* Home

* Scrivi


Natale è la festa cristiana più attesa e sentita ? 

Quanti sono e chi sono coloro che, purtroppo, l’ hanno trasformata, per insensibilità e per balordaggine, da ricorrenza altamente religiosa ad evento consumistico? 


Non si sta più a pensare agli aspetti religiosi del Natale o a quanto si potrebbe fare per il bene della collettività. 
Oggi, sembra essere importante solo la corsa ai regali, ai bagordi, al gioco. 
Siamo la società che spende, spende e spende, anche quando non può, anche quando i risparmi svaniscono nel nulla, anche quando bisognerebbe pensare a problemi più seri. 
Siamo la generazione di quelli che a Natale non vanno alla messa di mezzanotte in quanto sono impegnati a fare festa con gli amici attorno al tavolo da gioco o sono alle prese con cene luculliane. 
Siamo quelli che magari non ricordano perché si festeggia il Natale e forse non sanno nemmeno che è Gesù che è nato in questo giorno, in una grotta e in povertà. 
Siamo quelli che prima tolgono i Crocefissi dalle aule scolastiche e dai luoghi pubblici e poi, ipocritamente, fanno finta di festeggiare il Natale di Cristo. 
Siamo quelli che, prigionieri della vita godereccia, non pensano alla fame che c’è in molte parti del mondo. 
Siamo quelli che rincorrono il godimento, pensano solo a stessi, mangiano panettone e bevono champagne ma non si ricordano che anche a qualche chilometro da noi c’è qualcuno che patisce la miseria e la fame. 
Siamo quelli che si lamentano della propria vita perché ritengono di non avere mai abbastanza. 
Siamo quelli che se a Natale non ricevono il regalo sperato diventano scontenti, tristi e turbati. 
Siamo quelli che, ormai da parecchi decenni, credono più a Babbo Natale che a Gesù. 
Siamo quelli che hanno cambiato anche il colore del vestito di Babbo Natale, da verde a rosso, perché la pubblicità ha voluto così.
Siamo quelli che adorano ascoltare la canzone di Alicia, “a Natale Puoi”, non per la musica che almeno riesce a ricordare l’atmosfera del Natale, ma per lasciarsi travolgere dalla mania dello spendere, dalla corsa sfrenata al consumismo. 
Siamo quelli che non sappiamo offrire qualche soldino a chi ne ha più bisogno, pur se la stessa canzone dice che “è Natale e a Natale si può fare di più”….
Tutto ciò non significa essere contro il benessere né contro il gesto simbolico del dono. Bisognerebbe convincersi, tuttavia, che qualsiasi dono, se non accompagnato dai sentimenti, non può sostituire la vera essenza del Natale. Essenza che dovrebbe essere fatta non di apparenza e ipocrisia ma di fratellanza, di altruismo, di benessere interiore. 
Di che ci meravigliamo? 
Questo è il frutto del fallimento religioso, culturale e intellettuale che ha investito il Mondo.

L’albero di Natale, per altro verso, è una invenzione di alcuni popoli nordici e di una qual certa parte del popolo americano. Esso nulla ha a che fare con la celebrazione della nascita di Cristo. Nella terra della natività non esisteva alcuna usanza del genere.  Oggi, invece, è divenuto una novità consumistica che, purtroppo, ha contaminato l’antica tradizione  del presepe. La Chiesa, pur se solo per acquiescenza verso altre culture, ha sbagliato nell’accettarlo come un parallelo simbolo del Natale cristiano. Si è copiato, forse anche malamente, quella parte dell’America che ha inventato, per proprio lucro, il consumismo di massa. È indubbio infatti che il Natale, è divenuto una ricorrenza internazionale attorno alla quale girano giganteschi interessi economici. 

Il fatto più deteriore, però, è la parte del Natale mercantile riguardante i bambini cui s’è voluto far credere che è Babbo Natale che porta i doni, magari viziandoli oltremisura e pur consci che essi sanno benissimo che è solo una finzione. Alla fine, resta solo la componente della cattiva educazione che si traduce in sempre nuove pretese, in manifeste insoddisfazioni, in contrasti, in un cattivo uso del benessere. 

