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       UOMINI D’ALTRI TEMPI. 

    UN PERSONAGGIO DA NON DIMENTICARE:
  
     Gaetano Baglio

   Provveditore agli Studi-Enna

 

       Giorni addietro, così per caso, conversando di personaggi d’altri tempi con un fraterno amico, un pensiero attraversò la mia mente facendo riaffiorare il sempre vivo ricordo di un uomo di eccelse virtù, di mente vivace e pronta, di profonda cultura, d’irreprensibile condotta civica, morale e religiosa.

       Mi riferisco all’avv. Gaetano Baglio, nativo di Riesi, sociologo insigne, indomito assertore dei diritti civili e inflessibile osservante dei sacri valori della libertà e della giustizia, oltre che attento e appassionato educatore.

       Dopo gli studi universitari, ancora giovanissimo, fu titolare di una brillante carriera nell’ambito della Pubblica Istruzione. Carriera interrottasi, però, non per sua volontà, nel corso del  ventennio fascista.

           Nel periodo in cui  ricopriva a L'Aquila la funzione di Provveditore agli Studi, infatti, ebbe a dare alle stampe uno scritto in cui contestava alcuni aspetti della cosiddetta “riforma Gentile” del 1923. Convocato a Roma presso il Ministero da cui dipendeva, rifiutò senza esitazione il perentorio ordine di ritrattare l’argomento e presentò,  "sua sponte",  le dimissioni dall’incarico. Per continuare ad essere libero assertore del pensiero liberale risorgimentale, scelse di  “rinunciare alla sirena fascista".  Così è scritto in una pagina del sito “RiesiArt”, stilata dal suo compaesano prof. Rosario Riggio per onorarne e ricordarne l’attività, la vita professionale ed educativa, la non comune capacità indagatrice circa i problemi sociali della Nazione e particolarmente della sua terra natale, la poliedrica cultura, le tante opere scientifiche e letterarie lasciate in eredità ai posteri.

       Appena dopo la fine della guerra fu riammesso in servizio e, nell’ambito dei diversi incarichi assegnatigli, ricoprì - dal 1947 al 1951- quello di Provveditore agli Studi di Enna. Fu proprio in tale periodo che ebbi la fortunata ventura di trovarmi a lavorare, per circa 8 mesi, alle sue dipendenze e al suo fianco.

       Avevo vinto il concorso indetto dal Ministero della P.I. per “vice ragioniere presso i Provveditorati agli Studi” e, ricevuta la relativa nomina, il primo giorno di aprile del 1949, non ancora ventunenne, mi presentai a lui per assumere servizio.  

        Fu quello uno spazio di tempo che, seppure brevissimo, divenne ben presto il contenitore di multiformi esperienze che mi permisero di apprezzare la professionalità, il senso del dovere, la linearità, la bontà d’animo, dell’eclettico “servitore dello Stato”, come lui amava definirsi. Mi fu facile constatare che l’essere strenuamente ligio ai doveri, non gli impediva, tuttavia, di essere splendidamente umano, comprensivo, moderato, sia nei rapporti con il prossimo che, particolarmente, nei contatti quotidianamente intrattenuti con i dipendenti.

        Sperando che chi legge non mi tacci di sciocca retorica, non posso non affermare che la poliedrica personalità del Provveditore Baglio si estrinsecava e s’affermava in ogni circostanza, spaziando dai più piccoli particolari della sua vita semplice, modesta ed essenziale, al modo austero e determinato, ma pur sempre affabile e bonario, di svolgere il suo delicato e importante incarico, mantenendosi minuziosamente attento al regolare e corretto funzionamento dei servizi espletati dallo specifico settore istituzionale cui era preposto.

       Schivo da convenevoli, coerente e imparziale nei giudizi, era nemico dichiarato di qualsivoglia “segnalazione” o “raccomandazione”, che dir si voglia. Per altro verso, rifiutava apertamente “prerogative di rango”,  privilegi e, men che meno, eventuali  “favori”  o  “regalie”.

