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E’ sbagliata la “MANOVRA” o sono incapaci i “MANOVRATORI” ?


Non è difficile rispondere ad una così semplice domanda. 
Se il Sommo Poeta potesse tornare fra noi, sicuramente ripeterebbe ai quattro venti che l’Italia è ancora oggi una “nave senza nocchiero in gran tempesta …. ecc. ecc.”! 
Ma di quale nocchiero potrebbero fidarsi gli italiani considerato che i “manovratori” attualmente in plancia non sono idonei - e non da ora - a pilotare neppure una barchetta da piccolo cabotaggio costiero ? 
Se poi si vuole aggiungere che l’inamovibile “comandante del vapore” (leggi “Silvio Berlusconi da Arcore”) di tutto e di tanto può essere capace tranne che di guidare con mano sicura il malconcio vascello italiano (peraltro sino ai bordi stracarico … di debiti passati, presenti e futuri), appare ben chiaro che l’errata rotta intrapresa, in uno ai forti e implacabili marosi che s’avventano di traverso, potrebbe portare la “nave Italia” a naufragare miseramente sugli aguzzi scogli che già s’intravedono parecchio vicini, pronti a sfondarne le malsicure e fragili murate. 
Sono, metaforicamente, gli scogli della speculazione finanziaria interna ed estera, dell’affarismo spavaldamente posto in atto dalle proliferanti cosche partitiche, dell’inveterato prodigalismo degli amministratori-sperperatori del denaro pubblico, del pressappochismo dei dirigenti e dei manager di Stato (oltretutto lautamente pagati), del settarismo di una classe politica inetta, decotta e obsoleta, del tornacontismo lobbystico di una buona fetta del mondo pseudo intellettuale, della poca lungimiranza di molti “parvenu” dell’asfittico apparato industriale e produttivo ancora in essere. 
Fra la malfida “ciurma” che dovrebbe “governare” la nave Italia, spicca un vezzoso “Ufficiale di rotta” (leggi Giulio Tremonti) che sembra abbia orientato la propria strana bussola non sul polo magnetico delle leggi economiche (ma dove, per curiosità, ha studiato cotanto insigne “professore”?), bensì sulle fittizie coordinate di Bruxelles. 
E’ notorio che queste ultime promanano da un farraginoso “centro burocratico” spacciato come una sorta di “governo d’Europa”. Trattasi, in verità e sotto molti aspetti, della semplice configurazione organica e articolata della ben colma greppia che foraggia una sottospecie di improvvisati “statisti” (?) facenti parte dell’inconcludente “commissione europea”, a sua volta generata dall’altrettanto inconcludente, pur se altamente dispendioso, “parlamento europeo” di Strasburgo. 
Riprendendo il discorso dell’indegna manovra aggiuntiva ferragostana, in gran fretta varata, sotto ricatto del duo Trichet - Draghi della BCE (Banca Centrale Europea), dal debole esecutivo berlusconiano, è chiaro che la stessa ” (il cui ammontare, significativamente numerico quanto poco determinante ai fini dell’agognato effettivo risanamento dei conti pubblici, dovrebbe raggiungere i 45 miliardi di euro) altro non è che il risultato di una abnorme sequela di artifici contabili, di ripieghi, di palliativi, di compromessi. 
Il tutto frettolosamente assemblato, nel corso di un paio di vantate notti insonni, dal tronfio ex taumaturgo della finanza statale italiana. Il mitico Tremonti, protagonista di incomprensibili e intraducibili “conferenze stampa”, s’è dovuto arrampicare sugli specchi per fare fronte alla perentoria intimazione ricevuta, quasi quasi a mezzo ufficiale giudiziario, dalla citata BCE. E’ stata dura, specie perché il mefistofelico “Giulio II”, peraltro reduce da una tribolata vicenda di rilevanti fitti a tre zeri pagati in nero ad un amico-collaboratore finito nelle grazie della Magistratura, ha dovuto avvertire sul collo il soffocante e forse cattivo alito del “tutore” Bossi e ha dovuto sciupare una serie infinita di fazzoletti per asciugare le lacrime di coccodrillo del suo datore di lavoro Berlusconi. Quest’ultimo, a sua volta, avvertendo la stretta al collo delle dimissioni, a gran voce chieste da tutti tranne che dai suoi proconsoli indaffarati a tenere in riga la nutrita falange dei tornacontisti onorevoli della cosiddetta maggioranza (che, in quanto “nominati” e quindi “ubbidienti”, a tutto pensano tranne che a lasciare anzitempo le loro poltrone), ha dovuto procrastinare le attese ferie sardinie. 
