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Ancora un voto di fiducia al Governo Berlusconi.


Il 21 giugno u.s. la Camera ha concesso un ulteriore voto di fiducia al Governo Berlusconi: 317 sì, 293 no, 2 astenuti. Alla luce dell’attuale e dominante anomalia della politica italiana, al di là dei numeri, ciò era un fatto già scontato. 
Una riflessione è però spontanea: ci si trova al cospetto della  dimostrazione che nella nostra beneamata Italia esiste un quadro politico a due facce, ciascuna con diverse e parecchio divergenti caratteristiche. 
Una è rappresentata dalle urne e dalle piazze che, chiaramente e apertamente, sono avverse al precario e insicuro sistema di governo berlusconiano che immobilizza il Paese e ne rende sempre più fragile l’economia, sia dal punto di vista produttivo che da quello competitivo. L’altra si manifesta, giorno dopo giorno, attraverso il gioco che si consuma all’interno del Parlamento sostanzialmente spaccato in due. Costantemente emerge il fatto che i numeri a sostegno del governo sono influenzati dai vari transfughi stile Scilipoti & c., oltre che dal ben individuato plotone di fedelissimi a suo tempo “nominati”, a vario titolo o per “meriti speciali”, dalla cupola dei partiti d’appartenenza. Per molti di costoro, più o meno illustri soldati di ventura, non sarebbe male intercedere affinché venga istituito un “premio Nobel per l’attitudine volpina e camaleontica” posta in atto nel corso della rispettiva carriera politica. 
Trattasi, in genere, di intruppati tornacontisti (avvocati “difensori” dei capi, consulenti tutto fare, ex magistrati pentiti, gente dello spettacolo e dei concorsi di bellezza, manager e boss locali con qualche conto in sospeso con la giustizia, ecc.ecc.) che, di massima, potrebbe non essere blasfemo definire anti-italiani. Sono numerosi, altresì, i “portatori” di sostanziosi “pacchetti di voti” che magari non sanno cosa sia la vera politica ma che sono disposti a tutto, anche sostenendo il falso, per difendere a denti stretti i loro attuali lauti appannaggi e gli sperati futuri vitalizi pur sapendo di remare contro il superiore interesse della Nazione. Un po’ tutti sembrano essere degli alieni radiocomandati che trascorrono le loro giornate incollati ai telefonini (del resto le conversazioni sono a carico dei contribuenti), bighellonando e sprolochiando nei corridoi e nelle stanze dei palazzi del potere. Durante le sedute, poi, quando sono presenti e non sono sonnecchianti, stanno annoiatamene in aula per adempiere alle direttive ricevute, per ascoltare quando capita la “voce del padrone” e pronti, comunque, a pressare in un certo modo la tastiera del proprio scanno. All’occorrenza anche quella di un qualche vicino assente. Stando così le cose, gli appartenenti alla “forte e coesa maggioranza” sono convinti di potere giungere indenni al traguardo del 2013 e, ossequiosi e solidali, continuano a cantare vittoria. Poco importa loro se la vantata contingente maggioranza numerica e solo frutto di condizionamenti, di poco trasparenti accordi sotto banco e di più o meno velati ricatti. 
Berlusconi, di riflesso, vive sempre più alla giornata, confuso e insicuro, fortemente strumentalizzato dalla Lega del fidato (?) e stimato Bossi. Ciò anche a prescindere dai suoi guai giudiziari (“bunga bunga - Ruby”, “Mills”, “Mediaset”, “Mediatrade”), aziendali (cospicuo risarcimento a De Benedetti) e personali (separazione da Veronica Lario). Un pesante carro da trainare, specie se trasporta altri non indifferenti carichi come Mora, Fede, Minetti & c.
Per altro verso, un certo enigmatico Tremonti - una sorta di Sfinge della politica economica italiana ed europea - ha tempo ad assicurare che l’Italia, malgrado il suo stratosferico debito pubblico - che non si riesce a contenere e tanto meno a ridurre - è al sicuro e non corre il rischio di una bancarotta stile Grecia. La realtà, purtroppo, lo smentisce e contrasta parecchio con le assiomatiche dichiarazioni di cui ai suoi arzigogolati predicozzi. 
Il nostro Paese è invischiato in una situazione parecchio diversa da quella che, bluffando, ci si vuole far credere, situazione che emerge chiaramente da una miriade di fatti notori e incontestabili. Innanzi tutto l’incapacità del raffazzonato e mediocre governo in carica di bloccare e ridurre drasticamente la spesa pubblica improduttiva cui fanno capo i famigerati “costi della politica”, parecchie delle superdimensionate e spropositate “spese militari” (1), l’implacabile mostro della “burocrazia” (2), i parassitari oneri per “strutture inutili” quali talune Province, Prefetture e vari distaccamenti ministeriali periferici che, nel secolo del Web, non hanno più ragion d’essere. Aggiungasi i rilevanti costi delle varie e inconcludenti “autority” mangiasoldi, delle molte e interessate “sponsorizzazioni”, delle famigerate e clientelari “consulenze esterne”, delle sfarzose sceneggiate per ricorrenze e manifestazioni, delle affollate segreterie di ministri e uomini politici, e il quadro complessivo degli sperperi, pur se non completo, diviene più evidente e più consistente. Senza dire, ancora, dell’antiquato, discriminatorio e vessatorio sistema fiscale in vigore (cui va aggiunto il medievale e anatocistico sistema di riscossione coatta), oltre che di parecchie infrastrutture viarie e ferroviarie da terzo mondo, del farraginoso, speculativo e corrotto mondo dei lavori pubblici, dei tanti colabrodo quali, ad esempio, il “servizio sanitario nazionale”, il servizio di “protezione civile”, il servizio di “provveditoria” ecc.. Ma non sarebbe giusto, infine, sorvolare sui rilevantissimi quotidiani oneri per aerei ed elicotteri “vip” - spesso impiegati per scopi non strettamente istituzionali -, per le costose auto blu circolanti anche per futili o personali motivi degli “aventi diritto” (3), per l’ingente numero di addetti alle svariate quanto talvolta superflue “scorte”. 
Tutte cose che, ovviamente, apportano un pesante e costante salasso al bilancio pubblico, determinando la necessità di ricorrere a reiterate manovre e manovrine di aggiustamento, al frequente e magari scorretto storno di disponibilità fra diversi capitoli di spesa, all’indegno congelamento dei pagamenti ai fornitori, all’improprio utilizzo dei “fondi europei”. 
Non è facile determinare la precisa quantificazione della emorragia monetaria connessa al quadro di cui sopra, ma è evidente che, nel complesso, essa è certamente valutabile in diversi (forse decine o magari centinaia) miliardi di euro, senza tenere conto peraltro dei circa 65 miliardi di danni erariali dovuti alla strisciante, diffusa e immonda “corruzione”. Tutto ciò, oltre ad essere la primaria causa del mancato sviluppo della economia, viene chiaramente a ricadere sulla collettività nazionale. Nei nauseabondi meandri dell’apparato governativo, tuttavia, si seguita prevalentemente a ragionare in funzione di specifiche e più o meno palesi esigenze “ad personam” dei vari “capi bastone” o a privilegiare, senza ritegno, gli interessi elettorali dei partiti che stanno al timone. Emergono sistematicamente dei dati del tutto incredibili e raccapriccianti ma i vari e ben noti esponenti dell’incosciente apparato politico italiano, infischiandosene - forse anche per spirito di solidarietà - dei “ladroni” che pullulano nei molti settori a rischio delle Istituzioni (centrali e periferiche), non avvertono alcuna vergogna e, sfacciatamente, tirano a campare. 
Il tutto si estrinseca e si evolve, ovviamente, in danno dei contribuenti onesti cui, alla fine, si racconta la favoletta dell’impossibilità - vedi caso per mancanza di soldi - di ridurre l’attuale vessatoria pressione fiscale. 
Ci vorrebbero spiegare, i vari “irresponsabili” che mal governano la Nazione, dove sono andati a finire, ad esempio, i maggiori introiti miliardari scaturiti dalle accise e dall’IVA riscosse a fronte dei reiterati truffaldini aumenti del prezzo al consumo dei carburanti? 
Ci vorrebbero delucidare, i predetti, in quale pozzo di San Patrizio sono finiti sia il consistente maggiore gettito fiscale che gli ingenti proventi dalla lotta all’evasione, pari ad un dichiarato ammontare di circa 25/miliardi? 
E’ semplicemente ridicolo continuare affermare, con inveterata faccia tosta e in aperta mala fede, che il governo berlusconiano-tremontiano “non mette le mani nelle tasche dei cittadini”. Nella misura in cui gli addetti ai lavori, da valenti “borsaioli”, puntano più al portafoglio dei malcapitati che agli spiccioli, ciò, in effetti, appare una ridicola favoletta per i creduloni e per gli sciocchi. 