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        La sua costante vicinanza, i suoi consigli formativi, la sua paterna figura di maestro di vita, furono per me una esperienza ineguagliabile, tale da lasciare un incisivo e indelebile segno di positività e di crescita interiore. Divenne una autentica icona di riferimento e, del tutto istintivamente, assunse le sembianze di “una persona che non dimenticherò mai”, per dirla con il  “Reader’s Digest”. 

       Come non ricordare, infatti, i tanti importanti e meno importanti episodi che determinarono così profondi sentimenti di entusiasmo, di ammirazione e di stima?

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        Nelle ore libere, quando le condizioni meteo lo permettevano, aveva l’abitudine di fare lunghe passeggiate, in voluta e assoluta solitudine.

        Fu così che un giorno, nell’ampio spiazzale del cosiddetto “Belvedere” (piazza F/sco Crispi), notò alcuni ragazzi intenti a giocare con un informe aggeggio che, almeno nelle loro intenzioni, avrebbe dovuto assomigliare ad un pallone. Era nient'altro che un precario espediente ottenuto appallottolando strettamente vecchi giornali, a mo’ di sfera,  tenuti assieme da fitte e incrociate passate di spago.

         La scena attrasse la sua attenzione e, accostatosi prudentemente al gruppetto di improvvisati calciatori in erba, interloquì familiarmente con loro. Chiese se andassero a scuola, chi fosse il loro maestro e come mai non disponessero di un vero pallone. Ottenne solo timide e quasi preoccupate risposte, pur se in una cosa furono unanimemente solidali e chiari: non disponevano dei soldi per comprarne uno più adatto alle esigenze del gioco.

         Carezzando la ricciuta chioma del più grandicello, che sembrava essere il più autorevole, a mo’ di conclusione gli disse:

- “….domani, quando sei in classe, devi dire al tuo maestro che il Provveditore desidera che provveda a comperare un vero pallone per te e per i tuoi amici; dirai che poi passi da me e gli rimborserò il denaro speso”.

        Questa era la misura della sua sensibilità, della spontanea espressione del suo animo, della quasi metafisica portanza della sua indole generosa.

         La sua esistenza era costellata da una lunga serie di consimili episodi che sarebbe quasi impossibile enumerare e porre in risalto.

         Basta ricordare, ad esempio, un fatto emblematico che ebbi occasione di acclarare a seguito di uno specifico e quasi riservato incarico che, in funzione del compito lavorativo da me svolto, ritenne di attribuirmi.

         Ebbe a confermare la disposizione di detrarre mensilmente dal suo stipendio una non indifferente somma, da tramutare in un assegno della Banca d’Italia. Assegno che poi lui stesso provvedeva a fare pervenire, sistematicamente, ad un giovane studente universitario, in quel di Napoli.  Trattavasi del figlio di un suo caro amico che s’era venuto a trovare in uno stato di indigenza, a causa di una irreversibile malattia, e a cui, sul  letto di morte, aveva promesso di farsi carico, senza limitazioni di tempo, del suo mantenimento agli studi.

         Tale episodio già da solo basterebbe a fornire appieno la dimostrazione della bontà d’animo e della munificenza che animava il suo modo di essere.

         Ma non basta. Quando accadeva che ricevesse, chiaramente nella qualità di autorevole rappresentante delle Istituzioni, biglietti omaggio per qualche particolare evento ludico, come, ad esempio, la stagione lirica estiva al Castello di Lombardia, la sua modestia e le sue radicate convinzioni etiche, lo portavano a rifiutare l’offerta. Ebbi occasione, a proposito della citata stagione lirica, di leggere, casualmente, lì sul suo tavolo di lavoro, la minuta di una lettera  in cui, nel ringraziare per la gentilezza riservatagli, restituiva al mittente i biglietti ricevuti,   affermando, spartanamente, che, ove avesse avuto voglia di andare a teatro, "era giusto pagare i biglietti al botteghino”. Aggiungeva che in ogni caso, volendo, “il relativo ammontare avrebbe potuto essere devoluto in beneficenza”. 

