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LE MELE MARCE DELLA CAPIENTE GERLA 
DI “PATRON” BERLUSCONI, 
I DEBOLI CORDONI DELLA SFORACCHIATA BORSA 
DEL “PROFESSOR” TREMONTI - GIULIO II,
GLI STRANI SPOOT DEL NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO, 

GRAN SOVRANO DELLA PADANIA.


Dieci domande a Sua Eccellenza Berlusconi:

· nella attribuzione degli incarichi istituzionali conta di più il “portafoglio voti” o la professionalità, la correttezza e l’onestà?
· nell’affermare che l’attuale legge elettorale “va benissimo e non si cambia”, è sottointeso il fatto che essa è lo strumento principe per controllare e intruppare i senatori e i deputati “nominati”?
· le promesse elettorali – pur se pubblicamente sottoscritte – sono cose serie o solo temporanee barzellette destinate a plagiare la coscienza degli elettori e a manipolare la realtà?
· la morale soggettiva e comportamentale è solo una componente aleatoria e non indispensabile dell’immagine di un uomo pubblico? 
· i gruppi di potere politico che notoriamente agiscono pressoché indisturbati in tutto il territorio nazionale, rappresentano o no lo strumento che determina il famoso consenso popolare?
· quali sono gli ideali e i valori, se ancora esistono, che animano l’odierna dialettica politica?
· la patologica frenesia dell’arricchimento a spese dei vessati contribuenti è intesa come un furbesco gioco di società o è solo una malattia mentale?
· l’assurda ostentazione di un elevato status symbol, disinvoltamente praticata dalla gran parte dei personaggi della composita schiera dei professionisti della politica, non ha superato i limiti della decenza e della tolleranza?
· esiste ancora il principio secondo cui “la legge è uguale per tutti” e nessuno dovrebbe cercare, arrogantemente, di sottrarsi alle sue regole?
· se l’etere è un bene di tutti e se, in altre Nazioni, le relative frequenze sono una cospicua fonte di entrate patrimoniali e fiscali, perché in Italia vengono concesse gratuitamente alla RAI, a MEDIASET e alle tante TV affini?
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Anche senza l’ausilio dell’interpellato, sarebbe ben facile fornire le relative risposte. Rimarrebbe inesaudito, però, il pio desiderio che il Presidente del Consiglio, nel doveroso esercizio dell’alto incarico istituzionale ricoperto – e non come “deus ex machina” di un vasto e composito agglomerato politico o, tanto meno, come titolare di un immenso quanto discusso patrimonio immobiliare, economico e finanziario – possa ritenere giusta, una volta tanto, la richiesta dei moltissimi italiani cui non è facile fare il preventivo lavaggio del cervello. In fin dei conti sono anch’essi cittadini “elettori” – come chiunque altro - e non degli emarginati. E’ facile predicare la difesa della libertà quando poi la si offende con i comportamenti e con i fatti. Visto che la speranza è l’ultima a morire, vale la pena sperare?

    LA POLITICA FISCALE TREMONTIANA, UN TRILLER SENZA FINE. 


