La Nazione frana
La Nazione frana, la Borsa va a picco, le Banche traballano, il costo della vita continua a salire, la disoccupazione - specie quella giovanile - corre verso nuove primati, i pensionati e i pensionandi sono in giustificata
apprensione ma Berlusconi e il suo inetto e demenziale entourage governativo e pseudo politico seguitano a recitare la solita pantomima a base di insulse chiacchiere, di opinioni
pregiudizialmente diverse e palesemente incoerenti, di tira e molla, di insulti e minacce fra i “capoccia”. Non parliamo poi di Bossi & c. E’ quanto di meno ci si possa aspettare da un gruppo di uomini che presuntuosamente, pur senza generalizzare, si vantano di essere “migliori” mentre poi, quasi giornalmente, danno la misura della loro pochezza soggettiva, del loro nefasto sentimento antinazionale, della loro faziosità, del loro opportunismo temporale.
La debolezza morale, l’ormai esaurito carisma, la velleità di volere rimanere abbarbicato alla poltrona di un potere più di facciata che sostanziale - anche per paura del dopo -, la frenesia della vita godereccia da parvenu, la provata incapacità di comprendere la realtà delle cose e degli avvenimenti che gli si evolvono attorno, hanno portato Berlusconi a sbracarsi (come
suol dirsi nel gergo volgar-popolare tento caro a Bossi) nei confronti degli uomini della cosiddetta padania che, con il ricatto di fare
cadere il governo, impongono di fatto una linea operativa tutt’altro che rispondente alle esigenze di quella “collettività” extra padana ma inconfutabilmente nazionale, da loro tanto banalmente e ripetutamente vilipesa.
Berlusoni ha dato in mano a Bossi & c. le chiavi del governo del Paese (inteso nella sua interezza) e si è determinata l’abnorme, anomala e deleteria situazione di affidare il timone del disastrato vascello italiano ad un gruppo di uomini che altro non sono che la circoscritta espressione di un agglomerato di fanatici che aspirano solo
alla fantasiosa realizzazione di una padania staccata - geograficamente, economicamente e
politicamente - dal contesto nazionale. Deleteria chimera che
sta portando la Nazione verso il baratro della ingovernabilità. Viva Berlusconi.
Purtroppo, però, a fronte di tutto ciò non esiste una
opposizione qualificata, determinata e capace. Non esiste un
personaggio carismatico, non dico un Gandhi o un Mandela, capace
di coinvolgere la parte sana del Paese per puntare, prima che
sia troppo tardi, verso la ripresa. L'Italia ha certo una
indiscussa potenzialità ma non ha una classe politica e dirigenziale
onesta, responsabile e con le idee chiare sul come tirare fuori
il Paese dal pantano berlusconiano. Ciascuno pensa, molto
meschinamente, al proprio orticello - personale, di casta o di
partito - senza comprendere che se la Nazione frana non ci sarà
più niente per nessuno. Tremonti almeno una cosa giusta l'ha
detta: "... se il Titanic (leggi Italia)
affonda non potranno salvarsi neppure i passeggeri di prima
classe". Solo che cotanto genio ha dimenticato di
precisare chi sono i diretti responsabili del possibile
affondamento. Lui, primo fra gli altri, dovrebbe spiegarci,
dall'alto della sua scienza, come mai tanti provvedimenti oggi
ritenuti indispensabili e improcrastinabili non siano
stati posti in essere a tempo opportuno .... prima che la casa
prendesse a fuoco. La sua coscienza non lo rimorde?
Piuttosto che sottostare alla tutela dell'amico Bossi o ai
diktat del paperone di Arcore non sarebbe stato dignitoso
dimettersi e cantare a chi dovere la ben nota verità? Ha
preferito, invece, tenersi vicino "consiglieri" senza
scrupoli che, in una atmosfera da nababbi, lo hanno ospitato nei
propri principeschi quartierini. Si dice dietro
"compenso" (senza ombra di tracciabilità) di diverse
migliaia di euro mensili. Una ulteriore dimostrazione di una
brutta circostanza: la correttezza, la legalità, l'onestà
morale, non abitano sovente nei palazzi della
politica.
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