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LA BRUTTA SORTE NON ABBANDONA L’ITALIA.


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA , nel tentativo di salvare il salvabile e nella speranza che si possa districare l’aggrovigliata matassa della finta democrazia italiana, ha ritenuto che fosse cosa valida e giusta “nominare” una commissione di “saggi” . Ha ottimisticamente dimenticato, tuttavia, che è parecchio difficile trovare in Italia, oggi, autentici e venerabili “saggi”. A scorrere l’elenco dei nominati e in relazione alla loro collocazione politica, diviene chiaro il perché sono bastate appena 48 ore per avere una chiara dimostrazione di tale amara riflessione. La connaturata smania di porsi in mostra, in uno alla congenita ciarlataneria e alla faciloneria di chi ritiene di essere giunto tanto in alto da potersi permettere qualsivoglia comportamento, hanno prevalso sulla riservatezza e sul senso di responsabilità rispetto alla pericolosa situazione che l’Italia sta vivendo. E’ del tutto superflua, in merito, ogni altra considerazione.


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A scorrere il diario di queste ultime settimane (dalla data dello sconsiderato responso elettorale ad oggi), non si può non convenire che ormai da tempo l’Italia è come succube di una brutta sorte. Un destino fatto di perversi intrecci politici (o “inciuci” che dir si voglia), di defaillance istituzionali, di malversazioni e speculazioni, di corruzioni e ruberie varie, di settarie diatribe, di deprecabili prevaricazioni, e chi più ne ha più ne metta. Oltre il danno la beffa: esagerate e spesso immeritate prebende continuano, malgrado il riconosciuto stato di crisi, ad essere disinvoltamente percepite dalla casta politica e dai numerosi associati, così come continuano ad emergere truffaldine tangenti, diffusa inefficienza dei servizi di primaria importanza (sanità, giustizia, trasporti, scuola, sicurezza, ecc. ecc.), spese pazze e illogiche dell’apparato pubblico civile e militare, incolmabile arretratezza delle infrastrutture, specie al sud. A fronte di tutto ciò e per cercare di colmare i paurosi vuoti di bilancio, il fisco seguita (senza ritegno e senza tenere conto, come da Costituzione, della reale capacità contributiva di talune classi sociali) ad impoverire i ceti medio bassi - ormai alle soglie della miseria - e a deprimere le attività produttive. Il quadro complessivo è quello dell’incancrenirsi di una situazione di generalizzato squallore istituzionale, non più giustificabile e tanto meno accettabile. Non mancano, di contro, logorroiche ciance, sterili polemiche e farseschi “reality show” all’insegna della “par condicio” e della ricorrente e sfacciata presenza di taluni più o meno antipatici esponenti della classe politica e del mondo giornalistico. I tele giornali, ad abundatiam, sono farciti di preconcette quanto insincere “dichiarazioni” dei vari “premier” e dei loro galoppini d’ogni razza e livello. E’ una sorta di odierna ”torre di babele” (chiamiamola pure “Italia 2013”) nella quale, ovviamente, la confusione regna sovrana. A rimescolare le torbide e maleodoranti acque della politica italiana contribuiscono egregiamente molti elementi di spicco dei mass-media, spesso prezzolati o di parte quando non improvvisati e impreparati. Fra costoro primeggiano quei farisaici giornalisti d’alto bordo che, da incalliti e tronfi “individualisti”, credono di essere portatori di più o meno assolute “verità” pur se, molto spesso, altro non sono che soggettive e arzigogolate congetture.
Non si può non constatare che nel citato marasma generale, in aggiunta ad una miriade di capi partito, di capi fazioni, di capi gruppo, di segretari palesi o occulti di movimenti emergenti o di raggruppamenti in estinzione, spiccano il ben noto ex Presidente del Consiglio e il suo collega in carica (ufficialmente dimissionario ma non “sfiduciato dal Parlamento”), attivamente e caparbiamente abbarbicati all’attuale malandata e pericolante struttura della politica italiana. 
Il primo dei due - per non fare nomi, un certo Cav. Berlusconi -, pur essendo implicato, a torto o ragione ancora non si sa, in una serie di processi a suo carico, non demorde, non vuole lasciare il tavolo da gioco e seguita a recitare la parte del “supremo”. Niente da eccepire sul fatto che ciò rappresenti una sua libera scelta e che, in sostanza, è un problema attinente la sua coscienza. Per i ben pensanti, invece, è amaro constatare come e in qual misura parecchi ambigui personaggi (maschili e femminili) della sua spregiudicata “corte dei miracoli” di medioevale memoria continuino a sostenerlo magari esternando, contro ogni logica, tesi e argomenti notoriamente non veritieri, quando non artatamente distorti e manipolati. Ciò a prescindere dalla inverosimile massa di elettori (vedi ultimi risultati delle urne e successive ricorrenti proiezioni) che seguita a credere alle sue velleitarie promesse da imbonitore o alle preconfezionate versioni dei fatti giudiziari che lo riguardano. A parte le solite vacue e azzardate promesse e nella misura in cui si faccia riferimento alla tecnica impiegata per la campagna elettorale (qualcosa che molto assomiglia al nefasto “voto di scambio”, accordi sottobanco, spese elettorali "a gogò", difesa ad oltranza di caste e lobby), il fatto non è poi tanto inspiegabile pur essendo indegno di una società che si definisce civile, matura e democratica.
Il secondo, l’esimio enigmatico Prof. Sen. Monti (dal buon Napolitano chiamato al capezzale della moribonda Italia post-berlusconiana), piuttosto che imboccare la strada maestra degli urgenti e indifferibili provvedimenti mirati alla ripresa produttiva e all’effettivo risanamento delle finanze statali (mediante il varo di una equa e giusta riforma fiscale e mediante un coraggioso intervento sul bubbone dell’insostenibile spesa pubblica improduttiva, parassitaria e di facciata), ha scelto la scorciatoia della vessazione fiscale, dei tagli indiscriminati e dei decreti capestro. Si dice che, nel far ciò, abbia supinamente ubbidito ai poteri forti (più o meno reconditi) d’oltre alpe e d’oltre oceano ma sta di fatto che, in uno alla sua strana compagine di governo (tecnici di che cosa?), ha ottenuto il solo risultato di asfissiare l’economia (contraendo ulteriormente il PIL e, quindi, il gettito fiscale), di svalutare ancor più il potere d’acquisto di salari e pensioni dei ceti medio bassi, di spalancare le porte alla recessione. Ha maldestramente pilotato (“salendo in politica”) un raffazzonato nuovo movimento partitico (“Scelta civica con Monti”) dotandolo di una “agenda” fondata sulla promessa di realizzare quelle stesse cose che sono state ampiamente disattese durante i 13 mesi del suo governatorato. I risultati elettorali, come è noto, lo hanno punito ma lui, imperterrito pur se parecchio contestato, resta in sella (colpa del nuovo Parlamento a forte tinta grillina) e anzi non fa mistero delle sue ambizioni. S’è subito dichiarato disponibile per la carica di Presidente del Senato (prontamente stoppato da Napolitano) e chissà se spera che, nella impossibilità di trovare di meglio, qualcuno lo proponga quale Presidente della Repubblica. 
Mentre tutto ciò avviene sotto gli occhi impauriti dei cittadini, la Nazione scivola sempre più verso il basso e corre il concreto rischio di finire in un profondo burrone. 
Chissà se “lo stellone d’Italia” riuscirà anche stavolta a salvare il “Bel Paese”, annullando, o almeno mitigando, la brutta sorte che da un ventennio s’abbattuta su di esso.

4/4/2013 Luau




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