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I VERI COLPEVOLI DELLO SFASCIO ISTITUZIONALE.

Stando allo “tsunami” giornalistico e televisivo di queste ultime settimane, alle quotidiane ingannevoli dichiarazioni dei professionisti della politica, alle cruente e talvolta volgari baruffe fra personaggi d’ogni tipo ed estrazione - ormai quasi “di diritto” presenti nelle varie edizioni dei “talk show” -, al gossip che imperversa nei ritrovi e nei salotti di tanti più o meno rispettabili parvenu, chi mai può ritenere vicina la fine dell’oscuro tunnel in cui l’era berlusconiana ha cacciato l’Italia?
A prescindere dall’incerto esito del giudizio intentato dalla Procura di Milano contro Silvio Berlusconi per istigazione alla prostituzione minorile e per palese abuso di potere - leggi concussione -, non sarebbe il caso di contrastare e smentire fortemente e senza giri di parole le dubbie e interessate motivazioni che animano l'azione dei molti giullari dell’autocrate? Specie quando trattasi di noti e discussi personaggi, almeno moralmente compartecipi se non veri e diretti corresponsabili? Non sarebbe il caso di scoprire gli altarini di chi, operando senza scrupoli e senza porsi problemi di coscienza, s’è dedicato a sfruttare le ben note quanto antiche debolezze del “patron” di Arcore? Non sarebbe il caso, almeno, di porre alla gogna chi ha sfruttato e continua a sfruttare le ambizioni, le mire più o meno recondite, la sete di potere, l’insaziabile fame di arricchimento dell’ex palazzinaro degli anni ’80 che, per intercessione di San Bettino, ha avuto la sorte di divenire l’attuale paperon dei paperoni dell’etere, della pubblicità e dell’editoria? 
Sta di fatto che il suo “potere”, più che su intrinseche capacità soggettive appare in gran parte poggiato sui pilastri di quell’anomalo, rapido e iperbolico arricchimento che si ritiene sia anche frutto, a detta di molti e in relazione ai vari processi subiti o in corso, di una notevole varietà di intrecci non tanto in regola con la legge. Sono peraltro consistenti, ramificati e ben agguerriti i gruppi di natura partitica e affaristica che, assecondando le citate irrefrenabili ambizioni, hanno deciso di calcare le scene di una moderna “corte dei miracoli” (1) per trarne, all’occasione, concreti vantaggi e ingenti profitti.  E’ da ricordare, primi fra tutti, i fautori del dirompente progetto della cosiddetta “padania” originariamente volto, al grido di “Roma ladrona”, verso una vera e propria secessione e poi, più blandamente e per ovvi motivi di opportunità elettorale, dirottato sulla realizzazione di un controverso, incerto e discriminante federalismo. Come non rendersi conto che la “fedele” Lega - impersonata dall’ambiguo compagno di merende Bossi - solo per sfacciata e contingente convenienza non pensa, per ora, di staccare la spina al Governo?
Sta di fatto che, in proposito, Berlusconi quasi volontariamente s’è assunto, per non uscire di scena, il ruolo del memorabile “cavallo di troia”. 
Stante che la detronizzazione di cotanto sovrano - “sua emittenza” d’un tempo non lontano e oggi, a pieno titolo, “sua impudenza”-, comporterebbe un cataclisma d'incommensurabili proporzioni, si può ben sostenere che solo artatamente gli si permette di stare ancora assiso sul suo trono dorato. La sua caduta travolgerebbe gran parte dei prezzolati cortigiani che gli stanno attorno, che lo adulano, che lo coccolano, che seguitano a difenderlo a spada tratta, dando adito a pensare che solo una deleteria forma di pervicace malafede li porti a nascondere o negare l’evidenza dei fatti. Malafede e ipocrisia che oscurano palesemente ogni principio di obiettività e infrangono ogni regola di etica personale, sociale e politica, oltre che di buon costume e di rispetto del prossimo. 
Come si può negare, con spregevole e disinvolta arroganza, l’esistenza un penoso quadro di dilagante immoralità comportamentale, a prescindere da ogni e qualsiasi ipotetico risvolto giudiziario e penale? 
Come si può avere il coraggio d'asserire l’inesistenza dei fatti contestati e accusare la magistratura di premeditazione o di iniziative “costruite a bella posta” e “usate ad orologeria”? 
Sorge il fondato sospetto che le varie argomentazioni della artificiosa difesa siano di fatto preconfezionate nei “bunker” di comando per poi essere pedissequamente ripetute e ammannite in tutte le salse da una variegata pletora di “coordinatori”, di “portavoce”, di parlamentari, di galoppini. E’ esilarante quanto deprimente constatare come tutti costoro riportino quasi a memoria la lezione, adoperando identiche parole e uguali sterili affermazioni, quasi che il loro apporto cerebrale si fosse ridotto alla mera recita marionettistica di un copione all’uopo scientemente approntato. Non si sono accorti che la realtà, tanto maldestramente distorta, s’è frattanto diffusa a macchia d’olio nell’ambito della società nazionale e internazionale? Non è avventato affermare, quindi, che i veri colpevoli del degrado morale della politica, i veri responsabili dello sfascio nazionale, i favoreggiatori del re malato, sono da ricercare e individuare fra lo stato maggiore della macchinosa organizzazione che fa capo all'inalienabile leader della maggioranza. 