NOTE:
1 – A fronte del complessivo organico delle Forze Armate, ammontante a circa 308.000 uomini (di cui 108/mila Esercito, 34/mila Marina, 48/mila Aviazione, 117/ mila Carabinieri) le varie componenti della scala gerarchica risultano all’incirca così suddivise: 21% Ufficiali Superiori e Generali (63/mila unità), 16% Ufficiali di grado inferiore (48/mila), 31% sottufficiali (94/mila), 15% graduati (45/mila) e, infine, appena un 16% (48/mila) di semplice truppa. Sono cifre allucinanti che si commentano da sole e che stanno a dimostrare quanto l’erario potrebbe risparmiare se solo si procedesse senza favoritismi, con competenza e con attenzione ad una drastica ristrutturazione e cura dimagrante dei citati organici - chiaramente dilatati rispetto alle reali esigenze -, specie per quanto riguarda i ben pagati “ufficiali superiori e generali”.

2 – Di recente s’è appreso, per inciso, che le “auto bleu” in uso alle istituzioni centrali e periferiche sono circa 574.000 mentre il relativo personale - direttamente o indirettamente addetto all’utilizzo e alla manutenzione del parco macchine - supera abbondantemente le 100/mila unità. Lo specchietto sotto riportato raffronta l’Italia ad alcune altre Nazioni.

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

3 - Non è facile entrare nel merito della nebulosa normativa che fa scattare tale “diritto” .

 

 

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