AUDIZIONE PARLAMENTARE
DEL CAPO DI STATO
MAGGIORE DELLA MARINA.
30 luglio 2019 - L’ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone,
nel corso dell’audizione presso le Commissioni congiunte Difesa
di Senato e Camera sulle linee programmatiche della Marina
Militare ha dichiarato che l’area del Mediterraneo allargato
costituisce il primario interesse per la Marina Militare
Italiana, per il numero di sfide e opportunità che presenta.
Rilevando il ruolo fondamentale delle Sea Lines of Communication
(SLOC), Cavo Dragone ha messo in evidenza anche le misure prese
nello scenario internazionale e del Mar Mediterraneo da altri
paesi negli ultimi anni.
“Viviamo una fase storica di forte accentuazione della
dimensione strategica del mare. Attori globali come Stati Uniti,
Cina e Russia, e attori regionali come i paesi del Consiglio di
cooperazione del Golfo, l’Iran, l’Egitto, la Turchia sono oggi
impegnati in una corsa per acquisire il controllo delle SLOC,
indispensabile per la proiezione delle forze militari e degli
interessi economici, nonchè per la deterrenza nei confronti di
fenomeni di instabilità, quali pirateria, traffici illeciti,
movimenti jihadisti e terrorismo in generale” ha spiegato
l’ammiraglio.
“Sappiamo tutti – ha proseguito – che nel mondo l’80% circa
delle merci si muove su nave. Anche il commercio di prodotti
energetici non è da meno, ben oltre il 50% del greggio oggi
viaggia attraverso rotte marittime, transitando giornalmente da
stretti e canali che divengono elementi critici essenziali a
causa delle possibili ripercussioni che il loro blocco, anche
temporaneo, avrebbe sul mercato energetico e sull’economia
globale”.
Al centro del dibattito europeo e internazionale c’è la
creazione di una governance del mare, una regia istituzionale
per gli affari marittimi”, ha sottolineato Cavo Dragone,
ricordando come Francia, Spagna, Portogallo e Grecia abbiano già
intrapreso questo percorso.
“In Italia si è aperto il dibattito e la Marina militare è
pronta a offrire la propria esperienza”, come quella maturata
tramite il Dispositivo interministeriale integrato di
sorveglianza marittima (Diism).
Circa la pressione migratoria dalla Libia, oggi molto
ridimensionata rispetto al recente passato, l’ammiraglio ha
ricordato che “nell’ambito dell’operazione Mare sicuro una nave
militare italiana staziona in maniera permanente nel porto di
Tripoli per dare assistenza alla guardia costiera libica e
favorire la formazione del personale locale. Ricordo che da
quando abbiamo iniziato abbiamo messo in mare ben 11
pattugliatori e motovedette della guardia costiera della marina
libica, tutto questo col supporto di squadre tecniche che la
Marina ha inviato presso la nostra nave ancorata a Tripoli”.
Circa l’Operazione Sophia dell’Unione Europea l’ammiraglio ha
detto che “non è stata depotenziata, ma cambiata nella sua
conduzione, con un lavoro focalizzato sull’attività aerea e di
ricognizione e su quella addestrativa” dopo che è emersa la
necessità di una revisione della politica di redistribuzione e
di bilanciamento dello sforzo di ricezione dei migranti sbarcati
da parte di tutti i partner Ue.
L’Italia, “ha messo di fronte all’Europa determinate
responsabilità” ha detto Cavo Dragone. I partner Ue hanno
infatti ritirato le unità navali dall’Operazione Sophia dopo che
il governo italiano ha preteso che i migranti venissero sbarcati
negli Stati di appartenenza delle navi militari e non più solo
in Italia.
Dunque “il destino di Sophia dipende dalla postura delle nazioni
partecipanti nell’imminenza della scadenza”, ha aggiunto Cavo
Dragone, per il quale però il tema della chiusura e apertura dei
porti “non riguarda la Difesa”. In questo contesto, riferendosi
al decreto Sicurezza bis, ha rilevato che tutte le volte che un
evento è ricaduto in ambito della giurisdizione italiana, “non
ho notato scollamenti interni al governo, e i ministri
interessati hanno preso le decisioni in comune, senza
discrepanze”.
