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PERSONAGGI CONTROVERSI - DARIO FO -

(Il trafiletto che segue, riportato nell’interezza d’allora, risale ad alcuni annetti addietro - marzo 2002 - e fa riferimento alla partecipazione di Dario Fo ad una delle prime trasmissioni del noto Talk Show “Ballarò”, condotto, con malcelata iattanza, da Giovanni Floris, negli studi di RAI 3).

 

In una recente puntata di “Ballarò”, andata in onda nel marzo scorso, molti teleutenti hanno potuto assistere alla sfrontata esibizione del ben noto “Nobel” sig. Dario Fo’,

 il quale, sfoggiando l’arrogante dialettica che è divenuta il suo biglietto da visita e la consueta presuntuosa ironia, s’è adoperato a fondo (anche mercé la preconfezionata “claque”) per fare credere che gli americani sono degli sciacalli mentre Saddam, pur se indicato come tiranno e carnefice, è divenuto quasi un martire della violenza USA.  E’ scivolato, oltretutto, nella insulsaggine (altri hanno cercato invano di frenarlo e correggerlo) quando con congeniale spavalderia ha ripetutamente tirato fuori dal suo repertorio di “luoghi comuni”, la storiella “fuori tema” dei ”bombardamenti a tappeto” che, a suo dire, hanno colpito solo la popolazione civile irachena, o quando, impropriamente, ha fatto riferimento al giochetto delle …“scatole cinesi” (solo lui sa dove voleva andare a parare) per sostenere che è in atto il tentativo di  sviare l’attenzione dall’ingiusto accanimento contro il miserando despota iracheno.

Potrebbe anche esserci un qualcosa di vero (è noto come e quanto gli U.S.A. siano poco attenti e rispettosi della vita altrui, specie  in materia di bombardamenti aerei [1] e d’impiego di armi micidiali), ma non sembra che il palcoscenico di Ballarò sia il contesto più adatto per manifestare convinzioni sostanzialmente fuori tema, pur se in parte fondate.  Non sarebbe bene che l’ilare marionettista si decidesse a limitare i propri commenti alle sue apparizioni negli spazi chiusi dei teatri e delle arene?   In tali circoscritti luoghi i molti o i pochi che lo apprezzano e ne condividono il pensiero, potrebbero liberamente osannarlo e applaudirlo mentre, di riflesso,

 

[1] - I bombardamenti a tappeto, una criminale invenzione degli alti comandi alleati nel corso della 2° Guerra, produssero parecchie centinaia di migliaia di morti, un numero spaventevole di feriti, la distruzione del tessuto urbano e talvolta monumentale di molte grandi Città. Accanimento scellerato (oltre che criminale) che, in base alla Convenzione di Ginevra, avrebbe dovuto essere evitato. Non è ammissibile che per il fatto che un delinquente colpevolmente  uccide a cuor leggero lo si deve imitare e surclassare.

 

parte fondate.  Non sarebbe bene che l’ilare marionettista si decidesse a limitare i propri commenti alle sue apparizioni negli spazi chiusi dei teatri e delle arene?   In tali circoscritti luoghi i molti o i pochi che lo apprezzano e ne condividono il pensiero, potrebbero liberamente osannarlo e applaudirlo mentre, di riflesso, canoni e nei confini della decenza e del buon gusto. Senza dire che, anzi, molto spesso sconfinano nella volgarità. 

Ha fatto bene “Blob”, alcune sere dopo, a fare risaltare la goffaggine da avanspettacolo del logorroico personaggio e la mancanza di rispetto nei riguardi della massa non plaudente dei teleutenti,  certamente non inquadrata fra la su citata “claque”, nella misura in cui l’indefinibile ma schierato Sig. Floris lo ha convintamente ospitato in una trasmissione Rai di largo ascolto, “Ballarò” per l’appunto.[1]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una delle viuzze del quartiere Ballarò di Palermo

 


 

[1] La trasmissione “Ballarò” prende il nome dal noto omonimo “quartiere mercato” palermitano, rinomato sia per la gazzarra che lo contraddistingue che per la diffusa presenza di poco raccomandabili personaggi. E’ del tutto  consimile alla non meno rinomata “vucciria” (satura di bancherelle di pescivendoli e di carnezzieri che ne caratterizzano l’aspetto folcroristico), da cui trae origine l’usatissimo  termine locale che è sinonimo di baldoria e d’incontrollati  schiamazzi.

 

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