Visibilmente contrariato, visto che per lui - ma solo per lui - in Italia va tutto bene, è stato costretto a sfoggiare qualche sorriso durban’s, più che altro di circostanza pur se a denti stretti. Ha dovuto sottoporsi, altresì, alla “stressante” spola fra Arcore, Porto Rotondo, Palazzo Grazioli, Palazzo Ghigi e il Quirinale, magari rinunciando a qualche eventuale nuovo “bunga bunga”. Aerei, elicotteri, macchine blu, il solito folto apparato di “gorilla”, le faticose cene di “lavoro”, le lunghe e animate conversazioni telefoniche, hanno marcato il via vai del “fondatore dell’impero” pdiellino. 
Come mai lui, indiscusso “patron” delle onde hertziane, per evitare tutto ciò non ha pensato di rivolgersi all’amico e socio Confalonieri (Mediaset) onde realizzare, in tempo reale, una serie di “video conferenze” tra le sue faraoniche sedi governative secondarie di Arcore e di Palazzo Grazioli e i palazzi della politica? 
Con l’ammontare del notevole risparmio che l’estenuato Erario avrebbe così ottenuto, almeno un centinaio di famiglie indigenti avrebbero potuto rimpinguare i loro magri bilanci e trascorrere in serenità le festività ferragostane. Alla fine la montagna ha partorito il solito topolino e la manovra estiva (dopo quella primaverile) è stata “approvata ad unanimità” da un Consiglio dei Ministri straordinario in seduta serotina e il relativo provvedimento, dopo la firma del Presidente della Repubblica, è finito in presa diretta fra le inintelligibili e tediose pagine della “Gazzetta Ufficiale”. 
Sarebbe difficile e prolisso entrare nel merito della controversa miriade di “disposizioni” emanate, almeno sulla carta. Solo che per la maggior parte di esse s’intravede già una miserrima fine, pur avendo fatto grondare di sangue il trafitto cuore del “magnate” Capo del Governo. A parte, poi, la consueta giostra degli “emendamenti” che presumibilmente le svuoteranno, in tutto o in parte, dei presunti contenuti. Senza dire che il “povero” Governo Berlusconi-Tremonti-Bossi ha ambiguamente scartato il dovere di agire con drastica e coraggiosa immediatezza (come eticamente farebbe un cosciente medico al capezzale di un malato cronico), ma ha pavidamente preferito diluire nel tempo la data di applicabilità di molte delle nuove sostanziali misure introdotte. Come dire che è ricorso ad una sorta di inqualificabile emissione di assegni a vuoto. 
E’ sconfortante, in definitiva, constatare che trattasi di una specie di polpettone dato in pasto alla Nazione e all’Europa di Bruxselles. Polpettone che, sebbene non avvelenato, dovrebbe essere utile, almeno nelle intenzioni, a rabbonire i feroci “bulldog” della speculazione borsistica. 
Non è mancato, in ogni caso, il consueto malcontento generale che va dalla debole, insicura e frammentata opposizione alla folta schiera dei politici di periferia che temono di essere privati del loro prezioso e redditizio potere locale. Non parliamo poi di quella frangia di sindacato che ancora pensa di avere una qualche voce in capitolo o delle variegate organizzazioni di settore che difendono i propri esclusivi interessi. 

Ai cittadini fiscalmente onesti non resta che subire, impotenti e indifesi, il recidivo e brutale taglieggiamento delle proprie già magre risorse. 
Va detto, per chiudere, che la manovra s’è limitata a cercare di fare cassa per l’anno in corso e per i prossimi esercizi ma non ha intaccato, sostanzialmente, le multiformi cause del dissesto amministrativo, economico e funzionale che rischia di travolgere il Paese. 

15 agosto 2011 A, Lucchese





 

 

 

 

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