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Paure e ricerca di certezze

nella società di oggi

di Pino Ferrante

 

Questa mia esposizione sarà breve e succinta nonostante il tema sia ampio e indefinito. La nostra associazione ethos si propone di divulgare il pensiero corrente e le linee generali sulle tematiche via via proposte in questi mesi evitando, nei limiti del possibile, di sostituirsi agli studiosi e agli esperti del settore. Peraltro, trattare delle paure e della ricerca di certezze significa inoltrarsi in un oceano culturale e disciplinare enorme, occorrendo evocare, nello spazio di mezz’ora, tratti del pensiero filosofico, letterario, scientifico, politico ed economico. La mia, pertanto, sarà una veloce rassegna di quello che gli studiosi hanno in epoca recente suggerito. Segnalo che, per non tediarvi con queste elencazioni di tesi,  ho chiesto al nostro Presidente Augusto Lucchese di intrattenervi su un punto assai interessante e di grande attualità per tutti noi. Egli infatti si soffermerà sui rischi della disoccupazione e dei licenziamenti e sulle conseguenti paure individuali e collettive, il tutto alla luce della crisi che attanaglia il nostro paese e dei principi normativi in tema di lavoro, oggetto di aspri e tormentati dibattiti.

Tornando al tema, occorre dire che paure e rischi sono due facce della stessa medaglia, essendo le prime figlie dei secondi. In correlazione l’uomo di oggi, di ieri e di sempre, afflitto dalle incertezze, continua, come è ovvio, nella sua ricerca di certezze. In questa sua spasmodica ma fisiologica indagine vi è tutta la storia dell’uomo e della sua evoluzione, dallo stato in cui aveva comportamenti simili agli altri esseri fino ad oggi. Si può agevolmente affermare come l’umanità sin dalla notte dei tempi e sin dal suo stato tribale abbia voluto assegnare all’organizzazione sociale il ruolo fondamentale di eliminare e ridurre i rischi, dando vita ad ordinamenti giuridici in continua evoluzione; questo insieme di regole hanno avuto, nel corso dei secoli, in modo discontinuo o altalenante, successo e insuccesso sulla qualità della convivenza civile. Sta di fatto che le paure nel mondo di oggi si rinnovino e si moltiplichino, pur nella loro diversità causale, nonostante il contesto ambientale nostro sia assai diverso da quello dei nostri antenati. Quali sono le cause? Quali i rimedi?

Amianto, buco dell’ozono, mucca pazza, rischi sociali, individuali, ossia tecnologici, professionali, alimentari occupano, nella ricerca scientifica, un posto ormai centrale al punto che molti ricercatori hanno ipotizzato l’emergere di una società del rischio, cui io aggiungerei anche quella dell’incertezza. Con la globalizzazione, inoltre, evocando il pensiero del sociologo polacco Bauman, tempo e spazio appaiono appiattiti; allo stesso modo anche le paure sembrano essersi globalizzate. Vi è una nostra dimestichezza con esse da sentirne, quasi, il loro fiato sul collo, tanto sono vicine e presenti nel nostro quotidiano.  Basta pensare all’ISIS e alle sue nefandezze e alle stragi di migranti nel mare nostrum.

E’ sotto gli occhi di tutti come il mondo sia sempre più ossessionato dal tentativo o dalla speranza di ridurre al massimo, se non addirittura di annullare, questi tratti della quotidianità attraverso le conoscenze e il progresso scientifico-tecnologico. Quest’ansia è, per molti versi, legata al fatto che gli individui scoprono di non ricevere adeguate risposte dal mondo della cultura, della scienza e dalla politica, utili a produrre serenità materiale e spirituale.  In sintesi si è percepito il fallimento di principi filosofici, culturali e ideologici, insieme a quelli religiosi, che nei secoli scorsi avevano dato l’impressione di vivere in una situazione in cui il dubbio avrebbe potuto essere eliminato a favore della certezza grazie all’aumento delle conoscenze e al controllo della natura per mezzo della scienza. Per comprendere questo fenomeno mi limito a riferire  ciò che avvenne prima, durante e dopo la rivoluzione francese. Gran parte degli scienziati illuministi cercavano il rigore della certezza ma si irritavano perché avevano di fronte e si scontravano di continuo col mondo del cosidetto “probabile”.

