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 La Sicilia d'oggi.

  L'ENTE REGIONE.

Oggi, a sessant'anni dalla promulgazione dello "Statuto della Regione Siciliana" , è più che consono pensare che lo Stato repubblicano e democratico (sorto dalle ceneri della monarchia savoiarda),  nel "concedere" alla Sicilia (maggio del 1946), con l'imprimatur dell'allora Luogotenente del Regno Umberto II di Savoia, la risaputa "autonomia" ebbe solo a fare finta d'accogliere le ataviche e sacrosante aspettative del Popolo siciliano. 

La pseudo autonomia -  di cui al citato "Statuto" forse ad arte inserito nella Costituzione - s'è rivelata  forviante e sostanzialmente zoppa e inapplicabile stante che è notoriamente mancante delle norme attuative. Essa, quasi fosse stata concepita più quale strumento di consolidamento della sottomissione dei siciliani al potere romano che quale riconoscimento di un concreto diritto all'autogoverno, è divenuta nel tempo un calderone d'incoerenza politica e amministrativa.

Il risultato più eclatante è quello d’avere dato vita e forma ad immensi sciupii di denaro pubblico.  Fiumi di denaro sono stati sperperati attraverso la creazione di piccoli o grandi feudi a turno assegnati ai vari "proconsoli" di Sala d'Ercole. Le complessive disastrose conseguenze sono anche l'amaro frutto del conferimento di  eccessivi poteri ad un nugolo d'arroganti e talvolta impreparati burocrati.

Ai circa 22/mila dipendenti - fra cui più di due mila "dirigenti" - la Regione distribuisce magnanimamente (utilizzando spregiudicatamente il ricavato dei balzelli spremuti ai contribuenti) trattamenti parecchio più alti rispetto alla media nazionale, a prescindere dai lauti onorari e compensi destinati all’esercito di consulenti e tecnici esterni.

La Regione, inoltre, ha favorito e foraggiato la deleteria attività di molti imprenditori e affaristi senza scrupoli che, annidatisi nel sottobosco amministrativo della stessa, magari con la più o meno palese protezione dei partiti (tangenti o bustarelle a parte), non hanno certo operato per lo sviluppo economico dell'Isola.  Hanno saputo fare molto bene, di converso, i loro affari e hanno costruito ingenti patrimoni e ricchezze. 

Forse ha parecchio ragione la stampa straniera quando afferma che "un medioevo scomparso dalla storia del mondo, si prolunga ancora in Sicilia".

Verosimilmente, il retaggio delle dominazioni che si sono susseguite in Sicilia nel corso dei secoli  non è scomparso mentre le diverse e stratificate culture, lasciateci in eredità dai dominatori d'ogni tempo, non sembra si siano mai "sufficientemente integrate e comprese". 

Se è vero che la storia "è l'archivio di un popolo", quella dei siciliani, pur mettendo in luce "sentimenti di ribellione perenne contro un qualcosa d'indefinibile …", sembra essere stata scritta più ad uso dei palcoscenici e delle librerie che in funzione della formazione civica delle future generazioni isolane. Manca forse, in merito, la chiara identificazione del "siciliano", inteso come discendente e continuatore di una "razza" o di una "stirpe" e non quale semplice portatore di un attestato di nascita o di residenza. 

Ciò complica l’obiettiva difficoltà d'inserimento della Sicilia in un ciclo produttivo di largo respiro che non dipenda dal "nord" speculativo o da qualche interessata "multinazionale" di passaggio, pronta solo a fare incetta di contributi pubblici. 

E' probabile, inoltre, che la povertà strisciante di vasti strati di popolazione, la mediocrità culturale e formativa di molti appartenenti al ceto benestante (dedito più alle ambizioni dello "status symbol" ed ai richiami consumistici che all'attaccamento ai valori ideali della sicilianità), l'arroganza fredda, affaristica e insensibile di gran parte della classe imprenditoriale, manageriale e politica, siano i fattori che sempre più portano la massa ad avere poco attaccamento e amore per la propria terra. 

Malgrado tutto, non può dirsi che l'anima genuina del popolo siciliano sia andata dispersa. Seguita a vivere attraverso i propri "canti", le "poesie", le antiche "tradizioni" e seguita ad esprimere sentimenti di orgoglio isolano e di consapevolezza delle proprie capacità, pur senza dimenticare il dolore e le frustrazioni per le sofferenze e le angherie patite nel tempo.

2006                                                                                                                            A.Lucchese

 

Ass. Socio-Cult. «ETHOS - VIAGRANDE»  Via Lavina, 368 – 95025 Aci Sant’Antonio
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