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Castrogiovanni all’epoca dei fasci siciliani – 1893-1894


a cura di Pino Ferrante


Il movimento operaio, a seguito della fondazione del Partito socialista (1891), inizia ad organizzarsi anche a Castrogiovanni, divenendo un punto di riferimento rilevante nel panorama sociale italiano, soprattutto per la presenza e l’opera di Napoleone Colaianni. Seguendo le linee ispiratrici del grande politico, il fascio ennese sceglie la via della moderazione e della legalità, nonostante l’alto numero di aderenti indigenti, privi di qualsivoglia istruzione. Nel breve scorcio di un anno nel resto della Sicilia rimasero vittime della repressione governativa non meno di cento lavoratori. Una delle manifestazioni di ribellione popolare fu quella del 25 dicembre 1893 di Valguarnera, nella quale il diffuso e profondo malcontento contro i potentati locali si manifestò con l’assalto alle case del patriziato locale. Non vi furono vittime, ma i fatti ebbero ugualmente larga diffusione nazionale.


Dal dotto libro di Enzo Barnabà” I Fasci Siciliani a Valguarnera” piace riportare:


“Il fascio di Enna viene fondato il 28 Maggio. A metà Luglio ha luogo una delle prime manifestazioni della nuova associazione. Si tratta di una conferenza tenuta da Giulio Marchese, redattore dell’ Enna, un settimanale dalla vita discontinua che in quel momento era decisamente orientato a sinistra. Ecco come il Giornale di Sicilia dà notizia della manifestazione:

L’egregio giovane Giulio Marchese ha tenuto una conferenza ai soci di questo Fascio dei Lavorator, intrattenendosi specialmente sui doveri che hanno i soci ad istruirsi e di fare educare i figli…

Queste raccomandazioni, che richiamavano la posizione dei dirigenti dei Fasci in ordine all’attività politica nelle campagne cui era pregiudiziale la educazione intellettuale e morale dei contadini, nascevano dalle paurose condizioni scolastiche della città dove, come si è visto, nel 1875 solo poco più del 3 per cento degli aventi diritto aveva frequentato le scuole elementari.
Successivamente il Marchese si faceva portavoce di una polemica che per anni aveva diviso il movimento operaio e, prendendo posizione a favore del gruppo dirigente del neonato partito socialista che, richiamandosi al programma di Erfurt della socialdemocrazia tedesca, aveva rotto con gli anarchici e con le tradizioni insurrezionaliste, raccomandava agli ascoltatori “ di mantenersi in tutto calmi e, imitando i tedeschi, di stare sempre dentro l’orbita della legge”. L’articolo, firmato con pseudonimo, ma opera forse del corrispondente Eugenio Di Bilio che era di orientamento socialista, termina dicendo che l’oratore”raccomandò poi in special modo il rispetto delle opinioni altrui, evitando così molti inconvenienti che lo spirito di parte spesso causa. Fu molto applaudito”.
La sezione fu ufficialmente inaugurata l’8 ottobre con la partecipazione del Bosco e di De Felice e aderì al partito socialista il 23 novembre.
Diretto da elementi provenienti dal ceto medio e perfettamente allineato alle posizioni del comitato centrale di Palermo o, se si vuole, al marxismo turatiano, il Fascio di Enna esercitò, come in seguito dirà Colaianni, un’azione moderatrice e a esso si dovette se a Castrogiovanni, così come a Villarosa, si riuscì a mantenere l’ordine e non si cadde nelle provocazioni poliziesche di fine anno. Il suo Presidente, Ernesto Fontanazza, era tenuto in buona considerazione dai dirigenti regionali dei Fasci se è vero che, come racconta De Luca, nella cruciale riunione del comitato centrale tenutasi a Palermo il 3 gennaio 1894, fu designato a sostituire quale rappresentante della provincia di Caltanissetta in quell’organismo il nisseno Lo Bianco Pomar, Questa scelta era d’altronde nell’aria perché Enna, nel dicembre 1893 veniva indicata dai Tasca come probabile sede del prossimo congresso dei Fasci della Provincia.
E’ molto probabile che Colaianni abbia esercitato la sua influenza su quel fascio che sorgeva proprio nella sua Castrogiovanni, così come buoni dovevano essere i rapporti politici tra lui e il Fontanazza se i due, nell’ottobre del 1893, andarono assieme a Milocca a calmare gli abitanti di quel paese. Tra i socialisti ennesi, inoltre, un rapporto della tenenza dei carabinieri di Caltanissetta, oltre ai citati Marchese, Fontanazza e Di Bilio annovera spesso il Colaianni, definito socialista legalitario. Secondo lo stesso rapporto, il socialista più pericoloso della città è Franco Carmelo Longo, definito appunto “socialista pericoloso propagandatore”. Non sembra, comunque, che i legami del Colajanni col Fascio della sua città fossero stati tali da far apparire il deputato come un dirigente dell’organizzazione ennese.

 

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