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La pseudo apparente “maggioranza” di Berlusconi.

Se in Italia esistesse un gruppo di autentici “patrioti”, di portatori di una onesta coscienza nazionale, di politici che non guardano le cose attraverso la distorta visuale del “portafoglio”, dell’opportunismo o dell’affarismo di cricca, il discorso da fare alla pseudo maggioranza berlusconiana sarebbe ben diverso da quello che pedissequamente viene fuori dai megafoni di una disorientata e confusa opposizione. Sarebbe quello di chiarire, una volta per tutte, che le Istituzioni nazionali non sono e non possono essere la Reggia di Itaca dei tempi dei Proci e di Penelope.  Le gozzoviglie, gli sperperi, le pretese, i mercanteggiamenti, gli inganni, gli ambigui giochi di potere, non dovrebbero assurgere a predominanti emblemi di quella sorta di clan che pretende di governare la Nazione. Occorrono ben altri valori e ben altri ideali. Pur facendo le debite eccezioni, l’attuale composita, arraffazzonata e spregiudicata compagine istituzionale e parlamentare (quest’ultima formata da eterogenei “nominati”), dimostra di non possedere né gli uni né gli altri. Forse perché, di massima, i componenti della stessa non possiedono le necessarie doti umane, culturali e formative. Sono, in genere, personaggi emersi a fronte di un anomalo sistema democratico le cui regole sono state artatamente modificate per favorire la creazione di chiuse holding di potere. Senza dire del diffuso culto per un certo sovrano dispotico, arrogante ed egocentrista che pretende di gestire ogni cosa alla sua maniera e che, mediante compromessi più o meno trasparenti, assembla gruppi e persone di ogni estrazione. Il fatto più grave è che, spesso e volentieri, trattasi di persone e gruppi di parte, radicati nei propri habitat, faziosi e anche qualitativamente scadenti. Sono i cosiddetti portatori d’acqua (leggi di voti) la cui coscienza è quasi sempre in vendita in relazione alle soggettive mire. 
A fronte di tutto ciò, riprendendo il paragone con ciò che di riprovevole accadeva, in un certo frangente, nella reggia di Itaca, non esiste in atto la probabilità che all’orizzonte si palesi una qualsivoglia figura che abbia nell’affrontare e punire i rei di lesa Patria la forza e la determinazione di Ulisse. Nella Italia di oggi i novelli Proci dei palazzi istituzionali hanno vita facile e, almeno per il momento, su di loro non si prevede che possa calare, neppure metaforicamente, la spada giustiziera di una autentica meritocrazia democratica basata sulla onestà, sulla dirittura morale e sul rispetto della sovranità popolare che, nei termini e nell’alto significato sanciti dalla Costituzione, va sacralmente interpretata e rispettata  E’ abominevole, viceversa, il fatto che ad ogni piè sospinto o per effimere finalità propagandistiche, si ricorra al distorto sfoggio della stessa magari sperando che possa essere un paravento dietro cui nascondere interessi o inganni di bassa lega. Ancor peggio ove ad essa ci si appigli, talvolta con metodi e sistemi ai limiti della legalità, per “sdoganare” o per immunizzare gli inquisiti, i furbastri, gli arrivisti tutto fare della mercantile politica locale e centrale.
Ai fini della corretta interpretazione della odierna reale quanto sconfortante situazione politico istituzionale, sono divenute quantomai oscene le ciance televisive dei plagiati e talvolta ridicoli “portavoce” dei partiti, oltre che le barbose e ricorrenti apparizioni dei “boss” degli stessi. Il canto delle sirene è ormai stantio e stonato sotto ogni punto di vista e non incanta più nessuno ove si escludano gli addetti ai lavori che operano nelle cloache dei partiti, i prezzolati arrivisti alla ricerca di favori e profitti, i pochi ingenui idealisti rimasti dietro le quinte, i “mediocri” che non riescono a vedere oltre la fuorviante facciata. Da tali purtroppo numerose categorie viene fuori, in gran misura, la “materia prima umana” che in sede elettorale concorre a formare il tanto decantato “consenso popolare” o che, nel corso dell’altalena delle polemiche di ogni giorno, alimenta i variegati o prezzolati “sondaggi” di parte. 
Non appare fuor di luogo, per chiudere il discorso, sottoporre alla attenzione dei molti “professionisti” della politica, oggi in gran parte divenuti  improvvisati “maneggioni”, un accostamento parecchio pertinente.
Ove si voglia convenire che la Nazione, seppure simbolicamente, possa essere equiparata o paragonata ad una grande società per azioni e che la cordata di controllo della stessa, oltre alle proprie azioni, abbia in mano la maggioranza dei voti dei piccoli e medi azionisti (il popolo lavoratore e produttivo) e che si giunga alla composizione di un Consiglio di Amministrazione e alla nomina di un Presidente e un Amministratore delegato, come di comporterebbero gli azionisti tutti al cospetto dello sfascio produttivo, amministrativo e finanziario della Società ?
Ammesso che esista in loro una intrinseca capacità di raziocinio, dovrebbero pensare che è necessario correre ai ripari per non mandare in fumo il valore delle proprie azioni e per non incorrere nella bancarotta che travolgerebbe ogni cosa. Certamente non lascerebbero in carica quel Consiglio e quell’Amministratore Delegato che sono stati causa di tale sfascio. Certamente manderebbero a quel paese chi ha dimostrato di non essere in grado di amministrare costruttivamente e produttivamente la Società. Specie se si dovesse palesare, poi, il caso che gli amministratori hanno abusato della carica ricoperta per portare avanti i propri interessi personali e le proprie ambizioni o, ancora peggio, per proteggere se stessi da pregresse malefatte. Rifacendoci al significato dell’accostamento di cui sopra, se quanto detto  non si verifica nella realtà  italiana è segno che la compagine della “cordata di controllo della Società Italia” (leggi maggioranza parlamentare odierna) è in gran parte composta da gente irresponsabile, prevalentemente dedita all’arrembaggio di tutto ciò che può determinare un personale profitto, priva di scrupoli ideali, impegnata solo a difendere la propria "nomina" e le relative ingiustificate, se non estorte, prerogative, i lauti compensi e appannaggi vari, il miraggio di una sostanziosa pensione.  Ecco perché s'affannano a sostenere, anche con travisamenti vari e talvolta menzogneri, la tornacontistica linea comportamentale imposta dall'alto. La cruda realtà sociale, lo sfascio delle istituzioni, la guerra fra i poteri dello Stato, i pericoli che corre l'economia, sono tutte cose che sembrano non interessare la maggioranza della nefasta ciurma asserragliata a Monte Citorio e Palazzo Madama.   Il tutto, ovviamente, in danno  dell’asfittico erario e del popolo lavoratore che paga ogni sorta di gabella e che deve continuamente stringere la cinghia. Sino a quando?
Popolo italiano svegliati, prima che sia troppo tardi.

 

 

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