolo" (satrapo della Caria, del 4° sec. a.C. cui si attribuisce l’origine di una sepoltura monumentale annoverata oggi fra le meraviglie del mondo), dell'Imperatore Augusto o di Napoleone, assunse la decisione di fare approntare un “mausoleo privato” in cui raccogliere le ceneri della famiglia (antenati e discendenti) oltre che le proprie, abbia abbastanza meditato sulla ben nota massima cristiana (“Genesi” 3,19) “… memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris” che, tradotta in volgare, recita: “… ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai”.
Chiudiamo riportando il pensiero di una esimia dottoressa che nella sua tesi (2020) sulle origini del mito Berlusconi e sulla sua composita personalità, ha rievocato il Manzoni nell'asserire:
“…. fu vera Gloria? Ai posteri l'ardua sentenza".

15 06 2023                                                                                                      Lua

 

Ass. Socio-Cult. «ETHOS - VIAGRANDE»
Presidente Augusto Lucchese
e-mail: augustolucchese@virgilio.it