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Storici controcorrente 


                                                           


James Bacque fu educato alla Upper Canada College a Toronto e in seguito nell'Università di Toronto, dove studiò storia e filosofia laureandosi nel 1952. Entrò a far parte della Seaton's House, una rinomata scuola d’insegnamento.
James Bacque è stato scrittore e saggista prima che la sua fama raggiungesse un punto di svolta nel 1989, quando decise di concentrare la sua attenzione verso il destino controverso dei soldati tedeschi tenuti prigionieri nei campi di concentramento degli alleati, ancora alla fine della seconda guerra mondiale e ne denunciò i crimini. 790 mila soldati tedeschi morti nei campi di prigionia francesi e americani e oltre 500mila scomparsi nei campi sovietici. 
“Sono testimonianze e documenti che confermano e ampliano il tragico scenario delle morti di massa dei soldati tedeschi che si erano arresi alle truppe alleate”.
E’ un documentario della storia dei prigionieri nei campi di concentramento alleati. Pagine sconvolgenti che vengono tenute nascoste ma che sono resoconti di fatti realmente accaduti.
Il suo lavoro più recente riguarda la ”resistenza francese”.

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Other Losses  di James Bacque


E’ difficile, per uno storico, fare accettare una verità non ufficiale, specie quando è volutamente o artatamente trascurata dai libri di storia. 
James Bacque, ad esempio, è stato aspramente criticato negli Stati Uniti e in Francia ed è stato oggetto di pesanti accuse anche a livello accademico. Ma lui non si è perso d’animo. Il suo “Other Losses”, best-seller in Canada, tradotto in francese, in tedesco e presto in italiano (Gli altri lager, i prigionieri tedeschi nei paesi alleati, Mursia) ha scatenato un putiferio. Bacque è stato accusato di revisionismo da Stephen Ambrose, professore all’università di New Orleans, di nazismo o di apologia del nazismo da più di un giornalista...

Il libro del canadese James Bacque fu stampato per la prima volta nel 1989 in Canada: fu subito il sasso nello stagno. La sua colpa? aver detto per la prima volta quello che era stato fino a quel momento solo sussurrato e cioè che alla fine della guerra nei campi alleati i prigionieri di guerra tedeschi erano trattati in condizioni non diverse da quelle dei Gulag sovietici e dei Lager nazisti. 
Il libro di Bacque fu accolto molto negativamente negli USA e molto criticato da tutta la stampa. Molti detrattori insorsero, ma non potendo contraddire dati di fatto come l' artificio di declassificare i prigionieri di guerra in "DEFs", cercarono di dimostrare che ciò era dovuto ad una drastica crisi nei rifornimenti e che comunque le cifre indicate da Bacque dovessero essere nettamente ridimensionate.


"E' facile argomentare che se fosse così non si spiegherebbe perché per ordine di Eisenhower fu fatto divieto (pena la morte) a che i civili portassero cibo ai prigionieri e perché venissero respinti al mittente gli aiuti della Croce Rossa:“…Under no circumstances may food supplies be assembled among the local inhabitants in order to deliver them to prisoners of war. Those who violate this command and nevertheless try to circumvent this blockade to allow something to come to the prisoners place themselves in danger of being shot…”

 