Anche Papa Benedetto XVI ha recentemente criticato la deriva commerciale impressa alla ricorrenza della Natività e ha invitato a riscoprire la tradizione popolare del presepe.
Il Papa ha sottolineato l’importanza della tradizione del presepe definendolo un modo «semplice ma efficace» di presentare la fede ai propri figli. 
«Nell’odierna società dei consumi – ha detto – questo periodo subisce purtroppo una sorta di “inquinamento” commerciale che rischia di alterarne l’autentico spirito, caratterizzato dal raccoglimento, dalla sobrietà, da una gioia non esteriore ma intima». 

Il Papa ha ricordato che fu san Francesco d’Assisi, affascinato dal mistero dell’Incarnazione, a volere riproporre nel presepe tale importante aspetto. 
“Il presepe può infatti aiutare a capire il segreto del vero Natale, perché parla dell’umiltà e della bontà di Cristo che “da ricco che era, s’ è fatto povero per noi”. 

-------------

Stephen Nissenbaum, professore di storia all'università del Massachussets, è il maggior conoscitore dei miti natalizi. Ha scritto un libro affascinante sulla nascita del Natale moderno, definito un falso mito, “un breve sogno….”. 
Il libro di Nissenbaum s’intitola The Battle for Christmas - La Battaglia del Natale -. 
Una delle battaglie con cui la Chiesa tenta e, a parere di Nissenbaum fallisce, di riappropriarsi del Natale. 
Il suo studio riguarda il modo in cui questa festività è stata reinventata dalla società consumistica. 

L’autore afferma che …. "la storia del Natale è anche la storia dei conflitti religiosi e di classe. Gli interessi e il profitto hanno sempre tentato di cooptare i bisogni dell'uomo, e le lotte per controllare questa festività ne sono una prova”. 
La Chiesa ha tentato invano di cristianizzare il Natale e di renderlo rispettabile. 
“Un gruppo di newyorchesi di inizio ‘800 ha inventato l'idillio festaiolo domestico e Babbo Natale. Da ciò, poi, ha preso il via la moderna società del consumismo ".
Sin dalla sua fondazione, la Chiesa ha cercato di attenersi ad un “principio missionario”, cioè quello di mantenere le tradizioni e le credenze locali pur conferendo loro un nuovo significato. Molte delle festività religiose, infatti, vennero strumentalmente fissate nello stesso periodo di quelle pagane. 
Dicembre, ad esempio, era un periodo di festività legate al solstizio d'inverno in cui i Romani celebravano i saturnalia, una festa dedicata a Saturno, dio dell'agricoltura e dei raccolti. 
Era un periodo di grandi festeggiamenti che si protraeva per oltre una settimana e in cui tutti cercavano di godere meglio la vita bevendo e mangiando a profusione. 
Anche agli schiavi veniva concesso un periodo di riposo e, ribaltando la gerarchia sociale, i padroni dividevano con gli stessi i loro fastosi banchetti e li servivano. Questa generosità, caratteristica dei saturnalia, prevedeva anche di elargire doni ai bambini, perché si credeva che ciò avrebbe comportato una ricompensa da parte degli dei. 
Nei paesi nordeuropei, dopo un lungo periodo di buio, era il ritorno del sole che rappresentava un importante evento celebrativo. 