         Vestiva all’antica, pantaloni e giacche in stile “fine ‘800”, di grisaglia nera o grigia, camicie particolari, colletti inamidati e cravattino. Quando necessitava d’acquistare qualche nuovo capo, si rivolgeva a negozianti specializzati ma ne chiedeva subito il costo. Guai a sentirsi dire …..“sa sig. Provveditore … trattandosi di lei ….”.   La risposta, pur se immancabilmente cortese, era sempre una e una sola: “… mi dica, per favore, il prezzo effettivo, … altrimenti si tenga pure la merce”. 

          Il suo modo di raffrontarsi con la gente, anche il suo comportarsi nel ruolo di “superiore”, non erano mai frutto di ostentazione, di vacua boria di comando, di pretese autocratiche, bensì erano sempre improntati alla gentilezza, all’affabilità, alla delicatezza, al rispetto.

          La mia stanza di lavoro era confinante con la sua e mai m'accadde di percepire toni alterati, pur se certo non mancavano le motivazioni o le occasioni.  

          L’unica volta che lo sentii quasi urlare, peraltro parecchio concitatamente - sino a battere i pugni sul tavolo - fu nel corso di una telefonata ricevuta da parte di un noto parlamentare il quale, forse ignorando le intransigenti regole etiche e di coscienza dell’interlocutore, s’era azzardato a chiedergli di fare in modo che fosse annullata - o quantomeno di mitigarne le conseguenze - la rimozione dall'incarico di Direttore Didattico di un certo signore che, reiteratamente, s’era spinto ad insidiare l’onestà e la dignità di una giovanissima e attraente maestra del suo Circolo, peraltro ricorrendo all’intimidazione e a manifeste angherie, al fine di vincere il manifesto tassativo diniego della interessata. 

         In quella circostanza rimbeccò senza mezzi termini l’incauto altolocato interlocutore, confermando chiaramente l’irrevocabilità del provvedimento adottato e aggiungendo che non era disponibile a modificare alcunché del rapporto già pronto per l'inoltro al Ministero. Sostenne che, a suo giudizio e a fronte degli incontrovertibili fatti accertati, quel tale Direttore Didattico non era degno di ricoprire un incarico tanto delicato.  

        Il tutto aveva avuto origine, qualche settimana prima, nel momento in cui s’era presentata nel mio ufficio la maestra di che trattasi (accompagnata dal padre) per chiedere del perché avesse percepito un compenso inferiore a quello di altre colleghe.  Essendo proprio io l’addetto alla liquidazione delle spettanze mensili degli insegnanti “provvisori” (il cui calcolo avveniva a fronte delle ore di servizio segnalate dalle Direzioni didattiche), ascoltai le sue lagnanze e non trovai difficoltà alcuna nel dimostrare la regolarità formale dei conteggi. Non potei, però, non prendere atto delle gravi affermazioni dell’interessata nei confronti del suo Direttore. Più o meno volutamente aveva scoperchiato un autentico “vaso di pandora” e, pertanto, le consigliai, ove non avesse ritenuto di accettare i chiarimenti contabili da me forniti, di farsi ricevere dal Provveditore e di sottoporgli il concatenarsi dei fatti lamentati.

         Così fece e da tale circostanza scaturì l’ordine, subito impartitomi, di svolgere una approfondita inchiesta comparativa degli emolumenti percepiti dalla interessata rispetto alle altre maestre, anche in un determinato periodo precedente, chiedendo opportuni chiarimenti alla Direzione Didattica interessata. A fronte della risposta di quest’ultima che confermava, incredibilmente, i dati precedentemente trasmessi, seguì una attenta ispezione personalmente condotta dallo stesso Provveditore. Fu accertato, alla fine, che il Direttore aveva fornito segnalazioni non veritiere, manipolandole artatamente.