Da una notizia riportata dall’Agenzia Apcom del 16 febbraio scorso, non del primo secolo d.C., è stato possibile apprendere che l’esimio ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, aveva così risposto a chi gli chiedeva un commento sulle indiscrezioni secondo cui nei conti pubblici italiani era affiorato un buco da 9 miliardi: - "non c'è nessun buco, diciamo che è un non problema". Il ministro, facendo ricorso al suo “chiarissimo” linguaggio, ebbe anche a precisare: -"messa in termini non di commento a notizie di fonte, ma come conti pubblici, noi facciamo uscire adesso un comunicato da cui risulta che non esiste nessun tipo di 'buco', è solo un fatto di “contabilizzazione” assolutamente noto e aproblematico". 
Il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, a sua volta, nella qualità di violino di spalla, ebbe ad aggiungere: -"quello a cui si fa riferimento sono anticipazioni in conto sospeso che la tesoreria fa sempre, sono molto comuni, e in questo caso sono stati ricollegati a possibili anticipazioni della Banca d'Italia". 
Il sornione Giulio II, bontà sua, sottolineando che l'equilibrio di bilancio è un problema che, più che altro, riguarda altri paesi, chiuse il discorso, asserendo: "l'economia italiana non va peggio di quella di altri paesi europei, ma in più il suo deficit non è così alto come quello di chi, come la Francia, ha una crescita superiore ottenuta a costo di un disavanzo elevato"; - "se fai deficit, però, non è detto che ci sia sempre un ritorno sulla crescita". 
Nel contesto della intervista Tremonti aveva anche posto in evidenza la similitudine che, in base a sue personali deduzioni, esiste tra Italia e Germania. Ha affermato che, tuttavia, quest’ultima "parte da una posizione di bilancio molto migliore". Con il consueto suo tono cattedratico ha poi aggiunto: - "come economia reale siamo tutti e due molto sull'export, l'economia italiana come quella tedesca è molto tirata dall'export, e poi non facciamo deficit, noi perché non possiamo, loro perché non vogliono". Concludendo, aggiunse: - "ci hanno detto che l'Italia è peggio degli altri; a me non risulta dai numeri, ma il tempo è e sarà galantuomo". 
Oggi, ad appena tre mesi di distanza, appare superfluo ogni commento. 
Alla luce dei fatti, il tempo ha già espresso il suo verdetto, senza lasciare spazio a puerili giustificazioni o a distorti teoremi di cause ed effetti. Tremonti sostiene che la "manovra" di 24 miliardi, appena varata, si è resa necessaria e urgente per adempiere agli impegni assunti in sede europea. Continua ad affermare che i "conti" dell'Italia, a prescindere dalla citata manovra, "sono in ordine". Il Ministro  dimentica di dire, però, che il debito pubblico italiano (terzo a livello mondiale), proprio in questi primi mesi dell'anno è aumentato di ben 35 miliardi ed è pervenuto, in tal maniera, alla stratosferica cifra di 1795 miliardi di euro,  pari al 125,5 x cento del PIL (prodotto interno lordo). Quindi, il famoso buco di 9 miliardi è addirittura di circa 4 volte tanto. Come fa Tremonti a negare l'evidenza?  Quello della Germania, viceversa, pur se anch'esso consistente, poiché ammonta a circa 1762 miliardi di euro, è pari solo al 73,2 x cento del suo PIL. Sta di fatto che la politica dettata dal nefasto sistema del compromesso, dall’asservimento alle ricche lobby, dalla paura di incidere negativamente sull’artificioso consenso elettorale, dal ricatto dei compagni di viaggio, dall’ottimismo apparente che spudoratamente nega la realtà, non può che portare al peggioramento complessivo della già precaria situazione. Senza dire che, esclusa la Grecia che ha gia dato forfait, l’Italia è alla ruota di Spagna e Portogallo nella volata finale verso un possibile dissesto economico,

                                                     IPSE DIXIT

Il Premier Berlusconi ha detto che l’Italia, come gran parte dell’Europa, è vissuta per decenni “al disopra delle proprie possibilità”
Il Ministro dell’Economia ha incalzato affermando che l’Europa ha prodotto sino ad ora “più debiti che ricchezza reale”. 
Il Presidente della Repubblica ha più volte ammonito che è necessario adottare una “politica di rigore” rispetto alla spesa pubblica e agli sciupii di stato.
Il Papa Benedetto XVI, a sua volta, ha ritenuto giusto asserire che occorre tornare ad un tenore di vita più “sobrio” e contenuto.
Il Governatore della Banca d’Italia, infine, è dell’opinione che non si possa ulteriormente fare a meno di apportare urgenti e drastici tagli a taluni capitoli di spesa non essenziale. 

                                                       DEDUZIONI
Se la crisi che attanaglia l’occidente si potesse risolvere con le belle parole, con i sermoni, con le omelie, l’Italia sarebbe già fuori dall’occhio del ciclone e potrebbe aspirare ad essere il Paese più felice del Mondo. Purtroppo non è così e non sarebbe male che taluni personaggi la smettessero di ammannire inutili e forvianti discorsi quando, di fatto, è sotto gli occhi di tutti che in certi ambienti “si predica bene e si razzola male”, specie in quelli in cui si dovrebbe professare e perseguire, anche coerentemente con i dettami evangelici, la povertà francescana. Se si seguita ad affermare, più o meno convintamente, che è l’esempio che trascina, ciò che si vede in giro induce a pensare che, in realtà, si vuole più il male che il bene del cittadini e dei fedeli.

