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LA MONTAGNA “MONTI” HA PARTORITO IL TOPO “FISCO”

 

Pur in mezzo al limaccioso guado della politica italiana in cui disperatamente annaspa l’esimio Sen. Prof. Monti, tutto si potrebbe attribuire all'illustre cattedratico tranne che l'accusa di non essere una persona squisitamente educata. A parte qualche "gaffe" più o meno voluta, nessuno può affermare, oltretutto, che non sappia usare, e bene, il "comprensibilissimo" linguaggio politichese. Chissà se gli suona offesa il dire che, tuttavia, il suo abituale idioma è parecchio sibillino e arzigogolato. Di contro, però, ha la buona creanza di parlare con manierata imperturbabilità, quasi in sordina. Sembra non essere, in effetti, un buon alunno di taluni schiamazzanti politici correnti, siano essi da museo delle cere o arrivisti dell’ultima ora. Disdegna, di massima, la terapia delle telecamere pur se non rifiuta l'adusa ricetta delle smentite del giorno dopo. Per il caso fosse indetto un eventuale concorso per il più quotato “uomo del compromesso”, potrebbe senz’altro aspirare, per molti versi, a vincere il primo premio. Per quanto riguarda, invece, l’eventuale giudizio circa la sua connaturata signorilità, basta ricordare che per non “turbare” il lieto svolgimento del ferragosto degli Italiani “onesti” ha avuto la delicatezza e la gentilezza di ritardare d’un paio di giorni le sue afflitte “precisazioni” in materia di “pressione fiscale”. Precisazioni che concernevano la fantasiosa congettura di una prossima riduzione dell'IRPEF, qualche giorno prima diffusa ad arte da fonti giornalistiche di parte e strumentalmente fatta propria dai cercatori di voti del PDL. “Capisco, … vorrei … ma non posso”: questo il lapalissiano concetto uscito fuori dal cilindro dell’illuminato quanto cortese inquilino di Palazzo Chigi.
Che gioia avere un cotanto presidente del Consiglio! Peccato, però, che non si possa non constatare come egli seguiti ad essere prigioniero e ostaggio di una maggioranza parlamentare della quale fanno parte, innaturalmente, le truppe cammellate dell’ex premier Berlusconi. Una accozzaglia di “nominati” il cui predominante scopo è quello di difendere, anche mediante il reiterato ricatto di “staccare la spina” al Governo, il ricco seggio a suo tempo “mercanteggiato” con lo zar di Arcore. E’ a tutti palese la situazione d’instabilità e precarietà istituzionale esistente in Parlamento in ossequio all’ormai famoso “porcellum”, il nefasto capolavoro di quel tale “onorevole” padano, dichiaratamente anti italiano, che corrisponde al nome di Calderoli. A prescindere dalla sua sgradevole figura (non parliamo poi dell’abbigliamento), il “tuttofare” ex bossiano ha mai avvertito un pur minimo rimorso di coscienza, ammesso che l’abbia, per il gravissimo danno che ha arrecato alla Nazione? 
Chiusa la parentesi e riportando il discorso sull’odierna sofferta “precisazione” del Presidente Monti, come si potrebbe non convenire che il suo straordinario gesto di rispetto, di comprensione e di solidarietà (mammamia quanti sinceri ed encomiabili sentimenti!) verso i tartassati contribuenti, è destinato a passare alla storia, purtroppo con una valenza per niente paragonabile al “veni, vidi, vici” di Caio Giulio Cesare. 
Rappresenterà certo, a memoria delle future generazioni, un’ulteriore pietra miliare posta lungo la sconnessa e infida strada chiamata “fisco italiano” o “fisco all’italiana” che dir si voglia. Una strada che viene da lontano ma che, pur se risaputamente piena di trabocchetti, d’insidie palesi e nascoste, d’imprevedibili pericoli magari a bella posta non segnalati, non è stata mai seriamente e concretamente attenzionata per renderla agevole e percorribile da tutti. S'è fatto di tutto, invece, per consentire che nell’ambito di una tale sconquassata e malsicura arteria, fosse creata una sorta di corsia privilegiata, peraltro legalmente protetta, ad esclusivo uso di quell’altra parte della collettività che da oltre mezzo secolo domina la scena nazionale e che, senza scrupolo o ritegno alcuno, ha succhiato il sangue delle classi sociali di base che lavorano e producono e ha defraudato l’erario dello Stato. Il riferimento è chiaro: stiamo parlando, pur senza generalizzare, di quell'ingorda, settoriale e piratesca casta di lestofanti (politici e non) che, alla stregua di tanti piranha, hanno strappato la carne viva di dosso ai contribuenti scrupolosi e agli operosi cittadini. Ma la pietra miliare oggi posta da Monti, non è la sola a segnare il lungo e opprimente tragitto della "via crucis" fiscale degli italiani scrupolosi e non evasori. Lungo il tortuoso