"A partire dal quarto secolo, quando i cristiani cominciarono a celebrare la nascita di Gesù, parecchi avrebbero voluto farlo in modo esclusivamente religioso ma, essendo una minoranza, non riuscirono mai a controllare il modo in cui avvenivano i tradizionali festeggiamenti. Quando poi la Chiesa optò per il mese di Dicembre, la decisione fu il risultato di un compromesso per il quale essa ha pagato un caro prezzo. Le festività di fine Dicembre erano già comunemente osservate e la Chiesa lasciò che esse rimanessero tali a patto che si celebrasse anche la nascita del Salvatore. Le vecchie tradizioni erano profondamente radicate nella cultura popolare e nella mente delle persone e la Chiesa non riuscì mai a cambiarle completamente."
La baldoria di pieno inverno, il ’Natale bevereccio’, come i Vichinghi avevano soprannominato questa festa, continuò a coesistere, anche se con difficoltà, con la festività cristiana, a volte scontrandosi apertamente. Con l'avvento della Riforma la battaglia si fece più accesa e, per un certo periodo, le festività furono addirittura evitate. Nel 1647 il parlamento inglese dichiarò illegale la festività natalizia, in quanto "papista e pagana". Il Natale, secondo la Chiesa riformista, era fonte di corruzione, era una festa dedicata alla cattiva condotta. 
Hugh Latimer, un vescovo del XVI secolo, affermò: "Gli uomini disonorano di più Cristo in questi dodici giorni che nei dodici mesi restanti".
Questo atteggiamento fu condiviso anche dai puritani d'America che soppressero il Natale.
Nissenbaum ha scoperto prove dell'esistenza dell'odierno Natale nella New York e nella Philadelphia dell'800. Era come un carnevale e scalmanati d'ogni genere si riversavano nelle strade mangiando e bevendo fino ad ubriacarsi. La pratica continuò negli anni e, in tale occasione, i lavoratori di bassa estrazione sociale cingevano d'assedio le case dei benestanti esigendo cibo e vino, ricorrendo ad una sorta di minaccioso "giochetto o scherzetto". 
Le porte delle Chiese si aprirono nella speranza di riportare ordine ma senza successo: la religione fallì ancora una volta nello smorzare lo sguaiato spirito popolare. 
"Negli Stati Uniti, con la nascita del capitalismo moderno, accadde che questo comportamento oltrepassasse il limite della legalità. Con l'emergere del proletariato moderno i quartieri cominciarono a essere distinti per classe sociale e così il Natale. Mentre i ricchi si ritiravano nelle loro lussuose enclave, create per distinguersi dai vicini proletari, i festeggiamenti si trasformarono in lotta di classe. Al volgere del secolo scorso la baldoria natalizia degenera in veri e propri disordini e in significativi danni alla proprietà."
Secondo Nissenbaum la funzione del capitalismo fu quella di trasformare il Natale ed esso venne completamente reinventato. Le origini del personaggio di Babbo Natale e di tutte le usanze ad esso legate si fanno risalire ad un gruppo di newyorchesi benestanti. Tra il 1810 e il 1830, infatti, si assiste alla nascita della nuova tradizione e inizia una nuova concezione del Natale e, con esso, prende vita la sua figura più mitica: Babbo Natale. 
La nuova forma del Natale si festeggia in casa, con sistemi conservatori che non prevedono l'apertura delle porte di casa agli estranei. Da una parte ciò rappresenta un nuovo orientamento, in quanto esclude il mondo esterno, dall'altra, essendo anche una festa dedicata ai bambini, non fa che riproporre un nuovo schema: chi detiene i mezzi monetari elargisce doni a chi gli è più vicino, non più in termini di “classe” ma di organizzazione familiare. 
Nel mentre si cambiavano le tradizioni del Natale, gli americani ne intravidero il potenziale in termini di moderno sfruttamento capitalistico. 
"Un fattore importante divenne il fatto che non si poteva dare ai poveri e agli estranei le stesse cose che si davano ai propri figli: ad esempio il cibo migliore! Per fare i regali si doveva quindi acquistare e spendere. Il Natale, così, contribuì parecchio a creare la moderna società del consumismo, anche perché la gente di allora dovette abituarsi a comprare regali e generi di lusso. Ma l'essenza tipica del regalo di Natale è che non deve essere un qualcosa di usuale. Specie se lo si dona ad un membro della famiglia deve essere qualcosa di speciale, possibilmente un articolo gradito e pregiato. Secondo il parere di molti è così che nacque la rivoluzione dei consumi. Anche in tempi di depressione economica si compra sempre qualcosa di bello, un piccolo lusso da destinare ai familiari o ai propri amici più intimi. Avviene tuttavia che, di massima, le sole persone a cui non si regalano cose utili e necessarie sono i poveri! 
Dicembre è il mese del "lasciarsi andare", anche se oggigiorno tale assioma è più che altro riferito ad una sconsiderata apertura dei cordoni della borsa. 
Babbo Natale è ovunque: nei racconti, nella pubblicità, nei salotti di casa nostra. Ed è qui che risiede la più grande delle trasformazioni. Nella benevola figura di Babbo Natale viene nascosta la mercificazione del Natale, magari venendo meno al più importante dei momenti di incontro familiari. 
Il Natale, in definitiva, è divenuto la festività principe del popolo che torna ad essere pagano. Una festività che divenendo pagana si fa beffe dei principi religiosi e dei dettami di Gesù. Una festa che vede una enorme massa di persone sgomitare freneticamente per mangiare, bere e spendere soldi.
Ma la cosa più triste è vedere tanti pseudo cattolici festeggiare il Natale con tradizioni e credenze del tutto sbagliate, ipocrite e sostanzialmente anticristiane.


