IL 25 LUGLIO DI BERLUSCONI
Un tempo, quando la storia si studiava seriamente, era d'uopo,
sovente, fare riferimento ad un conclamato assioma: gli avvenimenti sono
talvolta riferibili al principio dei “corsi e ricorsi storici”,
per come enunciato, nel lontano secolo XVII, dall’insigne storico, filosofo e giurista Giambattista Vico.
Nel caso odierno del lento ma inarrestabile sfaldamento del sistema politico
berlusconiano (non si può ancora parlare di “implosione”), sorge spontaneo, pur se malinconicamente e con una buona dose di preoccupazione, il raffronto con il 25 luglio del 1943 che segnò la fine del regime fascista di
Mussolini. Gli elementi di raffronto sono abbastanza palesi: 1- il voto del gran consiglio del fascismo sull’ordine del giorno Grandi; 2- il concretizzarsi di una aperta contestazione al Duce; 3- l’attribuzione della qualifica di “traditori” ai dissenzienti.
Esistono parecchi punti di contatto con ciò che è accaduto ieri alla Camera dei Deputati: il “capo”
della maggioranza in disfacimento - leggi Berlusconi - ha accusato di “tradimento” alcuni seguaci sino al giorno prima ritenuti fedelissimi della prima ora.
Qualcuno, in ogni caso, s'è reso conto che tale modo di intendere la gestione del potere, specie riguardo alla fattispecie dei presunti “traditori”, è parecchio assimilabile al linguaggio e al comportamento di chi si rifà al codice d’onore
invalso e pienamente osservato negli ambienti mafiosi e della malavita?
Nel citato raffronto "1943 – 2011" è mancato, però, un sostanziale aspetto:
non s'è palesata l'esistenza di alcun sotterraneo
"complotto" e, all’uscita dal Quirinale, non c’è stato, e non ci poteva essere,
alcuna ambulanza con accanto una pattuglia di Carabinieri e il
"Capitano Vigneri" di turno, pronti a "proteggere"
(magari forzatamente, come allora avvenne) il Capo del Governo
sfiduciato dal Parlamento.
L’Italia di oggi, invece, in quanto ufficialmente democratica, accetta
senza colpo ferire lo sfascio istituzionale e lascia transitare,
impunemente e liberamente, il numeroso codazzo di costose
e blindate auto bleu che vanno e vengono dalle sedi del potere o
dai variegati "pied a terre" del Premier. Piuttosto
che alle congiure di palazzo d'antica memoria, s'affida il tutto
a contorti e diplomatici “comunicati” in gergo politichese, alle “dichiarazioni” dei
"soliti noti” squallidi personaggi della politica, alle ciance e alle illazioni
giornalistiche dei “bene informati” alla Ferrara, il mobj-Dick della carta stampata o del
ricco cortile di “radio Londra” marca RAI. Senza dire dei vari
suoi non meno illustri colleghi che rispondono al nome di Del
Pietro o di Sallusti, oltre a non dimenticare i numerosi altri
settari e ben foraggiati soloni di un certo tipo di informazione
oggi imperante in Italia. E mentre una indegna carnevalata
seguita a impazzare lungo le tangenziali che s' intersecano fra
un tempio e l'altro della politica, fra una sede e l'altra dei
partiti, fra un aeroporto e l'altro - ove hanno le loro costose
basi gli "aerei di stato" -, i mercati finanziari e le
borse di tutto il mondo vanno in tilt. Lo "spread" che
segna la febbre da cavallo del "debito sovrano"
italiano e "gli indici negativi" dei titoli azionari e
obbligazionari - che non hanno pietà dei comuni cittadini
risparmiatori -, spingono verso il baratro la già traballante economia
italiana e aprono le porte a scenari da tregenda non facilmente
ipotizzabili. A chi va l'indiscutibile merito di tutto ciò? E'
facile dirlo:spetta in gran parte, per non dire totalmente,
all'impareggiabile "trio" Berlusconi, Tremonti,
Bossi. Il Popolo Italiano, in ogni caso, dovrà anche essere
loro riconoscente se oggi tutto il Mondo è tornato a leggere il
sommo Dante per meditare sui versi del VI canto del Purgatorio 1.
Versi che sfortunatamente continuano a tratteggiare
veritieramente e realisticamente l'odierna immagine dell'Italia
debilitata e discreditata dalla nefasta politica della settaria,
affaristica e irresponsabile congrega berlusconiana e
bossiana.
9/10
Luau
1-"Ahi
serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran
tempesta, non donna di province, ma bordello!"
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