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AUTENTICO PAESE DI CUCCAGNA,
L'ITALIA S’AVVIA VERSO IL BARATRO?


 

E’ ormai sotto gli occhi di tutti il fatto che molti personaggi di spicco della galassia di movimenti e partiti italiani (anche degli ultimi arrivati, 5 stelle compresi) siano ormai divenuti dei veri e propri casi patologici.  In relazione al riprovevole modo di gestire la loro estorta funzione istituzionale (alla luce del malefico "porcellum" - di marca padana e berlusconiana - parlare di "mandato popolare" sarebbe come proferire una bestemmia), sembrerebbe che siano addirittura da affidare, per il loro bene oltre che per quello dell'Italia, alle cure di qualche valente psichiatra.
Non si può più tollerare che codesta irresponsabile gentaglia, pur pascendosi a dismisura nella mangiatoia pubblica - purtroppo alimentata da un fisco senza scrupoli che sa operare solo in danno dei contribuenti onesti - distorcano impunemente la verità delle cose, adottino linee politiche e di governo raffazzonate e spesso incoerenti, ricorrano di continuo a sporchi compromessi di natura settoriale, lobbistica o elettorale, allunghino colpevolmente i tempi di non più differibili provvedimenti risanatori, spingano i poveri a divenire sempre più poveri e i ricchi a divenire sempre più ricchi.

In quale infetto meandro della suburra partitica sono finite le ancor recenti pinocchiesche promesse riformatrici e gli strombazzati proponimenti di cambiare rotta?

Quando avrà fine il lungo nefasto periodo che ha visto il progressivo sfascio delle istituzioni? Che ha visto l’illecito arricchimento d’intere coorti di lestofanti sempre pronti ad anteporre il proprio tornaconto (magari truffaldino) a quello della collettività? Che ha portato a scendere (o a salire) in politica tutta una serie di novelli “uomini della provvidenza” intrisi di megalomania, di servile acquiescenza ai centri di potere più o meno occulti, di sete di comando? 

Quando avrà fine l'improvvida stagione  della diuturna lotta volta a perseguire reconditi interessi di parte (di caste o di cosche), senza dire di quelli apertamente conflittuali come nel caso eclatante di Mediaset e Fininvest? Quando diverrà possibile impedire che i pochi soverchino spregiudicatamente i molti?
Solo in funzione di mefitiche alchimie politiche (fra cui l’impresentabile e astrusa “larga intesa”, fonte di deteriori ricatti e di tensioni destabilizzanti) l’Italia ritiene di avere un Governo o una maggioranza parlamentare. Di fatto è tutta una sceneggiata all’italiana (o alla napoletana) messa in opera da personaggi d’alto bordo dell’apparato politico centrale con il sostegno di molti scagnozzi e pro consoli di periferia. Essa, piuttosto che alla soluzione dei problemi di fondo dell’odierna realtà sociale, economica e politica della Nazione (povertà dilagante, disoccupazione galoppante, intrighi affaristici e corruzione, istituzionalizzato malgoverno della cosa pubblica, ecc. ecc.) sta spingendo il Paese, in ossequio  ai "diktat" di provenienza europea (leggi Bruxelles) e ai patogeni riverberi della globalizzazione speculativa e vessatoria, verso il baratro della ingovernabilità.
Ma l’aspetto più repellente dell’intramontabile “vexata quaestio” è il fatto che pur in presenza di un preciso referto da malattia terminale stilato e controfirmato dal ghota degli osservatori politici ed economici nazionali e internazionali - tranne che da quelli asserviti al potere - si continui scandalosamente a discutere, peraltro in maniera furibonda e distortiva della verità, oltre che in aperta e opportunistica mala fede, della sorte giudiziaria (oltretutto penale) del falso messia di Arcore. Quest'ultimo, calandosi immeritatamente nella parte di un novello “sansone” vuole fare crollare definitivamente il traballante tempio della Nazione Italia, già abbondantemente lesionato dalla azione corrosiva dell’ultimo ventennio che per lunghi periodi ha visto all’opera, oltre che se stesso, la folta ciurma dei suoi scelti bucanieri senza scrupoli.
Se tutto ciò e vero (e come se è vero) quale attenuante può attribuirsi a quella fascia di elettori (i sondaggi, per quanto poco attendibili, evidenziano sempre notevoli percentuali) che, convintamente o meno, seguitano ad inneggiare “fortuna che Silvio c’e”. Una spiegazione, però, sembra che ci sia ed è più che esauriente.  Se si potesse fare la conta di quanti Italiani vivono, in tutto o in parte, di intrallazzi (politici e non), di congrui proventi in nero, di evasione o elusione fiscale, di attività parassitarie, di nebulose pantomime improntate a raspare soldi dalle Istituzioni, e chi più ne ha più ne metta, si vedrebbe come la loro sommatoria si avvicina di parecchio alle percentuali di voto che l’elettorato italiano esprime in favore della cosiddetta area d’influenza berlusconiana. E' facile presumere che gli autentici fans (più o meno plagiati) dell’invitto “cavaliere”, con tutto rispetto per gli accesi idealisti della destra nazionale, siano in minoranza rispetto al totale.  Alcuni raggruppamenti di transfughi, pur gravitando ancora nell’orbita della coalizione incentrata sul PDL, neppure  s’avvicinano, come s’è visto, alla drastica soglia di sbarramento del 5%.
Per altro verso si sa, a detta dello stesso interessato, che il PDL (o FORZA ITALIA, non si capisce ancora) significa Berlusconi. Egli rappresenta l’insostituibile fonte di finanziamento aggiuntivo e l’apportatore principale dei voti. Nel suo entourage tutti lo sanno e ne sono più che convinti, specie quelli che con l’intangibile capo (chi tocca i fili muore) hanno intrecci di aiuti economici, di sinergie imprenditoriali, di affinità caratteriali, di attenta reciproca custodia dei cosiddetti “scheletri negli armadi”. Alla luce dell’odierno scenario, s’è autorizzati a pensare che se dovesse crollare Berlusconi crollerebbe il sistema da lui creato e, molto probabilmente, si sfalderebbe l’attuale composizione della struttura politico-organizzativa che allo stesso fa capo.
Ma non è detto che un eventuale “tsunami” del genere non travolgerebbe anche gli altri raggruppamenti partitici e politici (PD, prima di tutto) i quali, dimentichi delle loro origini ideali e popolari, hanno prevalentemente scelto di vivere in funzione antiberlusconiana, pur accettando, di volta in volta, parecchi ibridi e controversi scenari di poco lineare gestione di taluni organi istituzionali e, in particolare, di quelli parlamentari e governativi.
In tal maniera parecchio tempo è trascorso e continua a trascorrere pressoché inutilmente, le necessarie riforme sono divenute una utopia, la situazione strutturale della Nazione s’è gravemente deteriorata, i pericoli di “default” sono sempre dietro l’angolo. Non si riesce più ad avere neppure una decorosa “legge elettorale”.
Se tutto ciò rappresenta l’immagine e il riflesso della democrazia di casa nostra, non rimane che dare ragione al Gaber del “io non mi sento italiano”.

E, per chiudere, una citazione. Pasolini, in anni lontani e non sospetti, ebbe a dire che “l’Italia non è governata da una vera democrazia, non è neppure sottoposta ad una dittatura, …. è solo preda di una incorreggibile anarchia”.
Ai posteri ogni definitivo verdetto.

Ottobre 2013                                                                        Luau
 



 

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