Quello sopra è il contenuto della lettera che Eisenhower stesso mandò con corriere urgente speciale a tutti i sindaci di tutte le città tedesche il 9 maggio 1945, cioè il giorno dopo il Victory in Europe Day che sanciva la fine della guerra in Europa. Come si vede in questo documento, tuttora conservato negli archivi civici di molte città tedesche, Eisenhower proibiva tassativamente di fornire cibo ai prigionieri di guerra, pena la fucilazione, cosa che effettivamente avvenne in molte occasioni, quando alcune donne che portavano cibo agli uomini affamati vennero passate per le armi.
Dunque il libro di James Bacque ha fatto rumore nel mondo, ma vi è da dire che in passato molte altre voci avevano comunque avuto il coraggio di denunziare il comportamento degli americani in Germania.
L' imprenditore e politico americano Homer Earl Capehart fu fortemente critico con le politiche di Truman e di Eisenhower nei confronti della Germania subito dopo la guerra e li accusò del tentativo di far morire di fame ciò che rimaneva della nazione tedesca
Konrad Adenauer, che sarebbe diventato il Cancelliere della Germania ricostruita, intervistato dall'esercito Usa il 22 giugno 1945, chiese pietà alle autorità militari a stelle e strisce: 
«Anche i prigionieri tedeschi nei campi americani mangiavano l'erba e raccoglievano le foglie dagli alberi perché avevano fame, esattamente come facevano i russi, purtroppo… Gli alleati hanno usato gli stessi metodi che usarono anche i tedeschi». 
E in un discorso tenuto in Svizzera nel 1949, Adenauer fece ufficialmente riferimento alla morte, causata dagli alleati, di milioni di prigionieri tedeschi.
Bacque giunge a calcolare che tra il 1945 e il 1946 almeno ottocentomila soldati tedeschi (ma non solo soldati e non solo tedeschi, ci tiene a precisare Bacque: in mezzo c’erano anche italiani) morirono di fame, sete, malattie. Cosa diede a Bacque lo spunto per incominciare ad investigare ed a ricercare le testimonianze riguardo a questo tentativo di "genocidio"? Una semplice operazione aritmetica. I dati ed i registri relativi ai prigionieri di guerra detenuti dagli americani sono velocemente "andati distrutti" impedendo di fare calcoli precisi, non così i dati dell' Unione Sovietica che riportano come nei campi sovietici (dove gli ex soldati tedeschi erano sì trattati in condizioni miserrime ma dove almeno conservarono lo status di prigionieri di guerra) morirono 450.600 soldati tedeschi. Poiché nei registri tedeschi è accertato che tra tutti i tedeschi fatti prigionieri alla fine della guerra, 1,4 milioni non tornarono e quindi morirono in prigionia, è evidente che la differenza è a carico degli anglo americani. Da notare comunque che mentre i prigionieri tedeschi in mano sovietica furono in discreto numero sin dall' inizio del conflitto tra la Germania e l' URSS ed in particolare furono numerosi sin dalla fine del 1942, la stragrande maggioranza di prigionieri tedeschi caddero in mano alleate solo ad incominciare dalla fine del 1944 e quindi la "strage" di prigionieri in mano americana si compì in soli pochi mesi e comunque a partire solo dopo la fine delle ostilità.
Il libro di Bacque è zeppo di testimonianze personali sia da parte dei tedeschi sopravvissuti che di parte americana, tuttavia ciò che ha maggiore importanza, è che il libro dimostra come queste violenze siano derivate da decisioni prese al più alto livello militare e politico a riprova che si è trattato di un' azione deliberata e pianificata, volta letteralmente a sopprimere quante più vite possibile ed a punire un intero popolo. 
Di chi le responsabilità? Dei militari, di chi dirigeva i campi di prigionia, o anche del corpo politico? Bacque denuncia che Eisenhower, comandante dello Shaef (Supreme Headquarters Allied Expeditionary Forces - Supremo Quartier Generale delle Forze di Spedizione Alleate), poi dell’Usfet (United State Forces European Theatre, Forze americane in Europa), e futuro presidente degli Stati Uniti, appoggiava, e favoriva le azioni contro i tedeschi. 
Con un artificio gli Stati Uniti cambiarono lo "status" dei prigionieri tedeschi che da POWs (Prisoners of War, prigionieri di guerra, come definiti dalla Convenzione di Ginevra) furono declassificati in "DEFs" (Disarmed Enemy Forces, Forze nemiche disarmate). Il cambiamento fu sostanziale. Mentre come POW i prigionieri erano protetti dalla convenzione di Ginevra, i "DEF" non godevano della protezione stabilita dal trattato ginevrino, e quindi potevano essere affamati, maltrattati, esposti a malattie mortali. E così fu.
* ai prigionieri tedeschi per moltissimo tempo non fu permessa l'assistenza da parte della Croce Rossa Internazionale; 
* i prigionieri furono lasciati in campi all' aperto senza la costruzione di nessun riparo e quindi esposti (giorno e notte) alle intemperie; 
* mentre i "POWs" per la convenzione ginevrina avevano diritto a razioni alimentari confrontabili con quelle dei militari del paese che li deteneva, tali privilegi non esistevano per i "DEFs" e quindi ai tedeschi furono concesse razioni insufficienti e spesso anche l' acqua scarseggiava; 
* in espressa violazione della Convenzione di Ginevra un gran numero di prigionieri tedeschi furono trasferiti ad altre nazioni. Gli Stati Uniti trasferirono 765.000 prigionieri tedeschi alla Francia, 76.000 alle nazioni del Benelux e 200.000 all' Unione Sovietica. Inoltre gli U.S. si rifiutarono di accettare la resadi soldati tedeschi in Sassonia e Boemia i quali furono consegnati all' Unione Sovietica 
Non solo Eisenhower agì, dice Bacque, nella deliberata consapevolezza di danneggiare quanto più possibile i prigionieri tedeschi, ma anche mentì. 
Mentre i prigionieri di guerra in mano degli americani morivano di fame e di stenti a Parigi egli dichiarò, nel febbraio del ’45, che "gli Stati Uniti rispettano pienamente la Convenzione di Ginevra, come è sempre stato nella tradizione militare americana". Eisenhower andò anche oltre: impedì ai "buoni americani", mossi a pietà, di aiutare i tedeschi dopo la guerra.
Nel libro di Bacque, sono riportate le testimonianze di coloro che videro i camion carichi di cadaveri che ogni giorno lasciavano gli accampamenti e delle donne civili che furono arrestate mentre provavano a gettare il pane sopra la recinzione dell'accampamento. Il fatto che agli ispettori della croce fu impedito l'accesso ai campi, e che gli aiuti alimentari della Croce Rossa furono rispediti indietro, la proibizione di costruire ripari, l'adozione di razioni ridotte è visto da Bacque come “metodi di genocidio”. Abiettamente lo stato giuridico di POWs fu cambiato quando la guerra con la Germania era finita. Quando le razioni furono ridotte nei campi di prigionia negli USA, Canada, and Great Britain, molti tedeschi conclusero che gli anglo americani stavano esercitando una sorta di "vendetta del vincitore". E' probabile che non avessero torto: ora che la guerra in Europa era finita gli alleati non avevano alcun motivo per trattare bene i prigionieri tedeschi: non c'era più timore che, per ritorsione, anche i tedeschi potessero trattare i loro POWs non in linea con la convenzione di Ginevra. 
E per finire è da rimarcare che la Croce Rossa Internazionale, ad oggi, non ha avuto il coraggio di ammettere esplicitamente la strage di soldati tedeschi nei lager americani. Tuttavia, implicitamente, qualche cosa velatamente emerge. 