Analizzando gli scenari militari marittimi “nel Mediterraneo e
nell’area del Golfo Persico, senza voler volgere lo sguardo a
quanto sta accadendo nel Pacifico, stiamo assistendo a un
diffuso rafforzamento dello strumento navale, come non accadeva
da molto tempo” ha affermato Cavo Dragone.
“Francia, Spagna, Turchia, Algeria, Egitto, Arabia Saudita,
Qatar, Emirati Arabi – ha osservato Cavo Dragone – hanno
programmato ed effettuato importanti investimenti nell’industria
navale e subacquea della difesa. La legge navale del 2014
mantiene l’Italia allineata sul piano dello strumento militare a
una tendenza oramai più che generalizzata nel cosiddetto
Mediterraneo allargato. Tuttavia una Marina Militare all’altezza
delle sfide che abbiamo di fronte non può prescindere da alcune
premesse che riguardano il suo funzionamento”.
L’obiettivo del raggiungimento di 26.800 unità per personale
della Marina militare entro il 1° gennaio 2025 “è stato fissato
in una fase storica diversa da quella attuale, ed oggi non
appare realistico alla luce delle attuali esigenze della Marina
e degli impegni in materia di sicurezza e stabilizzazione che
l’Italia è chiamata a sostenere” ha aggiunto Cavo Dragone
ricordando che la Marina Turca ha 44mila effettivi, la Royal
Navy 39mila, la Marina Francese 35mila mentre quella spagnola,
con 26mila effettivi statisticamente opera in un terzo dei
teatri operativi che vedono impegnata la Marina Italiana.
“Occorre assicurare la possibilità di un turnover sostenibile
del personale, che già’ oggi effettua periodi di mare più lunghi
del previsto, lontano dalle famiglie e con un trattamento
economico non rispondente, onestamente, al sacrificio richiesto.
“La necessità che il servizio alla Patria richieda e giustifichi
sacrifici connaturati allo stato giuridico di militare –
trasferimenti ripetuti, disponibilità immediata – non è
certamente in discussione. Ma non possiamo giungere a una
compressione dei diritti soggettivi e ignorare che ciò rischia
di indebolire la coesione morale della compagine militare.
Alla luce di tali considerazioni una riflessione è necessaria e
urgente” ha osservato Cavo Dragone sostenendo che “le stime di
circa 30mila militari” come effettivi per il personale della
Marina “rappresentate anche dal mio predecessore, sono coerenti
con il quadro descritto e da me pienamente condivise”.
Circa le nuove capacità della Marina Militare l’ammiraglio ha
evidenziato i vantaggi derivanti dalla piena disponibilità della
Portaerei Cavour, da equipaggiare con i 15 F-35B previsti per la
Marina Militare.
“Si tratta di una realtà operativa comune a gran parte dei Paesi
alleati ed è quindi una componente fondamentale per assicurare
l’integrazione e l’interoperabilità dello strumento navale nelle
dinamiche atlantiche, nonché la difesa della flotta navale.
Gli F-35B sono un elemento indispensabile per il conseguimento
della capacità operativa della Portaerei, che rappresenta una
base operativa avanzata, disponibile sempre ed ovunque, un
“aeroporto in mare aperto” dal quale proiettare capacità della
Difesa ovunque sia necessario.
Ma essa è anche un centro di Comando flessibile ed efficace per
intervenire con rapidità in caso di crisi internazionali e
calamità. L’integrazione e l’interoperabilità nella cornice
nazionale e con le marine dei Paesi amici ed alleati richiede la
piena disponibilità di tali mezzi e l’autonoma capacità di
gestirli.
