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BANCA D’ ITALIA.
L’ULTIMA SCENEGGIATA DI BOSSI & C.

Appartiene ormai alla consolidata immagine della politica italiana il dare spettacolo d’incoerenza, di sotterfugi ai limiti della decenza, di calcoli di bottega, di intrighi omertosi, di indegni azzuffamenti che niente hanno a che vedere con la sana atmosfera reale e popolare delle “baruffe chiozzotte” di goldoniana memoria.
Il problema sorto in merito alla nomina del nuovo Governatore della Banca d’Italia non è derivato tanto dalla difficoltà di far convergere la scelta su un uomo di alto profilo personale e di provata capacità tecnica, quanto dalla insana velleità di taluni etichettati politicanti che hanno tentato, anche in questa occasione, di intrufolarsi nell’apparato istituzionale per sovvertirne, per finalità di parte, le regole e i tradizionali canoni. Il riferimento è in gran misura rivolto ai capoccia dell’ingorda ciurma che si muove ed opera in nome di quella vantata ipotetica identità locale - la cosiddetta “padania” - che, a distanza di decenni dalla sua invenzione, non è tuttora identificabile territorialmente mentre seguita ad essere ancorata a linee politiche tutte da definire, a parte le evanescenti quanto ricorrenti bizze secessionistiche. 
La stampa s’è ultimamente e ampiamente occupata della sfacciata azione svolta dai vertici “lumbard” al fine di riuscire ad immettere nei gangli vitali di talune “fondazioni bancarie” e aziende di credito (particolarmente nella zona di Verona e Milano) uomini di provata dedizione alla Lega. E’ evidente che da tempo la ragnatela del “potere” leghista tenta di diffondersi sempre più nei vari settori della vita amministrativa del nord Italia e, quindi, anche il settore creditizio e finanziario non è sfuggito alle interessate attenzioni. Un settore che, in tale visuale, è ovviamente parecchio appetibile e interessante oltre che funzionale alle mire elettorali e di dominio delle gerarchie centrali e locali della Lega. 
Da tale considerazione - forse sfuggita all’attenzione della massa degli italiani non leghisti - è presumibilmente scaturito l’incauto tentativo di influenzare la nomina del nuovo governatore della Banca d’Italia, anche ricorrendo al consueto giochetto dei “veti”, dei “velati ricatti”, delle furberie da osteria. Bossi, con voce afona e con il suo solito incomprensibile linguaggio, s’è spinto ad affermare, pur non avendone titolo, che la sua preferenza era rivolta, perché “milanese”, a Vittorio Grilli, uomo di vertice del Tesoro, manco a dirlo fortemente sponsorizzato dall’altro discusso personaggio che risponde al nome di Tremonti. Il parere di ambedue era peraltro superfluo stante le vigenti norme in materia di scelta e nomina del Governatore.
A prescindere dal fatto che un “capo popolo” quale risaputamene è Bossi, per quanto pronto di comprendonio possa vantarsi di essere, non può che avere una conoscenza parecchio limitata dei fondamentali parametri che regolano il funzionamento di un apparato complesso e delicato quale è la Banca d’Italia, non va sottaciuto che la politica tornacontista e accentratrice non dovrebbe mai e poi mai prendere piede in taluni specifici settori delle Istituzioni che, in ogni caso, dovrebbero rimanere ad di fuori e al di sopra dei più o meno meschini giochi di potere o di spartizione degli incarichi in base al famigerato “manuale Cencelli” . 
Gli esponenti leghisti, in ciò spalleggiati dall’amico Ministro della Economia, in definitiva hanno spudoratamente pressato Berlusconi affinché decidesse per l’insediamento nell’incarico di Governatore della Banca d’Italia di un uomo che, alla prima occasione, avrebbe potuto tornare comodo nella scelta e nella nomina dei consigli di amministrazione e dei vertici delle Fondazioni bancarie e degli Istituti di Credito stanziati nelle zone in cui la Lega aspira ad avere una sempre maggiore influenza. La politica è come quel lupo che perde il pelo ma non il vizio. 


luau 

 ottobre 2011

 

1- Per “manuale Cencelli” s'intende una sorta di schema che regola la spartizione delle cariche pubbliche in base ai risultati elettorali conseguiti da ogni singolo partito o corrente politica. Esso prende il nome da Massimiliano Cencelli, un funzionario della ex Democrazia Cristiana. Non è certo uno testo edificante sia per chi lo ha scritto che per chi lo adotta e lo applica con sfacciata determinazione.

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