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LETTERA APERTA AL DIRETTORE DEL QUOTIDIANO “IL GIORNALE”

Ill. mo Sig. Direttore, 
non le sembra immorale e dannoso, anche verso i lettori del suo stesso “giornale”, innescare, alimentare e rinfocolare vergognose diatribe a sfondo strumentale personalistico o partigiano? 
Il dovere di un serio organo di stampa, a parte l’obbligo di fornire una obiettiva e completa informazione, dovrebbe essenzialmente essere quello di non schierarsi sfacciatamente a favore o contro qualsivoglia schieramento politico o, peggio ancora, contro i rappresentanti delle Istituzioni.  Ciò in forza della elementare quanto etica occorrenza di mantenere una pur limitata autonomia di pensiero e di operatività onde non rinunciare alla posizione di “super partes”, …. proprietà permettendo. Tale ovvia occorrenza non dovrebbe certo sfuggire ad un cotanto valente giornalista, come Lei si sforza di apparire. 
Fatta questa breve premessa non è male fare mente locale sulle palesi disfunzioni morali e qualitative che, di fatto, attanagliano la gran parte della classe politica nostrana. Essa non merita, in buona sostanza, alcun benevolo giudizio. E’ a tutti noto, credo anche a Lei, come molti improvvisati operatori della politica (chiamarli “professionisti” sarebbe attribuire loro una immeritata qualifica), piuttosto che svolgere la loro funzione per migliorare le precarie sorti del Paese, preferiscano starsene comodamente rintanati nelle costose sedi dei partiti o nei sontuosi palazzi delle varie strutture istituzionali.  Nell’ambito dell’attuale deteriore sistema partitico italiano, con tutto rispetto per gli ideali traditi, è lapalissiano come e quanto sia in atto una sorta di frenetica e incontrollabile bramosia di arricchimento, più che altro tesa alla affannosa corsa alla monetizzazione di multiformi favoritismi, al realizzo di lauti affari, allo scambio elettorale attraverso la concessione di agevolazioni lobbistiche e settoriali per gli “amici degli amici”. Il tutto sfornato sottobanco, più o meno legalmente, attraverso la spregiudicata gestione del potere. E' venuta alla luce una pletora di esecrabili personaggi che, nell'esercizio delle loro funzioni, si muovono ed operano alla stregua di tanti topi spasmodicamente dediti alla ricerca di appetibili cibarie, magari di qualche sostanzioso tocco di prelibato formaggio. La stragrande maggioranza dell’attuale infida classe politica, targata “2010”, non ha più alcun ritegno morale nel mostrare, quasi quotidianamente, il degrado che ormai da diversi lustri la pervade, l’avvinghia e la condiziona. Non sarebbe sbagliato, a questo punto, chiedere scusa agli animaletti prima chiamati in causa che, in ogni caso, sono di gran lunga meno dannosi di molti gruppi partitici, diversificati nella forma ma sostanzialmente uguali nel "modus operandi". 
Detto tutto ciò e senza aspirare ad assumere il patrocinio di alcun gruppo politico o di alcun personaggio pubblico, appare inverosimile che il suo giornale (credo di non sbagliare asserendo che esso risulta essere nella pressoché totale “disponibilità” della famiglia Berlusconi) assuma posizioni di attacco e di sfida nei confronti di legittimi rappresentanti delle Istituzioni, per il solo fatto che essi, a titolo personale, esercitano il diritto di contestare il beneamato “paperone” di Arcore (oggi inquilino di palazzo Ghigi, … pur se in attesa di un probabile sfratto) o il maleducato leader padano. Specie se si considera che quest’ultimo, in combutta con i suoi fanatici seguaci, ha oltraggiato la storia appropriandosi, immeritatamente, dell’epopea medioevale dei Comuni lombardi e seguita a tentare, recidivamente, di incrinare l’Unità nazionale con lo spauracchio della secessione. Appare altresì offensivo che il suo giornale, approntando liste di proscrizione e raccogliendo firme eversive, sottovaluti l’intelligenza di gran parte degli oppositori del settario sistema che oggi governa la Nazione.  Sono oppositori che, in barba alle addomesticate "ricerche di mercato" (leggi sondaggi), cui forse scaramaticamente fa continuo ricorso l'imperterrito "premier", diventano sempre più numerosi e incisivi.
Ill.mo Sig. Direttore, perché non si è comportato e non si comporta alla stessa maniera nei confronti dei tanti inquisiti di sua conoscenza che, beatamente, se ne stanno seduti in comode poltrone istituzionali o funzionali al sistema?  Forse che essi, compreso il Presidente del Consiglio, sono cittadini di un’altra Nazione, magari amministrata e gestita alla maniera di una Mediaset?  O sono titolari di una investitura divina che porta alla pretesa di non sottostare ai normali codici comportamentali e penali?
La "questione morale", risaputamente, è già da tempo il tarlo che corrode molte strutture politiche, amministrative ed economiche della Nazione.  Non occorre che lei si sforzi di andarla a cercare in persone che, di certo, sono di gran lunga meno coinvolte di tante altre di sua e nostra conoscenza. E sembra insensato, a tal proposito, che si seguiti ad ululare contro quella parte della Magistratura cui è stata appioppata la nomea di “sinistrorsa”.
Ill.mo Sig. Direttore, “errare humanum est ….” ma, almeno, abbia la buona creanza di non insistere. Si ricordi che, di contro, “…. perseverare autem diabolicum”.

Luau

 

 

 

 

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