Non è possibile ammettere che in politica non esistano più valori ideali e che solo per esecrabili motivi di convenienza, di opportunismo, di paura di perdere il ben remunerato posto in Parlamento, d’incapacità morale e culturale, di arroccamento su posizioni di vantaggioso potere, quasi tutti i 316 deputati e i 160 senatori che formano la maggioranza abbiano scelto la via della tragica sottomissione ai marionettisti che tirano le fila da dietro le quinte. Anche se il tutto è abbastanza spiegabile ove si tenga conto che essi sono stati a suo tempo nominati dai capi cordata dei rispettivi partiti che, in un certo qual senso, riportano alla memoria i metodi in uso fra i “caporali” degli atavici sistemi di reclutamento del bracciantato, della manovalanza o delle “mondine”. Non esiste, in ultima analisi, alternativa alla cieca ubbidienza ai capi ciurma e chi si ribella o dissente difficilmente sarà reingaggiato alla prossima tornata.
In tempi passati e non sospetti i componenti delle due Camere godevano di un diverso quanto notevole prestigio collegiale e personale. Rappresentavano il riferimento territoriale della base elettorale e, principalmente, svolgevano la funzione di “anticorpi” rispetto ad eventuali disfunzioni del sistema. Oggi non solo hanno quasi totalmente perso tale salutare funzione ma, spesso e volentieri, rappresentano essi stessi un patogeno stimolatore dei “virus” che si diffondo nei gangli vitali delle Istituzioni. Oggi sono risaputamente intruppati in obbedienti e ossequienti “gruppi parlamentari”, non hanno che una scarsa autonomia individuale e, oltretutto, palesano l’immagine di veri propri burattini le cui fila sono in mano ai manovratori di fiducia del conclamato regista. 
Appare chiaro a chiunque che, a fronte del dilagare dei fenomeni corrosivi della vita pubblica e politica (corruzione, scandali a luci rosse e non, cattiva amministrazione, sperperi di denaro pubblico, abusi di potere, illecite pressioni lobbistiche, imbrogli elettorali, malcostume, parentopoli, ecc.ecc.), non è ammissibile il continuo reiterarsi, a fronte di qualsivoglia argomento, una pregiudiziale divergenza di vedute. Non possono coesistere, in ogni caso, due verità. E’ inconcepibile immaginare che la gran parte dei rappresentati delle Istituzioni nazionali (eletti o nominati che siano), unitamente alle numerose coorti dei mercenari di periferia e ai nutriti organici dei multiformi centri di potere economico di Mediaset, Mondadori, Mediolanun e dintorni, non dispongano di sufficienti qualità intellettive per rendersi conto di come effettivamente stiano le cose, di quanto danno l’attuale corso politico sta arrecando alla comunità nazionale, di quanto discredito si sta diffondendo nei Paesi con cui l’Italia intrattiene importanti scambi economici, trattati di alleanza o patti di collaborazione. 
E’ opportuno ricordare ai molti finti o veri smemorati che l’odierna pseudo maggioranza che governa la Nazione non è mai stata, e ancor più non lo è oggi, l’espressione del popolo. Essa s’è formata attraverso quella “porcata” di legge elettorale (come definita dal suo stesso principale ideatore, l’indefinibile leghista On.le Calderoni) che ha abolito il voto di preferenza e che ha palesemente permesso, quindi, un ampio ricorso al voto prezzolato, tornacontistico e di comodo. Per tal motivo dovrebbero vergognarsi coloro che ad ogni piè sospinto fanno ricorso al paravento di una vantata investitura popolare per coprire o giustificare le proprie malefatte o la volontà di tirare a campare per rimanere saldamente incollati alle poltrone del potere. Specie quando appare manifesta la mancata attuazione delle promesse elettorali e non si riesce a perseguire concreti obiettivi di miglioramento della complessiva situazione in cui tristemente versa gran parte della popolazione. Specie quando, di contro, si portano sfacciatamente avanti delle linee politiche che quasi esclusivamente avvantaggiano precostituiti interessi di parte o di ben noti settori ove, in nome di un distorto liberismo, regna sovrana la speculazione in danno della base popolare. Senza parlare di quella grigia zona imprenditoriale d’alto bordo che, organizzata in “cricche” e avvalendosi di interessati appoggi, non di rado da vita a spregiudicati e talvolta malavitosi fenomeni di approfittamento, oltre che di evasione o elusione fiscale. 
Solo quando dovesse svolgersi, alfine, una autentica e libera consultazione elettorale, allora sì che si potrà parlare di “consenso popolare”. Allora sì che si potrà opporre il potere democratico della maggioranza, cui costituzionalmente è affidato il governo del Paese, all’insorgere di eventuali deviazioni o abusi eventualmente posti in atto da altri settori istituzionali. 
In atto è tutto un mondo mediatico di facciata parecchio virtuale e ingannevole, di promesse non mantenute, di riforme ingessate, mutilate o portate avanti solo ad “usum delphini”, di una sorta di diabolica sceneggiata che sta logorando le radici stesse della Nazione e sta arrecando incalcolabili danni alla collettività. 

Luau

 

Nota  [1] - Si vuole che un certo demonio chiamato Brayforce, avendo impunemente conservato il suo corpo umano, fosse riuscito a portare a termine una magia finalizzata a far rivivere l'Orda delle Tenebre. Nasce così, in un particolare luogo in cui convergono le linee di forza che determinano il potere della ricchezza, dell’assolutismo e dell’inganno, quella che poi sarà intesa come la “Corte dei Miracoli”.  Per mantenere il suo tenebroso regno, il diabolico sovrano si avvale di un incantesimo che provoca una particolare anomalia temporale.  Riesce a sovrapporre due flussi di tempo: il primo è quello in cui la precedente Orda delle Tenebre viene sconfitta, il secondo è l’alternativa nera e buia in cui la sua nuova orda risulta, almeno temporalmente, vincitrice di una sorta di conflitto egemonico.


 

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