         Quel Direttore, per la cronaca, non solo fu rimosso dall’incarico ma fu retrocesso di grado, posto in aspettativa per motivi disciplinari e trasferito, provvisoriamente, in un diverso quadro organico.

         L’inflessibile senso della giustizia e del dovere, erano prevalsi e, ovviamente, non fu presa in considerazione qualsivoglia richiesta di ammorbidimento dei provvedimenti assunti. 

         L’episodio narrato sta ad evidenziare quanto il Provveditore Baglio fosse attento, scrupoloso e imparziale nell’espletamento del suo incarico.

         Nel merito poi della funzionalità dei servizi scolastici provinciali che direttamente facevano capo alla sua responsabilità, non lesinava di certo una costante e minuziosa attenzione. Non che, pregiudizialmente, non si fidasse dei vari capi reparto ma,  a fronte dell’innato senso del dovere, era determinante in lui l’istintiva tendenza a rendersi personalmente conto di ogni cosa.  Leggeva ogni relazione, seguiva attentamente lo svolgimento del lavoro dei vari settori, esaminava a fondo ogni decisione e, in particolare, curava la regolare e imparziale formazione delle varie graduatorie. 

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         Sin dalle prime settimane di servizio mi aveva incuriosito non poco il fatto che, sistematicamente, il sabato non lo si vedeva in ufficio.

         Venni ben presto a sapere, però, che tale circostanza era collegata alla  convinta osservanza dei principi della religione evangelica - valdese, da lui professata sin dalla gioventù.

         L’integerrima coscienza, tuttavia, gli faceva avvertire l’esigenza di recuperare - malgrado nessuno glielo avesse mai chiesto o imposto - le ore di lavoro non prestate. La domenica, quindi, osservando strettamente l’orario dei giorni feriali, si recava in ufficio per adempiere ai suoi compiti. 

         Fra i tanti consigli ricevuti, uno è rimasto particolarmente impresso nella mia memoria. Mi suggerì di porre attenzione alle “circolari di servizio” che provenivano dal Ministero e dalla Regione, poiché spesso accadeva che le une erano discordanti dalle altre. In quell’occasione fece seguire, ad abundantiam, un ironico commento, accompagnandolo con un espressivo sorriso: “…vede, occorre prestare molta cura alle direttive impartiteci anche se poi, alla fine, la colpa è sempre nostra; …. si da il caso che abbiamo due padroni, uno a Roma e uno a Palermo, che talvolta non sono in accordo fra loro”.

         Come non ricordare, ancora, un ulteriore emblematico episodio della sua incommensurabile sensibilità, di persona rispettosa e discreta.

         Un tardo pomeriggio del mese di luglio, mentre in ore insolite m’attardavo in ufficio per smaltire del lavoro giacente, trovandosi a passare per la sottostante Piazza Prefettura e vista la luce della mia stanza ancora accesa, ritenne che, disattentemente, non l’avessi spenta prima di uscire. Pensò di accertarsene, ma constatata la mia presenza,  quasi con delicatezza fece capolino fra le ante della porta e, con la sua consueta bonomia,  interloquì: “…senta, … il gelato glielo mando qui, o lo viene a prendere fuori”.  Come a dire la smetta che è tardi. 

          E, per concludere, non sarebbe coscienzioso e giusto, da parte mia, dimenticare il grande onore che mi fece, allo scadere dei sei mesi del servizio di prova, nel farmi leggere il rapporto che stava per inviare al Ministero relativamente al mio passaggio in pianta stabile.  Esprimeva il suo parere favorevole e concludeva: ….“durante tutto il periodo di servizio ha dimostrato di possedere una maturità di gran lunga superiore alla sua età.”