E’ dunque un tassello operativo irrinunciabile perché qualifica
il rango di una Marina e più in generale di una Difesa sul piano
internazionale. Al riguardo – ha concluso Cavo Dragone – mi
sento di condividere con voi la mia soddisfazione per il recente
avvio di questa importante attività, la capacità Portaerei, con
il prosieguo, in linea con le tempistiche, dei lavori di
ricondizionamento del Cavour all’imbarco del F-35B e l’inizio
dell’addestramento/ricondizionamento del primo nucleo di piloti
e tecnici provenienti dalla linea STOVL AV8B”. Nel rispondere
alle domande dei parlamentari l’ammiraglio Cavo Dragone ha
delineato le esigenze operative della Forza Armata
nell’immediato futuro con l’urgenza di completare il
finanziamento dei primi due sommergibili NFS (con l’opzione per
la seconda serie di due battelli), anticipare le linee di
finanziamento del Fondo per gli investimenti del Ministero dello
Sviluppo Economico, pianificare le necessarie sostituzioni delle
unità navali che andranno in disarmo entro il 2022 e opzionare 2
ulteriori PPA con uno spiccato assetto antisommergibile (ASW).
La necessità di potenziare le capacità antisom della Marina
emerge chiaramente dallo scenario operativo descritto tenuto
conto della necessità di proteggere lo SLOC e della dimensione
subacquea del confronto con la Russia, sempre più massicciamente
presente nel Mediterraneo, e dal generale potenziamento e
ammodernamento delle flotte di sottomarini in tutti i mari.
L’esigenza di realizzare due nuove unità con caratteristiche ASW
potrebbe far emergere la convenienza (in termini economici,
progettuali e di tempistica) di costruire due ulteriori FREMM in
versione antisommergibile nell’ambito di un programma che vede
per ora 10 unità di cui 4 ASW e 6 multiruolo, piuttosto che
sviluppare una eventuale versione ad hoc ASW dei Pattugliatori
Polivalenti d’Altura.
P.S.
La costruzione delle nuove unità rientra nel piano di
rinnovamento delle linee operative delle forze navali della
Marina militare a suo tempo, in varie fasi e in varie vesti,
perorato dall’Ammiraglio Di Paola già nel 2002 e poi approvato
dal Governo e dal Parlamento. Detto piano è stato avviato nel
maggio 2015, durante il periodo di comando dell’Ammiraglio De
Giorgi.
L’Ammiraglio Di Paola, a Washington, il 24 giugno 2002, nella
qualità di direttore nazionale degli armamenti firma al
Pentagono il promemoria d'intesa che impegna l’Italia alla
partecipazione del programma F.35, convenendo l'acquisto di 131
cacciabombadieri per un costo presunto di circa 8,5 miliardi di
dollari (valuta del 2002) più 1 miliardo per il programma di
sviluppo.
Nel corso del suo commiato De Giorgi, ha ricordato di avere
lasciato "in eredità” 16 navi maggiori e due unità minori. Il
commiato ha registrato talune gaffe, volute o non volute. "Sono
l'ultimo comandante della flotta repubblicana", ha detto, a un
certo punto De Giorgi, mentre in sottofondo scorreva la colonna
sonora del Gladiatore. Una frase un po' criptica che certo non è
stata di buon auspicio al suo successore e che, soprattutto,
lascia aperto un dubbio: dopo De Giorgi non ci sarà più una
flotta, o non ci sarà più la Repubblica?
"Mi auguro - ha risposto Roberta Pinotti - che questi interessi
occulti non ci siano". Quindi, ha aggiunto: "La flotta della
Marina militare stava subendo l'invecchiamento, c'era bisogno di
un programma di rinnovamento e il governo lo ha sostenuto"
Il cambio di rotta del nuovo comandante. Di tutt'altro tenore è
stato l'atteggiamento del nuovo capo di Stato maggiore,
l'ammiraglio Valter Girardelli che ha un carattere di assoluto
rigore ed è un ufficiale che ama agire in silenzio. Nel suo
discorso, riferendosi con ogni probabilità alla passata
gestione, ha sottolineato come "l'autorevolezza, a discapito
dell'autoritarismo, sia contraddistinta da riflessione. E, in
particolare, da mancanza di clamore".
I 1OLI MIGLIORI
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