e fatiscente tracciato ne esistono già diverse decine e si può ben dire, quindi, che Monti è in buona compagnia. Fra le tante altre, magari poco conosciute, è facile notare quelle che portano i nomi altisonanti di Vanoni, Andreotti, Goria, Preti, La Malfa, Formica, Pomicino, Craxi, Amato, Dini, Ciampi, Visco, Padoa Schioppa, Berlusconi, Tremonti uno, due e tre. Chissà se, fra non molto, s’aggiungeranno i nomi di alcuni dei "professori" - discutibilmente tecnici - attualmente in carica. Chi fra tutti costoro, vecchi e nuovi astri del pseudo democratico firmamento politico italiano, ha mai pensato d'affrontare seriamente l'annoso problema della riforma fiscale? Nonostante le facili promesse da marinaio e i pinocchieschi proclami elettorali alla Berlusconi, sembrerebbe che nessuno, al di là del proprio tornaconto, abbia mai agito in chiave positiva e radicalmente innovativa. Per decenni, in tal maniera, s’è disatteso alla impellente necessità di porre rimedio, sia nell’interesse complessivo della Nazione che per la tutela materiale e psichica della parte sana della collettività, alla vigente perversa normativa che genera eclatanti disparità fra categorie di contribuenti e quindi palesi forme d’ingiustizia fiscale. Ciò a prescindere dal fatto che ogni tipo d’imposizione indiretta (IVA, pedaggi, bolli e accise in particolare) vengono a gravare in eguale misura su tutti (ricchi e non ricchi) ma con maggiore pesante incidenza sui meno abbienti. La deleteria conseguenza, facilmente riscontrabile, consiste nel fatto che il carico fiscale complessivo, oltre ad essere in costante crescita, non è equamente distribuito fra le varie categorie di cittadini, mentre il debito pubblico e l'evasione fiscale sono irrefrenabilmente dilaganti. Il primo è divenuto una sorta di "babbo Natale" che, fra l'altro, elargisce prebende e tangenti ai parassiti della galassia politico-istituzionale. La seconda è un'autentica iattura, un cancro probabilmente inestirpabile in assenza di un intervento coraggioso e d'alta competenza. Senza dire, infine, del patologico processo d'indebolimento dell'apparato produttivo, dell'inverosimile obsolescenza delle infrastrutture, dell'inarrestabile emorragia che va sotto la dicitura di "costi delle Istituzioni e della politica", del pauroso indebitamento (spesso di matrice clientelare-elettorale) degli Enti Locali, dell'assurda velleità di mantenere, parecchio dispendiosamente, un apparato militare a livello di grande potenza. 
Alla luce di tutto ciò non ci si può che congratulare con il Presidente Monti per la signorile bonomia con cui ha chiaramente detto che d’intelligente riduzione delle tasse non se ne parla neppure a cannonate. Pur se, dice lui, gli italiani non hanno di che lamentarsi, visto che è stato consentito loro di trascorrere un ferragosto senza essere gravati d'ulteriori ansie e preoccupazioni,. 
Che sbadato, però. Ha probabilmente dimenticato che la gente comune (non certo gli evasori fiscali, gli sfacciati paperoni della politica e delle Istituzioni, della finanza speculativa e, per certi versi, dell'imprenditoria d’assalto), pensa poco e niente alle feste. Le statistiche dovrebbero ricordare a chi di dovere che quest'anno un numero imprecisato d’italiani ha dovuto trascorrere in casa, per difficoltà economiche, anche le disiate ferie. Senza dire della gran massa di persone che, oltretutto, è giornalmente costretta a lottare per la sopravvivenza e a leccarsi continuativamente le sanguinanti ferite dovute agli indiscriminati aumenti (comprensivi di rivalsa per eclatanti sciupii amministrativi e per intrallazzi vari) delle tariffe dei servizi essenziali, del caro carburanti con relative accise vecchie (1935 – guerra d’Abissinia) e ultime (2012 – bonus distributori carburanti e oneri per terremotati), della crisi recessiva e inflativa, della bolla dei mutui “prima casa” e dei titoli di Stato, della disoccupazione, dell'ormai patologico precariato, ecc. ecc. 
Per altro verso, il Prof. Monti non ha tenuto conto (forse perchè a Palazzo Chigi i fatti assumono una diversa dimensione) che a prescindere dal rinvio delle odierne dichiarazioni - chissà se opportune o meno -, il ferragosto di quest'anno s'è svolto, un po' dappertutto, all’insegna di una ulteriore indifferibile stretta di cinghia. 
Prof. Monti, lei che è un uomo d’indiscutibili eccelse capacità operative, oltre che un tanto apprezzato luminare della scienza economica, riesce a ipotizzare e valutare sino a quando tutto ciò potrà ancora durare prima che la corda, già troppo tesa, si spezzi? 


16 agosto 2012 

Luau

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