          Alla fine, quando ricevetti la comunicazione di assunzione presso la “Cassa Centrale di Risparmio per le Province Siciliane” (dopo avere superato le prove del concorso a suo tempo indetto) e, conseguentemente, decisi di optare per la carriera bancaria, convenne che la mia scelta era pienamente giustificabile, specie dal punto di vista economico. Non avanzò alcuna critica. Anzi, con sereno e benevolo animo mi fornì l’ultimo dei suoi preziosi e paterni consigli:  …. - “non inoltri alcuna lettera di dimissioni, chieda solo di essere posto in aspettativa; così facendo, ove non dovesse trovarsi bene nel nuovo lavoro ed essendo ormai inserito nei ruoli della pubblica amministrazione, potrà sempre rientrare in servizio. Ciò anche se il Ministero successivamente lo dichiarerà “dimissionario d’ufficio” e pur se, frattanto, sarà trascorso del tempo”. 

            Non ritengo che alcun altro, al suo posto, avrebbe dimostrato simile comprensione e altrettanta onestà morale.

           Questa era la forza con cui s'imponeva al rispetto di chicchessia, con cui acquistava la stima e l’affetto di chi gli stava vicino, di chi godeva dell'opportunità di apprezzare il suo grande animo, il suo profondo idealismo, la sua superiore concezione dei rapporti umani. Come se appartenesse, oltre che ad un’altra epoca, ad una diversa dimensione interiore e spirituale.

           Non è fuor di luogo affermare che, con sentita convinzione, si potrebbe dedicare a un tale straordinario personaggio d’altri tempi, un particolare capitolo da aggiungere al libro  “Cuore”.

 

15 marzo 2011                                                                     Augusto Lucchese

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Gaetano Baglio
  Nato a Riesi 24/8/1879 
  Morto a Roma 14/1/1968

Alunno degli ultimi maestri del 
Risorgimento all’Università di Napoli,
si consacrò alle scienze sociali e 
all’educazione dei giovani;
prese parte alla prima campagna 
di Libia con la Croce Rossa Italiana
e fu animatore del fronte interno 
durante la prima guerra mondiale;
per amore inflessibile delle libertà
democraticamente rinunciò al suo ufficio 
e visse solo, studioso, austero e benefico;
con mente sagace indagò e, penna sicura, 
illustrò i tempi di Omero, di Esiodo, 
di Eschilo e di Cristo Gesù.

 

Il Prof. Rosario Riggio, nel descriverne succintamente l’elevata versatilità intellettuale e culturale, oltre che l’integra personalità morale, così si esprime:

”L'Avvocato Gaetano Baglio, sociologo, è un personaggio riesino che occorre rivedere e rivalutare per le sue opere letterarie e scientifiche che vanno molto oltre il noto “Solfaraio”. Ho avuto modo di consultare, seppure approssimativamente, alcune sue opere e ho notato che nel lavoro mette sempre la stessa passione. Gaetano Baglio: da Omero al solfaraio o al contadino; dall'epica odissea, alla dura vita quotidiana dei minatori e dei contadini. I suoi testi si trovano in tutte le biblioteche che si rispettano, compresa la Biblioteca Nazionale di Torino.

Un riesino che rinunciò alla sirena fascista per essere portatore del pensiero liberale risorgimentale.

Era un fervente e attento osservante della Chiesa Evangelista-Valdese.”


Recensioni:

 

Gaetano Baglio ha voluto dilettarsi, fra l’altro, nel cercare di scoprire

quanto tempo Gesù sia rimasto con Giovanni:
«Com'è notorio, mentre il Vangelo di Marco (I, 12-13) usa la formula che quando Gesù fu battezzato "lo Spirito lo spinse nel deserto"; Matteo (IV, 1), invece, usa il generico e vago avverbio di tempo - tote, allora, - e dice:

 "Allora Gesù fu condotto nel deserto dallo Spirito"».
Tuttavia, prosegue l'autore, «in un periodo successivo al battesimo di Gesù, i discepoli di Giovanni recarono questa notizia al loro maestro (Gi, III, 25-26):

