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IL PAESE DEI BALOCCHI .... E DEGLI ALLOCCHI. 

Nell’Era di San Silvio da Arcore (leggi Berlusconi) la Nazione Italia - almeno per quel che riguarda una buona metà del suo popolo – sta vivendo una poco esaltante fase storica che certamente non onora la celebrazione dei suoi 150 anni di vita.  A confronto di altre Nazioni - vicine e lontane - non può certo considerarsi un Paese “felice”, proteso verso un “brillante” avvenire. Sotto la discussa guida dell’invitto “mago del compromesso” (per non dire dell’intrigo o delle turlupinature) l'Italia punta decisamente a raggiungere la vetta di molti primati da Guinness World Records. Eccone alcuni :


* debito pubblico più alto del mondo - calcolato non quantitativamente ma in proporzione al numero degli abitanti -, gestito da un Ministro dell’Economia e delle Finanze che, con distacco accademico, dimostra di non sapere dove sta di casa l' “economia” (intesa come attento e scrupoloso controllo della spesa pubblica improduttiva e dello sciupio a livello istituzionale) e non ha voglia di mettere mano ad un sostanziale riordino della “finanza pubblica”, con particolare riferimento al settore fiscale; un Ministro che riesce ad essere solo un buon contabile - e non sempre - delle entrate (in gran parte vistosamente gravanti sui contribuenti onesti) e delle uscite di bilancio, queste ultime spesso orientate verso particolari settori di nicchia aventi accentuate caratteristiche di sfacciata speculazione, di corruzione e di affarismo, quando non di vero e proprio mercimonio e voto di scambio;


* apparato industriale asfittico e in disfacimento, facile preda delle mire egemoniche della concorrenza straniera e senza prospettive di autonomo sviluppo tecnologico volto ai settori produttivi emergenti, gli unici capaci di promuovere nuova occupazione; esiste però un Ministro dello Sviluppo Economico (Romani, ex manager televisivo e fidato componente della corte di Cologno Monzese) da molti considerato il “braccio armato di Mediaset nelle istituzioni” e al quale, si dice, Berlusconi abbia affidato, più che altro, “la tutela dei suoi interessi”;

 

* sistema finanziario e bancario a forti tinte speculative ed elusive che pur sottostando (almeno formalmente) alla normativa vigente in materia di “vigilanza” della Banca d’Italia, fa solo i propri interessi mentre, di massima, trascura la istituzionale e salutare funzione creditizia in favore delle attività produttive; i rilevanti costi per sciupii organizzativi, apparati megagalattici e anacronistiche strutture burocratiche, oltre che sistematicamente detraibili in sede fiscale sono abbondantemente coperti dai vessatori balzelli estorti a vario titolo alla clientela di massa;  i notevoli profitti, di contro, vengono in gran parte capitalizzati o servono a pagare eccessivi compensi agli alti papaveri della dirigenza e dei Consigli di Amministrazione (spesso di nomina politica), oltre che liquidazioni stratosferiche ai manager più o meno mercenari pur se professionalmente di alto livello; senza dire di come e quanto servono ad alimentare l’astruso sistema delle “fondazioni”, vere e proprie logge di potere;

* fitta e impenetrabile rete di Compagnie Assicurative che aggirando ogni controllo dell'ISVAP  tartassano gli assicurati, imponendo ai malcapitati tariffe, norme e condizioni capestro, lucrano utili a iosa e speculano in borsa;  il tutto con il sospetto beneplacito delle competenti (?) "Autority"; anche in questo delicato campo il governo è da tempo latitante, forse in virtù di uno dei tanti conflitti di interessi esistenti nel mondo dei ben noti politici di spicco;  

* Forze Armate estremamente onerose, di gran lunga sproporzionate alle reali esigenze di un Paese che si vanta di avere costituzionalmente abolito la propensione a qualsivoglia azione di guerra, diretta o indiretta; trattasi di farraginose e complesse strutture militari la cui esistenza è solo in minima parte giustificata dagli impegni derivanti dalla adesione ai “patti” e ai “trattati” internazionali (Nato e ONU); si è al cospetto di un dilatato sistema che ha comportato la formazione di una vera e propria casta militare della quale fanno parte una variopinta e numerosa pletora di ben pagati generali e ammiragli (talvolta sotto utilizzati per compiti prima degnamente svolti da semplici ufficiali, per mansioni in cui già basterebbe un impiegato di normale livello o, infine, per teatrali funzioni di rappresentanza) oltre che una infinita e costosa scala gerarchica di graduati e ufficiali, sicuramente eccessivi rispetto ai compiti da svolgere e alla consistenza della “forza di base”; senza dire del conseguente dispendio di costosissimi mezzi (che ne facciamo di due portaerei, di circa 3600 mezzi corazzati e blindati, di circa 300 aerei da combattimento, ecc.ecc.?), di preziosi apparati, di energie umane, il cui complessivo onere già pesantemente grava sul bilancio pubblico (per circa 24/miliardi di €.) oltre a richiedere il continuo approntamento di ripetitivi e ulteriori rilevanti stanziamenti straordinari; nell'ambito governativo e men che meno in quello 
del Ministero della Difesa (... da chi, in atto, dovrebbe difenderci?) nessuno mai s'è posto il problema di operare una salutare cura dimagrante all'apparato militare, magari destinando i conseguenti congrui risparmi alla riduzione di quel debito pubblico che soffoca lo sviluppo del Paese; sicuramente il fanatico Ministro La Russa (qualcuno dice che farebbe bene a cambiare il cognome in La Rissa) non la pensa così;

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(segue) 

 

 

 

 

 

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