A fronte della indiscutibile esigenza di porre un freno al colpevole scialacquare delle risorse pubbliche, appare giusto elencare alcune delle molte eclatanti distorsioni che hanno portato il bilancio statale ad assomigliare sempre più ad un colabrodo: 

* si dice che le circa 624/mila auto blu circolanti in Italia (a fronte delle 65/mila francesi e delle 48/mila tedesche), incidano sull’erario per circa 24/miliardi di euro, in termini di costi per l’acquisto, per la manutenzione, per le assicurazioni, per i notevolissimi oneri del personale (diverse centinaia di migliaia di addetti), per gli smisurati consumi, ecc. ecc.; se il fatto risultasse a verità è semplicemente delittuoso, da parte di chi di dovere, continuare a permettere un simile scempio;

* il farraginoso servizio di "scorta VIP", talvolta sproporzionato se non addirittura inutile, ha sicuramente un impatto rilevante, negativo e continuativo sulle precarie risorse di bilancio e sugli oneri connessi all'impiego del personale addetto;


* un bene informato settimanale ha di recente reso noto il fatto che sono ben 500 i generali che costituiscono l’organico d’elite dei vari dispendiosissimi settori delle Forze Armate; a prescindere dalla ovvia riflessione che neppure Napoleone ne aveva in si gran numero, sarebbe oltremodo utile e istruttivo sapere quanto effettivamente costano alla Nazione. 

   Per inciso, ecco alcuni altri dati riguardanti le Forze Armate: 

* le Forze Armate, in atto, inquadrano 188.000 uomini che per oltre il 50 % risulterebbero essere "gruaduati";  dal semplice caporale si giunge, gerarchicamente, ai vari gradi di reparto e di settore, oltre che agli affollati Alti Comandi operativi o ministeriali, strapieni di uomini in divisa che ostentano svariate stelle o appariscenti "greche"; il complesso e mastodontico apparato si muove a fronte di uno stanziamento annuo di circa 22,8 miliardi di euro (di cui il 65,4 %, manco a dirlo, serve a pagare stipendi e indennità);

* l'Italia si permette il lusso (senza alcuna dimostrabile specifica utilità) di mantenere in servizio DUE PORTAEREI di cui una, la Cavour, entrata in squadra nel 2009, è costata la bella sommetta di circa 1,4 miliardi di euro per essere adibita, alla fine, al ben modesto compito di trasportare, a fronte di ulteriori rilevanti costi, gli aiuti per i terremotati di Haiti;

* l'Italia ha in servizio ben 245 costosissimi aerei da combattimento (di cui circa un centinaio del costo medio di 50/milioni di euro ad esemplare), per poi tenerli a terra, a fare bella mostra di se, negli hangar, dovendo "risparmiare" sul carburante e sulla manutenzione; ad essi vanno aggiunti i 92 Aermacchi - MB 339 (alcuni sono quelli assegnati alla "pattuglia acrobatica") ed M/master -; 

* come se ciò non bastasse è stato disposto uno stanziamento pluriennale aggiuntivi per complessivi  15 miliardi circa di euro destinati all'acquisto di 131 caccia bombardieri F.35 (USA) il cui costo è lievitato, nel 2009, a ben 115 milioni di euro ad esemplare (fonte- "Sole 24 ore" -);

* l'Esercito ha in servizio ben 3600 veicoli da combattimento (cingolati, carri armati, semoventi e anfibi), oltre ad un notevole ma imprecisato numero di mezzi leggeri (camionette e fuori strada), autocarri leggeri e pesanti, auto gru, scavatori, trattori, mezzi sussidiari, ambulanze, vetture di ogni tipo e cilindrata, ecc.ecc., il cui impiego continuativo (a parte le occorrenze straordinarie di protezione civile o le "parate" varie) costa all'erario cifre notevolissime;