Il messaggio del Cristo e il Natale dei cattolici.
In Italia, in particolare, esiste una ignoranza religiosa che probabilmente non è seconda a nessuno. Molti di coloro che si dichiarano o si credono cattolici, in realtà non sono praticanti e, molto probabilmente, non hanno mai letto una pagina della Bibbia o dei Vangeli. Secondo la religione in cui dicono di credere, il Natale dovrebbe essere soprattutto una festa di carità verso le persone bisognose. Una festa che va bene che si trascorra allegramente nell’ambito familiare ma a condizione che non si dimentichi, secondo l’autentico messaggio del Cristo, lo spirito di carità verso il prossimo. Invece la maggior parte della gente passa le feste a rimpinzarsi. Spendere soldi, mangiare e bere. Si mangia tanto da stare male. L’esaltazione del paganesimo, magari camuffato da cattolicesimo, va a braccetto con il consumismo. Ci si illude di rispettare in famiglia le tradizioni religiose, senza tenere conto di come il Cristo ha ben delineato i principi  cui dovrebbe attenersi la vita della stessa. Così invece di quella che dovrebbe essere la famiglia in senso cattolico, si viene a creare, molto spesso, una sorta di clan basato su falsi sentimenti e sull’ignoranza.
L’illusione di stare in famiglia si perde, talvolta, in atteggiamenti falsi e ipocriti. 

Esistono persone che pensano di stare vicine ai propri parenti solo a Natale, quando magari non hanno contatti con loro dal Natale precedente.  L’ipocrisia dei regali suggella poi questo quadretto triste di persone ignoranti e dissennate 
La maggior parte dei cattolici potrebbe stare senza Dio ma non togliete loro il Natale e le feste paganeggianti. Ove ciò accadesse vedreste masse di persone brancolare come perdute, cosa che non avviene solo perché esse sono ancora attaccate a false speranze e falsi miti religiosi.

------------

Alcune notizie statistiche.
In Italia, si prevede che le vendite natalizie, comprese quelle on-line, subiranno un calo di circa il 20% rispetto agli anni passati.  Tanto in Europa quanto in Italia la crisi si fa pesantemente sentire. A ciò aggiungasi la sventagliata di maggiori oneri fiscali (per niente "equi") decretati dal miope governo italiano (forse sarebbe meglio dire dal "miope governo vassallo dell'Europa di Bruxselles") e per le classi meno abbienti l'amaro calice è tutto da ingoiare. Senza neppure il diritto di protestare.  
Le vendite del periodo delle festività si basano per oltre il 25% sul rateale (indebitamento personale e familiare) che quest’anno dovrebbe rivelarsi cruciale per il settore.  In Italia, addirittura, la percentuale potrebbe avvicinarsi al 50% del fatturato annuale. 



Ass. Socio-Cult. «ETHOS - VIAGRANDE»  Via Lavina, 368 – 95025 Aci Sant’Antonio
Presidente Augusto Lucchese
Tel. - Fax: 095-790.11.80 - Cell.: 340-251.39.36 - e-mail: augustolucchese@virgilio.it