 Ciò premesso, appare centrale Il ruolo della politica che è onesta e buona quando rifugge dalla demagogia e dal populismo; è un imperativo categorico contrastare le paure indotte o create dai truffatori comuni, un esempio è il finto avvocato Fregola a cui darà voce il nostro Orazio Costorella e, a maggior ragione, dai truffatori politici che, al fine di trarre profitto elettorale, inducono individui e folle in errore con artifici e raggiri, come le bugie e la manipolazione di notizie, di dati storici e di statistiche. Gli esempi sono infiniti. Mi limito a segnalare come si faccia largo e quotidiano uso di colpevolizzazione di categorie, generalmente le più deboli e indifese, cui addossare la responsabilità di ogni male; basti pensare agli immigrati, agli zingari e al popolo ebraico; se si insiste in questa truffa dialettica basata sulla menzogna corriamo il pericolo che nella nostra contemporaneità ricompaia - tragicamente - una sorta di uomo preistorico, pregno di pregiudizi e di fobie. Alla “buona” politica spetterebbe curare, attraverso la cultura, i mezzi di informazione e la formazione scolastica, la percezione reale dei fenomeni di natura sociale e non la loro fittizia rappresentazione, spetterebbe adottare le necessarie pratiche della conoscenza e della precauzione  dai rischi e di combattere contro la ricerca del consenso politico ad ogni costo, che provoca la caduta dell’etica e della moralità pubblica e privata.

Quale cura occorre contro la paura? Banalmente rispondo come - fra i molti rimedi - l’ottimismo sia la migliore terapia; purtroppo tale sentimento, che non ha natura scientifica, è il risultato di un coacervo di circostanze soggettive e oggettive non sempre disponibili. In generale e in modo empirico sento di affermare come la paura cresca in modo direttamente proporzionale alla crescita dell’egoismo individuale e collettivo o nazionalistico. Gli attuali rigurgiti di razzismo, xenofobia e di avversione verso il diverso sono segnali gravi di un arretramento culturale, pregno di pericoli, che fa pensare a tempi infausti e al ritorno ad un passato tragico.

Preferisco, volendolo oggi ad ogni costo, per me e per voi, essere ottimista. Allora penso e spero che la nostra Italia sia un paese straordinario, in grado di credere in se stessa e di trovare i necessari anticorpi contro ogni paura e timore. Facendo un po’ l’astrologo, formulo un auspicio: che il famoso stellone d’Italia ci protegga.

Dopo questa disamina, spero non noiosa, passo la parola al Presidente. Egli tratterà un tema di grande attualità e incisività perché entra con prepotenza nella vita delle famiglie: la disoccupazione, i licenziamenti e le connesse paure. Emergerà come dal 1970 in poi la dereguletion e le politiche d’ispirazione reaganiana e thacheriana (la Thacher sosteneva che non esiste la società ma solo l’individuo) abbiano prodotto benefici per pochi, acuendo le differenze fra insider e outsider, aumentando il grado di incertezza e precarietà, soprattutto a carico dei più deboli, e riproponendo il conflitto tra vecchi e giovani.

Per quanto riguarda noi siciliani e le letture che farà il nostro amico Orazio, sento di poter dire come l’isola, la terra di Pirandello, immagini modi diversi e contraddittori per rimediare ai danni, ai rischi e alla paure ch’essa procura ai siciliani, sempre però a patto che si accetti il suo modo particolare di vivere o, meglio, di sopravvivere anche attraverso i sogni, le illusioni, la finzione e le transazioni etiche e morali.

 

8 maggio 2015

                                                                     Pino Ferrante

 

Ass. Socio-Cult. «ETHOS - VIAGRANDE»  Via Lavina, 368 – 95025 Aci Sant’Antonio
Presidente Augusto Lucchese
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