* aggiungasi, infine, i moltissimi elicotteri che continuamente si spostano per i cieli della Penisola, ed il gioco è fatto. E' una voragine di miliardi. Altro che "finanziarie" correttive,  stretta di cinghia per il sociale, sforamento dei parametri di Maastricht, ecc.ecc.. Sta di fatto che il disinteresse istituzionale nei riguardi delle disfunzioni del settore, ha determinato, a detta di autorevoli fonti informative, una sorta di "autogoverno militare" che investe sia la determinazione delle spese correnti di mantenimento che i gravosi oneri per l'acquisto e l'approntamento di nuovi mezzi terrestri, aerei e navali. 

   La Costituzione asserisce, in materia, che l'Italia rifiuta ogni e qualsiasi ricorso alla forza militare, se non per fini difensivi. Considerato che non abbiamo attorno alcun potenziale nemico da cui difenderci,  perché  mantenere in essere, allora, un apparato militare spropositato, costosissimo e di gran lunga superiore alle effettive esigenze della Nazione? L'attuale esorbitante dispendio di risorse finanziarie e umane solo in parte può essere giustificato dagli obblighi scaturenti dalla controversa partecipazione alle missioni internazionali ONU e NATO.  

Altre contraddizioni e osservazioni:

* recentemente s'è appreso dalla stampa (e chi mai ne era stato informato?) dell'esistenza di un fantomatico "contributo" di circa 360/milioni annui stanziato in bilancio, dal 2005 in poi, per collaborare allo smantellamento della flotta a propulsione nucleare russa (ex sovietica); trattasi, sino adesso, di qualcosa che sfiora 1,8 miliardi di euro, fondi in gran parte gestiti dal Ministero dello Sviluppo economico - di cui sino a poche settimane addietro era titolare l'On.Scaloja - che si pensa siano andati in gran parte a finire nei conti della Fincantieri di Muggiano e dell'Ansaldo nucleare di Genova, ambedue gravitanti in Liguria, risaputo feudo dello stesso On. Scaloja, oltre che di una società pubblica a suo tempo approntata per smantellare il nucleare italiano - denominata SOGIN - che ha impiantato un costoso mega ufficio di rappresentanza e collegamento nientemeno che a Mosca; il tutto, vedi caso,  facente capo ad un ex consulente Fininvest che, dicono, ha seguito da vicino molti degli accordi economici sottoscritti da Putin e Berlusconi. Perchè tanta generosità verso la Russia quando in Italia scuole e ospedali piangono lacrime di sangue? 

* ascenderebbe a circa 2 miliardi di euro il mancato introito nelle casse dello Stato per la consumata rinuncia a far pagare ai relativi utenti (fra cui ovviamente primeggiano RAI, MEDIASET, e TELECOM) la concessione delle frequenze mano a mano lasciate libere dal passaggio al digitale terrestre; è opportuno riflettere che la Germania, in tale settore, sta realizzando da 4 o 8 miliardi di euro, la Francia poco meno, mentre gli Stati Uniti, nel solo 2009, hanno realizzato 19 miliardi circa di dollari. L'intero comparto, nell'area dell'Unione Europea, si fa ascendere a circa 44/miliardi di euro.

Quella del Governo belusconiano è solo disattenta prodigalità o, sotto sotto, cova qualcos'altro di ... facilmente immaginabile? Ai posteri l'ardua sentenza. Per ora s'è preferito seguire la più facile strada del blocco degli stipendi agli statali e della "ratizzazione" delle liquidazioni ai prossimi pensionati.  

* in regime di libera concorrenza e di economia di mercato, tanto cari a Berlusconi e a Tremonti - quando si tratta di giustificare la loro inveterata inattività a fronte del rincaro del costo della vita in generale e dei carburanti in particolare -, perché si continua ad elargire fior di quattrini nei riguardi della editoria e, quindi, di moltissime testate giornalistiche, fra cui alcune solo di facciata o, di fatto, inesistenti? Misteri dell'Italia!  

 

 




 

 

 

 

Ass. Socio-Cult. «ETHOS - VIAGRANDE»  Via Lavina, 368 – 95025 Aci Sant’Antonio
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