Si può leggere, infatti, nel Sito Ufficiale della Croce Rossa:

“The surrender of Germany on 8 May 1945 led to the capture of millions of German soldiers who could no longer count on the assistance of their government nor on that of their families, themselves in a situation of dire poverty. On the victorious side, public opinion held that the Germans were only getting what they deserved, and the ICRC found itself virtually alone in interceding on their behalf. The ICRC made approaches to the authorities of the four occupation zones and, in the autumn of 1945, it received authorization to send both relief and delegates into the French and British zones. On 4 February 1946, the ICRC was allowed to send relief into the American zone, and on 13 April 1946 it obtained permission to extend this activity to the Soviet zone. The quantities received by the ICRC for these captives remained very small, however. During their visits, the delegates observed that German prisoners of war were often detained in appalling conditions. They drew the attention of the authorities to this fact, and gradually succeeded in getting some improvements made”.


Si ammette, dunque, che alla Croce Rossa fu vietato per molti mesi di accedere ai campi in cui erano detenuti i soldati tedeschi, che fra le nazioni occidentali gli americani furono gli ultimi a permettere alla Croce Rossa di raggiungere i prigionieri e che anche quando ciò fu permesso si poté farlo solo in piccolissima parte. Inoltre l' ammissione che i prigionieri erano detenuti (quasi un anno dopo la fine della guerra) in "appalling conditions”.

 

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