"Colui che era con te - os en metá sot - al di là del Giordano»

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Gaetano Baglio - Pubblicazioni, libri e discorsi 

Una risposta.
Tipografia De Angelis e Bellisario – Napoli 1900

Il Solfaraio.
Ricerche sul lavoro e i lavoratori delle miniere di zolfo della Sicilia
Appendice - Su la sulphur e la produzione di solfi in Sicilia
Editore Pierro - Napoli 1904

Per la politica e il diritto delle assicurazioni sociali del lavoratore.
Editore Pierro - Napoli 1908

L’assicurazione degli operai contro gli infortuni del lavoro. 
e il sindacato obbligatorio di assicurazione mutua fra gli esercenti delle miniere di zolfo in Sicilia
Napoli 1908

  Per la politica e il diritto delle assicurazioni operaie obbligatorie. 
Napoli 1909

  Sicilia Piemonte e Lombardia nella statistica giudiziaria penale.
Note di statistica giudiziaria e penale.
Note di statistica e di sociologia criminale.
Editore Pierro - Napoli 1910

    Monografia di una famiglia del contadino giornaliero in Sicilia, 
nell’anno colonico 1904 – 05.
Roma, Direzione del giornale degli Economisti. 
Tipografia della Libreria Moderna - Caserta 1912

La scuola primaria nell’economia sociale.
Rivista L’amministrazione Scolastica - Caltanissetta 1913.

 L’arte del Seicento e la sua tradizione a Lecce. 
Inaugurazione della regia scuola d’industrie artistiche di Lecce, il 13 febbraio 1916
Lecce 1916.

La questione sociale e la guerra.
Discorso del Regio Provveditore agli Studi Gaetano Baglio 
per l’inaugurazione dell’anno 1917 - 18 Università Popolare di Bari.
Bari 1917

Sviluppo di coscienza e lotte d’armi nell’Europa.
riassunti finali delle conferenze tenute a bari, nel gennaio del 1918.
Bari 1918

 Per la nuova Scuola dell’Italia.
Bari 1918

·        Italia e libertà nel Mediterraneo.
Bari 1919

Questione sociale e questione scolastica.
Bari 1919

Per lo sciopero dei maestri elementari.
Bari 1919

   Il pensiero di Giovanni Bovio su lo Stato e la guerra.
Scansano 1919

Lavoro scuola e wilsonismo.
Bari 1919

Per la società delle nazioni.
Bari 1919

Guerra, nazionalità, lavoro e scuola.
Raccolta dei discorsi pronunciati a Bari dal 02/11/1917 al 09/03/1919
Edizioni Accattilgil e C. – Bari

La scuola sociale.
Atti del convegno scolastico su la questione sociale e scolastica.

·        Bari, 9 marzo 1919
 
Educazione e diritto del lavoro
Editore Pierro - Napoli 1920

Profili di geografia, norma penale e politica marittima di Omero, 
nella navigazione di Odisseo.

Pubblicazione rivista Marittima, Ministero Marina - Roma 1932

Le origini di Gesù in rapporto alla storia del Re Erode e al messianismo 
da Daniele a San Paolo.

Libreria Internazionale Treves di L. Lupi – Napoli 1939

Gesù e il romanesimo del suo tempo. 
Editore Angelo Signorello – Roma 1952

Odisseo nel mare mediterraneo centrale.
Edizione L’Erma di Bret Schneider – Roma 1958

Il prometeo di Eschilo alla luce delle storie di Erodoto.
Editore Angelo Signorello – Roma 1959

Il prometeo di Eschilo e la storia ellenica e persiana, 
fino all’invasione persiana di Atene.

Roma 1959


             (Notizie desunte dal sito "Comunità riesina nel Web")

 

 

 

Ass. Socio-Cult. «ETHOS - VIAGRANDE»
Presidente Augusto Lucchese
 - e-mail: augustolucchese@virgilio.it